Dieta con poca frutta. Integratore vitaminico potrebbe essere utile?
Salve,
in seguito a problemi di natura articolare (tutt'ora non del tutto risolti) e susseguente scarsa attività fisica, ho acquistato molti kg che ora sto pian piano smaltendo.
Seguo con risultati soddisfacenti, da più di un anno, una dieta sulle 1350 Kcal giornaliere (con un giorno libero a settimana). Fin'ora ho perso circa 18 kg (con una media di poco meno di 1,5 kg al mese). Attualmente ne peso 83 (per 180 cm) e sono quasi vicino all'obiettivo che mi ero prefisso.
Non sono attualmente seguito da un medico, ma avendo in adolescenza avuto problemi di sovrappeso, ho avuto modo per diversi anni di rapportarmi con alcuni dietologi; grazie all'esperienza acquisita e a consigli del medico di famiglia, ho cercato di adattare i regimi alimentari già suggeritimi in passato alle mie esigenze attuali, allo scopo di ottenerne uno che non fosse troppo punitivo psicologicamente, per minimizzare i rischi di abbandono dello stesso.
Ho posto molta attenzione nel mantenere equilibrato il rapporto tra carboidrati-grassi-proteine, che ricalca quello delle diete consigliatemi in passato, così come la scelta degli alimenti stessi (verdura ne mangio), ma c'è un però:
non sono particolarmente amante della frutta e così l'ho di molto ridotta a vantaggio di qualche alimento che mi gratificasse maggiormente (dopo i pasti principali, ad esempio, non mi nego mai 50g di gelato o 20g di cioccolato!)
Ovviamente so che non è la stessa cosa né a livello nutritivo né come indice glicemico (a cui faccio molta attenzione), ma è il segreto (insieme al giorno libero) che mi ha permesso di continuare la dieta per così tanto tempo.
Le analisi del sangue sono tutte nella norma.
E' il caso di integrare questo regime, magari per un periodo, con un integratore vitaminico?
Approfitto inoltre per un'ulteriore curiosità:
Il giorno libero (2500-3000Kcal), oltre ad avere una funzione per me psicologicamente fondamentale, può avere delle ricadute benefiche in termini di metabolismo basale? E' vero, cioè, che aiuta a non farlo abbassare troppo in seguito al protratto regime ipocalorico?
Mi scuso per lungaggine e ringrazio in anticipo chi vorrà rispondermi!
in seguito a problemi di natura articolare (tutt'ora non del tutto risolti) e susseguente scarsa attività fisica, ho acquistato molti kg che ora sto pian piano smaltendo.
Seguo con risultati soddisfacenti, da più di un anno, una dieta sulle 1350 Kcal giornaliere (con un giorno libero a settimana). Fin'ora ho perso circa 18 kg (con una media di poco meno di 1,5 kg al mese). Attualmente ne peso 83 (per 180 cm) e sono quasi vicino all'obiettivo che mi ero prefisso.
Non sono attualmente seguito da un medico, ma avendo in adolescenza avuto problemi di sovrappeso, ho avuto modo per diversi anni di rapportarmi con alcuni dietologi; grazie all'esperienza acquisita e a consigli del medico di famiglia, ho cercato di adattare i regimi alimentari già suggeritimi in passato alle mie esigenze attuali, allo scopo di ottenerne uno che non fosse troppo punitivo psicologicamente, per minimizzare i rischi di abbandono dello stesso.
Ho posto molta attenzione nel mantenere equilibrato il rapporto tra carboidrati-grassi-proteine, che ricalca quello delle diete consigliatemi in passato, così come la scelta degli alimenti stessi (verdura ne mangio), ma c'è un però:
non sono particolarmente amante della frutta e così l'ho di molto ridotta a vantaggio di qualche alimento che mi gratificasse maggiormente (dopo i pasti principali, ad esempio, non mi nego mai 50g di gelato o 20g di cioccolato!)
Ovviamente so che non è la stessa cosa né a livello nutritivo né come indice glicemico (a cui faccio molta attenzione), ma è il segreto (insieme al giorno libero) che mi ha permesso di continuare la dieta per così tanto tempo.
