Rischi agoaspirato mammella
Gent.mo Dr. Catania, pur avendo già letto il suo chiarissimo articolo del 2008 sull'agobiopsia della mammella, in cui scrive che "ormai è dimostrato come più teorico che reale il rischio di disseminazione di cellule neoplastiche nel corso di una agobiopsia con ago sottile", ho bisogno da lei di qualche ulteriore rassicurazione. Quando dice "dimostrato", si riferisce a dati di letteratura, a statistiche, alla comparazione di follow-up e di sopravvivenza fra chi ha fatto escissione del nodulo senza agoaspirato e chi invece facendo precedere all'intervento questa indagine citologica? Le spiego perché sono così preoccupata: dopo almeno 10 anni di controlli annuali ecografici puntuali (ho 45 anni), che rilevavano solo fibroadenomi stabili in un seno denso, e dopo una mammografia risalente a due anni fa - tutto ovviamente negativo - all'ultimo recente duplice controllo mi è stato riscontrato invece un nodulo sospetto di 1 cm, nel quadrante interno superiore della mammella destra, ipoicogeno, con microcalcificazioni e una vascolarizzazione. Mi è stato detto comunque di toglierlo e, nell'attesa, mi è stato praticato l'ago aspirato da radiologo esperto. Anzi, con certezza non so dirle cosa fosse, perché ho chiuso gli occhi. Poteva anche essere una core biopsy perché sentivo come gli scatti di una pistola. Comunque mi sono state praticate più incisioni nell'area interessata. Io avevo provato a obiettare che, poiché occorreva togliere il nodulo, tanto valeva evitare di stuzzicarlo con punture, ma mi è stato risposto che questi sono attualmente i protocolli di cura utilizzati, e che l'ago aspirato fornisce informazioni utili in sede di intervento. Ma perché io invece continuo a pensare che un ago, "sporco" del tessuto aspirato, possa "contaminare", specie in occasione di più punture, un vaso sanguigno bucato magari per errore? Può capitare di prendere un vaso... Perché continuo a temere (sono ancora in attesa del referto citologico) che, se pure avessi la fortuna di una diagnosi meno peggiore di quella che immagino, potrò comunque negli anni andare incontro a una ricomparsa del tumore in altra sede, per colpa di eventuali cellule cancerose andate in circolo nel sangue? Lo so che mi risponderà che un tumore può sempre ripresentarsi, e non è detto che dipenda dall'ago aspirato. Ma esistono in letteratura casi del genere? Dipende dal grado di malignità del tumore? E le difese immunitarie fanno da baluardo? Hanno queste cellule un tempo di sopravvivenza fuori dalla loro sede naturale? L'eventuale radio- o chemioterapia, se fatte entro un tempo congruo dall'esecuzione dell'ago aspirato, possono distruggere anche queste? L'intervento di escissione presenta gli stessi rischi di "peregrinazione" delle cellule? Forse sono troppe domande ma sono spaventata, e se lei, con la sua consolidata esperienza nel settore, riuscisse a rassicurarmi con un ragionamento scientifico alla mia portata, le sarei davvero estremamente grata. Cordiali saluti e grazie sin da ora.
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Come docente per oltre un decennio della Scuola Italiana di Senologia (U:Veronesi), me ne sono occupato di questo tema (complicazioni) in modo particolare scrivendo anche monografie pubblicate anche all'estero
http://www.senosalvo.com/le%20mie%20pubblicazioni.htm
Quindi con cognizione di causa la rassicuro senz'altro. Quando parlo di "rischi teorici" intendo dire che senz'altro (dimostrato sperimentalmente) possono staccarsi cellule maligne lungo il decorso della microbiopsia ma che non hanno alcuna capacità di colonizzare lungo il tragitto per molte ragioni che non sto qui a descrivere e comunque il tragitto seguito dall'ago è compreso nel tessuto asportato durante l'intervento chirurgico e comunque c'è una ulteriore "sterilizzazione" con la successiva chemioterapia e/o radioterapia.
Se vogliamo proprio spaccare il capello in due esiste un altro rischio, ma molto remoto (1/10.600 agobiopsie ), cioè quello di provocare un pneumotorace. Ma ci si accorge immediatamente e si risolve il problema.
Lei l'ha già fatta l'agobiopsia, tutto è andato bene e quindi il problema non la riguarda.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2916363
Non mi spaventi gli altri utenti o conoscenti suoi con questa ultima informazione perchè equivale in termini statistici al rischio teorico di shock anafilattico riportato sul bugiardino di turno per qualsiasi farmaco, vitamine comprese.
http://www.senosalvo.com/le%20mie%20pubblicazioni.htm
Quindi con cognizione di causa la rassicuro senz'altro. Quando parlo di "rischi teorici" intendo dire che senz'altro (dimostrato sperimentalmente) possono staccarsi cellule maligne lungo il decorso della microbiopsia ma che non hanno alcuna capacità di colonizzare lungo il tragitto per molte ragioni che non sto qui a descrivere e comunque il tragitto seguito dall'ago è compreso nel tessuto asportato durante l'intervento chirurgico e comunque c'è una ulteriore "sterilizzazione" con la successiva chemioterapia e/o radioterapia.
Se vogliamo proprio spaccare il capello in due esiste un altro rischio, ma molto remoto (1/10.600 agobiopsie ), cioè quello di provocare un pneumotorace. Ma ci si accorge immediatamente e si risolve il problema.
Lei l'ha già fatta l'agobiopsia, tutto è andato bene e quindi il problema non la riguarda.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2916363
Non mi spaventi gli altri utenti o conoscenti suoi con questa ultima informazione perchè equivale in termini statistici al rischio teorico di shock anafilattico riportato sul bugiardino di turno per qualsiasi farmaco, vitamine comprese.
Salvo Catania, MD
Chirurgo oncologo-senologia chirurgica
www.senosalvo.com
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 35k visite dal 14/09/2012.
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