Stato confusionale
Salve a tutti, non saprei nemmeno da dove cominciare, ma ci provo.
Sono una ragazza di 28 anni e dall'inizio di quest'anno vivo costantemente in uno stato confusionale fatto di alti e bassi.
Delle volte credo di non farcela più, altri giorni lascio che il tempo scorra senza stare troppo a pensare.
Sono entrata nel mondo del lavoro dall'anno scorso, dopo aver terminato il mio percorso di studi.
Inizialmente ero molto entusiasta, adesso mi rendo conto di quanto le aspettative lavorative e la realtà siano molto differenti.
Non mi sento appagata dalle mie giornate a lavoro, credo di aver scelto la professione che fa per me... ma non credo che alcune professioni vengano rispettate come dovrebbero (in termini economici e contrattuali).
I pensieri sul lavoro mi occupano gran parte delle giornate, perché vorrei iniziare una carriera appagante, ma di possibilità se ne vedono ben poche.
Per quanto riguarda la sfera relazionale, mi sento ancor più confusa.
Sono fidanzata ormai da 5 anni, ma mi sento ad un bivio importante.
Conviviamo e siamo andati sempre piuttosto d'accordo, ma ci sono tanti aspetti che mi fanno pensare che questa persona non sia quella con cui vorrei condividere altro tempo della mia vita.
Mi convinco ogni giorno sempre di più, ho delle mancanze che prima non notavo, o che mi facevo andar bene.
Sento che il sentimento da parte mia si è affievolito, se non scomparso del tutto.
Ci sono giorni in cui mollerei tutto davvero, ma poi mi sento in colpa.
Non sono in grado di fare del male alle persone buone, perché in fin dei conti sono sempre stata trattata bene... anche quando non lo meritavo.
Ci sono tante cose in ballo, mi sento legata a lui, ma so che mi mancano delle cose importanti (comunicazione e attrazione prima di tutte).
Ogni volta che tento di aprire il discorso, lui inizia subito a entrare in uno stato di crisi che inesorabilmente mi fa sentire in colpa... non voglio causare sofferenze... quindi puntualmente ritratto le mie posizioni, dico che è un momento e che magari con un po' di distanza si aggiusterà tutto.
Io non lo so se tutto questo si potrà mai aggiustare, sono certa che non ho più interesse nei nostri discorsi, non voglio affetto da parte sua, niente mi fa essere sentimentale nei suoi confronti... solo quando vedo che ci rimane male mi faccio forza e cerco di essere più sensibile.
Vorrei andare via da quella casa, ma per il momento non ho alternative e non so cosa fare.
Mi sento sola e abbandonata perché le altre persone minimizzano i miei sentimenti e in fin dei conti nessuno capisce davvero quello che vive un'altra persona.
Ho smesso di confidarmi con gli altri, quindi questa miriade di pensieri la tengo tutta per me... ma non so cosa fare, mi sento incapace di prendere qualsiasi decisione... è come se fossi in uno stato di apatia da cui non riesco ad uscire.
Sono una ragazza di 28 anni e dall'inizio di quest'anno vivo costantemente in uno stato confusionale fatto di alti e bassi.
Delle volte credo di non farcela più, altri giorni lascio che il tempo scorra senza stare troppo a pensare.
Sono entrata nel mondo del lavoro dall'anno scorso, dopo aver terminato il mio percorso di studi.
Inizialmente ero molto entusiasta, adesso mi rendo conto di quanto le aspettative lavorative e la realtà siano molto differenti.
Non mi sento appagata dalle mie giornate a lavoro, credo di aver scelto la professione che fa per me... ma non credo che alcune professioni vengano rispettate come dovrebbero (in termini economici e contrattuali).
I pensieri sul lavoro mi occupano gran parte delle giornate, perché vorrei iniziare una carriera appagante, ma di possibilità se ne vedono ben poche.
Per quanto riguarda la sfera relazionale, mi sento ancor più confusa.
Sono fidanzata ormai da 5 anni, ma mi sento ad un bivio importante.
