Ho sempre fame
sono una ragazza di 23 anni, peso 63 kg e sono alta 165 cm. Mi considero "in carne": ho provato svariate diete, ma non ho mai ottenuto buoni risultati. Pratico regolarmente sport, assumo fibre e mangio molta verdura e frutta.
Ad ottobre, per una decina di giorni, ho seguito la dieta Dukan, ma il nervoso e lo stress derivato dalla rigidità della dieta mi hanno portato ad abbandonarla. Da allora sto attenta a quello che mangio, mi limito e non eccedo.
Di recente però accuso un problema che mi fa star male, non solo a livello fisico ma soprattutto psicologico: ho sempre fame.
Non si tratta di fame nervosa, mi capita soprattutto quando mente e corpo sono impegnati in altre attività, ad esempio mentre studio in biblioteca.
Da qualche giorno ho iniziato a pensare che potrei avere qualcosa che non va, perché è ridicolo che niente mi sazi. Nel citare un episodio vi racconto la giornata che si sta concludendo.
Ho fatto colazione verso le 8 con una tazza di latte e qualche biscotto, a metà mattinata ho mangiato un pacchetto di cracker e a pranzo del riso in bianco, carne alla piastra e un'insalata.
Un'ora dopo il pranzo ho iniziato a sentire fame (passo direttamente alla fase in cui o mangio o mi brontola la pancia, non riesco nemmeno ad avvertire il lieve appetito). Sono dovuta fuggire dalla biblioteca per la troppa fame, mi sono preparata un piatto di pasta in bianco e sono tornata a studiare. La fame non era passata. Ho mangiato un pezzo di focaccia con funghi (quindi appena mezz'ora dopo la pasta). Niente. La fame non è passata. E non passa tutt'ora.
Non ce la faccio più, questa condizione mi limita e mi fa star male. Io non sono mai sazia e avverto la fame non solo all'altezza dello stomaco, ma anche lungo l'esofago e la faringe, lungo tutta la gola.
È una cosa strana da spiegare, ma è come se la fame si propagasse lungo il corpo.
Ho pensato di avere il verme solitario, ma non dimagrisco, quindi penso sia un'alternativa da escludere. Cosa può essere?
Non so se possa essere un elemento rilevante, ma soffro di tiroidite linfocitaria da una decina d'anni.
Vi ringrazio per la vostra disponibilità.
Rebecca
(..) Non si tratta di fame nervosa (..)
Gent. utente,
invece dalla descrizione fatta si tratta proprio di fame "nervosa" e non "biologica"!
L'ipotesi più accreditata, pur con i limiti di un consulto telematico, è di un disturbo del comportamento alimentare (DCA) dovuto a cause diverse (stress, emotività, ansia, insicurezze, poca autostima, ecc. ).
L'elemento tiroidite potrebbe essere rilevante soltanto se esiste un'alterazione della funzionalità ghiandolare e non segue una terapia sotitutiva ormonale.
Se lo ritiene opportuno, mi fornisca ulteriori informazioni a proposito.
Cordiali saluti.
Dott. Serafino Pietro Marcolongo
Dietologia - Medicina Estetica
IL CONSULTO ONLINE NON SOSTITUISCE LA VISITA DIRETTA!
mi domando da dove si evinca che non si tratti di fame biologica, ma nervosa.
La fame nervosa non è legata ad un reale senso di fame, mentre io ho esplicitamente scritto "ho sempre fame" (come da titolo, dopotutto) descrivendo la sensazione e specificando che lo stomaco si fa sentire e che sono spesso costretta a fuggire dalla biblioteca perché, essendo un luogo silenzioso, i gorgoglii della mia pancia mi mettono a disagio.
La fame nervosa è accompagnata da un momento ansioso, io no. A me viene l'ansia solo nel pensare che le persone attorno a me possano sentire la mia pancia brontolare, come spesso mi è capitato.
Un soggetto con tale disturbo, dopo aver mangiato, spesso ha sensi di colpa, cosa che a me non capita, perché ribadisco non mangio per noia o in maniera compulsiva, mangio perché ho fame e non lo faccio ad ogni ora come può capitare a chi soffre di fame nervosa; lo faccio rispettando i pasti principali (colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena).
Ora veniamo al punto: il vero problema non è che ho sempre fame, il fatto è che niente mi sazia. Ho scritto che ieri a cena ho mangiato un piatto di pasta e una focaccia e mi è rimasto un buco allo stomaco, come se non avessi mangiato niente e sono andata a letto con la fame. Questa non è fame nervosa, lasciatemelo dire.
Io apprezzo il vostro lavoro e vi sono grata per lo strumento che ci avete offerto creando e facendo parte di questo sito, ma leggere con attenzione le richieste di consulto, dimenticando per un attimo di indossare un camice bianco, forse, sarebbe la soluzione indicata.
Io so bene cosa sia la fame nervosa, sono tutte cose che ho studiato proprio come voi. Ma di tanto in tanto bisogna focalizzarsi sui reali sintomi del paziente senza dover sempre andare a spulciare il manuale sul quale si è studiato. Mi sono appellata a voi perché voglio capire il motivo per il quale potrei mangiare una casa intera e non provare senso di sazietà, e mi sento dire come risposta che è fame nervosa! Mi piacerebbe, comunque, che mi elencasse gli elementi che possano portare ad una supposizione (anzi, non si tratta di supposizione ma di affermazione) come la sua.
