Matrimonio, suoceri e nuove abitudini

Buonasera, vi scrivo dopo circa 1 anno dal mio consulto originario perchè mi avete aiutato a capire come gestire mia suocera.
In questo anno che si avvicinava al nostro matrimonio, sono continuate le lotte di supremazia da parte sua, che si son esplicitate con comportamenti sempre più ostili verso me, come arrivare a non farmi gli auguri al compleanno, indifferenza quando mi ritrovavo da loro per occasioni familiari e tentativi di mettermi in cattiva luce con mio marito.
Prima del matrimonio, mi hanno di nuovo contattata direttamente i suoceri, speravo in una telefonata rappacificatoria, anche apparente, invece è stata un'elencazione di miei atteggiamenti che reputano sbagliati e un caloroso invito a non entrar più in casa loro con la faccia "da brava ragazza" (tutto questo a pochi mesi dal matrimonio).
Io sono sempre stata una ragazza educata, ma non mi sono mai fatta mettere i piedi in testa, mi è dispiaciuto molto per mio marito che ha sempre sofferto con questi genitori a causa dei loro atteggiamenti astiosi verso altri.
Ho deciso di mantenerli a distanza (con l'accordo di mio marito che invece può/deve andarli a trovare quando vuole) e limitarmi alla visita alle feste comandate.
Mio marito è sempre stato dalla mia parte, dice sempre che sono stata la sua salvezza.
Lui è spesso fuori per lavoro, ci siamo sposati (senza alcun sostegno psicologico da parte loro che si son opposti apertamente al matrimonio) e ora, causa lavoro, viviamo lontani da casa.
E qui, la mia riflessione, come accennavo nell'altro consulto, mio marito ha una casa familiare, fuori dalla nostra regione natale, ma vicina a livello di distanza, dove si trova sua nonna e spesso ci si fermava più giorni (prima di sposarci) ed io ero contenta perchè la vede come una mamma che le dà quell'affetto senza giudicarlo che non ha mai ricevuto, anche se purtroppo anche la nonna ha dei risentimenti verso me.
Visto il tutto, è molto che io non dormo più lì con tutti loro per la mia serenità mentale e infatti sto meglio, si sono azzerate le liti con mio marito, ma a lui gli ho detto di farle visita quando vuole.
So che lui soffre il fatto che ora, essendo sposati, io desidererei che quando vada dalla nonna, la sera rientrasse a dormire da me, so' che fa fatica a distaccarsi, io anche ho sofferto la nostalgia di casa visto il trasferimento ma è stato necessario per avviare la vita coniugale quindi lo comprendo.
Faccio bene a dare questa impostazione fin da subito?
In ottica anche di un figlio, non vorrei che un domani, ci lasciasse soli per starsene ogni mese/weekend "x" giorni fuori vista magari l'abitudine consolidata.
Credo che lui debba maturare il distacco e gli serva tempo ma se gli permettessi di lasciarmi sola, non ci sarebbe più via di ritorno, visto che la sua famiglia gioca molto sull'innescargli il senso di colpa di avermi sposato e aver lasciato loro.
E' naturale che a tutti manchi il "nido" ma per me è un passaggio fondamentale nella crescita.
Cosa ne pensate?
Grazie mille.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
ho risposto io alla sua email dell'anno scorso e avrei preferito che lei acquisisse questa volta il parere di altri colleghi. Poiché non ci sono stati, lo staff mi sollecita a risponderle.
Concludevo il precedente consulto con le parole: "Ci sono però molte cose in lei, cara utente, che hanno sofferto di questo attrito, per cui un percorso psicologico, prima del matrimonio, sarebbe opportuno".
Le dicevo questo perché avvertivo in lei un risentimento che poteva estendersi a tutta la famiglia di suo marito, alimentato dal comportamento di sua suocera, ma a rischio di coinvolgere altri, e infine passibile di nuocere alla sua serenità coniugale.
Ora a me sembra che quanto avvertivo un anno fa si stia realizzando. Lei adesso scrive che suo marito vuol molto bene alla nonna, da lui vissuta come la mamma buona che non giudica, ma "purtroppo anche la nonna ha dei risentimenti verso me".
