Lasciata dopo 15 anni
Buongiorno.
Esco da una storia di 15 anni, di cui 2 di convivenza.
Né io né lui abbiamo alle spalle un passato familiare felice e credo che questo abbia profondamente influito.
Io vengo da un passato di bullismo e difficoltà familiari che mi hanno fatta sentire non amata.
Un giorno ho conosciuto questo splendido ragazzo che mi ha riempita d'amore, tanto da farmi domandare come mai avessi meritato una fortuna simile.
Da parte mia ho dato tutto l'amore di cui ero capace e speravo di dargli l'amore che non aveva mai ricevuto, mi sentivo appagata, ricambiata.
Poi tutto è cambiato fin dalle prime liti, lui alzava la voce e sembrava un'altra persona.
Inoltre mi raccontava spesso bugie.
Questo mi ha fatto perdere fiducia, tanto da farmi diventare gelosa e assillante.
Negli anni le cose non sono migliorate, litigavamo e lui metteva un muro, non mi parlava, mi lasciava, e questo credo mi abbia reso una dipendente affettiva, perché pur di non perderlo, pur di riavere indietro quella persona che amavo ero disposta a tutto.
Chiamarlo a ripetizione, supplicarlo, non ho dato il meglio di me.
Le ultime liti sono state pesanti, mi ha offeso e umiliata gettandomi addosso cose personali che gli avevo confidato di me, ha rotto vari oggetti in casa, urlava ad ogni mia richiesta di chiarirci per poi dirmi che la colpa delle sue reazioni era mia.
Non abbiamo mai avuto liti che meritassero tutta questa rabbia, sono quasi sempre nate da cose trascurabili.
Comincio a capire che ho rincorso qualcuno che forse non mi sopportava più da tempo, non lo facevo neanche più ridere quando scherzavo, mi faceva sentire ridicola quando lo facevo.
Non mostrava entusiasmo davanti a qualsiasi mia iniziativa.
Ad oggi sono andata via, non l'ho mai cercato perché ho compreso che non si deve trattenere qualcuno che vuole uscire dalla tua vita.
Alterno momenti buoni a momenti terribili in cui all'improvviso cado nello sconforto e piango tantissimo.
Ho iniziato ad andare da uno psicoterapeuta e spero mi aiuti ma mi domando cosa porti una persona a respingere chi si prende cura di lui, che gli dimostra la sua dedizione ogni giorno.
Bastava una minima critica per fargli dimenticare tutto e odiarmi.
Quando starò bene?
Allo stato attuale mi sento come se mi mancasse un arto.
Mi fa male pensare di aver buttato tutti questi anni dietro a qualcuno che forse non mi ha mai amata, non me ne faccio una ragione.
Ho provato in ogni modo a risolvere le cose, con il dialogo, proponendo una terapia di coppia, nulla.
Ha preferito dirmi che i problemi li ho io e che se non fosse stato per i miei difetti tutto sarebbe andato bene.
Sono profondamente ferita, non so come uscire da questa spirale di rifiuto e abbandono, nemmeno riesco ad essere arrabbiata con lui, anzi sono così stupida da domandarmi ancora come sta.
Non so da dove ripartire, né come ricostruire la mia autostima che è annientata.
Sto andando da poco da un terapista cognitivo comportamentale (ho fatto solo una seduta ancora), è la giusta strada?
Esco da una storia di 15 anni, di cui 2 di convivenza.
Né io né lui abbiamo alle spalle un passato familiare felice e credo che questo abbia profondamente influito.
Io vengo da un passato di bullismo e difficoltà familiari che mi hanno fatta sentire non amata.
Un giorno ho conosciuto questo splendido ragazzo che mi ha riempita d'amore, tanto da farmi domandare come mai avessi meritato una fortuna simile.
Da parte mia ho dato tutto l'amore di cui ero capace e speravo di dargli l'amore che non aveva mai ricevuto, mi sentivo appagata, ricambiata.
Poi tutto è cambiato fin dalle prime liti, lui alzava la voce e sembrava un'altra persona.
Inoltre mi raccontava spesso bugie.
Questo mi ha fatto perdere fiducia, tanto da farmi diventare gelosa e assillante.
Negli anni le cose non sono migliorate, litigavamo e lui metteva un muro, non mi parlava, mi lasciava, e questo credo mi abbia reso una dipendente affettiva, perché pur di non perderlo, pur di riavere indietro quella persona che amavo ero disposta a tutto.
Chiamarlo a ripetizione, supplicarlo, non ho dato il meglio di me.
