Rabbia repressa o altro ?
Volevo chiedervi un parere su una cosa che da parecchio tempo non mi fa più vivere bene.
È come se dentro di me sentissi, talvolta, una forza, un peso nero che localizzo tra il petto e che si irradia verso la gola.
È come se fosse un’energia, qualcosa che a un certo punto mi fa sentire il bisogno di tirare un sospiro per scaricarla, come se si accumulasse qualcosa dentro di me o che forse c’è già.
Quando durante il giorno mi presto a fare qualche attività di per se piacevole (studiare pianoforte, leggere, prendermi cura del mio corpo ) questa sensazione si attiva legandosi a ciò che sto facendo rendendolo pesante, faticoso, come se in questo caso richiedesse uno sforzo.
Vi faccio un esempio: se sto studiando un pezzo al pianoforte e questo è composto di una parte lenta e distesa lì mi sento molto rilassato e questa forza non la esiste, non appena sopraggiunge una parte virtuosistica veloce in cui suono molto forte questa forza si attiva dentro di me costringendomi a smettere.
Non è nulla di positivo perché la sento come una forza distruttiva, qualcosa che consuma dentro e che mi fa paura.
Ho ipotizzato potesse essere rabbia e che venga fuori quando qualche elemento esterno la richiama e la coinvolge.
Voi cosa ne pensate a riguardo?
Come mi devo comportare?
L'ansia è parente stretta della paura, denominata infatti "paura senza oggetto", non perché l'oggetto non ci sia, semplicemente non è chiaro alla coscienza.
Un'analisi della sua storia di vita individuale è comunque necessaria per individuare l'emozione principalmente coinvolta.
Valentina Sciubba Psicologa
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Disturbi psicologici e mente-corpo
Tra l'altro è facile che l'ansia porti ad autoboicottarsi, cosa che mi sembra meno probabile per i sentimenti di rabbia.
Valentina Sciubba Psicologa
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Ad ogni modo la forza che lei avverte le impedisce di fare le cose al meglio, è funzionale a questo obiettivo ed in tale meccanismo c'è probabilmente la chiave per capire l'emozione, con i suoi contenuti cognitivi, che la nutre.
Valentina Sciubba Psicologa
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Le Asl dovrebbero farlo, so che il medico di base ad esempio può prescrivere una analisi /diagnosi psicologica presso il SSN che però prevede più test, compreso di norma l'MMPI2.
Tenga comunque presente che per avere una psicodiagnosi occorrono anche dei colloqui con il testista (in genere da 1 a 3) che permettono di inserire i test in un quadro più completo.
Inoltre l'MMPI 2 o altri test da soli possono darle una misura di stati psicoemotivi (ansia, depressione, ostilità, ecc.) e anche indicarle l'ambito (ad es. familiare o lavorativo) dove siano presenti difficoltà, ma molto più difficilmente risalgono alla dimensione cognitiva delle emozioni, in particolare per l'ansia.
Valentina Sciubba Psicologa
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Le lascio un link che mi sembra elenchi abbastanza esaustivamente le componenti delle emozioni e che può rispondere alla sua ultima domanda. https://www.stateofmind.it/emozioni/#:~:text=Tra%20le%20componenti%20dell'esperienza,soggetto%20che%20la%20sta%20provando.
All'elenco di cui al riportato link aggiungerei o meglio inserirei nell'appraisal al primo punto, la componente cognitiva più o meno inconscia che può caratterizzare uno stato emotivo, la quale è particolarmente importante nell'ansia in cui, per definizione, il soggetto non sa darsi conto del perché della sua agitazione e dei suoi sintomi.
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Sono a disposizione se vorrà approfondire il consulto.
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Credo si tratti di un meccanismo cognitivo noto come rimuginino depressivo’ e che quest’ultimo si attivi nel mio caso in corrispondenza di azioni quotidiane molto semplici come ad esempio leggere o studiare. Sento in corrispondenza di tali azioni un grande distipendio di energia cognitiva-mentale (come se stessi facendo un difficile esercizio di matematica che richieda enorme concentrazione), una reazione fisiologica (battiti accelerati), e un’attivazione emotiva tale per cui più compio l’azione che attiva il rimuginino e più mi sentirò in ansia e depresso. Premetto che prima di intraprendere tale azione mi sento benissimo sia a livello fisico che emotivo. Cosa ne pensa ? Quali le possibili soluzioni?
le ripeto che i suoi sintomi depongono per un disturbo ansioso-ossessivo che evidentemente investe anche l'azione di volerlo risolvere, dal momento che non dice se si è recato presso professionisti. Le inficia tutttavia mi sembra notevolmente la quotidianità.
Valentina Sciubba Psicologa
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