Psicologia
Buongiorno,
a fine giugno (dopo negazioni reiterate e bugie quasi ridicole da quanto inverosimili) ho scoperto che mio marito mi ha tradita.
Iniziato a giugno 2022 da remoto (dice di averla conosciuta su un gioco on line), poi wup e telefonate, 3 incontri dal vivo (lei non vive nella ns città), un 4 incontro (mentre io ero via per un paio di gg per il compleanno di mia madre rimasta vedova ad agosto 2022) in cui hanno avuto rapporti sessuali e un incontro diciamo di commiato a giugno di quest'anno.
Proprio a giungo di questo anno sono 20 anni di matrimonio (28 insieme totali), lui 51 anni io 49, l'amante ovviamente più giovane (39).
Stiamo cercando di recuperare, abbiano parlato tantissimo e messi a nudo sul cosa non andava tra noi, il motivo principale pare la classica crisi di mezza età di mio marito, stiamo anche facendo terapia di coppia.
Il percorso è durissimo, sono dilanaita dal dolore, il mio mondo è andato in frantumi, sto cercando di accettare il tutto e andare avanti ma a volte inevitabilmente ho delle ricadute.
Da ultimo i miei pensieri angoscianti si sono rivolti al passato, col dubbio che possa gia' essere accaduto.
Sbagliando modalità lo comprendo, come comprendo che è un problema.
di fiducia, quella fiducia Incondizionata che avevo e che è stata spazzata via, chiedo a mio marito di giurarmi se è stata la prima volta.
Lui mi dice che non ci sono stati altri episodi ma non vuole giurare, mi dice che è
estenuato che questo mio scavare è deleterio e che non mi basterà mai.
Ora sono consapevole che il pensiero ossessivo, l'ipervigilanza e il controllo siano meccanismi che devo abbandonare (mi ci vuole tempo però, nenache 2 mesi dalla scoperta mi pare davvero un tempo limitato per essere già riuscita a superare le turbe emotive) ma perché a lui riesce così difficile giurare?
se come dice mi ama perché non darmi questa rassicurazione seppure infantile forse?
È probabile che ci siano stati altri episodi da me non conosciuti se così fosse come faccio ad andare avanti?
Devo accettare di vivere con il dubbio anche sul passato e pensare di ricostruire, accogliere che mio marito possa aver attuato questa dinamica anche in passato?
Sono molto confusa e impaurita, divisa da un lato dal voler riconinciare e dall'altro dal dubbio di vivere con una persona non sincera.
Grazie per chi mi vorrà dare qualche suggerimento e spunto di riflessione
a fine giugno (dopo negazioni reiterate e bugie quasi ridicole da quanto inverosimili) ho scoperto che mio marito mi ha tradita.
Iniziato a giugno 2022 da remoto (dice di averla conosciuta su un gioco on line), poi wup e telefonate, 3 incontri dal vivo (lei non vive nella ns città), un 4 incontro (mentre io ero via per un paio di gg per il compleanno di mia madre rimasta vedova ad agosto 2022) in cui hanno avuto rapporti sessuali e un incontro diciamo di commiato a giugno di quest'anno.
Proprio a giungo di questo anno sono 20 anni di matrimonio (28 insieme totali), lui 51 anni io 49, l'amante ovviamente più giovane (39).
Stiamo cercando di recuperare, abbiano parlato tantissimo e messi a nudo sul cosa non andava tra noi, il motivo principale pare la classica crisi di mezza età di mio marito, stiamo anche facendo terapia di coppia.
Il percorso è durissimo, sono dilanaita dal dolore, il mio mondo è andato in frantumi, sto cercando di accettare il tutto e andare avanti ma a volte inevitabilmente ho delle ricadute.
Da ultimo i miei pensieri angoscianti si sono rivolti al passato, col dubbio che possa gia' essere accaduto.
Sbagliando modalità lo comprendo, come comprendo che è un problema.
di fiducia, quella fiducia Incondizionata che avevo e che è stata spazzata via, chiedo a mio marito di giurarmi se è stata la prima volta.
Lui mi dice che non ci sono stati altri episodi ma non vuole giurare, mi dice che è
estenuato che questo mio scavare è deleterio e che non mi basterà mai.
Ora sono consapevole che il pensiero ossessivo, l'ipervigilanza e il controllo siano meccanismi che devo abbandonare (mi ci vuole tempo però, nenache 2 mesi dalla scoperta mi pare davvero un tempo limitato per essere già riuscita a superare le turbe emotive) ma perché a lui riesce così difficile giurare?
se come dice mi ama perché non darmi questa rassicurazione seppure infantile forse?
