Dilemma radioterapia
Buongiorno,
dopo una storia di PSA oscillante tra 6 e 7 e una RMN che ha rilevato un nodulo di diametro max 14 mm su un lobo, tramite biopsia mi e stato diagnosticato un tumore prostatico con Gleason score 7 (3+4) con il 40% di grado 4. Devo scegliere fra un intervento di prostatectomia radicale in laparoscopia robotica eseguito da un chirurgo di ottima reputazione e la radioterapia eseguita in un centro altrettanto valido ed affidabile.
Sono stato visitato da più di un urologo e tutti, incluso il mio medico di base, mi consigliano la chirurgia per due ragioni principali: la possibilità di effettuare una radioterapia di salvataggio in caso di recidiva (mentre il contrario mi dicono essere impossibile) e il rischio di effetti collaterali a lungo termine della radioterapia (data la mia età di 54 anni).
Tuttavia, per scrupolo ho voluto fare una visita dal responsabile, assai stimato, della radioterapia di uno dei centri di oncologia più avanzati. Ho così scoperto opinioni assai diverse da quelle degli urologi: risulta che l’efficacia oncologica è del tutto equivalente alla chirurgia radicale, il rischio di effetti collaterali a lungo termine è meno grave (si hanno meno effetti a livello urinario e andrologico, ovviamente nessun rischio operatorio, ma rischio a lungo termine di seri problemi al retto nel 2% dei casi), soprattutto mi ha sorpreso l’affermazione che la chirurgia dopo la radioterapia è possibile anche se richiede una destrezza particolare e alcuni (anche se pochi) chirurghi la praticano, così come, all'inverso, solo alcuni centri fanno la radioterapia dopo l’intervento chirurgico. Inoltre l’aumento di rischio di tumori indotti dalle radiazioni a lungo termine è reale ma limitato ad appena l’uno per mille, cioè pari al rischio di morte a causa dell’operazione.
Insomma ognuno mi raccomanda senza dubbio la propria tecnica terapeutica, lasciandomi un’incertezza angosciosa. Ho vissuto il caso di mio padre che con la radioterapia è guarito e non ha avuto alcun effetto collaterale a distanza di 12 anni (però il suo Gleason score era 5, con PSA 22). Perciò mi chiedo perché la radioterapia sia avversata generalmente dagli urologi, non può essere solo il ricordo di esperienze negative fatte in passato con tecnologie lontane dall’attuale.
In particolare, non mi lascia tranquillo l’idea che in caso di recidiva potrei avere poche possibilità di intervento e comunque che la chirurgia di salvataggio sarebbe difficile e devastante. Forse l’inverso (RT dopo la chirurgia) avrebbe effetti meno deleteri?
Inoltre la casistica sugli effetti collaterali è così netta, cioè il 2% subisce gravi lesioni al retto (mi ha parlato dell’eventualità di intervenire chirurgicamente ma con conseguenze piuttosto serie) e il rimanente 88% sta benissimo, oppure c’è una maggiore gradualità di casi intermedi anche a lunghissimo termine?
Grazie
dopo una storia di PSA oscillante tra 6 e 7 e una RMN che ha rilevato un nodulo di diametro max 14 mm su un lobo, tramite biopsia mi e stato diagnosticato un tumore prostatico con Gleason score 7 (3+4) con il 40% di grado 4. Devo scegliere fra un intervento di prostatectomia radicale in laparoscopia robotica eseguito da un chirurgo di ottima reputazione e la radioterapia eseguita in un centro altrettanto valido ed affidabile.
Sono stato visitato da più di un urologo e tutti, incluso il mio medico di base, mi consigliano la chirurgia per due ragioni principali: la possibilità di effettuare una radioterapia di salvataggio in caso di recidiva (mentre il contrario mi dicono essere impossibile) e il rischio di effetti collaterali a lungo termine della radioterapia (data la mia età di 54 anni).
Tuttavia, per scrupolo ho voluto fare una visita dal responsabile, assai stimato, della radioterapia di uno dei centri di oncologia più avanzati. Ho così scoperto opinioni assai diverse da quelle degli urologi: risulta che l’efficacia oncologica è del tutto equivalente alla chirurgia radicale, il rischio di effetti collaterali a lungo termine è meno grave (si hanno meno effetti a livello urinario e andrologico, ovviamente nessun rischio operatorio, ma rischio a lungo termine di seri problemi al retto nel 2% dei casi), soprattutto mi ha sorpreso l’affermazione che la chirurgia dopo la radioterapia è possibile anche se richiede una destrezza particolare e alcuni (anche se pochi) chirurghi la praticano, così come, all'inverso, solo alcuni centri fanno la radioterapia dopo l’intervento chirurgico. Inoltre l’aumento di rischio di tumori indotti dalle radiazioni a lungo termine è reale ma limitato ad appena l’uno per mille, cioè pari al rischio di morte a causa dell’operazione.
Insomma ognuno mi raccomanda senza dubbio la propria tecnica terapeutica, lasciandomi un’incertezza angosciosa. Ho vissuto il caso di mio padre che con la radioterapia è guarito e non ha avuto alcun effetto collaterale a distanza di 12 anni (però il suo Gleason score era 5, con PSA 22). Perciò mi chiedo perché la radioterapia sia avversata generalmente dagli urologi, non può essere solo il ricordo di esperienze negative fatte in passato con tecnologie lontane dall’attuale.
In particolare, non mi lascia tranquillo l’idea che in caso di recidiva potrei avere poche possibilità di intervento e comunque che la chirurgia di salvataggio sarebbe difficile e devastante. Forse l’inverso (RT dopo la chirurgia) avrebbe effetti meno deleteri?
