Artrite reumatoide, informazioni sulle possibili terapie

Salve a tutti,
mio padre ha quasi 61 anni e, da qualche mese, ha scoperto di essere affetto da artrite reumatoide. Nel suo caso, le manifestazioni della malattia, purtroppo come avviene nei rari casi in cui essa si manifesta dopo i 60 anni, sono abbastanza acute nel senso che esse sono distribuite su quasi tutte le articolazioni piuttosto che su una (o un paio) in particolare.

Sappiamo che la medicina ufficiale prevede una terapia che può solo rallentare il decorso clinico della malattia e, di conseguenza, rallentare l'evoluzione del danno anatomico alle articolazioni. Sappiamo, inoltre, che la terapia ufficiale è a base di farmaci quali d-penicillamina, sulfalazina, immunosoppressori (Methotrexzate, Ciclosporina A, Arava) e,
per i casi in cui le cure tradizionali hanno fallito, farmaci biologici o Anti tumor necrosis factor (TNFa). Da quello che ci dice la medicina ufficiale tali farmaci sono molto potenti ma altrettanto pesanti per fegato e reni (insomma possono avere tutta una serie di effetti collaterali da non sottovalutare).

Ora la mia domanda riguarda uno specialista "privato" (di cui
non faccio il nome per ovvie ragioni di rispetto della privacy) che mio padre ha consultato qualche giorno fa e che sembrerebbe adottare una terapia (vincente) con zero effetti collaterali perché basata su un approccio totalmente opposto a quello della medicina ufficiale. Ovvero, si tratterebbe di usare opportuni composti vitaminici (per usare parole dello stesso specialista, "…con altissime dosi di vitamina C…") per, detto da ignorante, ristabilire e rinvigorire il sistema immunitario (piuttosto che
"addormentarlo" come nel caso della terapia ufficiale) e arrestare il decorso della malattia.

Come si può ben comprendere, essendo io uno studioso (sono ricercatore e docente di vari corsi al Dip. di Informatica dell'Univ. dell'Aquila), sono un pochino scettico verso questa terapia non convenzionale. Pur non essendo un medico, con tutta umiltà, mi sembra strano che ci possa essere da un lato un medico che abbia individuato una terapia valida in un alto numero di casi e con zero effetti collaterali (perché si tratta
essenzialmente di farmaci a base di vitamine) e dall'altro nessuna notizia di questo tipo di terapie alternative in quello che è il panorama della medicina ufficiale che è largamente riconosciuta nella comunità scientifica.

A questo punto mi chiedo se sono io che, da ignorante in materia, non avevo mai sentito parlare di tali terapie alternative che, invece,potrebbero essere ragionevoli o se c'è veramente da essere un po’ scettici in quanto, magari, si tratta di terapie che potrebbero andare bene solo per casi lievi di, e.g., artrosi piuttosto che per casi piuttosto gravi di artrite reumatoide.

Siccome sono piuttosto preoccupato per mio padre e vorrei al più presto iniziare una terapia per la sua malattia (so
che quanto prima si attacca l'artrite reumatoide e altrettanto più alte sono le probabilità di curarla/arrestarla/rallentarla) mi sono permesso di chiedere con quasto messaggio un parere sulla questione. Da un lato, si capisce bene che, per un ignorante, la speranza di intraprendere una terapia con effetti collaterali zero è una tentazione forte. Dall'altro lato, razionalizzando, si ha la paura di stare a perdere tempo e, quindi,
di rendere la situazione più grave di quello che è ora.

C'è qualche medico iscritto che può dirmi cosa pensa di questa terapia alternativa? Mi consiglierebbe di
ignorarla e muovermi verso la terapia ufficiale? C'e' qualche medico iscritto che aveva mai sentito parlare
di terapie alternative a quella ufficiale?

Con mia enorme gratitudine,
nella speranza che qualcuno possa rispondere,
invio i mie più cordiali saluti e mi scuso per la lunghezza del messaggio.
[#1]
Dr. Pier Francesco Leucci Reumatologo 131 7
Buonasera,
faccia attenzione perchè di terapie "NON UFFICIALI" ne circolano tante, quindi non si capisce perchè si deve utilizzare queste piuttosto che i trattamenti oramai ben studiati, standardizzati e sicuramente efficaci.
Anzi, attualmente, proprio nelle forme aggressive i farmaci "biologici" rappresentano un'arma spesso eccezionale e soprattutto "STUDIATA" e validata. Lei, come ricercatore, saprà quanto è importante che uno studio sia "validato".
Il mio consiglio è di rivolgersi ad una struttura autorizzata alla prescrizione dei farmaci "biologici" (ex Antares) che stabilisca l'opportunità terapeutica adeguata a suo padre.
Cordiali saluti

Pier Francesco Leucci
Specialista REUMATOLOGO
Già Coordinatore Responsabile Reumatologia per l'AUSL LE - LECCE -

[#2]
Utente
Utente
grazie mille per l'attenzione, risposta utile e chiarificatrice
[#3]
Dr. Giuseppe Germanò Reumatologo 175 4
volevo completare quanto detto dal caro collega.

