Come aiutare chi si vuole bene e paura di iniziare un percorso psicoterapeutico
GENTILI DOTTORI MI CHIAMO ANTONIO E VI CHIEDO UN CONSIGLIO IN MERITO AD UNA COMPLESSA PROBLEMATICA CHE RIGUARDA IL MIO COMPAGNO. SPERO DI ESSERE ABBATANZA CHIARO.
IL MIO COMPAGNO DA 14 ANNI E' SEMPRE STATO UN RAGAZZO (HA 38 ANNI) MOLTO CHIUSO NELL'ESPRIMERE I SUOI PENSIERI E PROBLEMI, NONOSTANTE AGLI OCCHI DEGLI ALTRI APPAIA DIVERSO. MA LA SUA VITA E' SEMPRE RIMASTA BLOCCATA , NN HA CERCATO DI REALIZZARSI NEGI STUDI, NEL LAVORO NE DIPERCORRERE MANIERA MATURA UN PERCORSO DI CRESCITA SENTIMENTALE CON ME. I SUOI PROBLEMM AFFONDANO NELL'INFANZIA, E' CRESCIUTO SIN DA PICCOLO PRSSO ALCUNI PARENTI CHE LO HANNO MOLTO AMATO IN UN CONTESTO MIGRE RISPETTO A QUELLO IN CUI HANNO VISSUTO I FRATELLI.DEL DISTACCO MI HA CONFESSATO NE HA MOLTO SOFFERTO MA QUELLO CHE DOPO ANNI MI HA RIVELATO MI HA SPAVENTATO : MI HA DETTO CHE SONO 20 ANNI CHE NON C'E' GIORNO CHE ESIDERA MORIRE, NELLA SUA VITA NN HA MAI AVUTO NULLA DI BUONO SE NN ME. MA DA COME HO SOLO POTUTO CAPIRE, PERCHE' NN RIESCE A CONFESSARMELO, ILPROBLEMA PIU' GRAVE RIGUARDA LA SUA INFANZAI HO POTUTO SOLO PENSARE AD UNA VIOLENZA NELL'AMBIO FAMILIARE O AL FATTO CHE ABBIA ASSISTITO A QUALCHE SITUAZIONE SCABROSA ALL'INTERNO DELLA DGRADATA AMIGLIA DI ORIGINE.
ORA IL PROBLEMA CHE NONOSTANTE I MIEI RIPETUTI INVITI SI RIFIUTA AD IIZIRE UN PERCORSO TERAPEUTICO. AFFRMA CHE AFFIDARSI AD UNO SPECIALSTA FAREBBE SCOPRIRE COSE DLLE QUALI NN SA SE NE POTREBBE SOPRAVVIVERE E POTREBBE SCONVOLGERE I PRECARI EQUILIBRI FAMLIARI.VIVERE COSI' COME VIVE, IN UNO STAT DI QUASI PASSIVITA' RISPETTO A QUALSIASI TIPO DI PROBLEMATICA, E' L'UNICO MODO PER CERCARE DI CONTINUARE A VIVERE.
ORA CHIEDO SE DAVVERO IN ALCUNI CASI INIZIARE UN PERCORSO PSICOTERAPEUTICO POSSA SORTIRE DELLE CONSEGUENZE COSI'GRAVI DA COMPROMETTERE ANCOR DI PIU' LO STATO DEL PAZIENTE. ED ANCORA DI CHE TIPO DI SPECIALISTA POTREBBE AVERE BISOGNO (PSICHIARA O PSICOTERAPEUTA??) ED IN CHE MANIERA CERCARE DI AIUTARLO AD INTRAPRENDRE UN TALE PERCORSO. PER ULTIMO ANCORA SE POTESTE CONSIGLIARMI QUALCHE SPECIALISTA NELL'AMBITO DEI COMUNI VESUVIANI O NAPOLI.
CHIEDO SCUSA PER IL CARICO DI NOTIZIE FORSE CONFUSE E COMPLESSE CHE VI HO TRASMESSO, MA PENSO CHE VALGA LA PENA CHE LUI SI RIAPPROPRI DELLA SUA VITA E SUPERI, SE E' POSSIBILE, LE PAURE DEL PASSATO.
