Sento l'angoscia dell'abbandono e non riesco (voglio) andare avanti

Buonasera,

vi scrivo perché è un anno che vivo delle dinamiche e delle situazioni che non mi fanno più stare bene.
Poco più di un anno fa ho deciso di interrompere la mia relazione che durava da circa 7 anni con quella che ormai è la mia ex perché non sentivo più di amarla come prima, ma soprattutto sentivo un senso di angoscia e costrizione nello starle vicino, ricordo benissimo che mi faceva troppa tenerezza e tutto mi sembrava finito.
La sofferenza è stata davvero enorme, ma purtorppo a distanza di tempo la situazione non mi sembra delle migliori.


Nonostante l'abbia lasciata io e comunque mi sia fatto principalmente la mia vita anche se il senso di solitudine mi accompagna giorno per giorno e non se nìè mai andato, faccio davvero enorme fatica a "lasciare andare" questa persona, qualcosa dentro di me grida (posso immaginarlo come un bimbo che grida alla sua mamma "non andare").


Il dolore che provo è proprio quello dell'abbandono, quello di quando per la prima volta i tuoi genitori ti lasciano all'asilo, quello di quando te ne vai di casa...un dolore forte e intenso che si accentuato in questi giorni perché ho cercato di riavvicinarmi a lei.


Infatti lei per tutto questo tempo è sempre stata nella mia testa, nei miei pensieri e mi sono davvero sforzato molto nell'andare avanti, nel lasciarla in pace, perché il mio "giochetto" è chiaro, mi avvicino a lei e se mi da delle attenzioni mi sento appagato e ritorno a essere sicuro di me e snobbarla, poi di nuovo il baratro e così via in un loop senza fine.


La settimana scorsa dopo esserci rivisti per una cena tra amici, ci stavo davvero male perché lei non mi degnava nemmeno di uno sguardo e quindi timidamente ho cercato tutta la serata di parlarle e avvicinarmi, per poi chiederle addirittura di uscire insieme.
Quando sto con lei io mi sento sicuro, tranquillo, parliamo come se mai nulla fosse successo, ricordiamo i nostri momenti anche con qualche sorriso.
Lei per me è troppo importante, ho il rammarico per tutto quello che poteva essere, mi sento in colpa per averle fatto del male, per aver interrotto qualcosa che avevamo per molto tempo costruito insieme.


Ho passato dei giorni sereni perché ci siamo risentiti, ma nel momento di fare qualcosa di concreto io ho una paura fottuta, ritorna il dolore dell'abbandono, si riapre la ferita, dentro di me vorrei scappare e abbandonare tutto per rifugiarmi da lei e piangere a dirotto.


Ogni relazione avuta nella mia vita è sempre andata così, con questo schema malato e quasi narcisistico, amare mi fa male, anzi io non so nemmeno se riesco ad amare e a restare in questo sentimento, vorrei una storia che duri per sempre ma allo stesso tempo restare in relazione mi fa paura, ho sempre paura di fare del male all'altro, di non amarlo mai abbastanza.


Non so davvero cosa fare, cosa pensare, come porre rimedio ai miei stati angosciosi, al mio senso di abbandono e solitudine, tutto mi sembra piatto, non riesco più a trovare piacere nei miei obiettivi.
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

non è tanto il senso di abbandono a rappresentare il centro del problema, quanto piuttosto quanto segue:
"Ogni relazione avuta nella mia vita è sempre andata così, con questo schema malato e quasi narcisistico.."

Quando siamo preda di una sorta di *coazione a ripetere* non ci sentiamo liberi nelle scelte, come un criceto che continua a correre all'interno della stessa ruota.
Riguardo a ciò risulta ormai inutile aggiungere che, prima di decidere di lasciare la ragazza, sarebbe stato opportuno affrontare con un* Specialista tale aspetto della scelta. D'altra parte, da un precedente consulto apprendiamo che lei un percorso l'ha fatto successivamente, ma senza trarne benefici considerato che non riusciva a seguire le indicazioni del suo terapeuta.

Se fosse necessario ricominciare proprio di lì?

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
Buonasera, la ringrazio per la risposta... In realtà prima che succedesse tutto ciò, avevo ricominciato con la psicoterapia, è stato proprio all'interno della psicoterapia che sono nati i dubbi sulla relazione e quasi per sfinimento (non mangiavo, non dormivo...ero in preda ai sensi di colpa) che dopo un mese e mezzo decisi di porre fine alla relazione. La terapia l'ho continuata ma mi sono accorto di ripetere e dire sempre le stesse cose e problematiche senza mai arrivare ad una soluzione. Quindi decido prima di cambiare terapeuta, ma anche quest'ultimo non mi soddisfaceva e allora decido di affrontare la cosa con una Terapia Strategica Breve (da cui vado tuttora), e devo essere sincero, alcune ossessioni (tra cui quella di essere omosessuale) sono quasi svanite, ma per il discorso della ex i miei meccanismo sono rimasti identici e invariati. Lo schema è questo: sto male, mi sento senza autostima, soffro di solitudine, ho attacchi di panico e penso a lei... Poi magari la contatto anche per motivi futili e quasi per "magia" ritrovo autostima, motivazioni e mi sento "normale". Una volta ottenuto lo status di "normale" automaticamente ritorna il dolore dell'abbandono, il menefreghismo nei confronti dell'ex e la voglia di fare e divertirmi, motivo per cui decido di ritornare sui miei passi e non fare nulla per riconquistarla. Dopo un po' tutto questo svanisce e ritorno nella fase depressiva.

È una trappola assurda da cui non riesco più ad uscire. I precedenti psicologi mi dicevano che probabilmente la mia ex per me rappresenta una sorta di supporto, una sorta di figura materna, ma che con questa persona non c'è comunque una progettualità.

Io dentro di me sento come delle forze a contrasto tra il voler stare tra le sue braccia e il voler fare nuove esperienze e provare nuove emozioni (cosa che si ripete sempre in qualsiasi relazione abbia avuto).

Insomma rimango sempre sul "non so cosa fare"... Nel frattempo la mia ex la sto perdendo del tutto giustamente
[#3]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
".. Io dentro di me sento come delle forze a contrasto tra il voler stare tra le sue braccia e il voler fare nuove esperienze e provare nuove emozioni .."

Gentile utente,
la terapia strategica breve è molto adatta per alcune patologie, per altre meno. Cerchi di comprendere con il suo attuale terapeuta se l'ambivalenza nella quale Lei ora si trova (quella che riporto nel virgolettato) sia trattabile attraverso tale approccio e per la conoscenza che il terapeuta di Lei.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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