Occorre riflettere, cara utente, che perfino la maldicenza di sua suocera non può essere giunta a metterla in cattiva luce con tutti, se lei non ha omesso quelle gentilezze e quelle attenzioni che si mettono in atto con la famiglia della persona che vogliamo sposare, sia per amor suo, sia per amore di noi stessi: è opportuno infatti essere benvoluti da chi avremo più vicino, anziché innalzare continue barriere difensive.
Aggiungo che capire gli altri nelle loro modalità di vita e di comunicazione è sempre utile e nel caso della famiglia del proprio marito è indispensabile, altrimenti prima o poi, nei momenti inevitabili di stanchezza e di crisi, non capiremo più nemmeno lui.
Buona regola è farsi alcuni amici nella famiglia in cui entriamo per matrimonio, per avere in loro degli alleati contro chi ci appoggia di meno (sua suocera) e nel caso sempre probabile di incomprensioni coniugali.
Lei non vuole accompagnare suo marito dalla nonna, e adesso non vuole nemmeno che lui si fermi a dormire lì. Il timore di essere lasciata sola un domani con un figlio non vale a giustificare l'oggi: suo marito non credo sia un irresponsabile.
Mi preoccupano invece le frasi: "Credo che lui debba maturare il distacco e gli serva tempo ma se gli permettessi di lasciarmi sola, non ci sarebbe più via di ritorno, visto che la sua famiglia gioca molto sull'innescargli il senso di colpa di avermi sposato e aver lasciato loro".
Suo marito è ampiamente adulto, lei è sua moglie ma non è la sua guida. Parlare in termini di permessi da accordare fa pensare che lei lo avverta come manovrabile, e ciò viene ribadito dalla frase seguente, sui sensi di colpa indotti dalla famiglia d'origine.
Infine, se sposarsi è sempre "lasciare il padre e la madre", come recita la Bibbia, ciò si realizza meglio quando il taglio non è così netto da compromettere i rapporti fra tutti.
Nel voler fare il braccio di ferro con la famiglia d'origine, spesso le braccia si spezzano entrambe.
Auguri

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentilissima Dottoressa, mi ricordo benissimo di Lei ed è un piacere accogliere nuovamente il suo parere professionale.
Per quanto si possa cercare di descrivere le situazioni purtroppo tramite una tastiera è difficile riuscirci. Come dice lei, è importante crearsi alleati nella famiglia del compagno, io ci ho provato in tanti anni , purtroppo sono persone che non hanno alcun rapporto con cugini/zii ecc e quindi la cerchia era molto limitata al nucleo familiare stesso di provenienza di mio marito. Non avendo avuto modo quindi col fratello, a causa del suo carattere, molto chiuso e accondiscendente verso i suoi, ho provato con la compagna, e devo dire, c’è un rapporto di reciproco rispetto e qualche sfogo che anch'ella ha sui suoceri. La prima persona che ha voluto che tenessimo un rapporto più formale con i genitori, è stato proprio mio marito perché deluso mille volte da loro e soprattutto dopo che, nonostante ho accolto il suo consiglio di considerarla un po scemotta la suocera, i suoi atteggiamenti scontrosi sono stati un crescendo, sempre un rimuginare verso di me, con telefonate dirette a mio marito e purtroppo anche a me per riaccendere lo scontro, nonostante io, grazie alla sua riflessione, sono andata avanti senza badare troppo alle sue parole e ho cercato anche di parlare con loro per fargli capire che il bene comune sarebbe andar d'accordo senza soffermarsi su tutto, ma il tentativo è stato vano. Per loro non andava bene, dovevo pentirmi di quello che gli avevo fatto e non veniva vista di buon occhio la mia gentilezza e il trascurare appunto quei comportamenti per non riaccendere gli animi. In tutto questo tempo, non mi sono mai sottratta alle occasioni di riunioni familiari proprio per il bene di mio marito e del nostro matrimonio, e un domani che, se Dio vorrà, avremo figli, sarà lo stesso e io spero sempre in un cambiamento positivo da parte loro. Non mi sento di averlo mai voluto allontanare dalla famiglia, sono io che lo spingo sempre ad andare a trovare i suoi, lui lo fa molto di rado perché non ha mai avuto, purtroppo, un rapporto intimo e non si è mai sentito accettato. Io provengo da una famiglia molto unita e ho sempre cercato di spronarlo per vedere il lato positivo dei suoi. L’unico problema è sempre stata con questa abitudine data da me in cui spesso andavamo dalla nonna, territorio da sempre più neutro quando i suoi non c'erano. A causa di tanti cambiamenti avvenuti nel corso dell’anno, per motivi di privacy non posso entrare nel dettaglio del