Fame notturna

Buon giorno e grazie in anticipo,
vorrei risolvere questo quesito: durante il giorno cerco e riesco a mantenere una corretta alimentazione ma........quando vado a dormire, nel cuore della notte mi sveglio e, in stato quasi da sonnambula, vado a mangiare.
Cerco di farmi tanti buoni propositi ma puntualmente ci ricasco e dopo mi sento una "derelitta".
Come posso ovviare a questo problema? Mi potete dare un consiglio ed un aiuto?
Grazie ancora e buona giornata a tutti
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Dr. Daniele Zeggio Neurologo, Biologo nutrizionista, Medico di medicina generale, Geriatra 17
prova a fare uno spuntino prima di coricarti, ad es. una tazza grande di latte caldo intero o p.s., oppure..
Controlla il pasto della sera che non contenga troppi carboidrati.
salve

Daniele

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Dr.ssa Leda Moro Dietologo, Medico estetico, Perfezionato in medicine non convenzionali 59
Cara amica. Il tono con cui racconti l'evento puo' sembrare ironico ma io so bene quanto in realta' ti crei disagi e,soprattutto sensi di colpa. La sindrome del "frigorifero notturno" e' molto frequente,piu' di quanto non si pensi. Voglio quindi citarti il piu' frequente escamotage che utilizzano le mie pazienti: riempire il frigo di sedano,carote,finocchi,anguria ed "assecondare il desiderio" preparando un piattino con cibi buoni ma ipocalorici. Sai cara,a volte e' proprio il combattere certe manifestazioni ansiogene che ne nutre il bisogno. Auguri!
Con simpatia Leda Moro
www.brazilsystem.com

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Dietologo attivo dal 2003 al 2013
Dietologo
gentile utente, la sua descrizione può essere ricondotta a un caso di NES (night eating syndrome, sindrome da alimentazione notturna); ma per dirlo con certezza deve rivolgersi a un centro che sappia fare diagnosi, e credo proprio che a torino ci siano, dei centri che trattano i disturbi del sonno. infatti spesso tale sindrome nasconde un problema di insonnia, oppure una alimentazione in realtà scorretta durante il giorno. a torino c'è, appunto, un centro universitario di nutrizione, per questo problema. dal punto di vista nutrizionale la risposta corretta è normalizzare l'alimentazione diurna e poi, come afferma un collega, fare uno spuntino programmato a un'ora serale programmata. insieme, naturalmente, a tenere il frigo VUOTO di alimenti potenzialmente attraenti. cordiali saluti e in bocca al lupo, giuseppe vantaggiato.
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Perfezionato in medicine non convenzionali attivo dal 2006 al 2009
Perfezionato in medicine non convenzionali
La risposta al suo quesito va ricercata nella fisiologia e nella patofisiologia, come ben descritto nei testi di medicina e in letteratura internazionale. Per prima cosa, la persona va analizzata sia da un punto di vista ormonale: il tessuto adiposo è ormai considerato un tessuto ormonale, non un semplice tessuto di deposito, in cui il calcolo delle semplici calorie indica se il magazzino è pieno o vuoto, che produce ben 25 sostanze proteiche con effetto ormonale, soprattutto per la regolazione dell’assunzione del cibo, con una notevole influenza su tutte le ghiandole endocrine dell’organismo. Vi è un ciclo circadiano ormonale, che ha influenza anche sul suo sintomo “quando vado a dormire, nel cuore della notte mi sveglio e, in stato quasi da sonnambula, vado a mangiare.”, che potrebbe essere erroneamente interpretato come disturbo “nervoso”, affibbiandogli diagnosi molto fantasiose. Ma in realtà ne va cercata la causa nella disregolazione di tutto il meccanismo ormonale. Successivamente bisogna avere a disposizione esami strumentali che forniscano un reale stato delle condizioni dell’organismo e siano capaci di effettuare una elaborazione diagnostica nutrizionale. Questa permette di valutare