Le analisi del sangue sono tutte nella norma.
E' il caso di integrare questo regime, magari per un periodo, con un integratore vitaminico?
Approfitto inoltre per un'ulteriore curiosità:
Il giorno libero (2500-3000Kcal), oltre ad avere una funzione per me psicologicamente fondamentale, può avere delle ricadute benefiche in termini di metabolismo basale? E' vero, cioè, che aiuta a non farlo abbassare troppo in seguito al protratto regime ipocalorico?
Mi scuso per lungaggine e ringrazio in anticipo chi vorrà rispondermi!
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Gent. utente,
la prescrizione di un integratore multivitaminico può essere valutata dal Suo Curante dopo la disamina degli esami ematochimici.
Per tutto il resto, disquisizioni sull'attività metabolica possono essere messi in secondo piano quando il paziente è motivato nel Suo percorso di dimagrimento e trova vantaggi, anche psicologici, da talune "trasgressioni" o variazioni alimentari.
Complimenti per i risultati conseguiti fino a questo momento!
la prescrizione di un integratore multivitaminico può essere valutata dal Suo Curante dopo la disamina degli esami ematochimici.
Per tutto il resto, disquisizioni sull'attività metabolica possono essere messi in secondo piano quando il paziente è motivato nel Suo percorso di dimagrimento e trova vantaggi, anche psicologici, da talune "trasgressioni" o variazioni alimentari.
Complimenti per i risultati conseguiti fino a questo momento!
Dott. Serafino Pietro Marcolongo
Dietologia - Medicina Estetica
IL CONSULTO ONLINE NON SOSTITUISCE LA VISITA DIRETTA!
[#2]
Utente
La ringrazio per la risposta e per i complimenti.
Da 'paziente' mi sento di concordare con il fatto che, in un percorso di dimagrimento, ciò che conta di più, oltre ovviamente ad una dieta equilibrata, è la costanza; conseguenza è che tutto ciò che aiuta a mantenersi sulla retta via non può che essere considerato positivo.
La convinzione che personalmente ho maturato è che se, per ipotesi, con una determinata dieta ci si prefiggesse di raggiungere un certo obiettivo in un anno, ma si rischiasse di fallire a causa della sua rigidità, allungare i tempi previsti di qualche mese, ma essendosi concessi qualche strappo alla regola, ne aumenta di molto la percentuale di successo.
Ad ogni modo, visto che l'argomento mi suscita anche un certo interesse e che, fattore psicologico a parte, approfondire non può che aiutare ad affrontare la dieta, sto cercando di documentarmi leggendo una pubblicazione sull'attività metabolica che degli amici medici mi hanno fatto avere.
Tra le varie, c'è una domanda a cui mi piacerebbe avere risposta, anche se mi rendo conto che sia piuttosto tecnica e di difficile risposta: l'assunto, in termini rozzi, è che 'se si dimagrisce troppo in fretta si andrà incontro ad una drastica riduzione del metabolismo basale che comprometterà il successo della dieta'. Mi piacerebbe sapere, nel caso in cui ciò avvenisse, quale sia il comportamento più adeguato per ristabilire la condizione di partenza. Una specie di reset del metabolismo basale, insomma; per poter poi ricominciare con la restrizione calorica ottenendo i risultati sperati.
Di conseguenza, pensa che potrei ottenere un beneficio se magari, per un periodo di tempo. passassi dalle 1350 cal attuali ad un regime di circa 2000 (che credo sia, per difetto, il mio fabbisogno teorico), per poi in seguito tornare a diminuirle?
Mi scuso ancora per essermi dilungato e se approfitto della sua gentilezza, ma l'argomento mi appassiona!
Da 'paziente' mi sento di concordare con il fatto che, in un percorso di dimagrimento, ciò che conta di più, oltre ovviamente ad una dieta equilibrata, è la costanza; conseguenza è che tutto ciò che aiuta a mantenersi sulla retta via non può che essere considerato positivo.