Le ultime liti sono state pesanti, mi ha offeso e umiliata gettandomi addosso cose personali che gli avevo confidato di me, ha rotto vari oggetti in casa, urlava ad ogni mia richiesta di chiarirci per poi dirmi che la colpa delle sue reazioni era mia.
Non abbiamo mai avuto liti che meritassero tutta questa rabbia, sono quasi sempre nate da cose trascurabili.
Comincio a capire che ho rincorso qualcuno che forse non mi sopportava più da tempo, non lo facevo neanche più ridere quando scherzavo, mi faceva sentire ridicola quando lo facevo.
Non mostrava entusiasmo davanti a qualsiasi mia iniziativa.
Ad oggi sono andata via, non l'ho mai cercato perché ho compreso che non si deve trattenere qualcuno che vuole uscire dalla tua vita.
Alterno momenti buoni a momenti terribili in cui all'improvviso cado nello sconforto e piango tantissimo.
Ho iniziato ad andare da uno psicoterapeuta e spero mi aiuti ma mi domando cosa porti una persona a respingere chi si prende cura di lui, che gli dimostra la sua dedizione ogni giorno.
Bastava una minima critica per fargli dimenticare tutto e odiarmi.
Quando starò bene?
Allo stato attuale mi sento come se mi mancasse un arto.
Mi fa male pensare di aver buttato tutti questi anni dietro a qualcuno che forse non mi ha mai amata, non me ne faccio una ragione.
Ho provato in ogni modo a risolvere le cose, con il dialogo, proponendo una terapia di coppia, nulla.
Ha preferito dirmi che i problemi li ho io e che se non fosse stato per i miei difetti tutto sarebbe andato bene.
Sono profondamente ferita, non so come uscire da questa spirale di rifiuto e abbandono, nemmeno riesco ad essere arrabbiata con lui, anzi sono così stupida da domandarmi ancora come sta.
Non so da dove ripartire, né come ricostruire la mia autostima che è annientata.
Sto andando da poco da un terapista cognitivo comportamentale (ho fatto solo una seduta ancora), è la giusta strada?
[#1]
Gentile utente,
la risposta ai suoi quesiti sarebbe solo in parte possibile online. Le suggerisco caldamente di affidarsi al suo terapeuta e di fargli leggere la lettera che ci ha mandato.
Mi sento di suggerirle, tra le molte osservazioni che si potrebbero fare, questa sola. Lei scrive: "mi domando cosa porti una persona a respingere chi si prende cura di lui, che gli dimostra la sua dedizione ogni giorno".
Il fatto è che un simile atteggiamento non è da compagna, ma da infermiera. Perfino le madri che prolungano troppo questo atteggiamento di dedizione risultano insopportabili per i figli.
Elargire amore incondizionato crea un senso di colpa e un debito pesante in chi lo riceve; non gli dice cosa ci aspettiamo da lui e non gli permette di dare.
In ultima analisi si rivela un boomerang, come tutto l'andamento della vostra lunghissima relazione dimostra.
Si avvalga della ritrovata libertà e del suo terapeuta. Ce la può fare.
Auguri.
la risposta ai suoi quesiti sarebbe solo in parte possibile online. Le suggerisco caldamente di affidarsi al suo terapeuta e di fargli leggere la lettera che ci ha mandato.
Mi sento di suggerirle, tra le molte osservazioni che si potrebbero fare, questa sola. Lei scrive: "mi domando cosa porti una persona a respingere chi si prende cura di lui, che gli dimostra la sua dedizione ogni giorno".
Il fatto è che un simile atteggiamento non è da compagna, ma da infermiera. Perfino le madri che prolungano troppo questo atteggiamento di dedizione risultano insopportabili per i figli.
Elargire amore incondizionato crea un senso di colpa e un debito pesante in chi lo riceve; non gli dice cosa ci aspettiamo da lui e non gli permette di dare.
In ultima analisi si rivela un boomerang, come tutto l'andamento della vostra lunghissima relazione dimostra.
Si avvalga della ritrovata libertà e del suo terapeuta. Ce la può fare.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Mi scusi, potrebbe chiarirmi questo concetto? Io sono cresciuta pensando fosse normale dare a chi si ama tutto ciò che si può, per farlo sentire al sicuro, amato, protetto. E ritenevo fosse altrettanto normale che quella persona a sua volta lo comprenda e ricambi ciò. Dunque una persona che dovrebbe fare? Come si dovrebbe dimostrare l'amore? Questa sua affermazione mi ha messa un po' in crisi
[#3]
Gentile utente,
lo psicologo ha appunto lo scopo di mostrare punti di vista alternativi, mettendo in crisi convinzioni le quali, costruite nel corso dell'infanzia come difese da opporre a situazioni difficili, se mantenute divengono matrici di errori e di infelicità.
