Ho paura che lo stress mi ucciderà

Gentili dottori,
Vorrei raccontarvi come mi sento.

È da 6 mesi che mio padre sta male, non riesce a guarire nonostante i ricoveri e le cure.
Un mese fa abbiamo scoperto che ha avuto un tumore maligno con metastasi dopo un’operazione di urgenza.
La notizia è stata tragica perché in quel momento iniziavo già ad avvertire i sintomi di stress.
Nei mesi in cui mio padre era in cura senza sapere cosa avesse, sono stata io in casa a prendermi cura di lui.
Gli ero vicina, gli cucinavo e gli davo un’occhiata.
Mia mamma era impegnata a badare a mio nipote perché mia sorella, che tra l’altro abbiamo scoperto che ha la sclerosi multipla a marzo 2023, lavora.
Allora ho vissuto una situazione stressante in quanto ero preoccupata anche per gli esami universitari che erano rimasti indietro e ho dovuto recuperarli quasi tutto insieme, senza un’interruzione fino alla fine della sessione estiva.
Dopo questi eventi, sono esplosa.
Pensavo che potessi sopportarli e affrontarli, ma all’improvviso ho iniziato a soffrire di ansia.
Ho la tachicardia, ho difficoltà a mangiare e a bere perché ho paura di affogarmi, ingoio continuamente la saliva e a volte tutte queste situazioni di paura e controllo mi fanno piangere.
Penso a quando mio padre non ci sarà più, a quando questa maledetta malattia me lo porterà via, alle cose che non può più vivere.
Io sono scioccata.
Vederlo in questo stato mi fa sentire male.
Vorrei che i medici ci dicessero che si può salvare, che ci sono speranze.
Non mi immagino una vita senza padre.
Chi mi amerà?
Chi mi proteggerà?
Ha ancora tanto da darci, da insegnarci.
Vorrei vederlo sereno e felice, godersi di nuovo i piaceri della vita, farlo stare insieme a noi.
Non lo accetto, non accetto che mio padre possa andarsene.
Non accetto che mia sorella abbia la sclerosi multipla.
Sto male.
Non so se posso sopportarlo.
Ho avuto due attacchi di panico.
Pensavo di morire durante il sonno.
Ho paura che mi venga un infarto perché mi batte talmente forte il cuore che penso che mi possa venire qualcosa.
So che la morte fa parte della vita e che mio padre ha vissuto un bel po’ di cose, ma non sono pronta a lasciarlo.
Ci sono momenti in cui sono calma, ma poi di nuovo l’oscurità.
Potessi almeno mangiare e bere normalmente, riuscissi a bloccare questa necessità di ingoiare saliva sarebbe utile.
Vedo un futuro incerto davanti a me.
Non immagino un futuro avanti a me.
Ho paura di quello che può accadere a mio padre e di quello che può accadere a me.
Non parlo più di futuro, delle cose che mi piacciono.
Mi dico: tanto potrebbe darsi che muoia, ho una voce interiore che mi impedisce di sorridere o essere felice anche solo per un attimo e dice costantemente tanto morirai.
Ho paura che possa succedere qualcosa a mia madre a causa del dolore che stiamo provando.
Ci sono passata con lei nella stessa situazione di mio padre, quando doveva fare le chemio.
Se la vita sarà sempre così meglio morire il prima possibile.

Che significa quello che mi è venuto?
Guarirò mai?
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
"Che significa quello che mi è venuto?
Guarirò mai?"

Gentile utente,

l'ncontro con la malattia, con la morte, ha il potere di svellere dalle fondamenta il nostro modo di stare al mondo.
Ci si rende conto della precarietà del vivere,
ci si interroga sul senso delle proprie fatiche e sforzi,
ci si chiede preoccupati come sarà la propria vita quando a morire saranno proprio i genitori, coloro che ci hanno messo al mondo e che - fino a quel momento - hanno rappresentato un ombrello contro la pioggia e la grandine.

Occorre un certo lavoro interiore per poter capire che la vita va avanti, che gli sforzi individuali per trovare un senso soggettivo alla propria vita non sono inutili.

In questa fase della vita è altresì difficile tenere contemporaneamente uniti i due poli:
. la vicinanza e la cura nei confronti della persona familiare che sta soffrendo,
e
. l'attenzione a sé e a quello che si sta vivendo.
Sembra di essere egoisti dando ascolto (anche) a se stessi, quando parrebbe che l'altr* ne abbia più bisogno; ma in realtà l'aiuto all'altra persona passa attraverso l'attenzione a sè e la cura estrema per non cadere nel *burnout del caregiver*.
E questa è anche la risposta alla sua domanda:
"Che significa quello che mi è venuto? Guarirò mai?"

Se ritiene, ci risponda. Potremo approfondire l'aspetto che La tocca maggiormente.

Saluti cordiali.
dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Attivo dal 2023 al 2023
Ex utente
Gentile dottoressa,
Che bello sentire le sue parole, tranquillizzano.
La cosa che maggiormente mi fa stare male è vedere mio padre non riuscire a muoversi e vederlo in un avanzato stato di deperimento fisico. Mi creda, riesco a percepire quanto stia soffrendo non potendo fare le cose che lui normalmente fa. Lo guardò sul letto in questo stato e mi si straccia il cuore. Mia madre piange sempre e continua a ripeterci di doverci aspettare il peggio, piange sempre ed è ormai stanca e abbattuta. Quando penso alla vita di sacrifici e dolori che ha dovuto affrontare mio padre, scoppio in un mare di lacrime all’interno del mio corpo perché non voglio che mia mamma mi veda triste o piangere. Lei ha avuto un cancro al seno qualche anno fa e ne è uscita, ma ci ha segnato. Ho paura che possa succederle qualcosa per il dolore che stiamo provando, vorrei potere fare qualcosa per farla stare bene. Non posso farmi vedere piangere. Vivo con la paura di perdere mio padre e mia madre. Mi sento stremata in tutti i sensi.
[#3]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
"Mi sento stremata in tutti i sensi ..."

Al momento non se lo può concedere:
Suo padre ha bisogno di Lei per trascorre l'ultimo periodo e per andarsene in pace,
Sua madre ha bisogno di Lei per poter reggere il dolore e prefigurare il dopo.

Come fare?

"Ama l'altro COME te stesso", disse il saggio.
E dunque questa potrebbe essere la misura giusta: non "PiU' di te stesso".

Il - o meglio LA - caregiver, ha assolutamente bisogno di prendersi cura di sè;
.di poter dormire sufficientemente,
.di poter fare una passeggiata di un'oretta anche se non ne ha voglia,
.di poter piangere disperatamente di nascosto se ne sente la necessità,
.di non sentirsi in colpa se lancia i propri pensieri oltre l'ostacolo.

In questo momento il protagonista è suo padre; e Lei, per potersi fare forza, e dargli forza, deve fare attenzione al proprio ben-essere. Potrebbe chiedere al Suo medico anche qualche integratore per sè.

Comprendo profondamente la difficoltà di questo momento; e pure il suo dubbio SE potercela fare.
Ma Lei ce la farà.
Speriamo non ad un prezzo troppo alto, corrispondente cioè all'annullamento di sè. Perchè in quel caso "il dopo" sarà troppo pesante.

Ho cercato accuratamente qui nel sito qualche contributo che La possa aiutare:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1156-il-cargiver-familiare-e-il-burden.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/2292-la-gestione-delle-emozioni-nel-percorso-di-cura-e-di-assistenza.html .

Un abbraccio.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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