Pensieri aggressivi e vendicativi
Buongiorno dottori, vi scrivo per avere qualche vostro pensiero o sensazione circa la situazione in cui mi trovo implicato.
Premetto di essere già in cura presso uno psicoterapeuta per disturbi d’ansia, nello specifico DOC e ipocondria. La diagnosi è stata fatta da un neuropsichiatra il quale mi ha prescritto una cura a base di sertralina che mi permette di non lamentare più attacchi di panico e che ha accresciuto la mia generale sensazione di benessere. Ora sto invece lavorando con uno psicoterapeuta sul problema delle ossessioni e le compulsioni ritualistiche (timore che se non lascio che la mia ragazza scelga dalle stoviglie la tazza che desidera per bere la tisana alla sera possa capitare qualcosa, timore che se non dispongo in un dato modo i vestiti nell’armadio possa succedere qualcosa, salvo poi visualizzare l’immagine di Dio, sono credente, che mi dice che come ho disposto gli oggetti è corretto e allora mi tranquillizzo). Le ossessioni sono ovviamente legate alle malattie, al male fisico, ai pensieri inerenti la morte. Il fatto è questo: Dal momento che per motivi di studio mi trovo a viaggiare in treno mi capita spesso di avere dei pensieri negativi, aggressivi, violenti qualora nelle vicinanze si sieda una persona affetta da sindromi virologiche similinfluenzali.
Se da un lato c’è la paura di essere contagiato (ragion per cui indosso ancora la mascherina FFP2), d’altro lato provo un senso di disgusto, ribrezzo in quanto fermamente convinto che chi affetto da morbi di natura virologica debba rimanere confinato in casa o debba muoversi indossando dispositivi di protezione, covid a prescindere.
Ciascuna affezione virale può essere pericolosa per coloro i quali si trovino in uno stato di vulnerabilità immunitaria.
È pertanto una questione non solo virologico-patologica, è una questione con implicazioni morali.
Coloro i quali si rifiutano di pensare al bene altrui e accettando conseguentemente di mettere a rischio la popolazione, compiono un atto terroristico, a mio parere di terrorismo pandemico in quanto responsabili della diffusione del male fisico nel mondo (virologico quanto meno).
Ora, già la vita ci riserva dolori e sofferenze legate alla malattia, perché non far prevalere un senso di solidarietà universale che ci permetta di onorare e preservare la dignità psicofisica dell’altro?
Salvo queste considerazioni morali volevo rendervi partecipi anche dei miei pensieri: mi capita spesso in queste occasioni di covare tra i miei pensieri una energia dirompente e violenta, pronta ad esplodere (non passerei alle mani, non aggredirei mai una persona nemmeno verbalmente), però ciò che avverto è un sentimento di forte repulsione misti a rabbia, una rabbia che mi porta a pensare costoro come scarti umani non tanto per la loro dignità che è pari alla mia, quanto per l’abisso esistenziale in cui precipitano allorché mettono in atto comportamenti così vergognosamente immorali (poiché diffusori di malattie).
Premetto di essere già in cura presso uno psicoterapeuta per disturbi d’ansia, nello specifico DOC e ipocondria. La diagnosi è stata fatta da un neuropsichiatra il quale mi ha prescritto una cura a base di sertralina che mi permette di non lamentare più attacchi di panico e che ha accresciuto la mia generale sensazione di benessere. Ora sto invece lavorando con uno psicoterapeuta sul problema delle ossessioni e le compulsioni ritualistiche (timore che se non lascio che la mia ragazza scelga dalle stoviglie la tazza che desidera per bere la tisana alla sera possa capitare qualcosa, timore che se non dispongo in un dato modo i vestiti nell’armadio possa succedere qualcosa, salvo poi visualizzare l’immagine di Dio, sono credente, che mi dice che come ho disposto gli oggetti è corretto e allora mi tranquillizzo). Le ossessioni sono ovviamente legate alle malattie, al male fisico, ai pensieri inerenti la morte. Il fatto è questo: Dal momento che per motivi di studio mi trovo a viaggiare in treno mi capita spesso di avere dei pensieri negativi, aggressivi, violenti qualora nelle vicinanze si sieda una persona affetta da sindromi virologiche similinfluenzali.
Se da un lato c’è la paura di essere contagiato (ragion per cui indosso ancora la mascherina FFP2), d’altro lato provo un senso di disgusto, ribrezzo in quanto fermamente convinto che chi affetto da morbi di natura virologica debba rimanere confinato in casa o debba muoversi indossando dispositivi di protezione, covid a prescindere.
Ciascuna affezione virale può essere pericolosa per coloro i quali si trovino in uno stato di vulnerabilità immunitaria.
È pertanto una questione non solo virologico-patologica, è una questione con implicazioni morali.
Coloro i quali si rifiutano di pensare al bene altrui e accettando conseguentemente di mettere a rischio la popolazione, compiono un atto terroristico, a mio parere di terrorismo pandemico in quanto responsabili della diffusione del male fisico nel mondo (virologico quanto meno).
Ora, già la vita ci riserva dolori e sofferenze legate alla malattia, perché non far prevalere un senso di solidarietà universale che ci permetta di onorare e preservare la dignità psicofisica dell’altro?
Salvo queste considerazioni morali volevo rendervi partecipi anche dei miei pensieri: mi capita spesso in queste occasioni di covare tra i miei pensieri una energia dirompente e violenta, pronta ad esplodere (non passerei alle mani, non aggredirei mai una persona nemmeno verbalmente), però ciò che avverto è un sentimento di forte repulsione misti a rabbia, una rabbia che mi porta a pensare costoro come scarti umani non tanto per la loro dignità che è pari alla mia, quanto per l’abisso esistenziale in cui precipitano allorché mettono in atto comportamenti così vergognosamente immorali (poiché diffusori di malattie).
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Gentili utenti,
lei è già seguito dallo psichiatra e dallo psicoterapeuta.
Noi consigliamo fortemente di non inquinare il rapporto di fiducia con i curanti-in-presenza attraverso ulteriori consulti anonimi online.
Essi non forniscono nulla di più di quanto possano darle i suoi curanti, al contrario possono causare confusione introducendo un'ulteriore "voce" nel dialogo terapeutico.
E dunque le consigliamo di far leggere la presente al suo psicoterapeuta, certi che egli la saprà aiutare.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti.
lei è già seguito dallo psichiatra e dallo psicoterapeuta.
Noi consigliamo fortemente di non inquinare il rapporto di fiducia con i curanti-in-presenza attraverso ulteriori consulti anonimi online.
Essi non forniscono nulla di più di quanto possano darle i suoi curanti, al contrario possono causare confusione introducendo un'ulteriore "voce" nel dialogo terapeutico.
E dunque le consigliamo di far leggere la presente al suo psicoterapeuta, certi che egli la saprà aiutare.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.2k visite dal 10/10/2023.
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