Per quanto riguarda la tiroidite no, non seguo alcuna terapia perché questa dovrebbe essere di tipo ormonale e a causa di un'anomalia nel sangue trovatami qualche anno fa, non posso assumere ormoni. Il medico che mi ha visitato ha detto che potrei seguire una terapia soltanto nel caso in cui la tiroidite linfocitaria si evolvesse in ipotiroidismo o (anche se molto più rara, questa evoluzione) in iper.
Domando scusa per i toni e per il contenuto del messaggio. Nella mia vita ho sempre avuto a che fare con medici incompetenti (non mi permetto assolutamente di dire che questo sia il suo caso, Dr. Marcolongo) che non sono mai stati in grado di ascoltare realmente.
Cordialmente,
Rebecca
Gent. Rebecca,
ho letto con estrema attenzione anche il Suo ultimo post e comprendo benissimo "i toni" utilizzati, di cui non deve scusarsi.
Noi tutti da questa postazione telematica cerchiamo di offrire un servizio, gratuito e volontario ma nel contempo qualificato, utile a fornire elementi sui quali riflettere oltre a poter meglio valutare le problematiche descritte.
Quindi è di fondamentale importanza per noi creare quell'empatia con l'utenza, pur con i limiti di un consulto on-line, senza cedere a polemiche futili e senza imbattersi in contrasti ideologici.
Cercherò di analizzare insieme a Lei le frasi del Suo primo post che hanno generato il mio intervento, con l'auspicio che possano fornirLe spunti di riflessione.
(..)Sono una ragazza di 23 anni, peso 63 kg e sono alta 165 cm.(..)
I dati pondero staturali sono perfettamente nei range di normalità del normopeso, secondo l'Indice di Massa Corporea (BMI = 23,14)
Questo dato, da non sottovalutare, escluderebbe la necessità di perdere ulteriori chili.
(..)ho provato svariate diete ma non ho mai ottenuto buoni risultati.(..)
Si è mai chiesta o Le è mai stato spiegato perché, nonostante abbia provato svariate diete, non sia mai riuscita nel Suo intento?
(..)Ad ottobre, per una decina di giorni, ho seguito la dieta Dukan, ma il nervoso e lo stress derivato dalla rigidità della dieta mi hanno portato ad abbandonarla. Da allora sto attenta a quello che mangio, mi limito e non eccedo.(..)
La dieta Dukan (pur non condividendola, in quanto sbilanciata!) non presenta una rigidità tale da causare "nervoso" e "stress".
E se da allora è attenta a ciò che mangia, si limita e non eccede, è sicura che l'attuale introito calorico soddisfi le Sue esigenze nutrizionali (giovane donna, studentessa, sportiva, con patologia tiroidea)?
(..)Ho, di recente, un problema che mi fa star male non solo a livello fisico ma soprattutto psicologico: ho sempre fame.(..)
Il senso di fame è il bisogno di mangiare ed è riferito alla sensazione particolare, comune a tutti gli animali, che la determina. Il Suo periodico ripetersi, con frequenza variabile, è fondamentale per l'assunzione del nutrimento.
Il desiderio di mangiare di solito si manifesta in seguito ad alcune modificazioni metaboliche e fisiologiche che la persona riconosce come "fame" e che, di solito, si presentano dopo che sono trascorse DIVERSE ORE dall'ultimo pasto, mentre la percezione della sazietà si ha dopo alcuni munuti dalla consumazione di un pasto.
Per quanto suddetto, se Lei scrive:
<< Ho fatto colazione verso le 8 con una tazza di latte e qualche biscotto, a metà mattinata ho mangiato un pacchetto di cracker e a pranzo del riso in bianco, carne alla piastra e un'insalata. Un'ora dopo il pranzo ho iniziato a sentire fame (passo direttamente alla fase in cui o mangio o mi brontola la pancia, non riesco nemmeno ad avvertire il lieve appetito). Sono dovuta fuggire dalla biblioteca per la troppa fame, mi sono preparata un piatto di pasta in bianco e sono tornata a studiare. La fame non era passata. Ho mangiato un pezzo di focaccia con funghi (quindi appena mezz'ora dopo la pasta). Niente. La fame non è passata. E non passa tutt'ora.>>
è semplice "evincere" una condizione diversa da quella che normalmente dovrebbe essere un'esigenza organica, pur in assenza di uno stato ansioso conclamato!
Convengo con Lei quando scrive nel secondo post:
<<Ma di tanto in tanto bisogna focalizzarsi sui reali sintomi del paziente senza dover sempre andare a spulciare il manuale sul quale si è studiato.>>
Infatti, da oltre un ventennio, oltre ai miei periodici ed approfonditi aggiornamenti in Italia ed all'estero, non devo spulciare manuali per offrire un parere on-line.
(Provi ad immaginare cosa succederebbe se spulciassimo manuali nei nostri Studi in presenza di pazienti, spesso affetti da patologie anche molto impegnative ^___^)
Se poi vogliamo fare un discorso più clinico, dovrebbe effettuare una serie di esami mirati ad escludere patologie, sia sul versante ormonale che su quello metabolico.
In questo caso, però, non servono Medici che siano "in grado di ascoltare realmente" (a parte la raccolta anamnestica) o che debbano dimenticare "per un attimo di indossare un camice bianco", ma che siano in grado di impostare un iter diagnostico valido ad individuare l'eventuale causa organica.
