Flirt con collega

Buongiorno, in breve la mia questione.

Da qualche mese ho iniziato un nuovo lavoro e ho conosciuto un collega con cui siamo entrati subito molto in confidenza.

Premetto che entrambi abbiamo relazioni decennali, per quanto entrambi trentenni.

Fin da subito siamo entrati in confidenza, scherzavamo insieme, un po’ flirtando.
Lui li scriveva sempre e, dopo qualche mese, altre colleghe mi hanno fatto riflettere sul fatto che effettivamente sembrava lui ci stesse provando un po’ con me.
Era sempre presente, se litigavamo e non rispondevo mi cercava all’infinito, si offriva sempre di accompagnarmi a casa e faceva spesso allusioni alla voglia di conoscermi di più come persona in un’ottica di relazione.

A me questa dinamica divertiva e l’ho portata avanti all’inizio un po’ con leggerezza.
Finché lui mi chiese di limitare le battute/frecciatine perché sennò io ci casco
Un po’ ci abbiamo provato ma ci ricascavamo sempre.
dal vivo invece, sopratutto in gruppo, non riuscivamo a darci molta relazione.

Dopo un po’ di mesi eravamo in trasferta e alloggiavamo nello stesso hotel.
Lui mi riaccompagna in camera e poi rimane lì a parlare, non intenzionato ad andare via, dicendomi che non aveva sonno. C’era una forte tensione tra di noi.
Non succede però nulla e lui alla fine torna in camera sua.
Poi ci sentiamo per telefono e io - forse per capire come mai ci fossimo messi in quella situazione - gli chiedo di tornare ma non succede.
I giorni successivi vanno normalmente, con un nuovo equilibrio, finché, dopo una settimana, lui smette di parlarmi.
Gli chiedo un confronto e mi dice che voleva far passare un messaggio chiaro per entrambi post vicenda in hotel e inizia a negare l’evidenza, dicendo che mi aveva accompagnata in camera così, in amicizia.
Ad ogni modo, dopo questo chiarimento (per me abbastanza non soddisfacente) Ricominciamo con l’obiettivo di portare avanti un rapporto di amicizia ma adesso lo vedo e lo percepisco sempre frenato nei miei confronti.
Mi scrive ma poi non risponde, a volte mi fissa come se volesse dirmi qualcosa ma non dice nulla.
E io non riesco a spiegarmi bene nulla di questa vicenda.
Ho una relazione serena, su cui mi sono interrogata con razionalità, e che non metterei mai in discussione.
Però il pensiero su cosa sia successo, su cosa veramenre gli passi per la testa mi rimane e mi infastidisce non riuscire a lasciar stare.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
mentre leggevo la sua email mi sembrava di sentire le parole che lei ha scritto alla fine: "Ho una relazione serena [...] che non metterei mai in discussione".
Queste sue parole, a mio avviso, sono quelle che ha pronunciato anche il suo collega dentro di sé.
Ci può essere con una persona diversa dal proprio partner un particolare feeling, una corrente di attrazione anche forte, ed esiste il desiderio di valutare le proprie capacità seduttive e il piacere nel vedere che queste hanno successo.
Lei ha sperimentato proprio questo: un flirt intrigante, eccitante, con una persona che forse meno di lei voleva rischiare che il gioco gli sfuggisse di mano.
Perché porsi altre domande, e soprattutto porle a lui?
Voler capire gli elementi sfuggenti dell'attrazione, di un'attrazione a cui in fondo si vuole resistere, e assume quindi la leggerezza di una farfalla, è come tentare di spiegare una barzelletta a chi non ha il senso dell'umorismo.
O si ha la sensibilità per comprendere l'aerea inconsistenza del flirt, o si procede come elefanti fra le porcellane.
Il suo chiedergli di tornare nella sua stanza quella sera in albergo probabilmente è stato l'elemento troppo forte che ha convinto quest'uomo a interrompere un atteggiamento scherzoso che poteva essere equivocato e diventare pericoloso.
Ringrazi il cielo che nessuna conseguenza indesiderabile sia venuta a turbare la sua allegra "avventura", e neanche a compromettere la sua immagine nel nuovo posto di lavoro.
Stia serena.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentile dottoressa,
La ringrazio per la sua risposta. Penso che abbia davvero ragione e penso, in fondo e analizzando la cosa razionalmente, che quanto mi ha detto sia un pensiero anche mio.
Non le nego però che tendo a rimuginare molto sulla questione - ma il rimuginio purtroppo è parte della mia persona da sempre ed è un qualcosa su cui sto lavorando da più di un anno -, forse perché in 11 anni di relazione non mi era mai capitato di vacillare , e averlo fatto con una persona che non è il mio tipo (soprattutto esteticamente ma non solo) mi ha mandata abbastanza in confusione.
E sono solo dispiaciuta che non si riesca a trovare un equilibrio. forse dovrei solo portare pazienza (cosa in cui non sono bravissima), ma mi dispiace perché tra qualche mese andremo a vivere in due città diverse e probabilmente non ci vedremo più. Io comunque gli sono legata, c’è una grande componente di amicizia da parte mia (che forse supera la componente di flirt); da parte sua non l’ho mai capito.