DMENTAICAVO UNA COSAFORSE IMPORTANTE IN TUTTA QUESTA SITUAZIONE GIA' MOLTO PESANTE PESA ANCHE IL RICORDO DELLA NONNA PATERNA MORTA IN UN OSPEDALE PSICHIATRICO E DIL CUI RICORDO E' RIMASTO INDELEBILE. LA SUA PAURA E' CHE POSSA AVERE LO STESSO DESTINO, DICE DI AVERE GIA' SINTOMI DI DIMENTICANZE, VUOTI MENTALI.
AIUTATEMI PREGO DEVO TEMERE CHE UNA TERAPIA PSICOLOGICA POSSA SCATENARE COSEGUENZE PEGGIORI, DI QUALE SPECIALISTA AVREBBE BISOGNO??
GRAZIE PER LA VS. CONSULENZA.
IL MIO COMPAGNO DA 14 ANNI E' SEMPRE STATO UN RAGAZZO (HA 38 ANNI) MOLTO CHIUSO NELL'ESPRIMERE I SUOI PENSIERI E PROBLEMI, NONOSTANTE AGLI OCCHI DEGLI ALTRI APPAIA DIVERSO. MA LA SUA VITA E' SEMPRE RIMASTA BLOCCATA , NN HA CERCATO DI REALIZZARSI NEGI STUDI, NEL LAVORO NE DIPERCORRERE MANIERA MATURA UN PERCORSO DI CRESCITA SENTIMENTALE CON ME. I SUOI PROBLEMM AFFONDANO NELL'INFANZIA, E' CRESCIUTO SIN DA PICCOLO PRSSO ALCUNI PARENTI CHE LO HANNO MOLTO AMATO IN UN CONTESTO MIGRE RISPETTO A QUELLO IN CUI HANNO VISSUTO I FRATELLI.DEL DISTACCO MI HA CONFESSATO NE HA MOLTO SOFFERTO MA QUELLO CHE DOPO ANNI MI HA RIVELATO MI HA SPAVENTATO : MI HA DETTO CHE SONO 20 ANNI CHE NON C'E' GIORNO CHE ESIDERA MORIRE, NELLA SUA VITA NN HA MAI AVUTO NULLA DI BUONO SE NN ME. MA DA COME HO SOLO POTUTO CAPIRE, PERCHE' NN RIESCE A CONFESSARMELO, ILPROBLEMA PIU' GRAVE RIGUARDA LA SUA INFANZAI HO POTUTO SOLO PENSARE AD UNA VIOLENZA NELL'AMBIO FAMILIARE O AL FATTO CHE ABBIA ASSISTITO A QUALCHE SITUAZIONE SCABROSA ALL'INTERNO DELLA DGRADATA AMIGLIA DI ORIGINE.
ORA IL PROBLEMA CHE NONOSTANTE I MIEI RIPETUTI INVITI SI RIFIUTA AD IIZIRE UN PERCORSO TERAPEUTICO. AFFRMA CHE AFFIDARSI AD UNO SPECIALSTA FAREBBE SCOPRIRE COSE DLLE QUALI NN SA SE NE POTREBBE SOPRAVVIVERE E POTREBBE SCONVOLGERE I PRECARI EQUILIBRI FAMLIARI.VIVERE COSI' COME VIVE, IN UNO STAT DI QUASI PASSIVITA' RISPETTO A QUALSIASI TIPO DI PROBLEMATICA, E' L'UNICO MODO PER CERCARE DI CONTINUARE A VIVERE.
ORA CHIEDO SE DAVVERO IN ALCUNI CASI INIZIARE UN PERCORSO PSICOTERAPEUTICO POSSA SORTIRE DELLE CONSEGUENZE COSI'GRAVI DA COMPROMETTERE ANCOR DI PIU' LO STATO DEL PAZIENTE. ED ANCORA DI CHE TIPO DI SPECIALISTA POTREBBE AVERE BISOGNO (PSICHIARA O PSICOTERAPEUTA??) ED IN CHE MANIERA CERCARE DI AIUTARLO AD INTRAPRENDRE UN TALE PERCORSO. PER ULTIMO ANCORA SE POTESTE CONSIGLIARMI QUALCHE SPECIALISTA NELL'AMBITO DEI COMUNI VESUVIANI O NAPOLI.