Inoltre la casistica sugli effetti collaterali è così netta, cioè il 2% subisce gravi lesioni al retto (mi ha parlato dell’eventualità di intervenire chirurgicamente ma con conseguenze piuttosto serie) e il rimanente 88% sta benissimo, oppure c’è una maggiore gradualità di casi intermedi anche a lunghissimo termine?
Grazie
[#1]
Carissimo,
Pare che lei abbia sentito uno stimato e preparato collega in radioterapia in quanto personalmente Sottoscrivo tutto quanto lei mi pare abbia acquisito e qui riferito dal consulto.
Quello che lei vive è' il consueto dilemma di tanti pazienti affetti da carcinoma della prostata clinicamente localizzato . Ogni specialista tesse le Lodi del proprio approccio (e qui è' tutto nella norma) ma spesso eccede (quasi sempre non volontariamente ma per entusiasmo verso la propria arma a disposizione ) sui potenziali effetti collaterali della disciplina in competizione o che non si conosce. La scelta, ricade su di lei. Deve sentire le diverse campane, documentarsi come sta egregiamente facendo e poi prendere una decisione.
Quello che posso aggiungerle e'che:
1) sebbene per l'età inferiore ai 65 anni, in Italia ed in molti paesi europei viene prediletto il bisturi,
nel mondo anglosassone le due scelte nel suo caso vengono proposte in modo sovrapponibile.
2)la radioterapia Oncologica moderna è' migliorata con i decenni. Ora siamo in grado di colpire l'organo con precisione risparmiando i tessuti sani come il retto e una buona parte di vescica (trattamenti ad intensità modulata o IMRT). Possiamo vedere con precisione come viene effettuato il trattamentio con la possibilità di avere una precisione millimetrica (trattamento guidato dalle immagini o IGRT ).
Cari saluti e buona scelta
Pare che lei abbia sentito uno stimato e preparato collega in radioterapia in quanto personalmente Sottoscrivo tutto quanto lei mi pare abbia acquisito e qui riferito dal consulto.
Quello che lei vive è' il consueto dilemma di tanti pazienti affetti da carcinoma della prostata clinicamente localizzato . Ogni specialista tesse le Lodi del proprio approccio (e qui è' tutto nella norma) ma spesso eccede (quasi sempre non volontariamente ma per entusiasmo verso la propria arma a disposizione ) sui potenziali effetti collaterali della disciplina in competizione o che non si conosce. La scelta, ricade su di lei. Deve sentire le diverse campane, documentarsi come sta egregiamente facendo e poi prendere una decisione.
Quello che posso aggiungerle e'che:
1) sebbene per l'età inferiore ai 65 anni, in Italia ed in molti paesi europei viene prediletto il bisturi,
nel mondo anglosassone le due scelte nel suo caso vengono proposte in modo sovrapponibile.
2)la radioterapia Oncologica moderna è' migliorata con i decenni. Ora siamo in grado di colpire l'organo con precisione risparmiando i tessuti sani come il retto e una buona parte di vescica (trattamenti ad intensità modulata o IMRT). Possiamo vedere con precisione come viene effettuato il trattamentio con la possibilità di avere una precisione millimetrica (trattamento guidato dalle immagini o IGRT ).
Cari saluti e buona scelta
Prof. Filippo Alongi
Professore ordinario di Radioterapia
Direttore Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, IRCCS Negrar(Verona)
[#2]
Utente
Grazie per la sua cordialissima risposta. Quello che più temo della radioterapia è rimanere in grave difficoltà in caso di ricaduta, senza una terapia sicura di salvataggio o col rischio di gravi menomazioni. Ci saranno pazienti che si sono trovati in questa spiacevole situazione: mi piacerebbe sapere dalla Sua esperienza se e come è stato risolto il problema e con quali risultati.
Tra l'altro ho da anni emorroidi molto spesso infiammate e con qualche caso di lieve sanguinamento, oltre a una certa irritabilità del colon: questo potrebbe predisporre ad avere serie complicazioni dalla radioterapia?
Infine, essendo sportivo (appassionato di montagna), ho il timore che le radiazioni possano degradare (a lungo termine) le capacità di resistenza alla fatica, è possibile?
La ringrazio ancora di cuore.
Tra l'altro ho da anni emorroidi molto spesso infiammate e con qualche caso di lieve sanguinamento, oltre a una certa irritabilità del colon: questo potrebbe predisporre ad avere serie complicazioni dalla radioterapia?
Infine, essendo sportivo (appassionato di montagna), ho il timore che le radiazioni possano degradare (a lungo termine) le capacità di resistenza alla fatica, è possibile?
La ringrazio ancora di cuore.
[#3]
in caso di recidiva locale, oltre ad una chirurgia in mano sicure ed esperte, ci sono opzioni locali mininvasive come la crioterapia, l'HIFU o la brachiterapia. Tutte metodiche purtroppo poco testate nel nostro paese ma con margini di recupero non trascurabili in diverse serie di pazienti, come pubblicato all'estero o nei pochi rinomati centri italiani che le effettuano.
Sull'ultimo punto della stanchezza non c'è nessuna evidenza chiara del fenomeno. L'astenia o stanchezza cronica è' frequente dopo radio chemioterapia. Con la sola radioterapia il Fenomeno e' meno frequente e meno duraturo, sebbene possibile.
Le conviene comuque dirimere i suoi dubbi sentendo altri pareri direttamente in visita e non via internet.
Cordiali saluti
Sull'ultimo punto della stanchezza non c'è nessuna evidenza chiara del fenomeno. L'astenia o stanchezza cronica è' frequente dopo radio chemioterapia. Con la sola radioterapia il Fenomeno e' meno frequente e meno duraturo, sebbene possibile.
Le conviene comuque dirimere i suoi dubbi sentendo altri pareri direttamente in visita e non via internet.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3k visite dal 09/10/2014.
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