1) c'è già parecchia disinformazione nell'ambito delle malattie reumatiche in genere che coinvolge in modo trasversale i medici (non reumatologi) ed i pazienti. Ciò comporta sovente un ritardo medio della diagnosi (che oggi per l'artrite reumatoide deve avvenire entro i 3 mesi dall'esordio) con ritardo dell'approccio terapeutico e conseguente insorgenza di danni irreversibili. Tanto precoce è la terapia tanto migliore sarà l'esito della terapia e quindi la qualità della vita. Pertanto al fine di evitare un approccio non corretto verso qualsiasi malattia reumatica è sempre consigliato rivolgersi presso un reumatologo esperto non appena insorgono i primi sintomi.
2)Come correttamente accennato dal collega, i farmaci utilizzati nell'ambito delle malattie reumatiche (nel nostro caso nell'artrite reumatoide) sono frutto di ricerca pluridecennale, studi controllati, protocolli sperimentali, esperienza continua ed evolutiva, confronti scientifici, prove scientfiche intese nel mero senso di tale parola. Ergo sono ben valutati non solo i benefici ma anche gli effetti collaterali di tutti i farmaci.Inoltre ogni medico è tenuto a considerare il rapporto rischio/beneficio tutte le volte che prescrive un farmaco. Nel caso dell'artrite reumatoide esistono criteri adatti a ponderare l'appropiatezza dell'uso di determinati farmaci di fondo, in monoterapia o in associazione, nonchè l'uso dei recenti farmaci biologici (per altro in continuo sviluppo). Tutti si attengono a semplici linee guida che impongono uno screening prima della terapia scelta ed un monitoraggio clinico e di laboratorio durante la stessa, al fine di valutare gli eventuali effetti avversi.Occorre anche dire che tutti i farmaci antireumatici sono stati valutati in diversi studi metanalitici e molte paure sono state sfatate, soprattutto riguardo all'anziano, circa l'incidenza di effetti collaterali. In futuro grazie agli studi sul polimorfismo genetico avremo modo di capire in anticipo le probabilità di successo di specifici farmaci in base alla genetica individuale, evitando gli effetti avversi individuali e consentendo a priori di sapere quale sarà il farmaco ideale per ogni individuo.
3) farmaci alternativi e/o le vitamine stesse possono determinare interazioni farmacologiche e reazioni tossiche analoghe, se non superiori a molti farmaci. E' necessario a tale proposito chiarire che tutto ciò che si introduce a scopo terapeutico è comunque considerato farmaco(compreso la vitamina C che il farmacista spesso consiglia per il raffreddore). Lo stesso ossigeno somministrato ad esempio ad un soggetto asmatico è un farmaco capace di dar luogo ad effetti collaterali gravi, talora mortali, se non opportunamente dosato. Eppure è un gas vitale, "naturale", che tuttavia può comportarsi da elemento tossico mortale. Dimentichiamo ad esempio che molte erbe, solo per il fatto di essere promosse con parvenze naturalistiche, sono alla base della farmacologia con tanto di effetti tossici mortali, alla stregua dei farmaci "sintetici".
4)Le malattie reumatiche hanno un'incidenza e prevalenza mondiale superiore alle malattie cardiovascolari. Possono essere altamente invalidanti e determinare una morte precoce, alla stregua delle stesse malattie cardiovascolari e delle stesse neoplasie (la filosofia della diagnosi precoce infatti ha la medesima valenza).
4) se suo padre, per esempio, fosse affetto da cardiopatia ischemica, oppure se gli fosse stata diagnosticata una neoplasia in fase iniziale, lei accetterebbe il rischio di affrontare terapie alternative e non ufficiali?

spero di essere stato utile.