È probabile che ci siano stati altri episodi da me non conosciuti se così fosse come faccio ad andare avanti?
Devo accettare di vivere con il dubbio anche sul passato e pensare di ricostruire, accogliere che mio marito possa aver attuato questa dinamica anche in passato?
Sono molto confusa e impaurita, divisa da un lato dal voler riconinciare e dall'altro dal dubbio di vivere con una persona non sincera.
Grazie per chi mi vorrà dare qualche suggerimento e spunto di riflessione
[#1]
Gentile utente,
per prima cosa le devo dire che comprendo profondamente il suo dolore e le sue riflessioni tormentose, anche quelle appena accennate: per esempio il fatto che suo marito abbia approfittato di un suo momento di doloroso affetto familiare, il compleanno della mamma appena rimasta vedova, per vedere un'altra; per esempio il fatto che lei chieda continue conferme, che cerchi dei perché, forse colpevolizzando anche sé stessa fuori di misura.
Non tutti tradiscono. Un mio collega di questo blog ha giustamente scritto che chi tradisce, tradisce un po' anche sé stesso.
La persona che si tortura di più è quella che non tradirebbe mai, quindi ha difficoltà enormi a capire le motivazioni dell'altro, che da partner trasparente e "nostro" si trasforma in un estraneo.
Ci si vorrebbe appropriare di quella parte del suo vissuto che ci è stato "rubato": di qui le domande che non hanno mai fine, il desiderio di sapere tutto, anche il passato, per ri-conoscere qualcuno che credevamo di conoscere, e che ci ha ingannato, quindi, su vari piani.
Scrive: "il motivo principale pare la classica crisi di mezza età di mio marito". Ci credo molto poco.
Bene invece che stiate facendo terapia di coppia.
Le offro, perché il vostro processo sia condotto al meglio e fino in fondo, le illuminanti parole di un'altra mia collega di Medicitalia:
"Che grande fraintendimento attorno alla parola "PERDONO"! La persona che perdona si sente generosa, pensa di metterci una pietra sopra. Ma in realtà più frequentemente ha solo paura. E sotto la pietra brulicano i vermi. Il vero perdono è un processo, un percorso, che i due fanno *insieme* esaminando i motivi del tradimento della fiducia, esplorando le modalità di ripristino del legame, ben consapevoli che "Nulla è più come prima" (dal titolo del libro di Recalcati).
Per parte mia, posso dirle che quello che può creare una nuova motivazione dopo la lacerazione che avete subito è un sincero bilancio di quello che ancora funziona in ciascuno di voi e nella vostra coppia. In pratica un chiedersi: "Faccio ancora bene a scegliere quest'uomo come marito?"
Auguri. Ci tenga al corrente.
per prima cosa le devo dire che comprendo profondamente il suo dolore e le sue riflessioni tormentose, anche quelle appena accennate: per esempio il fatto che suo marito abbia approfittato di un suo momento di doloroso affetto familiare, il compleanno della mamma appena rimasta vedova, per vedere un'altra; per esempio il fatto che lei chieda continue conferme, che cerchi dei perché, forse colpevolizzando anche sé stessa fuori di misura.
Non tutti tradiscono. Un mio collega di questo blog ha giustamente scritto che chi tradisce, tradisce un po' anche sé stesso.
La persona che si tortura di più è quella che non tradirebbe mai, quindi ha difficoltà enormi a capire le motivazioni dell'altro, che da partner trasparente e "nostro" si trasforma in un estraneo.
Ci si vorrebbe appropriare di quella parte del suo vissuto che ci è stato "rubato": di qui le domande che non hanno mai fine, il desiderio di sapere tutto, anche il passato, per ri-conoscere qualcuno che credevamo di conoscere, e che ci ha ingannato, quindi, su vari piani.
Scrive: "il motivo principale pare la classica crisi di mezza età di mio marito". Ci credo molto poco.
Bene invece che stiate facendo terapia di coppia.
Le offro, perché il vostro processo sia condotto al meglio e fino in fondo, le illuminanti parole di un'altra mia collega di Medicitalia:
"Che grande fraintendimento attorno alla parola "PERDONO"! La persona che perdona si sente generosa, pensa di metterci una pietra sopra. Ma in realtà più frequentemente ha solo paura. E sotto la pietra brulicano i vermi. Il vero perdono è un processo, un percorso, che i due fanno *insieme* esaminando i motivi del tradimento della fiducia, esplorando le modalità di ripristino del legame, ben consapevoli che "Nulla è più come prima" (dal titolo del libro di Recalcati).