Mi scoccia solo che neghi ogni cosa successa, neghi ogni flirt, neghi di averci provato con me , auspichi un rapporto di amicizia e poi si faccia sentire pochissimo (mentre prima mi scriveva tutti i giorni, tutti) e, sopratutto, non sia onesto con me, non mi dica fino in fondo quello che pensa, quello che lo spaventa (questa è una mia sensazione, ma di rado sbaglio).
Questi pensieri che aleggiano nella mia testa mi infastidiscono, perché vorrei riuscire a staccare davvero da questa storia e forse penso di poterlo fare solo allorquando avrò davvero tutto chiaro (ma mi servirebbe la sua collaborazione e non mi pare possibile)
E invece torno sempre a rimuginarci sopra
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
nella sua risposta alcuni elementi sembrano di rilievo.
1) La tendenza a rimuginare. Non ci dice se esiste da anni o se si è manifestata da poco. Dice però che ci sta lavorando. Con l'aiuto di uno psicologo? In questo caso potrebbe fargli leggere le lettere che ci ha mandato e valutare con lui/lei gli elementi che le elenco di seguito.
2) Si dichiara poco propensa a "portare pazienza". Se la propensione è proprio scarsa, anche questo andrebbe discusso nel colloquio con l* psicolog*.
3) In undici anni di relazione, mai era stata tentata da un interesse neanche minimo per un altro uomo. Questo fa pensare che lei fosse imbalsamata sotto il profilo erotico -all'inizio era molto giovane?- e c'è da chiedersi: perché questa sorta di ipnosi per undici anni, e adesso il risveglio? In ogni caso, la sua indifferenza totale agli altri uomini durata anni, adesso la lascia esposta come una preadolescente alla scoperta violenta di nuove sensazioni, emozioni inimmaginate.
4) Parla di una grande componente di amicizia da parte sua "che forse supera la componente di flirt". Credo che quando ci sentiamo profondamente attratti da qualcuno e non vogliamo perderlo -non sto parlando di un'attrazione solo fisica- ci creiamo sempre l'illusione di anelare alla sua amicizia, alla sua confidenza, ma poi raramente ce ne accontentiamo.
5) "Mi scoccia solo che neghi ogni cosa successa, neghi ogni flirt, neghi di averci provato con me, auspichi un rapporto di amicizia e poi si faccia sentire pochissimo". E già, questa marcia indietro lo rende oltremodo interessante; dà all'attrazione una forte componente intellettuale: cos'è "quello che pensa, quello che lo spaventa", lei si chiede.
Insomma, più o meno volontariamente, quest'uomo ha trovato il modo per rendersi indimenticabile.
6) Lei è convinta che la soluzione potrebbe venire per via razionale "solo allorquando avrò davvero tutto chiaro", e auspica l'aiuto di lui.
Un aiuto impossibile, come le spiegavo nella prima risposta, perché tra voi c'è stato il gioco impalpabile della seduzione: nulla di definito, nessuna di quelle parole o di quei gesti che mettono paletti e suggellano vincoli.
Fin dalla sua prima email, inoltre, mi sono venute in mente delle idee sul motivo dell'improvviso ritirarsi di quest'uomo dopo quella notte in albergo: sentiva di aver sfiorato il fuoco... o piuttosto il gelo?
Questioni complesse che potrebbero essere sviscerate con l'aiuto di uno specialista.
Intanto non posso che ripeterle di sfruttare al meglio le sensazioni intense che sta vivendo: per quanto dolorose le appaiano in certi momenti, possono essere il filtro attraverso cui guardare con occhi nuovi la sua vita.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentile dottoressa,
Le rispondo rapidamente.
Sì, sono seguita da una psicoterapeuta cognitivo-comportamentale da ca 1 anno. Professionista a cui mi sono rivolta per problemi di insonnia sempre legati al rimuginio, che non è cosa nuova nella mia vita.
E con la mia terapeuta ho ovviamente affrontato la questione anche se ho avuto poco tempo prima delle ferie.
Quanto al punto 3) non è esattamente così. Diciamo semplicemente che in tanti anni di relazione non mi era mai capitato di mettermi in una situazione così pericolosa . È semplicemente mi fa specie che sia capitato con una persona con cui, onestamente, mai mi sarei aspettata una cosa simile. Interesse per altre persone penso sia normale, ma flirtare in modo così tanto palese è quasi rischiare di concretizzare non mi era mai successo, questo intendevo.
Quanto al punto 4) condivido in parte. Penso che abbia ragione in parte ma credo davvero che quello che mi unisce a questa persona sia anche qualcosa di inquadrabile nel concetto di amicizia, dal momento che mi è stato molto vicino per tante cose, in un momento particolare della mia vita e che ci siamo aiutati e confidati a Vicenda su tante cose al di fuori di dinamiche di flirt.

