sento il bisogno costante di avere un uomo affianco
Salve, sono Sara 22 anni cerco di non dilungarmi troppo.
Premetto che in precedenza sono sempre stata fidanzata, storie lunghe con tre ragazzi diversi all'incirca dai 14 anni fino ai 21 sempre fidanzata.
Adesso non sono fidanzata mi piace la mia vita vi spiego in breve: lavoro come segretaria in un agenzia immobiliare, mi fanno un contratto indeterminato, sono sotto casa mi trovo bene e così mi danno modo di vedere un futuro in modo diverso perchè ho possibilità con indeterminato al giorno d'oggi di affitto, mutuo o macchina nuova.
Ho la patente, macchina, il mio stipendio e la mia indipendenza anche se vivo con mamma (genitori separati).
Vado in palestra da 12 anni dove ormai conosco tutti sono tutti amici ci vado all'incirca 3 vv a settimana e lo uso come svago post lavoro.
Ho la salute, le amicizie, spesso nei week vado al mare con amiche, la sera nei locali, mangiare fuori, vado a trovare amici di palestra, cene di lavoro, compleanni, caffè gelati con altre amiche o uscite nei locali con un altro gruppo di amicizie ancora per cui sono abbastanza attiva come tutti i ragazzi della mia età, certo ci sono anche sere o giornate in cui resto a casa.
Sono una bella ragazza corteggiata molto.
Quando racchiudo tutte queste cose mi sento molto fortunata alla mia età ad avere tutto questo.
La mia problematica è: quando conosco un ragazzo con cui sto bene, basta un mese di frequentazione e diventa "il mio tutto" ci appiglio la mia felicità... come sta succede in questo momento e di conseguenza poi crollo in una sorta di depressione e solitudine.
Ho conosciuto in pal questo ragazzo della mia età 2 mesi di frequentazione entrambi interessati ma lui ha problemi seri e non riesce al momento ad avere la testa x una relazione, sento di stare molto male come se mi mancasse qualcosa e quando non capisco cosa manca mi domando se ora con lui mi sarei sentita completa e si è cosi! infatti quando ce qualche ragazzo nella mia vita sto bene e non sento questi problemi appena resto sola si ripresentano, non uso i ragazzi per uscire o per lo stare in compagnia perche con quest'ultimo ci uscivo pochissimo ma è come se mi stessero accanto sempre e comunque durante la giornata e cosi sto bene.
Tengo ad innamorarmi un po di tutte le persone che frequento forse proprio dovuto a questo attaccamento, ho tutto perche ho questo problema e sola non sto bene?
Premetto che in precedenza sono sempre stata fidanzata, storie lunghe con tre ragazzi diversi all'incirca dai 14 anni fino ai 21 sempre fidanzata.
Adesso non sono fidanzata mi piace la mia vita vi spiego in breve: lavoro come segretaria in un agenzia immobiliare, mi fanno un contratto indeterminato, sono sotto casa mi trovo bene e così mi danno modo di vedere un futuro in modo diverso perchè ho possibilità con indeterminato al giorno d'oggi di affitto, mutuo o macchina nuova.
Ho la patente, macchina, il mio stipendio e la mia indipendenza anche se vivo con mamma (genitori separati).
Vado in palestra da 12 anni dove ormai conosco tutti sono tutti amici ci vado all'incirca 3 vv a settimana e lo uso come svago post lavoro.
Ho la salute, le amicizie, spesso nei week vado al mare con amiche, la sera nei locali, mangiare fuori, vado a trovare amici di palestra, cene di lavoro, compleanni, caffè gelati con altre amiche o uscite nei locali con un altro gruppo di amicizie ancora per cui sono abbastanza attiva come tutti i ragazzi della mia età, certo ci sono anche sere o giornate in cui resto a casa.
Sono una bella ragazza corteggiata molto.
Quando racchiudo tutte queste cose mi sento molto fortunata alla mia età ad avere tutto questo.