Spero di non averLa tediata troppo ma ho gradito questo "colloquio" telematico, pur non dovendo dimostrare niente a nessuno.
Resto in ogni caso a Sua disposizione per fornire, se lo riterrà opportuno, una "second opinion" con sempre serenità.
Cordialmente.
innanzitutto la ringrazio per la tempestiva risposta e per la disponibilità.
Cercherò di rispondere a tutti i punti da Lei presi in esame.
Ho letto l'articolo di cui mi ha postato il link e sono d'accordo con quanto affermato, ma in disaccordo quando scrive che i miei dati escluderebbero la necessità di perdere ulteriori chili. Di fatto si tratta sia di un disagio a livello estetico, sia di campanelli d'allarme sul versante salutistico.
Mi sono e mi hanno definito una ragazza in carne, e di fatto lo sono palesemente. Addirittura mi è stato detto (da un Medico, non da una persona qualsiasi - e precisamente dal Dietologo che ha seguito mia madre) che il mio peso dovrebbe vertere sui 57-58 kg, e qui si parla di ben 5-6 kg in meno rispetto il mio attuale peso.
C'è poi da considerare che ho un lieve problema di aritmie cardiache (si parla si semplici extrasitole) e che anche il Medico cardiologo che mi ha visitata, d'accordo con gli altri medici, mi ha consigliato di perdere qualche kg. Quindi al di là del fatto che esista il peso ideale, che sia opportuno o meno considerarlo, io devo perdere almeno 5 kg.
Dottore, mi sono chiesta sì perché non sia mai riuscita ad ottenere risultati il fatto che io abbia seguito N diete e che l'ultima, la dieta Dukan, sia durata non più di una decina di giorni, dovrebbe chiarire che non riesco io stessa a portarle a termine.
Mi ricollego alla dieta Dukan. Non condividendo il regime della dieta, suppongo che Lei non l'abbia mai provata e tanto meno consigliata. Mi chiedo, dunque, come possa asserire che non presenta una rigidità tale da causare "nervoso" e "stress". Le posso assicurare che non è rigida come dieta, bensì rigidissima: mentre tutte le altre diete permettono un giorno alla settimana in cui poter fare un pasto libero (ad esempio una pizza) questa non ammette sgarri. MAI.
Si immagini cosa voglia dire, per una ragazza di 23 anni, dover rinunciare a tutto, proprio tutto. Se, seguendo un qualsiasi altro regime alimentare, mi capitasse di mangiare un biscotto, non comprometterei assolutamente il risultato. Con la dieta Dukan, invece, si.
Niente pasta, niente pane, niente zucchero, niente farina, niente pizza, niente di niente. Tutte cose ammesse (in quantità limitate) dalle altre diete e quindi si, la dieta Dukan è di una rigidità estrema tant'è che sono moltissime le donne (e talvolta gli uomini) che abbandonano dopo poco tempo.
E provoca nervoso e stress perché, ribadisco, a differenza delle altre diete non si può andare a mangiare fuori con un gruppo di amici cercando di restare leggeri, perché è diverso il condimento (l'olio è ammesso solo dalla seconda fase), i formaggi devono contenere non più di tot grassi, idem gli affettati.
Si immagini, Lei, cosa voglia dire accettare un invito a cena e chiedere "Scusami, quant'è la percentuale di grassi della Philadelphia? Perché io posso mangiare solo la Balance, tu hai usato la Light e non mi è concessa." Se tutte queste piccole cose sommate non dovessero portare ad una crisi di nervi, allora da domani stesso riprendo quella dieta.
Vede, è proprio questo il punto al quale volevo giungere: voi Medici vi basate sullo studio che avete affrontato per anni e che, sono certa, continuiate ad affrontare tutt'ora. Quando ho parlato di spulciare il manuale, era palese che stessi utilizzando un'iperbole perché sono pienamente convinta che siano ben pochi al mondo, se non inesistenti, i Medici che lo fanno. V
olevo sottolineare il fatto che (mi ripeto) ho incontrato nella vita diversi specialisti che, per usare un idiotismo, tagliano la testa al toro: nel momento in cui il paziente elenca i sintomi, questi, inquadrata la patologia o il semplice disturbo, non ascoltano (e parlo volutamente di ASCOLTARE, perché a sentire siamo capaci tutti) quello che il paziente ha da aggiungere. Esattamente come sta succedendo in questo caso.
Per concludere cito un suo passo:
"Il desiderio di mangiare di solito si manifesta in seguito ad alcune modificazioni metaboliche e fisiologiche che la persona riconosce come "fame" e che, di solito, si presentano dopo che sono trascorse DIVERSE ORE dall'ultimo pasto, mentre la percezione della sazietà si ha dopo alcuni munuti dalla consumazione di un pasto.
Per quanto suddetto, se Lei scrive
<< Ho fatto colazione verso le 8 con una tazza di latte e qualche biscotto, a metà mattinata ho mangiato un pacchetto di cracker e a pranzo del riso in bianco, carne alla piastra e un'insalata. Un'ora dopo il pranzo ho iniziato a sentire fame (passo direttamente alla fase in cui o mangio o mi brontola la pancia, non riesco nemmeno ad avvertire il lieve appetito). Sono dovuta fuggire dalla biblioteca per la troppa fame, mi sono preparata un piatto di pasta in bianco e sono tornata a studiare. La fame non era passata. Ho mangiato un pezzo di focaccia con funghi (quindi appena mezz'ora dopo la pasta). Niente. La fame non è passata. E non passa tutt'ora.>>
è semplice "evincere" una condizione diversa da quella che normalmente dovrebbe essere un'esigenza organica, pur in assenza di uno stato ansioso conclamato!"