Giuseppe Germanò

[#4]
Utente
Utente
grazie immensamente per l'approfondimento, la sua risposta è stata molto utile
[#5]
Dr. Riccardo Ferrero Leone Perfezionato in medicine non convenzionali, Medico di medicina generale 1.5k 79
Gentile Utente,
a margine del parere dei colleghi reumatologi le rivolgo alcune mie valutazioni in merito alla sua richiesta perchè impegnato nello studio delle discipline di medicina non convenzionale da molti anni.
Diagnosi certa ed indicazione della relativa terapia riconosciuta ufficialmente devono essere due momenti imprescindibili della metodologia clinica che è bagaglio di ogni medico; tutti i pazienti devono essere sottoposti a questa prassi.
In numerose occasioni le discipline di m.n.c. possono egregiamente integrare i trattamenti di medicina ufficiale in sinergia terapeutica e per ridurre drasticamente gli effetti collaterali spiacevoli dei farmaci di fondo (veda a tal proposito uno dei tanti esempi disponibili di integrazione tra terapia oncologica e medicina omeopatica: http://www.senosalvo.com/oss11.htm )
Un collega esperto in queste dicipline (rifugga da chi promette trattamenti miracolistici a meno che non abbia avuto contatti diretti con pazienti affetti dalla stessa patologia di suo padre e che ne abbiano tratto vantaggi indiscutibili) potrà supportare in integrazione l'iter terapeutico futuro ed intervenire primariamente solo qualora la terapia ufficiale non dovesse dare gli esiti desiderati (per quanto tutti i farmaci indicati nell'artite reumatoide siano sperimentati e validati non sono risolutivi nella totalità dei casi).
Cordialmente.

Dr. Riccardo Ferrero Leone
Nutrizione clinica - Omeopatia - Omotossicologia
www.leonelifestyle.com

[#6]
Dr. Giuseppe Germanò Reumatologo 175 4
Mi dispiace dover dissentire dal collega Ferrero. Anzi lo ringrazio in quanto mi dà lo spunto per scrivere alcune cose.
L'artrite reumatoide è una malattia seria. I costi socio-sanitari annuali sono attualmente intorno ai 10 miliardi di euro, solo in Italia! Una cifra enorme se consideriamo che ne sono colpiti mediamente 5 persone su 1000! Tali costi si sono ridotti nei luoghi in cui la diagnosi avviene correttamente in tempi brevi, laddove si inizia immediatamente la terapia e tutto l'iter socio-riabilitativo previsto per i pazienti più gravi. Una volta posta la diagnosi è possibile infatti classificare la malattia. La conoscenza dei fattori di predittività della malattia consente oggi al reumatologo di individuare e stabilire quale potrà essere il grado di aggressività dell'artrite nel tempo e quale potrebbe essere lo schema terapeutico ideale. evitando cosi errori di valutazione che postano all'ipertrattamento o ipotrattamento farmacologico, con tutti i danni che ne conseguono. In considerazione di ciò gli strumenti terapeutici dello specialista sono ampiamente validi, considerando i tradizionali farmaci di fondo e quando opportuno, i nuovi (ed oggi ve ne sono davvero tanti disponibili).

Nell'opinione generale, una volta per tutte, occorre smetterla di enfatizzare l'antico mito popolare che le malattie reumatiche non si curano. Questo mito è reale solo quando chi afferma ciò non conosce tali malattie! D'altro canto è possibile una sottostima delle malattie reumatiche, sia perchè alcune di esse sono relativamente poco frequenti, sia perchè l'attuale classificazione ne prevede oltre 100 differenti per sindromi, segni e terapia.

Se per "non risolutivo" si intende che di artrite reumatoide oggi non si guarisce mai, ciò è vero. Ma se per "non risolutivo" si intende che i farmaci oggi disponibili non consentono la regressione della malattia e l'arresto dell'evoluzione della stessa, ciò è totalmente falso. Sebbene è possbile che ancora oggi alcuni pazienti per vari motivi non rispondono adeguatamente alle terapie, è pur vero che è possibile tentarne sempre di nuove, individuando la combinazione giusta. Come detto nella prima mia risposta precedente, nei futuri 30 anni lo studio del polimorfismo genetico, applicato alla farmacologia, consentirà a priori di personalizzare la terapia ad ogni paziente, in base alla loro predisposzione genetica nei confronti dell'evoluzione della malattia e della risposta verso specifiche molecole, senza rischi di effetti collaterali e perdita di tempo. Sapremo a priori a quale terapia il paziente risponderà meglio, se è il caso di utilizzare farmaci in monoterapia o in combinazione tra di essi, e soprattutto sapremo il grado di tolleranza farmacologica individuale. Ciò perchè il comportamento del nostro organismo è codificato geneticamente, così come la risposta verso le malattie e verso gli stessi farmaci.