La mia problematica è: quando conosco un ragazzo con cui sto bene, basta un mese di frequentazione e diventa "il mio tutto" ci appiglio la mia felicità... come sta succede in questo momento e di conseguenza poi crollo in una sorta di depressione e solitudine.
Ho conosciuto in pal questo ragazzo della mia età 2 mesi di frequentazione entrambi interessati ma lui ha problemi seri e non riesce al momento ad avere la testa x una relazione, sento di stare molto male come se mi mancasse qualcosa e quando non capisco cosa manca mi domando se ora con lui mi sarei sentita completa e si è cosi! infatti quando ce qualche ragazzo nella mia vita sto bene e non sento questi problemi appena resto sola si ripresentano, non uso i ragazzi per uscire o per lo stare in compagnia perche con quest'ultimo ci uscivo pochissimo ma è come se mi stessero accanto sempre e comunque durante la giornata e cosi sto bene.
Tengo ad innamorarmi un po di tutte le persone che frequento forse proprio dovuto a questo attaccamento, ho tutto perche ho questo problema e sola non sto bene?
[#1]
Gentile Sara,
la gratitudine che manifesta per la sua vita ricca di persone, stabile lavorativamente e piena di attività è una risorsa preziosa per stare bene psicologicamente, e pertanto la incoraggio a continuare a coltivarla.
Pur così, è normale sentire l'esigenza di avere un partner sentimentale accanto, la cui presenza soddisfa bisogni specifici che numerose amicizie e una sana mondanità comunque non soddisfano - perché ne soddisfano altri e diversi.
Il suo caso suggerisce effettivamente lo schema di un fidanzato ogni paio d'anni circa. E, benché sia comprensibilmente umano che a ogni separazione segua un periodo di solitudine e depressione, l'intensità e la sistematicità con cui queste emergono in lei - secondo quanto riferisce - solleva la possibilità di alcuni interrogativi. Cosa cerca lei in un uomo quando lo cerca? Quali bisogni profondi, relativi alla sua soggettività individuale, tenta di soddisfare attraverso la presenza di un partner sentimentale accanto a lei? Oppure, quali sono, se ci sono, i motivi ricorrenti per cui le sue relazioni sentimentali finiscono? Cosa succede nella relazione quando finiscono? Ipotetici spunti di riflessione potrebbero riguardare la sua storia personale, episodi della sua biografia, magari il rapporto passato e attuale con i suoi genitori, o ancora la sua personalità o le aspettative/ideali che nutre verso la figura di uomo che debba starle accanto. Inoltre, nel ragionamento bisognerebbe anche considerare che 14 e 22 anni rappresentano due fasi di vita molto diverse tra loro, e le ragioni che spingono a cercare un partner sentimentale nella prima possono non coincidere con quelle che invece possono valere nella seconda.
I limiti tecnici del consulto online e la scarsità di informazioni recuperabili attraverso questo mezzo non consentono di fornire risposte ai suddetti interrogativi né di verificare le suddette ipotesi. Pertanto, condividendole tali stimoli per l'avvio di una riflessione, la invito ad ampliare quest'ultima rivolgendosi a un* psicoterapeuta professionista in carne ed ossa con cui esplorare questi ed ulteriori aspetti della questione che ci pone.
Rimaniamo a sua disposizione.
Cordialmente,
la gratitudine che manifesta per la sua vita ricca di persone, stabile lavorativamente e piena di attività è una risorsa preziosa per stare bene psicologicamente, e pertanto la incoraggio a continuare a coltivarla.
Pur così, è normale sentire l'esigenza di avere un partner sentimentale accanto, la cui presenza soddisfa bisogni specifici che numerose amicizie e una sana mondanità comunque non soddisfano - perché ne soddisfano altri e diversi.