La convinzione che personalmente ho maturato è che se, per ipotesi, con una determinata dieta ci si prefiggesse di raggiungere un certo obiettivo in un anno, ma si rischiasse di fallire a causa della sua rigidità, allungare i tempi previsti di qualche mese, ma essendosi concessi qualche strappo alla regola, ne aumenta di molto la percentuale di successo.
Ad ogni modo, visto che l'argomento mi suscita anche un certo interesse e che, fattore psicologico a parte, approfondire non può che aiutare ad affrontare la dieta, sto cercando di documentarmi leggendo una pubblicazione sull'attività metabolica che degli amici medici mi hanno fatto avere.
Tra le varie, c'è una domanda a cui mi piacerebbe avere risposta, anche se mi rendo conto che sia piuttosto tecnica e di difficile risposta: l'assunto, in termini rozzi, è che 'se si dimagrisce troppo in fretta si andrà incontro ad una drastica riduzione del metabolismo basale che comprometterà il successo della dieta'. Mi piacerebbe sapere, nel caso in cui ciò avvenisse, quale sia il comportamento più adeguato per ristabilire la condizione di partenza. Una specie di reset del metabolismo basale, insomma; per poter poi ricominciare con la restrizione calorica ottenendo i risultati sperati.
Di conseguenza, pensa che potrei ottenere un beneficio se magari, per un periodo di tempo. passassi dalle 1350 cal attuali ad un regime di circa 2000 (che credo sia, per difetto, il mio fabbisogno teorico), per poi in seguito tornare a diminuirle?
Mi scuso ancora per essermi dilungato e se approfitto della sua gentilezza, ma l'argomento mi appassiona!
[#3]
>>> 'se si dimagrisce troppo in fretta si andrà incontro ad una drastica riduzione del metabolismo basale che comprometterà il successo della dieta'.>>>
Gent. utente,
Lei ha giustamente evidenziato un "problema" molto frequente in un programma di dimagrimento e che tutti gli operatori del settore dietetico (dietologi, nutrizionisti, dietisti) dovrebbero anticipare al paziente e saper fronteggiare: lo stallo o plateau del metabolismo.
Evitando, come Lei giustamente chiede, tecnicismi nell'esposizione cercherò di esplicitare il fenomeno senza dilungarmi troppo sull'argomento.
Sono stati effettuati numerosi studi in merito e tra le varie conclusioni quelle più attendibili che spiegano i meccanismi di questo stallo sono:
- dimagrimenti molto veloci e drastici con conseguente perdita di massa magra (FFM), che condiziona l'attività metabolica dell'organismo;
- compensazione dell'organismo alle restrizioni caloriche protratte nel tempo con rallentamento di alcune delle sue funzioni (per esempio, la termogenesi rallenta e viene consumato meno ossigeno). In questo modo il dispendio energetico tende a pareggiare l'introito calorico, come avviene in una dieta di mantenimento;
- ridotta attenzione o compliance, da parte del paziente, nei confronti del regime dietetico ed aumento delle trasgressioni alimentari che aumentano col passare del tempo.
>>>Mi piacerebbe sapere, nel caso in cui ciò avvenisse, quale sia il comportamento più adeguato per ristabilire la condizione di partenza.>>>
A questo punto rispondo alla seconda parte del Suo quesito, sempre in modo schematico e semplice:
1) rivalutare la composizione corporea , l'attività metabolica, il dispendio energetico e le condizioni generali di salute con il Dietologo di fiducia;
2) ristrutturare un nuovo programma alimentare ipocalorico sulla base dei dati ottenuti dal punto 1);
3) prendere in considerazione e se necessario prescrivere un'attività ginnica aerobica o aerobica/anaerobica.
Con l'auspicio di essere stato abbastanza chiaro ed esaustivo, La saluto cordialmente e Le auguro buona Estate!
Gent. utente,
Lei ha giustamente evidenziato un "problema" molto frequente in un programma di dimagrimento e che tutti gli operatori del settore dietetico (dietologi, nutrizionisti, dietisti) dovrebbero anticipare al paziente e saper fronteggiare: lo stallo o plateau del metabolismo.
