Estrema difficoltà decisionale e quadro psicologico correlato
Buonasera,
Mi chiamo Daniele, sono un medico e da pochi mesi specialista, vi scrivo per un consiglio sul mio problema inveterato che ho compreso essere di fatto presente da sempre ma per cui ancora non trovo soluzione.
L'elemento cardine e fondamentale è la mia incapacità decisionale, dalle scelte più semplici quotidiane fino alle più importanti decisioni della vita, dove la situazione diventa naturalmente esponenzialmente più complessa da affrontare.
Da questo ne segue logicamente fortissima indecisione e terrore del cambiamento, anche quando percepito strettamente necessario.
Dal mio percorso psicologico pregresso una causa fondamentale emersa è apparsa la mia elevata capacità di elaborazione mentale di tutti i possibili quadri negativi che si possono prospettare (una vera e propria psicosi definita dal mio terapeuta) dalle mie scelte, di fatto paralizzanti.
In questo quadro si unisce la mia problematica di una identità perfezionista (di fatto vero e proprio disturbo ossessivo-compulsivo di personalità), un disturbo ossessivo-compulsivo (pressoché scomparso dopo anni di terapia) ed episodi transitori di tic multipli severi incapacitanti (ancora presenti), questi ultimi due correlatibili ad acutizzazioni ansione (decisioni obbligate da affrontare).
A tutto ciò segue la mia scarsa capacità di relazione, particolarmente con alcune persone, per vera e propria paura dell'interazione ed in particolare, soprattutto, del potenziale conflitto (paralizzante per me).
Da considerare collateralmente la mia tendenza a voler trattenere con unghie e denti la mia identità di bravo ragazzo e di persona integra ed integerrima da trasmettere alle persone.
Viste importanti decisioni e soluzioni da trovare che si prospettano in questo momento della mia vita capirete bene le difficoltà.
Cordialmente e Grazie in anticipo
Mi chiamo Daniele, sono un medico e da pochi mesi specialista, vi scrivo per un consiglio sul mio problema inveterato che ho compreso essere di fatto presente da sempre ma per cui ancora non trovo soluzione.
L'elemento cardine e fondamentale è la mia incapacità decisionale, dalle scelte più semplici quotidiane fino alle più importanti decisioni della vita, dove la situazione diventa naturalmente esponenzialmente più complessa da affrontare.
Da questo ne segue logicamente fortissima indecisione e terrore del cambiamento, anche quando percepito strettamente necessario.
Dal mio percorso psicologico pregresso una causa fondamentale emersa è apparsa la mia elevata capacità di elaborazione mentale di tutti i possibili quadri negativi che si possono prospettare (una vera e propria psicosi definita dal mio terapeuta) dalle mie scelte, di fatto paralizzanti.
In questo quadro si unisce la mia problematica di una identità perfezionista (di fatto vero e proprio disturbo ossessivo-compulsivo di personalità), un disturbo ossessivo-compulsivo (pressoché scomparso dopo anni di terapia) ed episodi transitori di tic multipli severi incapacitanti (ancora presenti), questi ultimi due correlatibili ad acutizzazioni ansione (decisioni obbligate da affrontare).
A tutto ciò segue la mia scarsa capacità di relazione, particolarmente con alcune persone, per vera e propria paura dell'interazione ed in particolare, soprattutto, del potenziale conflitto (paralizzante per me).
Da considerare collateralmente la mia tendenza a voler trattenere con unghie e denti la mia identità di bravo ragazzo e di persona integra ed integerrima da trasmettere alle persone.
Viste importanti decisioni e soluzioni da trovare che si prospettano in questo momento della mia vita capirete bene le difficoltà.
Cordialmente e Grazie in anticipo
[#1]
Gentile Daniele,
la sua "incapacità decisionale" potrebbe nascere da differenti motivazioni.
Potrebbe essere un modo che lei ha trovato, restando sospeso nel dubbio e nell'indecisione, di preservarsi dalla perdita che ogni scelta comporta. Oltre a ciò, ciascuna scelta richiede un'assunzione di responsabilità della rinuncia, dell'imprevedibilità, dello sconosciuto e degli eventuali rischi che porta con sé. In tal senso, forse dentro di lei, nel profondo, tale responsabilità riecheggia come una colpa.
Il perfezionismo, come nota giustamente lei, è correlato a ciò che riporta.
E' un tratto caratteriale, che però si costituisce come una difesa, come una soluzione compensatoria nella quale si incontrano l'illusione di grandezza e l'evitamento del fallimento, la corsa verso il culmine più elevato e la solitudine.
A tal proposito, la sua "scarsa capacità di relazione" fa pensare ad un mondo interno abitato da regole e doveri, nonché da un rigido controllo che soffoca le emozioni, forse temute per la loro istantaneità e contingenza. Infatti, anche il conflitto è l'espressione dell'aggressività e talvolta dell'irragionevolezza umana; esso mette in luce la nostra natura di esseri umani, non sempre riducibile alla razionalità, ma governata anche da passioni, impulsi, emozioni; da un indomabile che non sempre si lascia piegare dalla ragione o dalla morale.
Io le consiglierei di riprendere il percorso di psicoterapia pregresso o di rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta che utilizza un approccio psicoanalitico che le permetterebbe di andare a fondo, al cuore dei suoi sintomi. Potrebbe aiutarla a scoprire o riscoprire la capacità di emozionarsi, vivere con pienezza, pur accettando il rischio di soffrire un po', perdere o lasciare alternative, parti di sé, eccessi dolorosi, per incontrare il suo diritto ad esistere e a divenire quel che è.
Auguri di cuore.
la sua "incapacità decisionale" potrebbe nascere da differenti motivazioni.
Potrebbe essere un modo che lei ha trovato, restando sospeso nel dubbio e nell'indecisione, di preservarsi dalla perdita che ogni scelta comporta. Oltre a ciò, ciascuna scelta richiede un'assunzione di responsabilità della rinuncia, dell'imprevedibilità, dello sconosciuto e degli eventuali rischi che porta con sé. In tal senso, forse dentro di lei, nel profondo, tale responsabilità riecheggia come una colpa.
Il perfezionismo, come nota giustamente lei, è correlato a ciò che riporta.
E' un tratto caratteriale, che però si costituisce come una difesa, come una soluzione compensatoria nella quale si incontrano l'illusione di grandezza e l'evitamento del fallimento, la corsa verso il culmine più elevato e la solitudine.
A tal proposito, la sua "scarsa capacità di relazione" fa pensare ad un mondo interno abitato da regole e doveri, nonché da un rigido controllo che soffoca le emozioni, forse temute per la loro istantaneità e contingenza. Infatti, anche il conflitto è l'espressione dell'aggressività e talvolta dell'irragionevolezza umana; esso mette in luce la nostra natura di esseri umani, non sempre riducibile alla razionalità, ma governata anche da passioni, impulsi, emozioni; da un indomabile che non sempre si lascia piegare dalla ragione o dalla morale.
Io le consiglierei di riprendere il percorso di psicoterapia pregresso o di rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta che utilizza un approccio psicoanalitico che le permetterebbe di andare a fondo, al cuore dei suoi sintomi. Potrebbe aiutarla a scoprire o riscoprire la capacità di emozionarsi, vivere con pienezza, pur accettando il rischio di soffrire un po', perdere o lasciare alternative, parti di sé, eccessi dolorosi, per incontrare il suo diritto ad esistere e a divenire quel che è.
Auguri di cuore.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.2k visite dal 20/09/2023.
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