Lei scrive: "sono cresciuta pensando fosse normale dare a chi si ama tutto ciò che si può, per farlo sentire al sicuro, amato, protetto".
Lei ha trovato questo nei suoi genitori, o se lo è costruito come desiderio non realizzato al tempo giusto? E pensa che un adulto possa cercare questa specie di ritorno al grembo materno, in una relazione d'amore? Si esaurisce qui l'incontro con un/a partner, l'avventura pericolosa ma appassionante di amare e di vivere?
A questa lei associa un'altra convinzione inadeguata: "ritenevo fosse altrettanto normale che quella persona a sua volta lo comprenda e ricambi ciò".
Intanto, all'amore non sempre si risponde con l'amore; ma ad un amore di stampo materno come quello da lei descritto sarebbe addirittura impossibile rispondere con la stessa iperprotettività, perché o si è il donatore o si è il ricevente; non si possono ricoprire entrambi i ruoli.
Queste due convinzioni abbinate le sento esporre da alcune innamorate deluse dall'indebito ruolo di nutrici che si sono assunte, e molto più spesso da madri ferite dalla "ingratitudine" di figli trentenni che fuggono dal loro soffocante abbraccio, invischiante come la bambagia di un nido.
Tutto questo naturalmente risponde solo in parte alla sua prima lettera, che è densa di spunti e dovrebbe diventare oggetto di riflessione in terapia.
Lei è stata molto acuta nello scriverla, e avveduta nel rivolgersi ad un terapeuta; faccia buon uso di questo supporto. Mi sembra di ravvisare in lei un processo di crescita e di consapevolezza che può portarla ad un'altra visione dell'amore, più adulta e più generosa anche verso sé stessa.
Le rinnovo gli auguri.
Se le fa piacere, ci tenga al corrente dei suoi progressi.
lo psicologo ha appunto lo scopo di mostrare punti di vista alternativi, mettendo in crisi convinzioni le quali, costruite nel corso dell'infanzia come difese da opporre a situazioni difficili, se mantenute divengono matrici di errori e di infelicità.
Lei scrive: "sono cresciuta pensando fosse normale dare a chi si ama tutto ciò che si può, per farlo sentire al sicuro, amato, protetto".
Lei ha trovato questo nei suoi genitori, o se lo è costruito come desiderio non realizzato al tempo giusto? E pensa che un adulto possa cercare questa specie di ritorno al grembo materno, in una relazione d'amore? Si esaurisce qui l'incontro con un/a partner, l'avventura pericolosa ma appassionante di amare e di vivere?
A questa lei associa un'altra convinzione inadeguata: "ritenevo fosse altrettanto normale che quella persona a sua volta lo comprenda e ricambi ciò".
Intanto, all'amore non sempre si risponde con l'amore; ma ad un amore di stampo materno come quello da lei descritto sarebbe addirittura impossibile rispondere con la stessa iperprotettività, perché o si è il donatore o si è il ricevente; non si possono ricoprire entrambi i ruoli.
Queste due convinzioni abbinate le sento esporre da alcune innamorate deluse dall'indebito ruolo di nutrici che si sono assunte, e molto più spesso da madri ferite dalla "ingratitudine" di figli trentenni che fuggono dal loro soffocante abbraccio, invischiante come la bambagia di un nido.
Tutto questo naturalmente risponde solo in parte alla sua prima lettera, che è densa di spunti e dovrebbe diventare oggetto di riflessione in terapia.
Lei è stata molto acuta nello scriverla, e avveduta nel rivolgersi ad un terapeuta; faccia buon uso di questo supporto. Mi sembra di ravvisare in lei un processo di crescita e di consapevolezza che può portarla ad un'altra visione dell'amore, più adulta e più generosa anche verso sé stessa.
Le rinnovo gli auguri.
Se le fa piacere, ci tenga al corrente dei suoi progressi.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.7k visite dal 08/10/2023.
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Approfondimento su Bullismo
Il bullismo comprende una serie di comportamenti violenti intenzionali di tipo fisico o verbale ripetuti nel tempo nei confronti di una determinata persona. Si può manifestare anche in modo virtuale online e sui social network (cyberbullismo).