Il suo caso suggerisce effettivamente lo schema di un fidanzato ogni paio d'anni circa. E, benché sia comprensibilmente umano che a ogni separazione segua un periodo di solitudine e depressione, l'intensità e la sistematicità con cui queste emergono in lei - secondo quanto riferisce - solleva la possibilità di alcuni interrogativi. Cosa cerca lei in un uomo quando lo cerca? Quali bisogni profondi, relativi alla sua soggettività individuale, tenta di soddisfare attraverso la presenza di un partner sentimentale accanto a lei? Oppure, quali sono, se ci sono, i motivi ricorrenti per cui le sue relazioni sentimentali finiscono? Cosa succede nella relazione quando finiscono? Ipotetici spunti di riflessione potrebbero riguardare la sua storia personale, episodi della sua biografia, magari il rapporto passato e attuale con i suoi genitori, o ancora la sua personalità o le aspettative/ideali che nutre verso la figura di uomo che debba starle accanto. Inoltre, nel ragionamento bisognerebbe anche considerare che 14 e 22 anni rappresentano due fasi di vita molto diverse tra loro, e le ragioni che spingono a cercare un partner sentimentale nella prima possono non coincidere con quelle che invece possono valere nella seconda.
I limiti tecnici del consulto online e la scarsità di informazioni recuperabili attraverso questo mezzo non consentono di fornire risposte ai suddetti interrogativi né di verificare le suddette ipotesi. Pertanto, condividendole tali stimoli per l'avvio di una riflessione, la invito ad ampliare quest'ultima rivolgendosi a un* psicoterapeuta professionista in carne ed ossa con cui esplorare questi ed ulteriori aspetti della questione che ci pone.
Rimaniamo a sua disposizione.
Cordialmente,
Dott. Davide Giusino, Psicologo | davide.giusino@libero.it
https://psicologipuglia.it/albo-psicologi/r/giusino-davide/
[#2]
Utente
Salve, La ringrazio per la sua tempestiva risposta molto utile.
Mi sono resa conto che la persona che mi sta a fianco mi permette di parlare con lui tutto il giorno dal buongiorno alla buonanotte di poter esprimere i miei problemi della giornata, di raccontare la giornata, come se avessi un appoggio morale una persona che sono certa ci stia, posso anche non vedere questa persona per settimane ma se ci parlo tutto il giorno tutti i giorni sto ugualmente bene e mi accontenterei. Una persona che mi difende mi appoggia e mi dà attenzioni, sono certa del fatto che mi accontenterei anche solo parlarci perché con l'ultima frequentazione non l'ho visto per due settimane ed è andata esattamente così mi bastava sentirlo. In realtà queste problematiche non mi sono mai sorte in precedenza, ma soltanto dopo essermi lasciata dall'ultima relazione importante di 3 anni all'incirca a20 anni, da lì ho iniziato a sentirmi tremendamente sola e a volere qualcuno a fianco per forza e questa cosa mi comporta ad attaccarmi a persone che molto probabilmente poi pensandoci bene neanche sono di miei gusti. Ho avuto una frequentazione è terminata questa frequentazione sono stata malissimo Ho dovuto fare delle sedute psicologiche che mi hanno aiutato poco e mi sono ripresa soltanto perché ho conosciuto un altro ragazzo, con questo ragazzo le cose sono andate subito male sono stata male altrettanto e mi sono ripresa soltanto dopo aver conosciuto l'ultima frequentazione che ho avuto quindi mi rendo conto che mi riprendo soltanto all'esistenza di una nuova persona. Ora appunto sto abbastanza male sento un voto allo stomaco e questa persona non mi avrebbe dato ugualmente praticamente nulla perché uscivamo molto poco e parlavamo soltanto su WhatsApp quindi la mia vita non l'aveva cambiata minimamente eppure ci sto male mi rendo conto che per stare meglio devo sentire attenzioni di qualcun altro magari di qualche altro ragazzo che mi corteggia.