Dunque, se Lei asserisce che la fame di solito si presenta dopo diverse ore dall'assunzione dell'ultimo pasto, mi sorge spontanea una domanda: la mia, cos'è? Non capisco il perché di questa Sua affermazione. Di fatto io non percepisco il senso di sazietà, sensazione che sino a poco tempo fa ero in grado di percepire; 23 anni alle spalle sono sufficienti per riconoscere il senso di fame e la sensazione di pienezza: non vivo questo disagio da sempre ma da poco. Quindi, domando scusa, ma non capisco il nesso tra la sua affermazione e il problema in sé.
Le porgo i miei saluti,
R.
Gent. utente,
se ha letto con attenzione il mio articolo, avrà compreso che il peso-forma ottenuto con il calcolo del BMI deve essere sempre confermato da una visita Medico-Dietologica almeno attraverso una valutazione Plicometrica e/o un esame Impedenziometrico.
È semplice poter dire "devo perdere 5 kg"...ma bisogna prima essere sicuri che la percentuale di FAT (Massa Grassa) lo consenta! Spero per Lei che i Colleghi interpellati siano giunti a questa conclusione dopo diagnosi certa della Sua composizione corporea (FAT + FFM + TBW).
(..)Mi ricollego alla dieta Dukan. Non condividendo il regime della dieta, suppongo che Lei non l'abbia mai provata e tanto meno consigliata. Mi chiedo, dunque, come possa asserire che non presenta una rigidità tale da causare "nervoso" e "stress".(..)
Nel nostro lavoro quotidiano non dobbiamo provare un farmaco, così come non dobbiamo seguire una dieta, per conoscerne gli effetti biologici sull'organismo...o mi son perso qualcosa?! (^___^).
(..)Le posso assicurare che non è rigida come dieta, bensì rigidissima: mentre tutte le altre diete permettono un giorno alla settimana in cui poter fare un pasto libero (ad esempio una pizza) questa non ammette sgarri. MAI.(..)
Il giudizio non può essere generalizzato ed è strettamente personale, in quanto si basa su fattori diversi, tra cui l'approccio psicologico (si, esiste anche quello!) ad un determinato regime dietetico, indipendentemente da come sia stato impostato.
(..)Se, seguendo un qualsiasi altro regime alimentare, mi capitasse di mangiare un biscotto, non comprometterei assolutamente il risultato.(..)
È davvero convinta? Provi una qualsiasi dieta proteica o iperproteica, segua un regime dietetico su modello alimentare Mediterraneo e dovrà ricredersi!
(..)Si immagini, Lei, cosa voglia dire accettare un invito a cena e chiedere "Scusami, quant'è la percentuale di grassi della Philadelphia? Perché io posso mangiare solo la Balance, tu hai usato la Light e non mi è concessa." Se tutte queste piccole cose sommate non dovessero portare ad una crisi di nervi, allora da domani stesso riprendo quella dieta.(..)
Vede, è questo uno dei motivi che rendono difficoltosa una dieta (in alcuni soggetti): attenersi a dei "paletti" imposti dalle grammature e/o dalla composizione bromatologica degli alimenti per quantificare al meglio l'introito energetico giornaliero e la giusta ripartizione dei nutrienti!
(..)Volevo sottolineare il fatto che (mi ripeto) ho incontrato nella vita diversi specialisti che, per usare un idiotismo, tagliano la testa al toro: nel momento in cui il paziente elenca i sintomi, questi, inquadrata la patologia o il semplice disturbo, non ascoltano (e parlo volutamente di ASCOLTARE, perché a sentire siamo capaci tutti) quello che il paziente ha da aggiungere. Esattamente come sta succedendo in questo caso.(..)
Nello specifico, mi sembra che La stia ASCOLTANDO abbastanza... A meno che il contraddittorio, giustamente presente in uno scambio di opinioni, non lo scambi per SORDITA'.
(..)Dunque, se Lei asserisce che la fame di solito si presenta dopo diverse ore dall'assunzione dell'ultimo pasto, mi sorge spontanea una domanda: la mia, cos'è?(..)
Infatti, il senso di fame (fame biologica) è avvertito dopo qualche ora dall'assunzione dell'ultimo pasto (spero completo!), mentre Lei riferisce di aver fame subito dopo aver consumato un pasto o un alimento o un altro ancora...e su questo verte il nostro consulto.
(..)Di fatto io non percepisco il senso di sazietà, sensazione che sino a poco tempo fa ero in grado di percepire; 23 anni alle spalle sono sufficienti per riconoscere il senso di fame e la sensazione di pienezza: non vivo questo disagio da sempre ma da poco.(..)
Per questo Le ho suggerito nel mio precedente post "Se poi vogliamo fare un discorso più clinico, dovrebbe effettuare una serie di esami mirati ad escludere patologie, sia sul versante ormonale che su quello metabolico."...per poter escludere una fame "nervosa".
(..)Quindi, domando scusa, ma non capisco il nesso tra la sua affermazione e il problema in sé.(..)
