Come uscirne da un'ansia che diventa ostacolo?
Buonasera.
Da circa 10 anni soffro d'ansia, depressione e dipendenza affettiva, oltre che da cannabis.
Le relazioni sentimentali che ho avuto rientrano nello spettro dell'ansioso-evitante, mi assorbono profondamente e diventano d'ostacolo alla mia crescita personale. Sono tre anni che sono in terapia, ne ho provate tre diverse, due psicoanalisi e una dinamico-comportamentale, che è quella che porto avanti da più tempo e che mi ha dato i risultati migliori, tuttavia l'indicazione terapeutica è verso la terapia di gruppo che però non riesco a frequentare non essendoci nella mia città e dovendomi spostare di circa 40km, rendendola impossibile da coniugare al lavoro. Inoltre le difficoltà economiche hanno reso complicato seguire una qualunque terapia regolarmente.
A 15 anni mi sono appassionato ad una disciplina artistica, hobby che fra i 17 e i 19 anni mi ha iniziato a fruttare qualche soldo e qualche prospettiva futura. Mi ha permesso di elaborare alcuni traumi e iniziare a comunicare, e da adolescente introverso, chiuso e senza amici ho imparato a uscire da me stesso. Si è creato un rapporto d'amore profondo e quotidiano verso tale disciplina, amore che - come ogni altro che ho avuto - è stato fatto di soddisfazioni, idealizzazioni e delusioni. Ho provato a vivere solo di quello, riesco a guadagnare ma mai abbastanza costantemente per non preoccuparmi più. È un ambiente instabile e su cui non posso contare se ho spese da affrontare, cosa che ho. Da due anni vivo da solo, ho preso questa scelta insieme alla mia terapista, avevo bisogno di allontanarmi dalla famiglia, in particolare da mio padre, con cui c'è una dinamica di incomunicabilità che mi influenza profondamente. Ora che siamo più distanti il rapporto fra noi è migliore, più disteso e maturo.
Ho provato ad abbinare la mia passione con altri lavori ma niente, è stato raro trovare una situazione che mi permettesse di occuparmi di entrambe le cose. Il compromesso migliore che ho trovato è stato nella ristorazione, con 2 giorni alla settimana potevo coprire l'affitto, e avevo abbastanza tempo per occuparmi del resto. I soldi non erano mai abbastanza però, e a gennaio in seguito ad un'offerta di lavoro migliore, ho lasciato quella sorta di equilibrio che avevo trovato in favore di qualcosa di meglio rinunciando temporaneamente alla passione. Tuttavia il lavoro era a progetto, è terminato a luglio e da quel momento sono in totale balia di me stesso e della mia instabilità. Non riesco più neanche ad esercitarmi con costanza. Non so come uscirne. Tutte le possibili soluzioni sembrano ruotare intorno all'avere più soldi, ma avere più soldi significa anche non avere più tempo per la mia passione, mettendo da parte l'unica carriera in cui mi sentirei realizzato. Questo costante conflitto, questo preoccuparmi così tanto, mi paralizza. Non riesco a creare la stabilità di cui ho bisogno.
Ci sarebbe molto da aggiungere, ma per limite caratteri mi fermo qui. Pareri su come gestire questa situazione?
Da circa 10 anni soffro d'ansia, depressione e dipendenza affettiva, oltre che da cannabis.
Le relazioni sentimentali che ho avuto rientrano nello spettro dell'ansioso-evitante, mi assorbono profondamente e diventano d'ostacolo alla mia crescita personale. Sono tre anni che sono in terapia, ne ho provate tre diverse, due psicoanalisi e una dinamico-comportamentale, che è quella che porto avanti da più tempo e che mi ha dato i risultati migliori, tuttavia l'indicazione terapeutica è verso la terapia di gruppo che però non riesco a frequentare non essendoci nella mia città e dovendomi spostare di circa 40km, rendendola impossibile da coniugare al lavoro. Inoltre le difficoltà economiche hanno reso complicato seguire una qualunque terapia regolarmente.