Conviviamo e siamo andati sempre piuttosto d'accordo, ma ci sono tanti aspetti che mi fanno pensare che questa persona non sia quella con cui vorrei condividere altro tempo della mia vita.
Mi convinco ogni giorno sempre di più, ho delle mancanze che prima non notavo, o che mi facevo andar bene.
Sento che il sentimento da parte mia si è affievolito, se non scomparso del tutto.
Ci sono giorni in cui mollerei tutto davvero, ma poi mi sento in colpa.
Non sono in grado di fare del male alle persone buone, perché in fin dei conti sono sempre stata trattata bene... anche quando non lo meritavo.
Ci sono tante cose in ballo, mi sento legata a lui, ma so che mi mancano delle cose importanti (comunicazione e attrazione prima di tutte).
Ogni volta che tento di aprire il discorso, lui inizia subito a entrare in uno stato di crisi che inesorabilmente mi fa sentire in colpa... non voglio causare sofferenze... quindi puntualmente ritratto le mie posizioni, dico che è un momento e che magari con un po' di distanza si aggiusterà tutto.
Io non lo so se tutto questo si potrà mai aggiustare, sono certa che non ho più interesse nei nostri discorsi, non voglio affetto da parte sua, niente mi fa essere sentimentale nei suoi confronti... solo quando vedo che ci rimane male mi faccio forza e cerco di essere più sensibile.
Vorrei andare via da quella casa, ma per il momento non ho alternative e non so cosa fare.
Mi sento sola e abbandonata perché le altre persone minimizzano i miei sentimenti e in fin dei conti nessuno capisce davvero quello che vive un'altra persona.
Ho smesso di confidarmi con gli altri, quindi questa miriade di pensieri la tengo tutta per me... ma non so cosa fare, mi sento incapace di prendere qualsiasi decisione... è come se fossi in uno stato di apatia da cui non riesco ad uscire.
[#1]
Sembra che amore e lavoro, due sfere importanti della vita, non la soddisfino. E' comprensibile che lo stato psicologico ne risenta.
Mi colpisce la sua frase: "in fin dei conti nessuno capisce davvero quello che vive un'altra persona"; è l'esatto contrario di ciò che fa o cerca di fare lo psicologo/a, per cui la invito a non essere così pessimista e spero di non sbagliarmi.
Nella terapia di coppia ad esempio lo psicologo favorisce la comunicazione e si adopera per migliorare il rapporto sulla base dei bisogni, desideri, recriminazioni ecc. dei due partner e non potrebbe farlo se non riesce a coglierli.
Forse è anche questa sfiducia in una possibilità di aiuto e cambiamento che le crea un'apatia, ma anche se è più difficile risolvere un problema di lavoro che di relazione, anche per il primo lo psicologo ha vari strumenti: dall'analisi del contesto e delle relazioni, al miglioramento di queste ultime, al miglioramento dell'autostima e della capcità di proporsi, fino alla capacità di cercare un altro lavoro. Con le terapie brevi si possono ottenere ottimi risultati in tempi brevi.
Mi colpisce la sua frase: "in fin dei conti nessuno capisce davvero quello che vive un'altra persona"; è l'esatto contrario di ciò che fa o cerca di fare lo psicologo/a, per cui la invito a non essere così pessimista e spero di non sbagliarmi.
Nella terapia di coppia ad esempio lo psicologo favorisce la comunicazione e si adopera per migliorare il rapporto sulla base dei bisogni, desideri, recriminazioni ecc. dei due partner e non potrebbe farlo se non riesce a coglierli.
Forse è anche questa sfiducia in una possibilità di aiuto e cambiamento che le crea un'apatia, ma anche se è più difficile risolvere un problema di lavoro che di relazione, anche per il primo lo psicologo ha vari strumenti: dall'analisi del contesto e delle relazioni, al miglioramento di queste ultime, al miglioramento dell'autostima e della capcità di proporsi, fino alla capacità di cercare un altro lavoro. Con le terapie brevi si possono ottenere ottimi risultati in tempi brevi.
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 448 visite dal 03/10/2023.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.