Spero che adesso sia chiaro.
Buon pomeriggio.
Mi piacerebbe, comunque, continuare sulla Sua linea...
Precedentemente ho scritto: Mi ricollego alla dieta Dukan. Non condividendo il regime della dieta, suppongo che Lei non l'abbia mai provata e tanto meno consigliata.
Dottore, questa si chiama retorica.
Precisa Lei: Nel nostro lavoro quotidiano non dobbiamo provare un farmaco, così come non dobbiamo seguire una dieta, per conoscerne gli effetti biologici sull'organismo...o mi son perso qualcosa?! (^___^)
Considerato lo smile e l'ironia nella sua frase, mi conceda di domandarLe: sta scherzando? "Effetti biologici sull'organismo"? Io ho parlato di rigidità, le due cose sono nettamente distinte. E poi, mi consenta, Le sembra che il paragone possa reggere? È palese che i Medici non debbano provare i farmaci prima di prescriverli, non ho mai affermato il contrario.
Ma che c'entra la dieta? Pone le due cose sulla stessa base, forse? Voglio precisare che il mio discorso continua a vertere sulla rigidità della dieta, e dunque la sta "battuta" non è opportuna e decisamente fuori luogo. Diversamente, lo sarebbe se il discorso girasse attorno la sfera dei risultati e degli esiti della dieta.
Non dimentichiamoci che io ho scritto "Come può affermare che è una dieta rigida?", suppongo lo faccia per sentito dire o per letto, e mi piace pensare che Lei non sia solito a prescrivere i farmaci per sentito dire. Quindi, prima di paragonare due cose, assicuriamoci che intercorra realmente un legame, onde evitare questi inconvenienti qui... (^____^)
Scrivo io: Le posso assicurare che non è rigida come dieta, bensì rigidissima: mentre tutte le altre diete permettono un giorno alla settimana in cui poter fare un pasto libero (ad esempio una pizza) questa non ammette sgarri. MAI.
Risponde lei: Il giudizio non può essere generalizzato ed è strettamente personale, in quanto si basa su fattori diversi, tra cui l'approccio psicologico (si, esiste anche quello!) ad un determinato regime dietetico, indipendentemente da come sia stato impostato.
Dunque... nel mio primo post ho scritto che la rigidità della dieta Dukan mi hanno portato ad abbandonarla. Lei ha rettificato, sostenendo che non si tratta di una dieta rigida (mi piace ribadire: ne è convinto?).
Ora, siccome sono certa che si stia parlando di una cosa conosciuta da entrambi, da me perché l'ho provata sulla mia pelle e da Lei... perché non so, avrà letto il libro, avrà partecipato ad un dibattito con i Suoi colleghi o ne avrà sentito parlare al bar, Le domando: Sa, vero, che si tratta di una dieta personalizzata? Glielo hanno detto, questo? Lei, dopo avermi corretto, dopo aver sostenuto che non si tratta di una dieta rigida, esordisce con una frase tipo "Il giudizio è strettamente personale"... AH! Buono a sapersi! Dunque anche lei la pensa come me!
Mi fermo qui.
Accolgo indubbiamente il Suo consiglio, mi rivolgerò al mio medico per sottopormi ad una serie di esami. Ho pensato di chiedere qui un consulto perché disto 700 km da casa ma, date le circostanze, sono certa che chiedere un parere on-line non sia stato il massimo.
La ringrazio per il nostro piacevole dibattito e scambio d'opinioni,
un buon pomeriggio anche a Lei.
Rebecca
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Gentile Dr. Santonocito,
sarei lieta di ricevere la sua opinione.
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Gentile Dr. Marcolongo,
purtroppo non sono contenta delle mie conclusioni. Se non altro, da questo consulto, siamo riusciti a capire solo poche cose:
- forse si, forse no si tratta di fame nervosa;
- non si sa il perché lei sia arrivato a questa conclusione, benché più volte l'abbia domandato.
Questo, per me, si chiama ASCOLTARE e capire le esigenze del paziente.
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Porgo i miei saluti ad entrambi,
Rebecca
Prendendola un po' alla larga e senza focalizzarsi subito sulla fame, mi sembra si possa dire che sia presente una notevole quota di ansia nella sua descrizione. Ad esempio:
>>> A me viene l'ansia solo nel pensare che le persone attorno a me possano sentire la mia pancia brontolare, come spesso mi è capitato>>>
Ansia non tanto perché lei stessa riconosca di essere ansiosa, ma perché il concentrarsi sulle sensazioni corporee e la preoccupazione che altri possano accorgersene sono sintomi ansiosi, sul versante ossessivo.
Nella precedente richiesta in psicologia aveva esordito con:
>>> Sono estremamente perfezionista>>>
Anche il perfezionismo è un modo di esprimersi dell'ossessività. L'ossessività è la tendenza a pre-occuparsi più del dovuto, cioè a prendere precauzioni perché determinati eventi ritenuti sconvenienti, sgradevoli, indesiderati o in certi casi addirittura catastrofici, non si verifichino.
L'ossessività dipende dall'ansia ed è legata a un modello rigido di pensiero-percezione-reazione. Ciò nel suo caso significa probabilmente difficoltà a considerare punti di vista alternativi. L'ossessività si esprime con un ferreo desiderio di controllo, più che con sintomi fisici. Ma sempre ansia è.