Mi colpisce però molto la sua ultima domanda: fuoco o gelo?
Mi aiuterebbe a sviscerarla e capirla?
La ringrazio
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
le modalità della comunicazione online creano gravi ostacoli a spiegare la domanda: "fuoco o gelo?".
Per non lasciarla in sospeso tenterò tuttavia una spiegazione, inevitabilmente parziale, peggio ancora unilaterale, perché abbiamo il suo racconto dei fatti di quella sera in albergo, ma non quello di lui. E quando dico che abbiamo il suo racconto già dico troppo: altro è un racconto a voce, con domande di chiarimento, altro è il racconto da lei fatto nella sua prima email, dove alcuni punti, per la foga espositiva, nemmeno si capiscono. Qualche esempio:
"Lui li scriveva sempre e, dopo qualche mese, altre colleghe mi hanno fatto riflettere sul fatto che effettivamente sembrava lui ci stesse provando un po’ con me".
Cosa scriveva? A chi? E a parte questo, le colleghe non avranno innescato con qualche malizia un interesse che ancora non c'era?
Altro punto oscuro: "lui mi chiese di limitare le battute/frecciatine perché sennò io ci casco Un po’ ci abbiamo provato ma ci ricascavamo sempre. dal vivo invece, sopratutto in gruppo, non riuscivamo a darci molta relazione".
Cosa vuol dire? Chi, secondo lui, ci sarebbe cascato? E in che cosa poi cascavate sempre tutti e due? Forse già sul "cascarci" parlavate di cose diverse, senza capirvi?
Tutto questo, per comprendere i passaggi che hanno accompagnato lo sviluppo dei suoi sentimenti, andrebbe chiarito ovviamente col suo curante.
Ma veniamo al momento clou. Ecco il suo racconto: "Lui mi riaccompagna in camera e poi rimane lì a parlare, non intenzionato ad andare via, dicendomi che non aveva sonno. C’era una forte tensione tra di noi. Non succede però nulla e lui alla fine torna in camera sua. Poi ci sentiamo per telefono e io - forse per capire come mai ci fossimo messi in quella situazione - gli chiedo di tornare ma non succede. I giorni successivi vanno normalmente, con un nuovo equilibrio, finché, dopo una settimana, lui smette di parlarmi".
Ecco qui. Lui viene in camera sua, c'è una forte tensione (di che genere? attrazione o anche imbarazzo?) ma alla fine "non succede nulla".
C'erano stati segnali chiari di attrazione e disponibilità da parte di lei, e lui ha temuto di compromettere una situazione che preferiva mantenere nel limbo, spaventato dal fuoco?
O al contrario lei è rimasta sulle sue con l'aria di non voler cedere ad un allegro rapporto sessuale senza conseguenze, inondando la situazione di gelo?
Subito dopo, con i modi che ho visto in un certo tipo di donna che vuole prima la dichiarazione e poi il sesso, lei gli chiede di tornare... "forse per capire come mai ci fossimo messi in quella situazione"!
Ma chi ha fatto quella telefonata? Lei stessa o lui?
Se ha chiamato lei, può darsi perfino che a quel punto lui avesse già rimediato alla propria tensione sessuale stimolata e frustrata. In tal caso, può aspettarsi che un uomo le spieghi dettagliatamente tutto questo?
Resta il fatto che da allora lui ha diradato gli incontri, posto fine ai messaggi, e addirittura nega che ci sia stato mai altro che amicizia da parte sua.
La grande occasione era arrivata, ed era stata un fiasco.
Un ultimo chiarimento merita il termine "amicizia", oggi tra i più equivocati. Forse per lei vuol dire vicinanza e solidarietà, infatti scrive: "ci siamo aiutati e confidati a vicenda su tante cose", mentre per il suo collega vuol dire distanza, inibizione di ogni coinvolgimento erotico.
In questo senso, per lei l'amicizia è un'offerta, per lui un rifiuto.
Come vede, da qui non si può che fare ipotesi, in base alle parole di uno solo dei protagonisti e con l'ausilio di molte situazioni più volte conosciute.
Le auguro di trovare presto la serenità.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentile dottoressa,
Con il chiaro obiettivo di parlarne nuovamente ed approfonditamente con il mio curante dal rientro dalle ferie, le rispondo un’ultima volta.
Quanto al le prime sue osservazioni, mi scusi alcuni errori di scrittura.
Lui MI scriveva sempre, tutti i giorni, trovava sempre qualche argomento per scrivermi e chattare con me.
Poi, dopo un po’ di tempo, mi chiese di limitare le battutine perché lui aveva paura di cascarci (letteralmente mi disse: sennò poi io ci casco ; poi, in tutta onestà, spesso le cose che dice o che fa non mi sono molto chiare); mentre ci cascavamo assieme nel senso che, a fronte di questa promessa di limitare battute e doppi sensi, puntualmente le nostre conversazioni le riproponevano.