A 15 anni mi sono appassionato ad una disciplina artistica, hobby che fra i 17 e i 19 anni mi ha iniziato a fruttare qualche soldo e qualche prospettiva futura. Mi ha permesso di elaborare alcuni traumi e iniziare a comunicare, e da adolescente introverso, chiuso e senza amici ho imparato a uscire da me stesso. Si è creato un rapporto d'amore profondo e quotidiano verso tale disciplina, amore che - come ogni altro che ho avuto - è stato fatto di soddisfazioni, idealizzazioni e delusioni. Ho provato a vivere solo di quello, riesco a guadagnare ma mai abbastanza costantemente per non preoccuparmi più. È un ambiente instabile e su cui non posso contare se ho spese da affrontare, cosa che ho. Da due anni vivo da solo, ho preso questa scelta insieme alla mia terapista, avevo bisogno di allontanarmi dalla famiglia, in particolare da mio padre, con cui c'è una dinamica di incomunicabilità che mi influenza profondamente. Ora che siamo più distanti il rapporto fra noi è migliore, più disteso e maturo.
Ho provato ad abbinare la mia passione con altri lavori ma niente, è stato raro trovare una situazione che mi permettesse di occuparmi di entrambe le cose. Il compromesso migliore che ho trovato è stato nella ristorazione, con 2 giorni alla settimana potevo coprire l'affitto, e avevo abbastanza tempo per occuparmi del resto. I soldi non erano mai abbastanza però, e a gennaio in seguito ad un'offerta di lavoro migliore, ho lasciato quella sorta di equilibrio che avevo trovato in favore di qualcosa di meglio rinunciando temporaneamente alla passione. Tuttavia il lavoro era a progetto, è terminato a luglio e da quel momento sono in totale balia di me stesso e della mia instabilità. Non riesco più neanche ad esercitarmi con costanza. Non so come uscirne. Tutte le possibili soluzioni sembrano ruotare intorno all'avere più soldi, ma avere più soldi significa anche non avere più tempo per la mia passione, mettendo da parte l'unica carriera in cui mi sentirei realizzato. Questo costante conflitto, questo preoccuparmi così tanto, mi paralizza. Non riesco a creare la stabilità di cui ho bisogno.
Ci sarebbe molto da aggiungere, ma per limite caratteri mi fermo qui. Pareri su come gestire questa situazione?
[#1]
Buonasera, leggendo le sue preoccupazioni la prima cosa che risalta è che lei ha iniziato con il piede giusto, cioè si è rivolto alla psicoterapia che resta l'indicazione elettiva per problemi di ansia, depressione e dipendenze. Ci scrive che è tuttora in corso, pur con irregolarità di frequenza: perchè non parlare di questi suoi dubbi proprio con la terapista che sta portando avanti un lavoro con lei?
Non è una domanda oziosa ma uno spunto a cui le chiedo di riflettere perchè entrano in gioco meccanismi di fiducia, di relazione, di problem solving, di motivazione.
L'indicazione alla terapia di gruppo da dove l'ha avuta? le chiedo se da qualcuno che la conosce bene, conosce le sue difficoltà, le distanze ecc. o è una indicazione più generica ? Può considerare che anche all'interno delle terapie di gruppo ci sono vari orientamenti 8quale per lei?) comunque ci si incontra non più di una volta alla settimana e i costi sono più bassi rispetto alla terapia individuale.
Ci chiede come gestire la situazione... chi più del suo terapeuta può avviare insieme a lei un pensiero orientato a saper districarsi dai problemi? Cominci dalla fiducia, riprovi appena si sente e vedrà che sarà fiero di sè.
Auguri!
Non credo che possa risolvere i
Non è una domanda oziosa ma uno spunto a cui le chiedo di riflettere perchè entrano in gioco meccanismi di fiducia, di relazione, di problem solving, di motivazione.
