Sono di nuovo in burnout?
Gentili medici,
vi ho già scritto tempo fa per chiedere un parere su un presunto burn out.
Volevo dirvi che ho lasciato il mio lavoro da assistente di base e da quel momento mi sono sentita decisamente meglio, è stata una scelta un po' sofferta per via dei legami che si erano creati all'interno della struttura, ma nel momento in cui ho timbrato il cartellino per l'ultima volta mi sono sentita un'altra.
Ho ricominciato a studiare e anche con ottimi risultati. ho iniziato ad andare dalla psicologa e ne ho tratto abbastanza giovamento, anche se nutrivo qualche dubbio sulla bravura della dottoressa (a volte parlava più lei di me).
Insomma, iniziavo a stare meglio e a vedere la fine del tunnel, ma a inizio giugno mia madre è stata colpita da aneurisma cerebrale ed è stata operata due volte d'urgenza, ho dovuto mollare i libri e correre da lei (studio in un'altra città). è stato ed è tremendo, mi sembra di vivere un incubo.
Ha avuto molte complicazioni ed ora è stata sottoposta a cranioplastica, stiamo aspettando che si riprenda, anche se io nutro poche speranze, è allettata e non può parlare (tracheo), inizia a muovere gli arti, ma io continuo a pensare che non riusciremo più ad interagire con lei.
In poche parole ho lasciato i disabili perchè non ce la facevo più a lavorare con loro...e adesso?
Sono riuscita a dare un paio di esami durante questo periodo, ma ora sono in preda alla disperazione più profonda, non riesco a contare sui miei parenti perchè anche loro sono molto stressati e non ho mai avuto un rapporto molto intenso, tantomeno con mio padre.
Insomma, sono sola, sola a dover portare il peso di vedere mia mamma in quello stato, di doverla lavare, di vederla aspirare...è terribile.
Io mi sto letteralmente esaurendo, i miei nonni e i miei zii non sono molto di aiuto, vorrebbero esserlo ma complicano solo le cose essendo assillanti oppure disinteressandosi se hanno di meglio da fare.
Mio papà vuole e non vuole che gestisca io i turni di visita, quando ci riesco capita sempre qualcuno in stanza e i medici si arrabbiano se siamo in troppi, i miei nonni trattano mia madre come se fosse una neonata e le fanno fare "ciao con la manina".
Poi ci sono i curiosi, che passano in stanza per 5 minuti per "fare un saluto" e vedere in che stato è ridotta...vorrei fare qualcosa per proteggerla ma non so come fare e i miei nervi stanno cedendo, di nuovo.
So di aver bisogno di qualcosa, un supporto psicologico o dei medicinali, non so, perchè non ce la faccio più, piango sempre.
La mia dottoressa è in ferie e anche gli unici due dottori che mi sono sembrati affidabili, disponibili e comprensivi (due anestesisti) non sono in ospedale ora.
Cosa faccio?
A un collega di mio padre a cui è successa la stessa cosa è stato offerto del supporto psicologico in ospedale, ma io non so con chi parlare, sono bloccata, i neurochirurghi sono gelidi e non ce la faccio a parlare con loro.
Anzi,non ce la faccio a parlare con nessuno, sono disperata.
vi ho già scritto tempo fa per chiedere un parere su un presunto burn out.
Volevo dirvi che ho lasciato il mio lavoro da assistente di base e da quel momento mi sono sentita decisamente meglio, è stata una scelta un po' sofferta per via dei legami che si erano creati all'interno della struttura, ma nel momento in cui ho timbrato il cartellino per l'ultima volta mi sono sentita un'altra.
Ho ricominciato a studiare e anche con ottimi risultati. ho iniziato ad andare dalla psicologa e ne ho tratto abbastanza giovamento, anche se nutrivo qualche dubbio sulla bravura della dottoressa (a volte parlava più lei di me).
Insomma, iniziavo a stare meglio e a vedere la fine del tunnel, ma a inizio giugno mia madre è stata colpita da aneurisma cerebrale ed è stata operata due volte d'urgenza, ho dovuto mollare i libri e correre da lei (studio in un'altra città). è stato ed è tremendo, mi sembra di vivere un incubo.
Ha avuto molte complicazioni ed ora è stata sottoposta a cranioplastica, stiamo aspettando che si riprenda, anche se io nutro poche speranze, è allettata e non può parlare (tracheo), inizia a muovere gli arti, ma io continuo a pensare che non riusciremo più ad interagire con lei.
In poche parole ho lasciato i disabili perchè non ce la facevo più a lavorare con loro...e adesso?
Sono riuscita a dare un paio di esami durante questo periodo, ma ora sono in preda alla disperazione più profonda, non riesco a contare sui miei parenti perchè anche loro sono molto stressati e non ho mai avuto un rapporto molto intenso, tantomeno con mio padre.
Insomma, sono sola, sola a dover portare il peso di vedere mia mamma in quello stato, di doverla lavare, di vederla aspirare...è terribile.
Io mi sto letteralmente esaurendo, i miei nonni e i miei zii non sono molto di aiuto, vorrebbero esserlo ma complicano solo le cose essendo assillanti oppure disinteressandosi se hanno di meglio da fare.
Mio papà vuole e non vuole che gestisca io i turni di visita, quando ci riesco capita sempre qualcuno in stanza e i medici si arrabbiano se siamo in troppi, i miei nonni trattano mia madre come se fosse una neonata e le fanno fare "ciao con la manina".