CHIEDO SCUSA PER IL CARICO DI NOTIZIE FORSE CONFUSE E COMPLESSE CHE VI HO TRASMESSO, MA PENSO CHE VALGA LA PENA CHE LUI SI RIAPPROPRI DELLA SUA VITA E SUPERI, SE E' POSSIBILE, LE PAURE DEL PASSATO.
DMENTAICAVO UNA COSAFORSE IMPORTANTE IN TUTTA QUESTA SITUAZIONE GIA' MOLTO PESANTE PESA ANCHE IL RICORDO DELLA NONNA PATERNA MORTA IN UN OSPEDALE PSICHIATRICO E DIL CUI RICORDO E' RIMASTO INDELEBILE. LA SUA PAURA E' CHE POSSA AVERE LO STESSO DESTINO, DICE DI AVERE GIA' SINTOMI DI DIMENTICANZE, VUOTI MENTALI.
AIUTATEMI PREGO DEVO TEMERE CHE UNA TERAPIA PSICOLOGICA POSSA SCATENARE COSEGUENZE PEGGIORI, DI QUALE SPECIALISTA AVREBBE BISOGNO??
GRAZIE PER LA VS. CONSULENZA.
[#1]
Caro Antonio,
voglio tranquillizzarla riguardo al timore nei confronti di un trattamento psicologico, spiegandole una semplice ragione:
nessun buon terapeuta mette i propri assistiti di fronte a contenuti che per qualsiasi ragione non siano in grado di reggere. La crescita e l'eventuale presa di coscienza derivanti da una terapia di tipo analitico, ad esempio, sono processi lenti, incoraggiati dal terapeuta, ma sempre nell'assoluto rispetto dei tempi di ogni singola persona. La profonda conoscenza che deriva dal particolare legame che si instaura fra terapeuta e paziente permette di cogliere i momenti più opportuni per esternare e discutere le questioni più gravose.
In bocca al lupo
voglio tranquillizzarla riguardo al timore nei confronti di un trattamento psicologico, spiegandole una semplice ragione:
nessun buon terapeuta mette i propri assistiti di fronte a contenuti che per qualsiasi ragione non siano in grado di reggere. La crescita e l'eventuale presa di coscienza derivanti da una terapia di tipo analitico, ad esempio, sono processi lenti, incoraggiati dal terapeuta, ma sempre nell'assoluto rispetto dei tempi di ogni singola persona. La profonda conoscenza che deriva dal particolare legame che si instaura fra terapeuta e paziente permette di cogliere i momenti più opportuni per esternare e discutere le questioni più gravose.
In bocca al lupo
Dr. G.Cassisi
[#2]
Ex utente
Gentile Dr. Cassisi la ringrazo per la sua rapida risposta e per le sue parole incoraggianti che riportero' alla persona interessata sperando che possano aiutarlo a superare questo grande blocco.
Le vorrei chiedere , in considerazione di tutta la storia raccontata, quale tipo di aiuto ritiene piu' opportuno (psichiatra o psicoterapeuta) e se la paura di una ereditarieta' della malattia mentale (dalla nonna paterna) potrebbe avere qualche fondamento ; questo infatti rappresenta un altro motivo che blocca l'interessato ad iniziare un percorso terapeutico.
Sentitamente grazie.
Le vorrei chiedere , in considerazione di tutta la storia raccontata, quale tipo di aiuto ritiene piu' opportuno (psichiatra o psicoterapeuta) e se la paura di una ereditarieta' della malattia mentale (dalla nonna paterna) potrebbe avere qualche fondamento ; questo infatti rappresenta un altro motivo che blocca l'interessato ad iniziare un percorso terapeutico.
Sentitamente grazie.
[#3]
Gentile utente,
concordo pienamente con il collega nell'affermare che nessuno psicoterapeuta opera in modo tale da peggiorare le condizioni di salute di un proprio assistito. La condizione del suo compagno potrebbe giovarsi di un trattamento combinato psicoterapico/farmacologico. I due trattamenti possono essere effettuati in setting diversi (cioè con due specialisti diversi) oppure, e credo che questa sia la situazione migliore, simultaneamente da parte di uno specialista in psichiatria che abbia competenze in ambito di psicoterapia. Credo che il problema principale sia però convincere il suo compagno ad intraprendere un trattamento. Forse potrebbe essere utile prospettarlo come un momento utile alla maturazione non solo della propria situazione personale, ma anche del vostro rapporto di coppia. Le faccio il mio in bocca al lupo.