L'indicazione alla terapia di gruppo da dove l'ha avuta? le chiedo se da qualcuno che la conosce bene, conosce le sue difficoltà, le distanze ecc. o è una indicazione più generica ? Può considerare che anche all'interno delle terapie di gruppo ci sono vari orientamenti 8quale per lei?) comunque ci si incontra non più di una volta alla settimana e i costi sono più bassi rispetto alla terapia individuale.
Ci chiede come gestire la situazione... chi più del suo terapeuta può avviare insieme a lei un pensiero orientato a saper districarsi dai problemi? Cominci dalla fiducia, riprovi appena si sente e vedrà che sarà fiero di sè.
Auguri!
Non credo che possa risolvere i
Dr.ssa Fulvia Tramontano
[#2]
Utente
Salve e intanto grazie della sua risposta, coi limiti di caratteri è difficile riuscire a essere chiari.
La terapista è consapevole dei miei dubbi, tuttavia molte difficoltà sono di natura pratica e non psicologica, complicando le cose. Trovo possibili nuove strategie lì, ma ci si muove lentamente e non sento sia sufficiente, l'impressione è che ci siano anni di lavoro davanti, anni che non sento di potermi permettere. Né economicamente, né di tempo.
Il gruppo è stata consigliato dalle ultime due terapie che ho seguito.
Mi sono rivolto a voi nella speranza di ottenere nuovi strumenti, la terapia è d'aiuto ma nonostante gli anni investiti le mie 'crisi' ansiose continuano a presentarsi, momenti in cui non riesco a controllare le lacrime, la rabbia, e le emozioni in generale. In cui non riesco a fare quello che dovrei, sprecando intere giornate. È la paura di ciò che mi ha spinto qui.
La terapista è consapevole dei miei dubbi, tuttavia molte difficoltà sono di natura pratica e non psicologica, complicando le cose. Trovo possibili nuove strategie lì, ma ci si muove lentamente e non sento sia sufficiente, l'impressione è che ci siano anni di lavoro davanti, anni che non sento di potermi permettere. Né economicamente, né di tempo.
Il gruppo è stata consigliato dalle ultime due terapie che ho seguito.
Mi sono rivolto a voi nella speranza di ottenere nuovi strumenti, la terapia è d'aiuto ma nonostante gli anni investiti le mie 'crisi' ansiose continuano a presentarsi, momenti in cui non riesco a controllare le lacrime, la rabbia, e le emozioni in generale. In cui non riesco a fare quello che dovrei, sprecando intere giornate. È la paura di ciò che mi ha spinto qui.
[#3]
Non c'è bisogno di aver paura, nè di essere preoccupato. Ciò le deriva dell'ansia, la quale può trovare giovamento con tecniche di consapevolezza e rilassamento che può trovare in rete. Si tratta di strumenti di psicoterapia breve, che può provare a seguire e poi allenandosi giornalmente piano piano padroneggiare.
le calmerebbe lo stato di tensione ma è un lavoro lungo anche questo, non proprio una scorciatoia perchè tutte le cose relative alla psiche non hanno tempi brevi, ci sono sempre motivazioni importanti e molto profonde che determinano i nostri stati d'animo che quindi sono messaggi preziosi per cambiare le cose.
Fino a sentirsi più felici.
Necessario non arrendersi. Mai!
Saluti
le calmerebbe lo stato di tensione ma è un lavoro lungo anche questo, non proprio una scorciatoia perchè tutte le cose relative alla psiche non hanno tempi brevi, ci sono sempre motivazioni importanti e molto profonde che determinano i nostri stati d'animo che quindi sono messaggi preziosi per cambiare le cose.
Fino a sentirsi più felici.
Necessario non arrendersi. Mai!