Lei in realtà è di poco sovrappeso, ma per lei questo è un problema. Il suo BMI è di 22.77, ossia del tutto regolare dato che la normalità va da 18 a 25 (mi corregga il Dr. Marcolongo se sbaglio). Non esiste un indice FISSO di normalità, come in qualunque parametro medico, ma una GAMMA all'interno della quale si può parlare di normalità. Però lei non riesce a vedere questo fatto, preferisce ascoltare il medico che le dice che "lei è in carne" e stabilire che DEVE perdere 5 o 6 kg.
Altra cosa, siccome ha bisogno di controllo, si sceglie diete rigide, ma è costretta a smetterle dopo 10 gg perché sono troppo rigide. Infatti, come in tutti i tentativi eccessivi di controllo, il controllo si finisce spesso per perderlo...
Inotre sa che finché continua a mangiare non perderà peso, eppure sente sempre fame. Perché? Probabilmente perché ormai è talmente concentrata sulle sensazioni del suo corpo, da evocarsele da sola senza neanche rendersene conto. È lo stesso fenomeno dell'ipocondriaco che ha sempre paura dell'infarto e ha sempre le pulsazioni a 200. S'inizia a fare attenzione a una sensazione e l'attenzione concentrata la rende sempre più reale.
In conclusione, se la mia ipotesi è corretta, finché sarà così rigidamente determinata a volersi controllare, le sarà paradossalmente più difficile proprio controllarsi e perdere quei 5-6 kg "di troppo". Imparando invece a essere meno perfezionista e più flessibile, potrebbe riuscirci. Ma questo ovviamente non potrà ottenerlo da un semplice consulto online.
grazie per la sua interpretazione, l'ho letta con molta attenzione perché, come suppongo abbia appurato dal precedente consulto in psicologia, è una materia alla quale mi sono affacciata con immensa passione e per altri svariati motivi.
Io riconosco di essere una persona ansiosa, ma non credo che questo possa essere in qualche modo collegato con il problema "fame-sazietà".
Mi spiego meglio: nei primi post ho parlato, si, di una condizione di disagio all'interno di una biblioteca nel momento in cui si accende il campanello d'allarme, ma ho omesso che la stessa sensazione di fame mi viene anche quando sono sola, ad esempio, a casa. Non sono suggestionata e tanto meno condizionata dal fatto che tante persone possano sentirmi. E' vero, ho paura di questo, ma la fame mi verrebbe anche se mi trovassi in un deserto di neve completamente abbandonata a me stessa.
Faccio un piccolo esempio: oggi ho deciso di restare a casa a causa di un lieve mal di testa. Io, Dottore, vivo da sola, per cui nessuna paura che qualcuno possa "avvertire" la mia fame. Eppure dopo la solita tazza di latte-cum-biscotti per colazione, dopo la spremuta d'arancia e una fetta di crostata come spuntino, dopo la minestra per pranzo, dopo un thé caldo per merenda e dopo un piatto di patate e polpette per cena io, ora, ho ancora la pancia vuota. Ribadisco quanto detto nei primissimi post: è come se io non avessi mangiato nulla! Ho fame!
Gradisco comunque precisare una cosa, nonostante l'abbia fatto nei primi commenti, ma non voglio che venga dimenticato: non mangio in maniera compulsiva.
Io credo che si sia posta troppo l'attenzione sul fatto che abbia seguito svariate diete e che mi abbiano detto che devo perdere 5 kg circa. Ma allora mi chiedo una cosa: se io avessi chiesto un parere omettendo queste informazioni, le opinioni sarebbero cambiate? Io credo di si, perché qui l'unico problema è che io ho fame, che non mi sento sazia e non lo sono (il corpo manda i segnali, d'altronde), e non che sto seguendo una dieta e non riesco a dimagrire perché di fatto non ne sto seguendo alcuna. Ho anche precisato che solitamente la pancia brontola quando sono occupata a fare altro, quindi io non mi pongo il problema "brontolio di stomaco" sino a quando questo non si presenta. Allora sì, che mi sento a disagio all'interno di una biblioteca! Ma non prima!
Quando ho scritto che sto attenta a quello che mangio e che mi limito, non intendevo asserire che mangio miseramente; intendevo dire che di fronte ad un cheeseburger preferisco una bella insalata ricca, che di fronte ad una lattina di fanta preferisco una spremuta d'arancia.
Non è una condizione psicologica, credo. Il mio stomaco si lamenta perché ha fame!
Quanto al mio lieve sovrappeso, sono del parere che non ci si possa basare solo su un calcolo matematico, ma che ci siano casi e casi. Io, credetemi, sono in carne e lo sono in maniera palese.
Nel caso avesse altre considerazioni, per cortesia, non esiti a rispondere.
Buona serata,
Rebecca
Le considerazioni sono le stesse, nel senso che quanto aggiunge conferma il mio parere.
Lei appare una persona molto attenta ai dettagli e alle precisazioni, preoccupata di dare un senso a ciò che le succede e che l'esperto al quale rivolge le domande capisca bene quello che vuole dire. Cose anormali? Di per sé no, ma in clinica la normalità è spesso questione di sfumature, di quantità oltre che di qualità.
>>> Non è una condizione psicologica, credo. Il mio stomaco si lamenta perché ha fame!>>>
Può darsi che abbia ragione lei. Può darsi che ci sia qualcosa di organico alla base del problema. È chiaro che nessun parere a distanza può essere esaustivo e se ha bisogno di aiuto *vero* è solo di persona che potrà e dovrà ottenerlo.