Mi sono resa conto che la persona che mi sta a fianco mi permette di parlare con lui tutto il giorno dal buongiorno alla buonanotte di poter esprimere i miei problemi della giornata, di raccontare la giornata, come se avessi un appoggio morale una persona che sono certa ci stia, posso anche non vedere questa persona per settimane ma se ci parlo tutto il giorno tutti i giorni sto ugualmente bene e mi accontenterei. Una persona che mi difende mi appoggia e mi dà attenzioni, sono certa del fatto che mi accontenterei anche solo parlarci perché con l'ultima frequentazione non l'ho visto per due settimane ed è andata esattamente così mi bastava sentirlo. In realtà queste problematiche non mi sono mai sorte in precedenza, ma soltanto dopo essermi lasciata dall'ultima relazione importante di 3 anni all'incirca a20 anni, da lì ho iniziato a sentirmi tremendamente sola e a volere qualcuno a fianco per forza e questa cosa mi comporta ad attaccarmi a persone che molto probabilmente poi pensandoci bene neanche sono di miei gusti. Ho avuto una frequentazione è terminata questa frequentazione sono stata malissimo Ho dovuto fare delle sedute psicologiche che mi hanno aiutato poco e mi sono ripresa soltanto perché ho conosciuto un altro ragazzo, con questo ragazzo le cose sono andate subito male sono stata male altrettanto e mi sono ripresa soltanto dopo aver conosciuto l'ultima frequentazione che ho avuto quindi mi rendo conto che mi riprendo soltanto all'esistenza di una nuova persona. Ora appunto sto abbastanza male sento un voto allo stomaco e questa persona non mi avrebbe dato ugualmente praticamente nulla perché uscivamo molto poco e parlavamo soltanto su WhatsApp quindi la mia vita non l'aveva cambiata minimamente eppure ci sto male mi rendo conto che per stare meglio devo sentire attenzioni di qualcun altro magari di qualche altro ragazzo che mi corteggia.
[#3]
Gentile Sara,
sono lieto di osservare che abbia accolto le mie sollecitazioni per provare ad ampliare la riflessione. È riuscita così a suggerire nuove e più specifiche ipotesi che possono orientarla meglio verso le piste da esplorare. La possibilità di una mancata elaborazione della separazione dal suo ultimo partner sentimentale importante rientra, a mio avviso, tra queste. Alcuni eventi della vita relazionale possono essere particolarmente dolorosi, talvolta traumatici, e pertanto difficili da digerire e metabolizzare, per svariate cause che andrebbero a loro volta indagate a fondo. E anche quando crediamo di avere ormai superato questi eventi e di essere andati avanti con la nostra vita sentimentale, essi invece rimangono lì, in sottofondo, latenti, e continuano ad esercitare i loro effetti e a farci funzionare in maniere relazionalmente disfunzionali per noi stessi, che ci illudiamo piuttosto di comportarci secondo ciò che ci sembra benefico. Preciso: non sto affermando che questo sia per forza il suo caso, ma sto ipotizzando che potrebbe esserlo.
Come adesso forse intravede, le risposte e le eventuali soluzioni che cerca si trovano dentro di lei; le richiedono però di fermarsi, scavare, fare introspezione, impegnarsi e avere pazienza, ma soprattutto darsi tempo. Non conosco i dettagli delle sedute psicologiche a cui si è sottoposta, ma so che proprio questi sono i requisiti necessari a un percorso psicologico efficace: impegno, pazienza e tempo.
I bisogni di intimità e di presenza cui fa riferimento sono proprio quei bisogni specifici che le dicevo vengono soddisfatti da una relazione sentimentale stabile. In quanto persona ed essere umano, è normale e sano che lei avverta tali bisogni.
D'altra parte, lei stessa riconosce come non sana la collezione di esiti relazionali negativi che descrive, poiché le lasciano "un vuoto allo stomaco". Lei stessa, ancora, riconosce come questi siano il risultato di una smania a legarsi di nuovo subito dopo la fine di una relazione, spesso a partner che non rispecchiano i suoi gusti ma che riempiono/tappano comunque il "buco" lasciato dal partner precedente.