Saluti
Dr.ssa Fulvia Tramontano
[#4]
Utente
Salve Dr.ssa, intanto grazie della sua risposta.
So che l'ansia deriva dalle mie paure e preoccupazioni, come so che le tecniche di consapevolezza e meditazione possono aiutare a calmare gli stati di tensione. Sono strumenti a cui già faccio riferimento, ma sono cerotti, tamponi, di per sé non sembrano curare alcuna ferita. Posso temporaneamente smettere di preoccuparmi e rivolgere la mia attenzione altrove, posso calmare l'attacco di panico, tenere a bada l'ansia, ma non mi sembra di riuscire ad ottenere nulla più di questo. Le preoccupazioni tornano, si muovono su un piano di realtà concreto, sono cose di cui effettivamente dovrei essere preoccupato, problemi a cui dovrei trovare soluzioni.
Dopo tre anni di terapia inizio a conoscere discretamente le motivazioni che si nascondono dietro i miei stati d'animo, so cosa dovrebbe cambiare dentro e fuori di me per migliorare le cose, il problema è che non ci riesco. Ogni tentativo sembra rivelarsi fallimento, o quantomeno mai abbastanza per cambiare stabilmente le cose.
Non voglio assolutamente arrendermi, ma vivo come fossi ogni giorno sul campo di battaglia, senza scudi, armi o armature. Difficile non aver paura.
So che l'ansia deriva dalle mie paure e preoccupazioni, come so che le tecniche di consapevolezza e meditazione possono aiutare a calmare gli stati di tensione. Sono strumenti a cui già faccio riferimento, ma sono cerotti, tamponi, di per sé non sembrano curare alcuna ferita. Posso temporaneamente smettere di preoccuparmi e rivolgere la mia attenzione altrove, posso calmare l'attacco di panico, tenere a bada l'ansia, ma non mi sembra di riuscire ad ottenere nulla più di questo. Le preoccupazioni tornano, si muovono su un piano di realtà concreto, sono cose di cui effettivamente dovrei essere preoccupato, problemi a cui dovrei trovare soluzioni.
Dopo tre anni di terapia inizio a conoscere discretamente le motivazioni che si nascondono dietro i miei stati d'animo, so cosa dovrebbe cambiare dentro e fuori di me per migliorare le cose, il problema è che non ci riesco. Ogni tentativo sembra rivelarsi fallimento, o quantomeno mai abbastanza per cambiare stabilmente le cose.
Non voglio assolutamente arrendermi, ma vivo come fossi ogni giorno sul campo di battaglia, senza scudi, armi o armature. Difficile non aver paura.
[#5]
Comprendo perfettamente ma non è affatto poco quanto scrive circa i miglioramenti temporanei che è in grado di ottenere. Non tutti ci riescono.
Il piano di realtà concreto a cui fa riferimento è ineliminabile e sicuramente migliorabile ma dietro il proprio modo di percepire qualsiasi cosa c'è sempre la nostra potente mente. Lei lo sa bene, infatti sta provando a cercare miglioramenti proprio consultando esperti della mente, bene!
Trovo però utile, a questo punto, comunicare all'attuale terapeuta queste sue ulteriori necessità, queste ricerche di consulti alternativi, o di consulti aggiuntivi. Servirà a esprimersi più pienamente e far capire ancor meglio le sue difficoltà profonde a chi l'ha in cura.
Vedrà che rimetterà la relazione terapeutica su un piano di efficacia maggiore, premiando la fiducia attraverso la speranza che si legge dietro il suo sconforto.
I migliori auguri di vedere la sua strada da percorrere ricordando che Roma non si è fatta in un giorno, come dice un detto popolare sempre valido.
Il piano di realtà concreto a cui fa riferimento è ineliminabile e sicuramente migliorabile ma dietro il proprio modo di percepire qualsiasi cosa c'è sempre la nostra potente mente. Lei lo sa bene, infatti sta provando a cercare miglioramenti proprio consultando esperti della mente, bene!