D'altra parte, il livello di ossessività piuttosto alto che sembra esprimere potrebbe bastare a spiegare il suo disagio. Dicendo questo mi baso sull'esperienza di tanti casi sovrapponibili al suo.
Non è il suo stomaco che si lamenta perché ha fame, è lei che, prestandoci ossessivamente attenzione, non riesce a eliminare tale sensazione dal campo di coscienza.
Quando s'inizia a mangiare un po' meno, anche senza parlare di dieta è NORMALE all'inizio sentire lo stomaco che brontola. Dopo un po' però non ci si fa più caso e non lo si sente più. Quando in seguito l'organismo si abitua all'introito ridotto di calorie, se ne fa una ragione e non brontola più.
Ma fissandosi di continuo sullo stomaco che brontola non riuscirà a ridurre il suo fabbisogno nemmeno di una caloria, perché dato che il brontolio le riesce insopportabile, tenderà a compensare mangiando di più. E ovviamente il brontolio non cessa, perché in senso evoluzionista i nostri corpi sono programmati per farci mangiare tendenzialmente di più che di meno.
So bene che la mia spiegazione le riesce difficile da accettare completamente; del resto non ha posto la domanda in psicologia o psichiatria, segno che lei per prima non è disposta a prendere in considerazione un'ipotesi psicologica, malgrado dichiari di tenere molto in conto questa materia.
La psicologia spiega sempre meglio le cose degli altri ;)
non posso considerarmi d'accordo con quanto scrive.
Non ho postato la domanda in psicologia e tanto meno in psichiatria perché in prima persona vivo il mio disagio e mi creda, se c'è una cosa di cui sono certa è che non è di natura psicologica.
Gli specialisti nella sua materia (non so se questo sia il suo caso) tendono a focalizzare qualsiasi tipo di disturbo nella sfera psicologica.
Quando mi sono state diagnosticate le extrasitole, la mia vicina di casa, una psicologa, affermò che quanto sentivo in realtà era una espressione di disagio interiore che si manifestava con questi picchi d'ansia caratterizzati da una forte e particolare tachicardia. Più volte le feci presente che no, non era così, che c'era realmente qualcosa che non andava e che era il cuore a giocare brutti scherzi. Nossignore, per lei mi suggestionavo a tal punto da "immaginare" questi particolari battiti.
Mi armai di buona pazienza e iniziai a fare ricerche su ricerche, per poi diagnosticarmi da sola un'aritmia cardiaca, chiamata proprio extrasistole. Prenotai una visita cardiologica e un'elettrocardiogramma e aspettai che fosse il cardiologo a fare la diagnosi, senza parlargli del fatto che, molto probabilmente, ero giunta da sola alla conclusione. Risultato? Extrasistole ventricolare.
Dall'esterno può sembrare semplici dare una propria opinione, ma quello che non smetterò mai di dire è che un paziente, in primis, va ascoltato. Il suo parere è che sia una condizione psicologica, è probabile che un medico specializzato nelle scienze dell'alimentazione la pensi diversamente da lei e che una persona che ha condotto i suoi stessi studi in psicologia e/o psichiatria appoggi l'altro medico e non lei.
Tutta l'analisi che fa della mia persona, per carità, può avere un fondo di verità ma non ha alcun tipo di nesso con questo problema, ne sono certa e farò di tutto per riuscire a venirne a capo, anche da sola. Non sarebbe la prima volta, dopotutto.
"Lei appare una persona molto attenta ai dettagli e alle precisazioni, preoccupata di dare un senso a ciò che le succede e che l'esperto al quale rivolge le domande capisca bene quello che vuole dire."
E potete farmene una colpa? Come ho scritto nei precedenti post, ho quasi sempre avuto a che fare con medici incompetenti. Medico buono o buon medico? Riflettete su questa domanda. E sarei curiosa di sapere quale pazienze, lamentando determinati sintomi, se ne infischierebbe altamente.
Dottore, il minimo che pretendo è sapere il perché di questo problema. Quindi si, sono attenta ai dettagli come è giusto che sia e sono molto, molto preoccupata di dare un senso a quello che mi succede ed ESIGO che l'esperto capisca quello che voglio dire, altrimenti ha sbagliato mestiere.
Sa, all'età di 23 anni mi ritrovo con extrasistole ventricolari, con una tiroidite linfocitaria, con la sindrome di Osgood Schlatter, con il fenomeno di Raynaud, e pensi un po', con un'altissima percentuale che si manifesti il Lupus o la Sclerodermia e sa perché?
Perché il mio medico mi prescrisse anni fa la pillola anticoncezionale per far fronte ad un problema alla pelle, e data un'anomalia al sangue (di cui nessuno sa dire niente, perché i medici non capiscono di cosa si tratti - e ci arriverò da sola prima o poi) la botta di ormoni della pillola potrebbe in un futuro vicino o lontano, scatenare una di queste malattie (tra l'altro conosciute perché ci sono casi in famiglia).
Ecco, questo è il motivo per il quale ascolto il mio corpo e i segnali che mi manda. E posso assicurare a lei, e a chiunque altro stia leggendo questo consulto senza intervenire, che io ho qualcosa che non va e che il mio Io c'entra meno di zero.
