Sfogo
Salve a tutti.
Scusate scrivo qui per uno sfogo.
Sono una ragazza di 24 anni, ho una storia triste, ho perso mia mamma quasi 3 anni fa e da allora ho smesso di vivere.
Sto solo sopravvivendo ma il dolore è tanto, indescrivibile.
Con questo sfogo non voglio fare la vittima, ma ho solo bisogno di parlare.
In questi anni sono sempre stata sola, non ho mai accettato inviti ad uscire, non esco con un ragazzo da più di 3 anni e mi spaventa mettermi in gioco, ho provato a sentire varie persone tramite social, ma poi non faccio il passo di incontrare da vicino.
Ho una sorta di blocco.
Perché vivo un senso di colpa forte, come se mi sentissi in colpa a vivere, come se facendolo "tradissi" il mio dolore.
Anche se razionalmente so che non è così, perché penso costantemente a mia mamma, visto che io e lei eravamo e siamo una cosa sola.
Legate da un amore immenso.
L'unica persona che in questi anni è stata capace di smuovermi è stato un ragazzo, conosciuto in un negozio che frequento, volta dopo volta mi sono resa conto di provare qualcosa, ho provato poi a scrivergli, ci siamo anche scritti per un po' anche se le conversazioni non erano proprio il massimo, mi ha allontanata più volte, e quando ha avuto certezza del mio interesse mi ha detto che non voleva niente da me.
Il problema è che da vicino ha con me un atteggiamento molto gentile, tant é che era stato lui a iniziare a scherzare con me, sempre sorridente, scambiamo costantemente sguardi ogni volta che ci incontriamo, tutt ora, anche dopo il rifiuto, ma poi lui in chat mi rifiuta.
Tutto ciò mi ha creato un senso di inadeguatezza, non mi sono sentita abbastanza, mi sono sentita brutta, mi sono sentita un peso, ho avuto perfino la paura che mi parlasse per pietà.
Il "problema" è che non riesco ad uscirne, ogni qualvolta che incontro questa persona, basta 1 sguardo, una mezza parola e ci spero.
Vorrei solo aver avuto la possibilità di conoscere e farmi conoscere meglio.
Anche se sono consapevole che ho perfino difficoltà a mettere piede fuori sola, senza qualche familiare che sia con me.
Mi sono messa in gioco ed è andata male, allora mi chiedo perché, non merito niente?
Questo mi genera ulteriore frustrazione che mi fa restare ulteriormente bloccata.
Si crea un mix di tristezza, dolore, dispiacere, senso di vuoto che ho dentro, + fallimento verso la mia vita generale, a cui si aggiunge anche la frustrazione di non essere mai amata da nessuno e essere rifiutata da una persona a cui tengo ormai.
Questa persona non esce dalla mia testa, allora mi chiedo, mi sto forse solo aggrappando a qualcosa?
Proprio perché soffro tanto per il dolore che ho dentro?
O è un sentimento reale, non capisco più nulla.
So solo che anche dopo questo lungo sfogo sento il senso di colpa di aver parlato di questo ragazzo, e penso mia mamma cosa penserà?
Che non sto parlando solo di lei?
E ci sto male.
Ma parlare di mia mamma è anche più difficile perché il dolore é tanto e la mancanza è immensa.
Scusate, grazie... buona giornata
Scusate scrivo qui per uno sfogo.
Sono una ragazza di 24 anni, ho una storia triste, ho perso mia mamma quasi 3 anni fa e da allora ho smesso di vivere.
Sto solo sopravvivendo ma il dolore è tanto, indescrivibile.
Con questo sfogo non voglio fare la vittima, ma ho solo bisogno di parlare.
In questi anni sono sempre stata sola, non ho mai accettato inviti ad uscire, non esco con un ragazzo da più di 3 anni e mi spaventa mettermi in gioco, ho provato a sentire varie persone tramite social, ma poi non faccio il passo di incontrare da vicino.
Ho una sorta di blocco.
Perché vivo un senso di colpa forte, come se mi sentissi in colpa a vivere, come se facendolo "tradissi" il mio dolore.
Anche se razionalmente so che non è così, perché penso costantemente a mia mamma, visto che io e lei eravamo e siamo una cosa sola.
Legate da un amore immenso.
L'unica persona che in questi anni è stata capace di smuovermi è stato un ragazzo, conosciuto in un negozio che frequento, volta dopo volta mi sono resa conto di provare qualcosa, ho provato poi a scrivergli, ci siamo anche scritti per un po' anche se le conversazioni non erano proprio il massimo, mi ha allontanata più volte, e quando ha avuto certezza del mio interesse mi ha detto che non voleva niente da me.
Il problema è che da vicino ha con me un atteggiamento molto gentile, tant é che era stato lui a iniziare a scherzare con me, sempre sorridente, scambiamo costantemente sguardi ogni volta che ci incontriamo, tutt ora, anche dopo il rifiuto, ma poi lui in chat mi rifiuta.
Tutto ciò mi ha creato un senso di inadeguatezza, non mi sono sentita abbastanza, mi sono sentita brutta, mi sono sentita un peso, ho avuto perfino la paura che mi parlasse per pietà.