Trovo però utile, a questo punto, comunicare all'attuale terapeuta queste sue ulteriori necessità, queste ricerche di consulti alternativi, o di consulti aggiuntivi. Servirà a esprimersi più pienamente e far capire ancor meglio le sue difficoltà profonde a chi l'ha in cura.
Vedrà che rimetterà la relazione terapeutica su un piano di efficacia maggiore, premiando la fiducia attraverso la speranza che si legge dietro il suo sconforto.
I migliori auguri di vedere la sua strada da percorrere ricordando che Roma non si è fatta in un giorno, come dice un detto popolare sempre valido.
Dr.ssa Fulvia Tramontano
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Utente
La ringrazio ancora delle sue parole, le apprezzo molto. Ne ho parlato in terapia, è consapevole del tipo di disperazione che provo in questo periodo, ne siamo usciti con una possibile soluzione che avrebbe facilitato tanti dei problemi che ho, ero anche contento. Purtroppo non è possibile mettere in atto la cosa non dipendendo interamente da me, e la contentezza è durata il tempo di scoprirlo.
La mia domanda è questa: sarà la tanta, tantissima paura che provo in questo periodo, sarà la solitudine, lo smarrimento, l'assenza di prospettive e in generale la perdita di speranza, ma sento di star lentamente perdendo la testa. Temo che il mio stato d'animo influisca ulteriormente nella mia capacità di interpretare correttamente la realtà, oltre che nella pessima riuscita delle cose che faccio, autoalimentando una spirale la cui fine non so immaginare. Cosa fa una persona in una situazione del genere, quando le risorse a disposizione sono finite, scarse o inadeguate? Perché ho paura di star già facendo il meglio che posso per stare bene, e che questo meglio non sia in alcun modo abbastanza..
La mia domanda è questa: sarà la tanta, tantissima paura che provo in questo periodo, sarà la solitudine, lo smarrimento, l'assenza di prospettive e in generale la perdita di speranza, ma sento di star lentamente perdendo la testa. Temo che il mio stato d'animo influisca ulteriormente nella mia capacità di interpretare correttamente la realtà, oltre che nella pessima riuscita delle cose che faccio, autoalimentando una spirale la cui fine non so immaginare. Cosa fa una persona in una situazione del genere, quando le risorse a disposizione sono finite, scarse o inadeguate? Perché ho paura di star già facendo il meglio che posso per stare bene, e che questo meglio non sia in alcun modo abbastanza..
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mi dispiace che si senta così, purtroppo non esiste una "ricetta" "consiglio" "strategia" valida e seriamente fondata su un pensiero scientifico e una tradizione accademica. L'indicazione unica nel suo caso -che posso solo tornare a ripeterle- è la scelta di rivolgersi ad un professionista del settore all'interno di un percorso di cambiamento e lei lo sta già facendo. Non possiamo sovrapporci tra colleghi e il suo lavoro psicoterapeutico di persona le porterà molti più frutti di quanto riesca a fare via internet.
Mi dispiace ma le suggerisco di nuovo di raccontare alla sua terapeuta la sua attuale necessità di strade alternative anche cercando consulti e strategie in rete, vedrà che sarà utile parlarne. Potrà essere utile anche ridefinire gli obiettivi che ha raggiunto e quelli che le restano da raggiungere.
Io mi devo fermare qui, con i miei saluti e auguri.
Mi dispiace ma le suggerisco di nuovo di raccontare alla sua terapeuta la sua attuale necessità di strade alternative anche cercando consulti e strategie in rete, vedrà che sarà utile parlarne. Potrà essere utile anche ridefinire gli obiettivi che ha raggiunto e quelli che le restano da raggiungere.
Io mi devo fermare qui, con i miei saluti e auguri.
Dr.ssa Fulvia Tramontano
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 996 visite dal 25/09/2023.
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