"D'altra parte, il livello di ossessività piuttosto alto che sembra esprimere potrebbe bastare a spiegare il suo disagio. Dicendo questo mi baso sull'esperienza di tanti casi sovrapponibili al suo."
Non sono ossessionata! Siamo all'interno di un sito in cui si parla di sintomi e/o quant'altro, è palese che all'interno di questa discussione (creata da me per avere delucidazioni) io abbia citato decine di volte i termini "fame" e "sazietà", tanto più se ci si limita a dare pareri perché si è studiata quella determinata cosa.
Mi è stato detto che si trattava di fame nervosa. Lei ha capito il perché? No? Nemmeno io!
Non posso certo mettermi a parlare di quanto è bello il mondo. Le pare?
Non ci si può basare sull'esperienza di tanti altri casi. È poco professionale.
Se io, medico, dovessi prescrivere una cura ad una persona alla quale, lamentando determinati sintomi, venisse diagnosticata la malattia da reflusso gastrico, e poi qualche giorno dopo un'altro paziente dovesse manifestare dolore allo sterno, fastidio all'altezza delle scapole, dello stomaco e dell'addome (tutti sintomi in comune alla malattia sopra citata) sarebbe inopportuno basarmi sulle altre esperienze e diagnosticare l'ennesima malattia da reflusso gastrico. E se invece fosse infarto miocardico?
Ogni paziente ha la sua storia, la sua familiarità, i suoi sintomi. Ogni caso la la sua serietà, la sua svolta e la sua verità.
Con questo chiudo la discussione, continuerò la mia ricerca da sola.
Quando qualcuno sarà in grado di andare oltre i "sentito dire", vi informerò circa la scoperta.
Una buona serata,
Rebecca
pare che lei abbia già tutte le risposte alle sue domande, quindi, siamo convinti che questo servizio non le potrà mai essere utile.
Notiamo inoltre, che ha già ricevuto più di una risposta ai suoi numerosi quesiti, tra l'altro, quesiti poco pertinenti con lo scopo di questo servizio.
Per questo motivo, prima di richiedere un nuovo consulto, le consigliamo vivamente di leggere la guida ai consulti a questo indirizzo (https://www.medicitalia.it/consulti/linee-guida-consulto-online/).
Le ricordiamo infine che i medici non hanno nessun obbligo di risposta ma partecipano al forum in modo volontario e gratuito compatibilmente al loro lavoro.
Cordiali saluti
staff@medicitalia.it
Se interpella degli esperti e poi rifiuta ciò che le viene detto, lei non sta cercando informazioni, sta cercando conferme.
>>> farò di tutto per riuscire a venirne a capo, anche da sola. Non sarebbe la prima volta, dopotutto.
>>>
Perfetto, allora legga questo con attenzione, facendo finta che il suo sia davvero un problema psicologico:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html
>>> il minimo che pretendo è sapere il perché di questo problema [...] ed ESIGO che l'esperto capisca quello che voglio dire, altrimenti ha sbagliato mestiere.
>>>
Mi perdoni, ma lei non è nella condizione di PRETENDERE, tantomeno ESIGERE alcunché da questo servizio, prestato in forma gratuita da professionisti che si presentano con nome e cognome.
L'unica cosa che può pretendere, ma da se stessa, è farsi visitare DI PERSONA perché come già detto nessun parere può essere esaustivo a distanza. Figuriamoci ESIGERLO.
Lei deve abbassare le sue aspettative e vedrà che le cose le diventeranno più facili. In generale.
Oppure può continuare a impuntarsi se preferisce, così se non altro troverà conferme a ciò di cui già è convinta. È questo che vuole?
>>> posso assicurare a lei, e a chiunque altro stia leggendo questo consulto senza intervenire, che io ho qualcosa che non va e che il mio Io c'entra meno di zero.
>>>
Che lei abbia qualcosa che non va mi pare abbastanza evidente, ma nessuno le sta dicendo che il problema starebbe nel suo "Io". Questo indica solo quanto poco lei sappia di psicologia, malgrado le "letture" a cui si sarebbe dedicata.
>>> Non ci si può basare sull'esperienza di tanti altri casi. E' poco professionale.
>>>
Non solo è CERTAMENTE professionale, è SCIENTIFICO.
Dovendo usare un farmaco, preferirebbe che fosse già stato SPERIMENTATO molte volte prima di vederselo somministrare, oppure preferirebbe fare da prima cavia sperando che tutto vada bene?
Dovendo ricevere una diagnosi, preferirebbe che a fargliela fosse qualcuno che ha già visto casi simili al suo, o qualcuno che si trova di fronte a un problema nuovo?
Poi è chiaro che il clinico ha ben presente la differenza fra fattori comuni e individuali.
Ma se c'è una cosa che merita l'appellativo di "scientifico" è proprio la RIPETIBILITÀ di un fenomeno. Perciò, come ho precisato chiaramente, può darsi che lei non abbia niente di psicologico, ma basandosi sulla propria esperienza professionale qualsiasi psicologo, leggendo il suo racconto da qui, le direbbe cose simili a quelle che le ho detto io. Si tratta di IPOTESI, non certezze. Glielo ripeto, perché lei sembra una di quelle persone che non riesce a tollerare l'incertezza.
In conclusione se questo servizio a cui ha posto domande aspettandosi di ricevere non risposte, ma conferme a ciò che già credeva di sapere, non la soddisfa, non deve fare altro che smettere di usarlo.
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