oggettivamente l'effettiva risposta glicemica provocata dagli alimenti ed il risultato metabolico finale compresa la totale secrezione di insulina nel soggetto analizzato. In pratica il sistema permette di valutare il comportamento del metabolismo glucidico a seconda dello stato di salute o di malattia, questo può avvenire in maniera esagerata e tale da abbassare i valori glicemici fino a procurare una ipoglicemia reattiva con il conseguente calo di energia. Il carico glicemico (CG) e l'andamento nelle 24 ore del risultato metabolico finale (RMF) sono influenzati soprattutto, oltre che dalla sequenza dei cibi ingeriti, dalla presenza di processi infiammatori cronici, da alterazioni neuroimmunoendocrine, dal livello del metabolismo basale e dalla presenza dei MUS. (Medical Unexplaining Symptoms).Il carico glicemico (CG) rappresenta l'effettiva risposta indotta dal carico routinario dei cibi. Valori del CG superiori a 50 favoriscono una forte secrezione di insulina che a sua volta tende a riportare la glicemia a valori normali. Questo può avvenire in maniera esagerata e tale da abbassare i valori glicemici fino a procurare una ipoglicemia reattiva con diminuzione dell'energia e desiderio irrefrenabile di mangiare, soprattutto nelle ore notturne.. Pertanto un eccessivo carico glicemico nelle ore precedenti le ore 23, conduce alle abbuffate notturne e all’autocannibalismo della massa magra, che favorisce la sintesi dei tessuti adiposi; per cui questa diminuisce, spiegando i bassi livelli di questa che si riscontrano nelle persone che non riescono a perdere peso e che non riescono a controllare l’assunzione del cibo. Il risultato metabolico finale RMF è rappresentato dall'andamento nelle 24 ore dell'effettiva risposta metabolica finale compresa la totale secrezione di insulina. Un corretto andamento del RMF prevede valori del CG più alti durante le prime ore del mattino, valori di CG sempre più bassi a mano a mano che passano le ore della giornata, fino ad arrivare a valori pressochè nulli entro le ore 24. Inoltre la presenza di una infiammazione cronica, attiva, persistente crea una alterazione della produzione di cortisone endogeno, che fisiologicamente alto al mattino, gradatamente fa riducendosi fino ad essere nullo nelle ore notturne. Se dopo le ore 18, vengono assunti carboidrati in maniera non adeguata e calcolata, questi creano, in presenza di cortisone endogeno alto, patologico, un aumento del desiderio di assunzione di cibi, soprattutto carboidrati.A tutto questo si aggiunge una iperinsulinemia e insulinoresistenza, che accentuano il disturbo, per cui lei svuota il frigo in maniera irrefrenabile. . A questo si aggiungono i Sintomi vaghi ed aspecifici (Medically Unexplained Symptoms, MUS)quali stanchezza cronica, disturbi del sonno o dell'appetito, irritabilità del colon o stipsi, disturbi del tono o dell'umore, sindromi dolorose aspecifiche ecc., sono invece spesso sottovalutati. Questi sintomi restano in gran parte non spiegati, non vengono cioè ricondotti alla precisa causa, patologia o disturbo. Nella letteratura anglosassone sono identificati con l’acronimo “MUS”, Medically Unexplained Symptoms. L'insorgenza dei MUS nei pazienti della medicina generale va facendosi sempre più frequente, ed in diverse occasioni sono state sottolineate le difficoltà insite nel trattamento di questi sintomi, sia da un punto di vista diagnostico che, conseguentemente, terapeutico. Diviene quindi rilevante sottolineare il rischio che può celarsi dietro ad una diagnosi di natura psicosociale che, determinata dall'oggettiva difficoltà dell'indagine medica, può far sì che vengano trascurate delle patologie nascoste. La maggior parte delle pubblicazioni sull'argomento descrive una situazione la cui complessità ha inizio già dal colloquio con il paziente, che difficilmente riesce a comunicare in modo preciso i suoi stessi disagi e