Intolleranze alimentari
Salve, sono una ragazzo di 23 anni. Avrei bisogno di sapere se i sintomi che di segiuto elenco, e di cui soffro, possono o meno essere compatibili con il problema delle intolleranze alimentari: instabilità, stanchezza, sonno disturbato, meteorismo al mattino, feci sempre poco "solide", poca resistenza fisica, indolenzimento gambe, lieve ipertensione.
La compatibiltà di cui sopra riguarda, in via teorica, tutti questi sintomi o ve ne sono alcuni da escludere a priori dal nostro discorso?
Vi ringrazio anticipatamente per la gentile risposta!
La compatibiltà di cui sopra riguarda, in via teorica, tutti questi sintomi o ve ne sono alcuni da escludere a priori dal nostro discorso?
Vi ringrazio anticipatamente per la gentile risposta!
[#1]
In genere le intolleranze alimentari non danno sintomatologie così marcate e soprattutto variegate. Non pensa forse di attraversare un periodo di forte stress fisico o emotivo? Magari vive una sindrome ansiosa marcata che scarica, somatizzando, su vari apparati: lieve ipertensione (magari della minima), colite, insonnia, astenia. Non ultima andrebbe indagata la tiroide.
Cordiali saluti.
dr. Ido Sarracco - www.idosarracco.it
Cordiali saluti.
dr. Ido Sarracco - www.idosarracco.it
Dr. Ido Sarracco, MD
[#2]
Biochimico clinico, Allergologo, Medico di laboratorio
Volendo, sono tutti compatibili con l'intolleranza, ma se e' per quello, anche con molte altre cose.
A puro scopo di accordo terminologico, ricordo che in medicina "intolleranza alimentare" ha un significato tecnico preciso, ossia "problema legato riproducibilmente all'assunzione di determinati alimenti e causato dalla mancanza di determinati enzimi". Ogniqualvolta mangio X, allora succede Y.
Bevo latte, non ho la lattasi, il lattosio (osmoticamente attivo) resta nell'intestino, richiama acqua = diarrea, mal di pancia ecc.. Bevo un goccio di alcol, la mia alcol deidrogenasi e' poco attiva = sbronzo subito. Mangio fave, sono G6PDH carente = crisi emolitica.
Il tutto va distinto dalle _allergie_ alimentari, dove il cattivo non e' un enzima ma un anticorpo anomalo che reagisce con molecole introdotte coi cibi (allegia alla lattoglobulina, allergia al glutine ecc.) e dalle _intossicazioni_, _tossinfezioni_, _infezioni_ alimentari (dove i cattivi sono risp. molecole velenose, tossine batteriche, microorganismi patogeni).
Ora tutti i suoi sintomi possono derivare da una qualche intolleranza (deficit enzimatico) a qualche alimento? Si', no, forse: con un po' di fantasia per ogni sintomo si potrebbe descrivere un meccanismo patogenetico atto a spiegarlo a partire da qualche forma di intolleranza. Con altrettanta fantasia per quei sintomi si potrebbe cercare una spiegazione psicosomatica, una spiegazione cinese a base di squilibri di meridiani energetici, una spiegazione basata sul perfido virus di Epstein Barr.
Ma, dal pdv della correttezza metodologica, si tratta di fabbricazione di ipotesi ad hoc: Ho il sintomo (e' un fatto, sia pure tutto da pesare), ipotizzo una spiegazione a priori (" intolleranza"), dopodiche' vado alla ricerca di nessi causa-effetto che potrebbero spiegarla e che io ripercorro disinvoltamente nel senso effetto-causa.
Esempio: siccome la carenza di lattasi produce diarrea, allora se il paziente mi porta la diarrea, io -che ho una simpatia per le intolleranze, perche' sono di moda e da studente all'esame ne ho dignosticata brillantemente una- risalgo subito alla lattasi (invece magari era una giardia o una tenia, a proposito io nel suo caso un parassitologico su tre campioni lo farei).