Il "problema" è che non riesco ad uscirne, ogni qualvolta che incontro questa persona, basta 1 sguardo, una mezza parola e ci spero.
Vorrei solo aver avuto la possibilità di conoscere e farmi conoscere meglio.
Anche se sono consapevole che ho perfino difficoltà a mettere piede fuori sola, senza qualche familiare che sia con me.
Mi sono messa in gioco ed è andata male, allora mi chiedo perché, non merito niente?
Questo mi genera ulteriore frustrazione che mi fa restare ulteriormente bloccata.
Si crea un mix di tristezza, dolore, dispiacere, senso di vuoto che ho dentro, + fallimento verso la mia vita generale, a cui si aggiunge anche la frustrazione di non essere mai amata da nessuno e essere rifiutata da una persona a cui tengo ormai.
Questa persona non esce dalla mia testa, allora mi chiedo, mi sto forse solo aggrappando a qualcosa?
Proprio perché soffro tanto per il dolore che ho dentro?
O è un sentimento reale, non capisco più nulla.
So solo che anche dopo questo lungo sfogo sento il senso di colpa di aver parlato di questo ragazzo, e penso mia mamma cosa penserà?
Che non sto parlando solo di lei?
E ci sto male.
Ma parlare di mia mamma è anche più difficile perché il dolore é tanto e la mancanza è immensa.
Scusate, grazie... buona giornata
[#1]
Gentile utente,
E' stato uno sfogo, questo consulto, come Lei osserva.
Ma pone una serie di domande alle quali Lei non trova risposta e he dunque non Le permettono di andare avanti.
La più impegnativa ritengo sia questa:
"... e penso mia mamma cosa penserà?
Che non sto parlando solo di lei?
E ci sto male..."
La frase evidenzia non solo il Suo dolore per la perdita della madre, ma soprattutto una sorta di senso di colpa che Lei prova se solo pensa o parla di altre persone che Le interessano affettivamente.
Come se, anche da viva, la Sua mamma La tenesse al guinzaglio; beninteso, un guinzaglio amoroso (probabilmente reciproco).
Ritengo comprenda Lei stessa che per crescere occorre liberarsi. Ma liberarsi da una persona morta, per assurdo non è facile: non si può litigare con essa, nè negoziare, nè ricevere rassicurazioni o autorizzazioni.
E dunque il lavoro psichico è complesso, faticoso, e non sempre possibile senza una guida (l* Psicoterapeuta).
Saluti cari.
Dott. Brunialti
E' stato uno sfogo, questo consulto, come Lei osserva.
Ma pone una serie di domande alle quali Lei non trova risposta e he dunque non Le permettono di andare avanti.
La più impegnativa ritengo sia questa:
"... e penso mia mamma cosa penserà?
Che non sto parlando solo di lei?
E ci sto male..."
La frase evidenzia non solo il Suo dolore per la perdita della madre, ma soprattutto una sorta di senso di colpa che Lei prova se solo pensa o parla di altre persone che Le interessano affettivamente.
Come se, anche da viva, la Sua mamma La tenesse al guinzaglio; beninteso, un guinzaglio amoroso (probabilmente reciproco).
Ritengo comprenda Lei stessa che per crescere occorre liberarsi. Ma liberarsi da una persona morta, per assurdo non è facile: non si può litigare con essa, nè negoziare, nè ricevere rassicurazioni o autorizzazioni.
E dunque il lavoro psichico è complesso, faticoso, e non sempre possibile senza una guida (l* Psicoterapeuta).
Saluti cari.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Grazie per la risposta, forse con la mia scarsa capacità di esprimermi su ciò che ho dentro non mi sono spiegata bene, io non voglio liberarmi assolutamente, il legame con mia mamma io lo conservo e lo conserverò a vita, con amore.
Il senso di colpa è esistente è vero, ma io le sono sempre stata accanto, quindi non so esattamente nemmeno io perché vivo tutto con questa colpa.
Inoltre non ho mai avuto un "guinzaglio", quando mia mamma era presente fisicamente, vivevo le mie amicizie e relazioni come si fa normalmente. Sicuramente ad oggi mi mancano approvazioni e rassicurazioni di cui avrei bisogno, che prima ricevevo a prescindere poiché mia mamma appoggiava sempre le mie scelte, standomi accanto come solo un genitore può fare. Comunque la ringrazio per aver letto e per il consiglio. Buona serata Dottore.
Il senso di colpa è esistente è vero, ma io le sono sempre stata accanto, quindi non so esattamente nemmeno io perché vivo tutto con questa colpa.
Inoltre non ho mai avuto un "guinzaglio", quando mia mamma era presente fisicamente, vivevo le mie amicizie e relazioni come si fa normalmente. Sicuramente ad oggi mi mancano approvazioni e rassicurazioni di cui avrei bisogno, che prima ricevevo a prescindere poiché mia mamma appoggiava sempre le mie scelte, standomi accanto come solo un genitore può fare. Comunque la ringrazio per aver letto e per il consiglio. Buona serata Dottore.
[#3]
Buona serata anche a Lei.
Dott. Brunialti
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 724 visite dal 05/09/2023.
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