suo lavoro ma comunque è un lavoro che lo porta fuori per tanti mesi e qui, il desiderio quindi di vivere con lui la nostra casa, in quei pochi giorni in cui lui è presente, senza trascurare la sua famiglia, ma anche rispettando me e quindi il dormire insieme come coniuge almeno quando è presente. Il mio consulto era quindi per capire se la mia richiesta nei suoi confronti non fosse appunto inappropriata proprio perché non vorrei mai allontanarlo dai suoi ma credo che la vita coniugale vada rispettata e sia necessario crescere e avere anche nuove routine. Per quanto riguarda poi il distacco , anche il giorno delle nozze, la suocera si è messa a piangere davanti a lui, dicendogli che così lo avrebbe abbandonato per sempre, lo stesso la nonna, dunque, non è una mia percezione contorta ma un susseguirsi di questi atteggiamenti che non trovano fine. Io davanti a quella scena, non ho avuto il coraggio di dire nulla... Non ho mai voluto tagliare i ponti con loro, come le ripetevo, sono sempre stata aperta nonostante io non abbia avuto mai alcun supporto da loro anche nei tanti mesi in cui devo stare sola. Grazie per la risposta, le auguro una buona giornata.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
non ho mai pensato che la sua visione della famiglia di suo marito fosse una sua "percezione contorta". Ho inteso dire fin dal precedente consulto che quando si instaurano rapporti conflittuali è inevitabile perdere la serenità, anche dalla parte inizialmente "sana".
Lei ha scritto "purtroppo anche la nonna ha dei risentimenti verso me", ma il piangere al matrimonio di un nipote può essere segno di commozione, non di risentimento verso la neo-sposa.
Sono d'accordo che per email non tutto può essere chiarito, ma per esempio la sua insistenza nel dire che spinge suo marito a vedere i suoi potrebbe far pensare ad una sua tendenza al dirigismo. Se e quando un adulto vuol frequentare la famiglia e con quali modalità (restando a dormire o meno) non può essere stabilito da nessun altro, se c'è stima per la maturità di questa persona.
Lasci che il distacco avvenga nei modi e nei tempi che stabilirà suo marito stesso. Pensi poi quali rimproveri potrebbero gravare su di lei se la nonna morisse col rimpianto di non aver goduto a sufficienza la compagnia dell'amato nipote, e viceversa.
Credo di capire quale professione svolge suo marito; se è quella che penso, lei è stata molto coraggiosa nello sposarlo. Immagino che i parenti di lui le rimproverino di non volerlo seguire nelle trasferte a motivo della sua stessa professione: sbaglio?
Non capisco la richiesta della famiglia che lei esprime con la frase: "dovevo pentirmi di quello che gli avevo fatto". Non sapendo a cosa si riferisca, non posso certo valutare se i suoi suoceri abbiano motivi reali di risentimento o no.
Ho capito bene che convivevate da tempo anche prima del matrimonio?
Pensi lei stessa ad essere serena e a trasmettere a suo marito serenità.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentilissima Dottoressa, grazie per la risposta. Forse ha ragione, gli faccio spesso da "consigliera", non con atteggiamenti dirigenziali, ma l'ho sempre fatto perchè è un ragazzo chiuso e, come mi ha sempre detto lui, crescendo in un ambiente rigido, non è mai riuscito ad aprirsi molto e a riconoscere le emozioni e non volevo che in questo modo lui minasse il rapporto con i genitori. Io credo di aver sbagliato nel voler replicare il clima positivo che c'è nella mia famiglia, volevo sentirmi di "famiglia" per loro, ho fatto di tutto per creare il clima di unione, preparavo torte, regalini, pomeriggi spesi con loro... Ma ogni volta che compivo un comportamento "diverso" da quello che loro si aspettavano da me, venivo chiamata e "rimessa in riga" facendomi l'elenco di ciò che invece di me non andava (esempio concreto: se nella "ricorrenza x" mandavo un messaggino perchè a lavoro, anziché telefonare, era un dramma//se saltavo una cena familiare per impegni e non chiamavo scusandomi con lei ecc ecc) e tornavano a rimettermi fuori dalla famiglia e ad allontanarmi, talvolta allontanando anche lui, ad esempio non chiamandolo più per giorni, ripicche di questo tipo. Questo modo di fare, di cercare sempre lo scontro diretto con me, bypassando mio marito e dicendomene di ogni al telefono per affermare sempre il suo potere, mi ha ovviamente sfinita e ha sfinito anche lui che ha sempre preso le mie difese. Il clima di comando in casa sua è sempre stato presente,non appena io e mio marito le "sfuggivamo" succedeva il cataclisma.