Quello che pesa, nella diagnosi di intolleranza, non e' il catalogo dei sintomi come ce li ha presentati lei, ma l'associazione temporale fra alimento e sintomo: Tutte le volte che mangio X, mi succede Y (con Y aspecifico a piacere). Se mi astengo da X, allora Y non mi capita.
Solo se il paziente, con una accurata e paziente autooservazione, e' in grado di riferire qualcosa del genere, vale la pena di esplorare l'ipotesi tecnica dell' intolleranza. Altrimenti resta una possibilita' come ce ne sono tante, data la aspecificita' dei suoi sintomi, nessuno dei quali e' decisivo per includere o escludere un "deficit enzimatico scatenato dai cibi", piuttosto che una parassitosi, una ipercinesia da stress, una alimentazione sbilanciata, o qualunque altra spiegazione.
A puro scopo di accordo terminologico, ricordo che in medicina "intolleranza alimentare" ha un significato tecnico preciso, ossia "problema legato riproducibilmente all'assunzione di determinati alimenti e causato dalla mancanza di determinati enzimi". Ogniqualvolta mangio X, allora succede Y.
Bevo latte, non ho la lattasi, il lattosio (osmoticamente attivo) resta nell'intestino, richiama acqua = diarrea, mal di pancia ecc.. Bevo un goccio di alcol, la mia alcol deidrogenasi e' poco attiva = sbronzo subito. Mangio fave, sono G6PDH carente = crisi emolitica.
Il tutto va distinto dalle _allergie_ alimentari, dove il cattivo non e' un enzima ma un anticorpo anomalo che reagisce con molecole introdotte coi cibi (allegia alla lattoglobulina, allergia al glutine ecc.) e dalle _intossicazioni_, _tossinfezioni_, _infezioni_ alimentari (dove i cattivi sono risp. molecole velenose, tossine batteriche, microorganismi patogeni).
Ora tutti i suoi sintomi possono derivare da una qualche intolleranza (deficit enzimatico) a qualche alimento? Si', no, forse: con un po' di fantasia per ogni sintomo si potrebbe descrivere un meccanismo patogenetico atto a spiegarlo a partire da qualche forma di intolleranza. Con altrettanta fantasia per quei sintomi si potrebbe cercare una spiegazione psicosomatica, una spiegazione cinese a base di squilibri di meridiani energetici, una spiegazione basata sul perfido virus di Epstein Barr.
Ma, dal pdv della correttezza metodologica, si tratta di fabbricazione di ipotesi ad hoc: Ho il sintomo (e' un fatto, sia pure tutto da pesare), ipotizzo una spiegazione a priori (" intolleranza"), dopodiche' vado alla ricerca di nessi causa-effetto che potrebbero spiegarla e che io ripercorro disinvoltamente nel senso effetto-causa.
Esempio: siccome la carenza di lattasi produce diarrea, allora se il paziente mi porta la diarrea, io -che ho una simpatia per le intolleranze, perche' sono di moda e da studente all'esame ne ho dignosticata brillantemente una- risalgo subito alla lattasi (invece magari era una giardia o una tenia, a proposito io nel suo caso un parassitologico su tre campioni lo farei).
Quello che pesa, nella diagnosi di intolleranza, non e' il catalogo dei sintomi come ce li ha presentati lei, ma l'associazione temporale fra alimento e sintomo: Tutte le volte che mangio X, mi succede Y (con Y aspecifico a piacere). Se mi astengo da X, allora Y non mi capita.
Solo se il paziente, con una accurata e paziente autooservazione, e' in grado di riferire qualcosa del genere, vale la pena di esplorare l'ipotesi tecnica dell' intolleranza. Altrimenti resta una possibilita' come ce ne sono tante, data la aspecificita' dei suoi sintomi, nessuno dei quali e' decisivo per includere o escludere un "deficit enzimatico scatenato dai cibi", piuttosto che una parassitosi, una ipercinesia da stress, una alimentazione sbilanciata, o qualunque altra spiegazione.
[#3]
Utente
Grazie ad entrambi per le risposte!