Poi ci sono i curiosi, che passano in stanza per 5 minuti per "fare un saluto" e vedere in che stato è ridotta...vorrei fare qualcosa per proteggerla ma non so come fare e i miei nervi stanno cedendo, di nuovo.
So di aver bisogno di qualcosa, un supporto psicologico o dei medicinali, non so, perchè non ce la faccio più, piango sempre.
La mia dottoressa è in ferie e anche gli unici due dottori che mi sono sembrati affidabili, disponibili e comprensivi (due anestesisti) non sono in ospedale ora.
Cosa faccio?
A un collega di mio padre a cui è successa la stessa cosa è stato offerto del supporto psicologico in ospedale, ma io non so con chi parlare, sono bloccata, i neurochirurghi sono gelidi e non ce la faccio a parlare con loro.
Anzi,non ce la faccio a parlare con nessuno, sono disperata.
[#1]
Gentile Utente,
non si disperi. In questi casi di emergenza può trovare un supporto gratuito contattando il CPS della sua ASL oppure un Consultorio Familiare.
RIspetto alla sua affermazione "in poche parole ho lasciato i disabili perchè non ce la facevo più a lavorare con loro...e adesso?" vorrei sottolineare che una cosa sono "i disabili", altra cosa sarà sua madre.
Intanto lei non sa ancora cosa succederà alla mamma, quanta riabilitazione farà, quale sarà il recupero, ecc. Inoltre tenga presente che al rientro la sua psicologa sarà per lei una buona risorsa.
Se ha bisogno ci contatti ancora, ma prenda appuntamento dove le ho indicato
non si disperi. In questi casi di emergenza può trovare un supporto gratuito contattando il CPS della sua ASL oppure un Consultorio Familiare.
RIspetto alla sua affermazione "in poche parole ho lasciato i disabili perchè non ce la facevo più a lavorare con loro...e adesso?" vorrei sottolineare che una cosa sono "i disabili", altra cosa sarà sua madre.
Intanto lei non sa ancora cosa succederà alla mamma, quanta riabilitazione farà, quale sarà il recupero, ecc. Inoltre tenga presente che al rientro la sua psicologa sarà per lei una buona risorsa.
Se ha bisogno ci contatti ancora, ma prenda appuntamento dove le ho indicato
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
[#2]
Ex utente
la ringrazio, non avevo pensato al consultorio, domani ci vado.
il fatto è che mi fa male dover fare a mia mamma, o farle fare, le stesse cose che facevo io agli utenti...è frustrante perchè loro soffrivano, e quando mia mamma è venuta a vedere la struttura per lei è stato un forte shock (lavoravo con spastici, psichiatrici e utenti che avevano avuto asfissie prenatali)e mi ha detto che lei non ce l'avrebbe mai fatta a vivere così. mi fa male vedere che le somministrano gli stessi farmaci (antiepilettici anticonvulsivi e ipnotici)...insomma, non so come spiegarle, ma dover paragonare mia mamma a loro mi fa soffrire da matti. so che non dovrei...ma come faccio?mi viene in automatico...
e non è tanto questo ciò che mi fa soffrire di più, quanto l'idea di non averla più e di non poterle più parlare.
se in questo momento fossi in grado di scindere "i disabili" da "mia madre", probabilmente starei ancora lavorando in struttura.
il fatto è che mi fa male dover fare a mia mamma, o farle fare, le stesse cose che facevo io agli utenti...è frustrante perchè loro soffrivano, e quando mia mamma è venuta a vedere la struttura per lei è stato un forte shock (lavoravo con spastici, psichiatrici e utenti che avevano avuto asfissie prenatali)e mi ha detto che lei non ce l'avrebbe mai fatta a vivere così. mi fa male vedere che le somministrano gli stessi farmaci (antiepilettici anticonvulsivi e ipnotici)...insomma, non so come spiegarle, ma dover paragonare mia mamma a loro mi fa soffrire da matti. so che non dovrei...ma come faccio?mi viene in automatico...
e non è tanto questo ciò che mi fa soffrire di più, quanto l'idea di non averla più e di non poterle più parlare.
se in questo momento fossi in grado di scindere "i disabili" da "mia madre", probabilmente starei ancora lavorando in struttura.
[#3]
No, non sono d'accordo. Credo che lei debba fare tesoro dell'esperienza passata con i disabili nel caso sua madre non riesca a recuperare il funzionamento precedente.
Molte persone oggi si ritrovano nella sua stessa situazione senza sapere da che parte girarsi: almeno lei un indirizzo ce l'ha.
E guardi che lo dico per esperienza personale diretta
Molte persone oggi si ritrovano nella sua stessa situazione senza sapere da che parte girarsi: almeno lei un indirizzo ce l'ha.
E guardi che lo dico per esperienza personale diretta
[#4]
Ex utente
eccomi. allora sono passata in consultorio questa mattina ma lo psicologo è in ferie e le segretarie a cui ho chiesto informazioni non sanno quando ritorni e come devo fare per prendere appuntamento (...) anche la mia dottoressa di base è in ferie....
che alternative ho?
le spiego, la mia psicologa è della città in cui studio ma io non posso andare lì, e prima di settembre/ottobre non la rivedrò.
secondo lei vale la pena contattare uno psicologo anche qui o no?come dovrei fare?
che alternative ho?
le spiego, la mia psicologa è della città in cui studio ma io non posso andare lì, e prima di settembre/ottobre non la rivedrò.
secondo lei vale la pena contattare uno psicologo anche qui o no?come dovrei fare?
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.9k visite dal 12/08/2009.
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Approfondimento su Burnout
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