Ribadisco ancora una volta il concetto che il ruolo fondamentale necessario alla cura dell'artrite è l'informazione del paziente, la sensibilizzazione e la collaborazione dei medici di famiglia, i quali di fronte ai primissimi segni precoci della malattia hanno il dovere di inviare il paziente presso il reumatologo. Cosi come fanno per tutte le malattie complesse. Non esistono medici oggi che non inviano dallo specialista un paziente con gravi problematiche cardiovascolari, neurologiche o ancora peggio oncologiche, no? Nella stragrande maggioranza dei casi, nell'ambulatorio reumatogico giungono pazienti che prima hanno girovagato presso fisiatri ed ortopedici, quando va bene. Perchè accade ancora tutto ciò? Forse perchè di reumatologi siamo in pochi. forse perche il mondo sanitrio è poco sensibile al problema. O forse perchè probabilmente nemmeno gli avvocati sanno dell'esistenza delle malattie reumatiche?
Il primo passo per il successo della terapia ed una qualità, normale o quasi, della vita del paziente è la diagnosi precoce dell'artrite reumatoide. Ritardare la diagnosi (mediamente in Ialia il ritardo diagnostico varia dai 6 mesi ai 2 anni!!) significa consolidare e promuovere ulteriormente l'evoluzione della malattia, il danno sistemico articolare e d'organo, l'incremento dei costi sanitari e familiari.
La ricerca scientifica reumatologica oggi ha compiuto passi notevoli. Attraverso l'ingegneria biomolecolare e le nuove conoscenze nel campo genetico/immunologico, è possibile oggi sostenere che la vita dei pazienti affetti da artrite reumatoide potrà essere quella di una persona normale. Cosa impensabile fino a 10 anni fa, quando le prospettive terapeutiche si limitavano a pochi farmaci disponibili.
Il successo terapeutico si basa inoltre sul follow-up del paziente. Esso prevede l'applicazione "globalizzata" dei criteri di valutazione inerenti l'eventuale regressione o evoluzione della malattia, il successo della terapia, la stima statistica omogenea di ciò che è stato e di ciò che sarà(è auspicabile cioè che ogni reumatologo usi lo stesso metodo e lo stesso linguaggio codificato, elaborando i dati clinici, allo stesso modo a New-York come a Canicattì). Tale metodo di valutazione si ottiene attraverso l'esame clinico, esami diagnostici strumentali (dalla radiologia tradizionale, all'ecografia articolare,alla RMN), ed esami di laboratorio mirati. Sono per altro gli stessi strumenti che consentono al reumatologo di vedere "al microscopio" l'embrione della malattia, prima cioè che essa si conclami con i tipici segni irreversibili o prima che essa diventi ulteriormente invalidante.

Chiedo scusa se ho divagato circa le reali necessità che l'utente richede, fermo restando che l'auspicio è che Artrite o non Artrite la valutazione e la terapia deve essere stabilita sempre dallo specialista.

corsdialmente
G.G.
[#7]
Dr. Riccardo Ferrero Leone Perfezionato in medicine non convenzionali, Medico di medicina generale 1.5k 79
Grato al collega Germanò per il suo ulteriore contributo al fine di offrire all'Utente la panoramica più vasta possibile per il corretto approccio alla malattia in questione, aggiungo che ne condivido il contenuto e non trovo nelle sue parole alcun elemento di dissenso con quanto da me esposto.
A conferma di ciò ricordo che la richiesta dell'Utente si rivolgeva alla possibilità di seguire a diagnosi accertata una non ben definita terapia vitaminica che ho vivamente sconsigliato suggerendo l'opportunità di un approccio integrato nella sfortunata ipotesi in cui il paziente non dovesse rispondere alla terapia ufficiale e sicuramente come sostegno per eventuali effetti collaterali spiacevoli dalla stessa, riportando a tale riguardo un esempio per me emblematico dell'importanza di tali sinergie http://www.senosalvo.com/oss11.htm .
La stessa Reumatologia nelle parole del collega Germanò ritiene infatti "...possibile che ancora oggi alcuni pazienti per vari motivi non rispondono adeguatamente alle terapie, è pur vero che è possibile tentarne sempre di nuove, individuando la combinazione giusta.....nei futuri 30 anni lo studio del polimorfismo genetico, applicato alla farmacologia..." .
E' doveroso a mio avviso adoperarsi per tutti questi pazienti in difficoltà oggi e nell'attesa dei progressi della ricerca nei prossimi 30 anni.
Con l'augurio sentito per ogni paziente,
che suo padre possa rimettersi in pieno ed al più presto.
Cordialmente.
[#8]
Dr. Pier Francesco Leucci Reumatologo 131 7
SCUSATE ma le risposte ritengo stiano diventando polemiche e fuorvianti per i Pazienti. Il nostro obiettivo in questo forum è quello di agevolare i Pazienti verso la soluzione più chiara e più efficace, pertanto penso possa riassumersi in questo modo l'indicazione per l'utente 66888:
1) è necessario che venga effettuata SUBITO una corretta diagnosi
2) si deve valutare l'aggressività di malattia
3) un REUMATOLOGO deve stabilire la terapia da seguire e valutare nel tempo la sua efficacia e l'eventuale necessità di associare più farmaci "di fondo" (DMARDs).
Eventuali associazioni con integratori non dovranno considerarsi come ALTERNATIVE ma al massimo come un semplice affiancamento da decidere con un nutrizionista e comunque SEMPRE valutati dal Reumatologo che segue il Paziente.
Utile, tuttavia, la prosecuzione in area riservata, tra Colleghi.
Cari saluti.
Pierfrancesco
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