Cordiali saluti
concordo pienamente con il collega nell'affermare che nessuno psicoterapeuta opera in modo tale da peggiorare le condizioni di salute di un proprio assistito. La condizione del suo compagno potrebbe giovarsi di un trattamento combinato psicoterapico/farmacologico. I due trattamenti possono essere effettuati in setting diversi (cioè con due specialisti diversi) oppure, e credo che questa sia la situazione migliore, simultaneamente da parte di uno specialista in psichiatria che abbia competenze in ambito di psicoterapia. Credo che il problema principale sia però convincere il suo compagno ad intraprendere un trattamento. Forse potrebbe essere utile prospettarlo come un momento utile alla maturazione non solo della propria situazione personale, ma anche del vostro rapporto di coppia. Le faccio il mio in bocca al lupo.
Cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
[#4]
Gentile sig. Antonio,
Per prima cosa vorrei rassicurare che finora non ci sono prove certe e definitive che i disturbi del comportamento inquadrati come schizofrenia possano avere base genetica. E' verosimile che la nonna del suo compagno sia stata ricoverata in manicomio fino alla morte per questo tipo di disturbo. Il suo compagno probabilmente deve avere un buon livello di abilità cognitive per aver focalizzato così bene il pericolo legato alla scoperta di cose intollerabili di sè. Di questo rischio è ben cosciente il terapeuta che prende in carico una persona, quindi starà ben attento a tutto ciò. Direi però che il maggior baluardo contro questo rischio, è rappresentato proprio dal fatto di esserne pienamente cosciente.
Cordiali Saluti
Per prima cosa vorrei rassicurare che finora non ci sono prove certe e definitive che i disturbi del comportamento inquadrati come schizofrenia possano avere base genetica. E' verosimile che la nonna del suo compagno sia stata ricoverata in manicomio fino alla morte per questo tipo di disturbo. Il suo compagno probabilmente deve avere un buon livello di abilità cognitive per aver focalizzato così bene il pericolo legato alla scoperta di cose intollerabili di sè. Di questo rischio è ben cosciente il terapeuta che prende in carico una persona, quindi starà ben attento a tutto ciò. Direi però che il maggior baluardo contro questo rischio, è rappresentato proprio dal fatto di esserne pienamente cosciente.
Cordiali Saluti
Cordiali Saluti
dr Giovanni Ronzani
[#5]
Ex utente
Gentile Dr. Ronzani , la ringrazio per il suo intervento anche se gradirei, cortesemente, dei charimenti in merito alla sua risposta che in parte mi ha lasciato perplesso. Non capisco se una eventuale piena consapevolezza da parte del paziente dei rischi di una ereditarieta' del disturbo mentale e/o solo della maggiore consapevolezza in seguito ad un percorso terapeutico possa , in qualche modo, rendere piu' opportuno evitare di insistere su tale strada.
Saluti e grazie.
Saluti e grazie.
[#6]
Gentile Sig. Antonio
Le confermo che non ci sono prove definitive sulla ereditarietà dei disturbi psichici, personalmente ne ne interessai diversi anni orsono studiando coppie di gemelli identici. Per quanto riguarda il problema legato alla consapevolezza, occorre tener presente che essa porta una variabile su di un precario equilibrio, pertanto occorre che il livello di consapevolezza sia progressivo e graduato. Non per questo occorre desistere dall'idea di intraprendere un percorso terapeutico, anche un terapeuta alle prime armi sa bene che tale aspetto andrà affrontato con il dovuto tatto.
Cordiali Saluti
Le confermo che non ci sono prove definitive sulla ereditarietà dei disturbi psichici, personalmente ne ne interessai diversi anni orsono studiando coppie di gemelli identici. Per quanto riguarda il problema legato alla consapevolezza, occorre tener presente che essa porta una variabile su di un precario equilibrio, pertanto occorre che il livello di consapevolezza sia progressivo e graduato. Non per questo occorre desistere dall'idea di intraprendere un percorso terapeutico, anche un terapeuta alle prime armi sa bene che tale aspetto andrà affrontato con il dovuto tatto.
Cordiali Saluti
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 5.4k visite dal 01/04/2008.
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