Quanto alla fatidica sera in hotel: c’era tensione ma sopratutto imbarazzo. Era una situazione strana. Io non ho dato segni chiari, assolutamente. L’ho fatto solo dopo, per messaggio (gli ho scritto io), quando lui era già tornato in camera sua. Gli ho chiesto di tornare da me e lui mi ha detto che non lo avrebbe fatto, perché questo era quello che aveva scelto. Io gli ho detto che, se si continuava così, comunque prima o poi qualcosa sarebbe successo (anche solo un bacio) e lui mi ha scritto che non la pensava così perché vogliamo scegliere di non e è complesso, buonanotte .
Vorrei solo capire se mi sono impuntata su di lui per questa insoddisfazione (che però, allo stesso tempo, è stata una salvezza per me e per la mia relazione, perchè se fosse effettivamente successo qualcosa chi mi assicura che i sensi di colpa non mi avrebbero mangiata viva?) oppure se c’è altro. Non mi capisco. Non capisco perché non riesca a mettere da parte il tutto. Ma cercherò di usare questa pausa feriale (da ora in avanti) per ricercare più leggerezza e serenità.
Grazie
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Utente
Utente
Spero la mia risposta si capisca perché saltano i virgolettati
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
la sua risposta è chiara per la parte essenziale. Risulta un po' meno chiara la risposta del collega al suo messaggio. Gliela riporto: "lui mi ha scritto che non la pensava così perché vogliamo scegliere di non e è complesso, buonanotte".
Se queste sono le precise parole di lui, mi sembra che fosse risentito del fatto di non aver trovato una pronta accoglienza, una volta venuto nella sua stanza, e dichiarava troppo complesso proseguire una relazione in cui "vogliamo scegliere di non".
Lei che lo conosce sa certo meglio di noi se il suo collega sembra disposto a perenni giochi di seduzione senza sbocco, a messaggini a doppio senso, ad un bacio anziché una relazione sessuale, oppure se questo stuzzicare senza mai concretizzare è stato avvertito come un rifiuto o una presa in giro.
Direi che ben pochi uomini accetterebbero di non arrivare al rapporto sessuale, specie oggi che questo sembra aver preso il carattere di una pratica insignificante e senza coinvolgimento sentimentale, qualcosa di simile al lavarsi i denti.
"Vorrei solo capire se mi sono impuntata su di lui per questa insoddisfazione".
Non poche volte, l'ho già scritto, si prova una intensa attrazione per qualcuno che nemmeno corrisponde ai nostri canoni estetici: ci colpiscono la sua vitalità, per esempio; la sua voce; il suo mistero; le sue parole suadenti o trascinanti, oppure il fatto che ci è stato vicino in un momento particolare della vita; o infine sono i ferormoni a parlare il loro linguaggio, insondabile alla ragione e tuttavia potentissimo.
A questo genere di attrazione che può durare anche tutta la vita alcune persone, soprattutto donne, chiedono un compenso "trasversale": un'appassionata dichiarazione d'amore, oppure un'amicizia intima ed eterna. Ma questo quasi sempre è frustrante per l'altro.
D'altro canto lei scrive: "se fosse effettivamente successo qualcosa chi mi assicura che i sensi di colpa non mi avrebbero mangiata viva?".
Con questo mi pare abbia appurato che lei non è proprio il tipo che si gode spensieratamente una singola avventura, e figuriamoci un adulterio, che richiede una grande inconsapevolezza delle proprie azioni, o il compiacimento della menzogna, del tradimento, del pericolo.
Questa conoscenza di sé è importante. Se leggerà, anche qui su Medicitalia, quali esiti abbiano abitualmente gli adulteri sul piano della serenità di tutte le persone coinvolte, a me pare che dovrebbe rallegrarsene.
Gliene linko due recentissimi, uno proprio sull'adulterio: https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/988349-una-collega-con-cui-ho-una-relazione-mi-tradisce-con-un-collega-e-nega.html
e quest'altro per le osservazioni generali:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/988619-sono-fidanzato-ma-continuamente-tentato-da-altre-ragazze-sento-che-sto-per-cedere.html
Come mi sembra che anche lei desideri, chiudo questo consulto augurandole il meglio, compreso il recupero di un nuovo slancio di entusiasmo e coinvolgimento nella sua relazione di sempre.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com