Dopo la dieta ipollargenica

Gent.mi Dottori,
ho eseguito a partire dal 13 settembre una dieta ipoallrgenica (riso, tacchino, mela e the),su consiglio di un allergologo, per capire la causa dei miei problemi intestinali, gonfiore e diarrea specia al mattino.
Eseguito il breath test è emersa intolleranza al lattosio; con il briotricotest i campi di disturbo alimentare: farina di mais, patate, carota e agrumi.
Nel frattempo ho dovuto eseguire eradicazione da helicobacter pylori (anch'esso positivo al breath test).
Così mi sono guadagnata una gastrite iperemica e la scoperta di una piccola ernia iatale (da indagine gastroscopica).
In questi due mesi ho perso 8 kg perchè non sono più riuscita ad uscire dalla dieta base, ho solo introdotto la pasta (solo con olio) e la carne rossa.
Quando cerco di introdurre frutta, verdura, pane, pesce, ho scariche di diarrea finchè il mio intestino non ha liberato tutto.
Sono disperata perchè non posso pensare di prendere farmaci per aumentare lo svuotamento gastrico (su consiglio del gastroenterologo) senza una dieta alimentare idonea, tutto ciò che metto nello stomaco viene svuotato.
E' vero che questa incapacità di assimilare "nuovi alimenti" dipendano dalla mancanza di enzimi che il pancreas e il fegato non producono più per il digiuno forzato?
E' possibile uscire da questo circolo che è diventato un incubo?
Posso aver fame e trovarmi a soffrire, per aver mangiato?
Premetto che il mio medico non mi ha dato nessun integratore alimentare nè fermenti lattici.
io non perdo solo peso ma anche psicologicamente comincio ad avvertire lo squilibrio con tristezza e improvvise crisi di pianto o di ansia (ho una tiroidite di haschimoto sotto terapia e controllo)
Grazie per l'aiuto.

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Dr. Giovanni Ragozzino Endocrinologo, Gastroenterologo, Dietologo 389 4
Gentile Utente,
la condizione clinica che lei vive rappresenta una condizione indotta, ovvero l'adozione di una dieta estremamente povera e semplice, ha modificato la sua dinamica digestiva. Pertanto la reintroduzione degli alimenti deve avvenire per gradi con intervalli di tempo opportunamente modulati. La presenza di una affezione tiroidea di tipo autoimmunitario consiglerebbe la esecuzione degli anticorpi antiglutine (condizione spesso associata alle patologie autoimmunitarie della tiroide). Pertanto, il consiglio è di affidarsi alle cure di un collega con provata esperienza in nutrizione clinica. A Pavia non sarà un compito difficile presso il Policlinico Universitario.
Saluti

Dieta

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