Per motivi tecnici, la convivenza è iniziata dopo il matrimonio, io ho seguito mio marito e ci siamo trasferiti lontano. Anche questo non è stato ben visto, i genitori non volevano che continuasse questo lavoro perchè lo porta lontano da loro, per questo, gli suggeriscono spesso di lasciar tutto e di appoggiarsi a loro (nonostante ora siamo sposati). Siccome è sempre stato indipendente, non ha mai pensato di accettare questo compromesso, soprattutto perchè ogni volta che (da piccolo magari) gli serviva il loro aiuto, in tempi migliori gli veniva rinfacciato. Io l'ho sempre sostenuto e incoraggiato e cerco di esser sempre positiva quando lo sento perchè è un mestiere difficile e ci sono periodi (anche lunghi) in cui deve assentarsi e io non posso andare con lui.
Io gli ho sempre suggerito di far quello che si sente e che io, in ogni caso, lo avrei sostenuto e così ho fatto. La mancanza c'è, sicuramente per questo, ogni momento buono per vivere un po di quotidianità come dormire insieme, io lo sfrutterei per vivere questo matrimonio, ma ha ragione, deve decidere lui, io mi chiedevo solo se fosse da egoista chiedergli appunto di tornare da me almeno la sera, anche perchè io non posso prendermi ferie per stare con lui e gli unici momenti che ho sono sempre la sera e il weekend per condividere qualcosa in quei periodi in cui lui è presente... Mi ha comunque aperto nuove visioni. Grazie mille!
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
come lei dimostra anche in quet'ultima email, è bene che tra la nuova famiglia e quelle d'origine ci sia del distacco. Accomuno la sua famiglia, senza colpe, a quella di suo marito perché l'autonomia di una coppia, specie nella sfera lavorativa ed economica, è fondamentale; e tanto più perché il comportamento impositivo della suocera, come scrive "mi ha ovviamente sfinita e ha sfinito anche lui".
Lei replica la domanda: "se fosse da egoista chiedergli appunto di tornare da me almeno la sera, anche perchè io non posso prendermi ferie per stare con lui e gli unici momenti che ho sono sempre la sera e il weekend per condividere qualcosa in quei periodi in cui lui è presente..."
Non si tratta di egoismo o di altruismo, ma di senso dell'opportunità. Un uomo, un neo-marito a maggior ragione, non si tiene accanto a sé per richiesta; ci resta o meno per proprio desiderio.
Gli dia i suoi tempi per staccarsi dai suoi e per legarsi a lei, soprattutto perché qualunque imposizione gli farebbe rimpiangere ciò che gli viene tolto. Lasci che scappi via dai suoi per tornare da lei, anziché il contrario.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Grazie mille Dottoressa, purtroppo sì, in tanti anni la suocera ha voluto spesso imporre meccanismi di sottomissione, io ho sempre preferito lavorare e soprattutto accettare anche il suo lavoro, sostenendolo, anche se comporta sacrifici. Sicuramente anche questa volontà di cavarsela da soli senza riferire ogni passo, è stata vista male da loro perché perdevano il controllo’, per lei che è abituata a dirigere ogni passo e che si definisce il comandante (questo aveva già tutto un dire) ma come le ripeto, per me è sempre stata la via per la libertà.
Grazie mille del nuovo spunto di riflessione, ne faró tesoro.
Un caro saluto.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Lieta di esserle stata utile, gentile utente.
La sua ultima email mi spinge a ribadire che la maturazione del suo partner, nella nuova veste di marito e in futuro di padre, passa attraverso la liberazione dai modi del "comandante" a cui era avvezzo.
Le sembrerà a volte nei momenti di incertezza che lui stesso le chieda una "guida": lo inviti a confrontarsi e a decidere insieme, ma non ad aspettarsi dei diktat e a riporre tutta la sua fiducia in un altro, sia pure la moglie amata.
Con molti auguri, per ora chiudo il consulto.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com