A Vostro parere, l'esame sulle intolleranze alimentari eseguito sul sangue rappresenta una metodologia scientificamente esatta, nel senso di "ti conviene astenerti da quei deteminati cibi per un certo periodo se vuoi stare meglio" oppure, come ho letto altrove, non è poi così precisa ma anzi darebbe esiti diversi se eseguito, addirittura e per assurdo, a distanza di pochi giorni?! Insomma, col rischio di farVi "esporre" troppo, ci si può fidare di tale esame?
Grazie!
A Vostro parere, l'esame sulle intolleranze alimentari eseguito sul sangue rappresenta una metodologia scientificamente esatta, nel senso di "ti conviene astenerti da quei deteminati cibi per un certo periodo se vuoi stare meglio" oppure, come ho letto altrove, non è poi così precisa ma anzi darebbe esiti diversi se eseguito, addirittura e per assurdo, a distanza di pochi giorni?! Insomma, col rischio di farVi "esporre" troppo, ci si può fidare di tale esame?
Grazie!
[#4]
dipende dalla serietà del Laboratorio e del Professionista a cui decide di affidarsi.
Dr. Ido Sarracco - www.idosarracco.it
Dr. Ido Sarracco - www.idosarracco.it
[#5]
"l'esame sulle intolleranze alimentari eseguito sul sangue rappresenta una metodologia scientificamente esatta"
gli unici esami scientificamente validi sono il breath test per l'intolleranza al lattosio e gli esami per la intolleranza al glutine (celiachia)
il resto (cytotest e similari) sono molto buoni per i portafogli di chi li fa ("specialisti" o non)...
gli unici esami scientificamente validi sono il breath test per l'intolleranza al lattosio e gli esami per la intolleranza al glutine (celiachia)
il resto (cytotest e similari) sono molto buoni per i portafogli di chi li fa ("specialisti" o non)...
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Dott. Mauro Lombardo
Medico Chirurgo
Specialista in Scienza dell’Alimentazione
www.maurolombardo.it
[#7]
Gli esami per la celiachia consistono nella ricerca di anticorpi (antiendomisio, antigliadina e antitransglutaminasi) nel sangue insieme ad un ricerca genetica (hla dq2 e dq8) sempre nel sangue.
Per l'intolleranza al lattosio non si effettuano ricerche sul sangue ma bensì un "breath test".
La sintomatologia che riferisce sembra correlata ad un colon irritabile. Le consiglio una visita da un gastroenterologo della sua Asl.
Cordiali saluti.
Per l'intolleranza al lattosio non si effettuano ricerche sul sangue ma bensì un "breath test".
La sintomatologia che riferisce sembra correlata ad un colon irritabile. Le consiglio una visita da un gastroenterologo della sua Asl.
Cordiali saluti.
[#8]
Utente
Grazie dottore!
Mi chiedevo se la sintomatologia sopra descritta potesse riferirsi a celiachia. Glielo chiedo perchè oltre a continuare a presentare SEMPRE quotidianamente gli stessi sintomi (stanchezza, instabilità ecc.), ultimamente, facendo attenzione alle mie feci, vi noto sempre molti residui di cibo. Se così fosse, però, non riesco a spiegarmi per quale motivo dall'esame sul sangue per le intolleranze alimentari non sia risultata alcuna intolleranza a cereali. In sostanza, si può davvero trattare di celiachia? Grazie mille!
Mi chiedevo se la sintomatologia sopra descritta potesse riferirsi a celiachia. Glielo chiedo perchè oltre a continuare a presentare SEMPRE quotidianamente gli stessi sintomi (stanchezza, instabilità ecc.), ultimamente, facendo attenzione alle mie feci, vi noto sempre molti residui di cibo. Se così fosse, però, non riesco a spiegarmi per quale motivo dall'esame sul sangue per le intolleranze alimentari non sia risultata alcuna intolleranza a cereali. In sostanza, si può davvero trattare di celiachia? Grazie mille!
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 9.5k visite dal 21/06/2008.
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