Evitando, come Lei giustamente chiede, tecnicismi nell'esposizione cercherò di esplicitare il fenomeno senza dilungarmi troppo sull'argomento.
Sono stati effettuati numerosi studi in merito e tra le varie conclusioni quelle più attendibili che spiegano i meccanismi di questo stallo sono:
- dimagrimenti molto veloci e drastici con conseguente perdita di massa magra (FFM), che condiziona l'attività metabolica dell'organismo;
- compensazione dell'organismo alle restrizioni caloriche protratte nel tempo con rallentamento di alcune delle sue funzioni (per esempio, la termogenesi rallenta e viene consumato meno ossigeno). In questo modo il dispendio energetico tende a pareggiare l'introito calorico, come avviene in una dieta di mantenimento;
- ridotta attenzione o compliance, da parte del paziente, nei confronti del regime dietetico ed aumento delle trasgressioni alimentari che aumentano col passare del tempo.
>>>Mi piacerebbe sapere, nel caso in cui ciò avvenisse, quale sia il comportamento più adeguato per ristabilire la condizione di partenza.>>>
A questo punto rispondo alla seconda parte del Suo quesito, sempre in modo schematico e semplice:
1) rivalutare la composizione corporea , l'attività metabolica, il dispendio energetico e le condizioni generali di salute con il Dietologo di fiducia;
2) ristrutturare un nuovo programma alimentare ipocalorico sulla base dei dati ottenuti dal punto 1);
3) prendere in considerazione e se necessario prescrivere un'attività ginnica aerobica o aerobica/anaerobica.
Con l'auspicio di essere stato abbastanza chiaro ed esaustivo, La saluto cordialmente e Le auguro buona Estate!
[#5]
Utente
Salve dottore,
come esperimento, ho provato a sostituire il giorno della "mangiata libera" da 3000-4000 calorie, con due giorni a settimana in cui passo dalle 1350 a 2100. Certo la soddisfazione non è la stessa dello stare almeno un giorno senza bilancino al seguito, però qualche sfizio riesco a levarmelo lo stesso!
In più, sto cercando, nei giorni di dieta, di frazionare l'assunzione degli alimenti in 5 pasti di uguale portata calorica distanziati da circa 3 ore allo scopo di aumentare la termogenesi e di mantenere il più possibile la glicemia a livelli costanti (mi corregga se dico fesserie!).
Non so se sia un caso, ma il risultato è stato ottimo: ho perso in 2 settimane 1,5 kg...che è più della media di quello che fin'ora avevo perso in un mese.
Una domanda: da più fonti leggo che sarebbe buona regola, al fine di limitare i rischi cardiovascolari, mantenere nell'uomo la circonferenza addominale sotto i 102cm; non è chiaro però se si parli della circonferenza della vita o di quella ombelicale.
Grazie ancora.
come esperimento, ho provato a sostituire il giorno della "mangiata libera" da 3000-4000 calorie, con due giorni a settimana in cui passo dalle 1350 a 2100. Certo la soddisfazione non è la stessa dello stare almeno un giorno senza bilancino al seguito, però qualche sfizio riesco a levarmelo lo stesso!
In più, sto cercando, nei giorni di dieta, di frazionare l'assunzione degli alimenti in 5 pasti di uguale portata calorica distanziati da circa 3 ore allo scopo di aumentare la termogenesi e di mantenere il più possibile la glicemia a livelli costanti (mi corregga se dico fesserie!).
Non so se sia un caso, ma il risultato è stato ottimo: ho perso in 2 settimane 1,5 kg...che è più della media di quello che fin'ora avevo perso in un mese.
Una domanda: da più fonti leggo che sarebbe buona regola, al fine di limitare i rischi cardiovascolari, mantenere nell'uomo la circonferenza addominale sotto i 102cm; non è chiaro però se si parli della circonferenza della vita o di quella ombelicale.
Grazie ancora.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.9k visite dal 28/06/2013.
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