Non provo dolore per la morte di mio papà

Mio papà non c’è più.
Un cancro al polmone, scoperto a dicembre 2022, me lo ha portato via in 6 mesi.
Sono figlia unica, non ho un compagno e nemmeno figli, lui era il centro del mio mondo.
Facevamo tante cose insieme, era la persona a cui mi rivolgevo per qualsiasi cosa.
Ci capivamo subito, eravamo molto legati, c’era un rapporto speciale, basato sulla fiducia e la libertà reciproca.

In questi mesi di malattia abbiamo condiviso tutto: lo accompagnavo alle visite, a fare la chemio, correvo per tutto, incastrando lavoro e visite mediche, perché volevo restituire parte di quello che nella sua vita mi ha dato.

La notizia della malattia già molto avanzata, a dicembre, mi ha congelata.
Ero incapace di fare qualsiasi cosa.
Per me era impossibile: a 77 anni lui era molto attivo, montagna, bici, 109 km in 5 giorni per un trekking fatto insieme solo qualche mese prima, tanto per fare un esempio.
Credo di aver pianto ogni giorno i primi tempi (quando ero sola).
Poi questa disperazione si è trasformato in altro: dovevo dargli coraggio, non potevo piangere, dovevamo vivere insieme ciò che la vita riservava per noi cercando il bello in ogni giornata.
A maggio però ha iniziato a peggiorare in modo significativo.
Tutto era più difficile: mangiare, muoversi, dormire per colpa della febbre e del dolore.
Ci siamo affidati alle cure palliative e il 20 giugno lo abbiamo accompagnato all’hospice dove è morto.
Con la mamma eravamo sempre lì, non volevamo che si sentisse abbandonato.
In 10 giorni è morto e io ero lì quando se n’è andato per sempre.

Ora sto affrontando tutte le questioni burocratiche, aiutando la mamma.
Sono sempre molto nervosa, soprattutto con lei che non ha la patente ed è materialmente in difficoltà in tante cose.
La mia vita è stata completamente ribaltata, devo ancora rientrare al lavoro perché sono in aspettativa per far fronte a tutto.
E piango molto poco, come se non sentissi tutta questa mancanza.
Ma è così strano.
Lui era tutto per me.
Scrivendo queste righe mi sto sciogliendo ma in generale non mi aspettavo questa mia reazione.
Mi chiedo se è possibile che in questi mesi io mi sia in qualche modo preparata alla perdita, se il vedere così tanto dolore in realtà abbia trasformato la sua morte in una sorta di sollievo, per lui e per noi.
Mi sto dando del tempo, razionalmente sono consapevole che sto reinventando tutto, ma mi dispiace così tanto, ho paura che da fuori sembra che non me ne freghi niente.

Vi ringrazio in anticipo.
[#1]
Dr. Mario Canovi Psicologo 263 17
Gentilissima,

innanzitutto condoglianze per la perdita di suo padre. L'elaborazione di un lutto attraversa delle fasi ed ora lei sta provando quella sorta di apatia, di limbo in cui la mente cerca rifugio per affrontare un dolore profondo che la razionalità non sa placare.

Si dia il tempo che le serve, non abbia fretta di rientrare al lavoro o di apparire performante. Accetti le debolezze della mamma che sta affrontando, come lei, una perdita importante.

Le consiglio di rivolgersi ad un professionista che possa sostenerla e aiutarla a ritrovare la serenità.

In bocca al lupo!

Dr. Mario Canovi
Psicologo - Ipnologo
Trento - Volano (TN) - Padova - online
mail: info@mariocanovi.it

Cure palliative

Cosa sono le cure palliative? Una raccolta di video-pillole sui farmaci palliativi e la cura del dolore nei malati terminali.

Leggi tutto