sintomi. Non sembrano particolarmente convincenti i vari strumenti di classificazione tradizionali, basati su interviste ai pazienti, che, proprio a causa dell'assenza di dati concretamente misurabili, difficilmente possono sfuggire alla soggettiva percezione del paziente.Un significativo passo in avanti, nella valutazione dell'impatto dei MUS, può essere invece compiuto qualora a questo tipo di interviste si affianchino degli strumenti precisi in grado di fornire misurazioni oggettive come la Tomografia Elettrolitica Extracellulare e BIA-ACC – Analisi Clinica della Composizione Corporea e di parametri espressivi dello stato di salute del paziente. Conseguentemente, un ruolo molto importante viene indicato, in letteratura internazionale, nell'asse HPA (HPA, Hypothalamic Pituitary Adrenal axis nelle sue funzioni, e la PNEI, psiconeuroendocrinoimmunologia), e nell'infiammazione cronica Il ritmo circadiano della secrezione del cortisolo rappresenta per il corpo un importante fattore endogeno di sincronismo, e dovrebbe essere armonizzato con il contingente stato di ricettività delle cellule e con le esigenze dell'organismo. In un soggetto sano infatti, la secrezione di CRH (ipotalamo) ed ACTH (ipofisi) sono particolarmente sensibili all'abbassamento notturno del livello di cortisolo, in modo da indurreall' acrofase (momento di massima concentrazione) del ritmo circadiano delcortisolo circa mezz'ora dopo il risveglio, promuovendo la risposta e l'adattamento dell'organismo allo stress; l'aumento del livello del cortisolo, recepito dall'ipofisi, provoca a sua volta la progressiva diminuzione della secrezione di ACTH (regolazione retroattiva dell'HPA) e quindi il conseguente abbassamento dell'attività delle ghiandole surrenali e della secrezione del cortisolo.Un'alterazione del ritmo circadiano dei glucocorticoidi però, ed in particolare unanomalo appiattimento del livello del cortisolo (quando, cioè, la sua secrezione risultipersistente nel tempo) legato ad una condizione di stress cronico dell'asse HPA, si correla all'insorgenza di molte forme patologiche, da qui l'esigenza di uno strumento pratico in grado di valutare la capacità di reazione e retroazione dell'asse HPA Gli studi sulle relazioni tra diverse condizioni patologiche e gli squilibri dell'asse HPA sono numerosi, ed hanno riscontrato evidenti legami tra livelli anomali di glucocorticoidi e patologie molto disparate, quali depressione, ansia ed attacchi di panico, deficienza dell'ippocampo e relativa diminuzione delle capacità mnemoniche, disturbi del sonno, sindrome da affaticamento cronico (CFS), fibromialgie e patologie autoimmuni, colon irritabile, ipertensione, disturbi alimentari ed obesità, forme reumatiche ecc.L'attivazione persistente dell'asse HPA può a sua volta essere causata dallacronicizzazione di processi infiammatori; l'azione antinfiammatoria deiglucocorticoidi è però in questi casi destinata a declinare rapidamente anche a causa dello squilibrio rispetto alla ricettività delle cellule, mentre resteranno a carico dell'organismo l'aumento del livello dei glucocorticoidi, e l'alterazione dei relativi ritmi circadiani.Come vede, lo studio accurato dell’organismo, porta alla risoluzione di problematiche che potrebbero sembrare inspiegabili. Non si deve liquidare il problema con diagnosi “strane”, che implicano sempre o lo stress o la psicologia/psichiatria, ma questi atteggiamenti, sono molto più facili, rispetto a indagini accurate, che richiedono tempo; ma si deve sempre andare profondamente, alla base dell’iceberg, senza soffermarsi alla punta. Oppure consigli stravaganti, che non portano a nessuna terapia approfondita.Anche per il problema del marito esistono soluzioni, basta affrontare il problema con indagini accurate; inoltre potrebbe anche lui avere alterazioni che rientrano nei MUS.
Saluti
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