Per parte mia, posso dirle che quello che può creare una nuova motivazione dopo la lacerazione che avete subito è un sincero bilancio di quello che ancora funziona in ciascuno di voi e nella vostra coppia. In pratica un chiedersi: "Faccio ancora bene a scegliere quest'uomo come marito?"
Auguri. Ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa grazie per la sua attenzione. Concordo sul fraintendimento spesso attribuito al perdono, certo non è una pietra sopra il fatto ma, appunto, un dono vicendevole, in primis un dono a se stessi per poter nuovamente ritrovare se stessi. Diciamo cje la lezione teorica la comprendo bene ma in pratica....Ad oggi sono ancora "impantanata" nel turbinio emotivo (dolore, rabbia, delusione, diffidenza, sospetto, disillusione, senso di inadeguatezza, amarezza, rimpianto...) e mi domando se e quando riusciro' davvero ad andare oltre. Sono consapevole che nulla sarà più come prima e l'affacciarmi al futuro con questa prospettiva mi angoscia. Il tradimento inevitabilmente comporta cambiamento, ma in quale direzione? Il mio tormento, come da lei da ultimo suggerito, è appunto "faccio bene a scegliere ancora questo uomo come mio marito?" considerato che, è vero, non tutti tradiscono. Riuscissi a fare chiarezza! Prevale l'amore o la paura ? Se posso le chiedo il perché lei creda molto poco nella crisi di mezza età; dal confronto con mio marito e anche durante i colloqui con suo collega parrebbe emerso che mio marito stesse cercando una qualche forma di conferma di poter essere ancora attraente e desiderato, in grado di suscitare interesse ( guarda a caso ha individuato una donna ben più giovane di lui e di me). Lei, per sua esperienza, non crede possano esistere queste spinte? Sicuramente abbiamo analizzato anche le insoddisfazioni all"interno della coppia ma la crisi sembrerebbe più una sua personale che ha portato all'interno della coppia. Comprendo bene che il percorso di attraversamento del dolore ed elaborazione dell'evento spetta a noi, a me in particolare, e che gli altri possono solo offrirmi degli strumenti
mi turba non poco pensare che questa cicatrice rimarrà per sempre e fara' sempre male. Cari saluti
mi turba non poco pensare che questa cicatrice rimarrà per sempre e fara' sempre male. Cari saluti
[#3]
Gentile signora,
partiamo dalle parole: "la crisi sembrerebbe più una sua personale che ha portato all'interno della coppia". A questo potrei anche credere.
C'era forse una depressione, magari nella forma occulta della distimia? Un'insoddisfazione per la propria vita, in un'età che comporta sempre dei bilanci? Un'incapacità personale, o creata dalle abitudini di coppia e/o familiari, a cercare risorse in nuove attività, nuovi studi, vacanze diverse?
Sta di fatto che l'ossitocina, la droga endogena prodotta da certe esperienze -l'innamoramento, l'incontro con una nuova partner, un nuovo modo di fare l'amore- è una soluzione molto sbrigativa per rispondere a tutto quello che nella routine è diventato monotono e opprimente.
Se la mezza età si intende in questo modo, potrei anche capire.
Resta il fatto che altre persone reagiscono diversamente. Al desiderio di "una qualche forma di conferma di poter essere ancora attraente e desiderato" si può rispondere in molti modi: vivacizzando la relazione sessuale con la propria partner e corteggiandola di nuovo, per esempio; o verificando di poter affascinare altre donne, senza arrivare ad andarci a letto.
Vero è che viviamo in un mondo dove i rapporti sessuali sembrano facili come una stretta di mano; ma "sembrano" soltanto, come testimoniano il dolore di chi viene tradito, l'attaccamento che si determina verso un'amante anche non stimata, e via via fino agli estremi del femminicidio. La leggerezza sfocia in tragedia.
Vediamo altri punti della sua seconda email.
Il perdono, come lo descrive la dottoressa Brunialti, non è "un dono".
Questo significato gli è attribuito in due ambiti. Il primo è un'interpretazione semplificata del perdono in sede religiosa. Non mi addentro in questo campo, ma avrà notato che il perdono di Dio consegue al pentimento, all'espiazione, e ove possibile alla riparazione. Per dirla in una parola, non c'è perdono per il ladro che si vuol tenere la refurtiva.
Il secondo ambito è un suggerimento sbrigativo della psicologia dell'uomo della strada: se non perdonare significa portare il peso del rancore, impiegare le proprie energie nel desiderio di vendetta, meglio perdonare. Ma qui la parola vuol dire piuttosto: "dimentica perché ti conviene".
Ma si può dimenticare anche se si convive con chi ci ha ferito, se si desidera scambiare con lui/lei parole e gesti d'amore che hanno perso il loro significato?
E' qui che le parole della mia collega vanno comprese e applicate: "Il vero perdono è un processo, un percorso, che i due fanno *insieme* esaminando i motivi del tradimento della fiducia, esplorando le modalità di ripristino del legame, ben consapevoli che "Nulla è più come prima"".
Questo processo fondamentale dev'essere desiderato da entrambi e non dovrebbe essere eluso.
Per la verità non tutte le coppie lo vogliono e lo sanno affrontare. Mille motivi spingono a restare insieme comunque, dal cosiddetto "amore", alla convenienza sociale ed economica, alla paura della solitudine e tanto altro.
Tuttavia la terapia di coppia serve proprio a questo: non a reincollare i pezzi rotti, ma a chiarire.
Nello spazio terapeutico viene proposta proprio la domanda: ""faccio bene a scegliere ancora quest'uomo come marito?" e "faccio bene a scegliere ancora questa donna come moglie?"; e in quella sede vanno definiti anche le motivazioni e i termini della nuova scelta, quale che essa sia.
Cercate di avvalervi a fondo di questo supporto.
Auguri di cuore.
partiamo dalle parole: "la crisi sembrerebbe più una sua personale che ha portato all'interno della coppia". A questo potrei anche credere.
C'era forse una depressione, magari nella forma occulta della distimia? Un'insoddisfazione per la propria vita, in un'età che comporta sempre dei bilanci? Un'incapacità personale, o creata dalle abitudini di coppia e/o familiari, a cercare risorse in nuove attività, nuovi studi, vacanze diverse?
Sta di fatto che l'ossitocina, la droga endogena prodotta da certe esperienze -l'innamoramento, l'incontro con una nuova partner, un nuovo modo di fare l'amore- è una soluzione molto sbrigativa per rispondere a tutto quello che nella routine è diventato monotono e opprimente.
Se la mezza età si intende in questo modo, potrei anche capire.
Resta il fatto che altre persone reagiscono diversamente. Al desiderio di "una qualche forma di conferma di poter essere ancora attraente e desiderato" si può rispondere in molti modi: vivacizzando la relazione sessuale con la propria partner e corteggiandola di nuovo, per esempio; o verificando di poter affascinare altre donne, senza arrivare ad andarci a letto.
Vero è che viviamo in un mondo dove i rapporti sessuali sembrano facili come una stretta di mano; ma "sembrano" soltanto, come testimoniano il dolore di chi viene tradito, l'attaccamento che si determina verso un'amante anche non stimata, e via via fino agli estremi del femminicidio. La leggerezza sfocia in tragedia.
Vediamo altri punti della sua seconda email.
Il perdono, come lo descrive la dottoressa Brunialti, non è "un dono".
Questo significato gli è attribuito in due ambiti. Il primo è un'interpretazione semplificata del perdono in sede religiosa. Non mi addentro in questo campo, ma avrà notato che il perdono di Dio consegue al pentimento, all'espiazione, e ove possibile alla riparazione. Per dirla in una parola, non c'è perdono per il ladro che si vuol tenere la refurtiva.
Il secondo ambito è un suggerimento sbrigativo della psicologia dell'uomo della strada: se non perdonare significa portare il peso del rancore, impiegare le proprie energie nel desiderio di vendetta, meglio perdonare. Ma qui la parola vuol dire piuttosto: "dimentica perché ti conviene".
Ma si può dimenticare anche se si convive con chi ci ha ferito, se si desidera scambiare con lui/lei parole e gesti d'amore che hanno perso il loro significato?
E' qui che le parole della mia collega vanno comprese e applicate: "Il vero perdono è un processo, un percorso, che i due fanno *insieme* esaminando i motivi del tradimento della fiducia, esplorando le modalità di ripristino del legame, ben consapevoli che "Nulla è più come prima"".
Questo processo fondamentale dev'essere desiderato da entrambi e non dovrebbe essere eluso.
Per la verità non tutte le coppie lo vogliono e lo sanno affrontare. Mille motivi spingono a restare insieme comunque, dal cosiddetto "amore", alla convenienza sociale ed economica, alla paura della solitudine e tanto altro.
Tuttavia la terapia di coppia serve proprio a questo: non a reincollare i pezzi rotti, ma a chiarire.
Nello spazio terapeutico viene proposta proprio la domanda: ""faccio bene a scegliere ancora quest'uomo come marito?" e "faccio bene a scegliere ancora questa donna come moglie?"; e in quella sede vanno definiti anche le motivazioni e i termini della nuova scelta, quale che essa sia.
Cercate di avvalervi a fondo di questo supporto.
Auguri di cuore.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2k visite dal 17/08/2023.
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