Forse che questa smania sia la manifestazione di una difficoltà a rimanere da sola con se stessa? Di un'incapacità a tollerare la solitudine? Di un disagio nel trovarsi a tu per tu con la sua persona? Se così fosse, la incoraggio a domandarsene le ragioni, ma soprattutto a iniziare a lavorarci su. Riuscire a stare bene con se stessi è cruciale per il benessere psicologico generale dell'individuo, nonché propedeutico al benessere nella vita di relazione con gli altri, inclusi i partner sentimentali e la dimensione di coppia. Tra il lavoro, le uscite con gli amici, gli allenamenti in palestra, i continui ricambi di corteggiatori, riesce a trascorrere del tempo da sola? Se sì, come vive questo tempo? Le fornisco questa aggiuntiva ipotesi come ulteriore sollecitazione a interrogarsi e ad agire di conseguenza.
Rimaniamo a sua disposizione.
Cordialmente,
sono lieto di osservare che abbia accolto le mie sollecitazioni per provare ad ampliare la riflessione. È riuscita così a suggerire nuove e più specifiche ipotesi che possono orientarla meglio verso le piste da esplorare. La possibilità di una mancata elaborazione della separazione dal suo ultimo partner sentimentale importante rientra, a mio avviso, tra queste. Alcuni eventi della vita relazionale possono essere particolarmente dolorosi, talvolta traumatici, e pertanto difficili da digerire e metabolizzare, per svariate cause che andrebbero a loro volta indagate a fondo. E anche quando crediamo di avere ormai superato questi eventi e di essere andati avanti con la nostra vita sentimentale, essi invece rimangono lì, in sottofondo, latenti, e continuano ad esercitare i loro effetti e a farci funzionare in maniere relazionalmente disfunzionali per noi stessi, che ci illudiamo piuttosto di comportarci secondo ciò che ci sembra benefico. Preciso: non sto affermando che questo sia per forza il suo caso, ma sto ipotizzando che potrebbe esserlo.
Come adesso forse intravede, le risposte e le eventuali soluzioni che cerca si trovano dentro di lei; le richiedono però di fermarsi, scavare, fare introspezione, impegnarsi e avere pazienza, ma soprattutto darsi tempo. Non conosco i dettagli delle sedute psicologiche a cui si è sottoposta, ma so che proprio questi sono i requisiti necessari a un percorso psicologico efficace: impegno, pazienza e tempo.
I bisogni di intimità e di presenza cui fa riferimento sono proprio quei bisogni specifici che le dicevo vengono soddisfatti da una relazione sentimentale stabile. In quanto persona ed essere umano, è normale e sano che lei avverta tali bisogni.
D'altra parte, lei stessa riconosce come non sana la collezione di esiti relazionali negativi che descrive, poiché le lasciano "un vuoto allo stomaco". Lei stessa, ancora, riconosce come questi siano il risultato di una smania a legarsi di nuovo subito dopo la fine di una relazione, spesso a partner che non rispecchiano i suoi gusti ma che riempiono/tappano comunque il "buco" lasciato dal partner precedente.
Forse che questa smania sia la manifestazione di una difficoltà a rimanere da sola con se stessa? Di un'incapacità a tollerare la solitudine? Di un disagio nel trovarsi a tu per tu con la sua persona? Se così fosse, la incoraggio a domandarsene le ragioni, ma soprattutto a iniziare a lavorarci su. Riuscire a stare bene con se stessi è cruciale per il benessere psicologico generale dell'individuo, nonché propedeutico al benessere nella vita di relazione con gli altri, inclusi i partner sentimentali e la dimensione di coppia. Tra il lavoro, le uscite con gli amici, gli allenamenti in palestra, i continui ricambi di corteggiatori, riesce a trascorrere del tempo da sola? Se sì, come vive questo tempo? Le fornisco questa aggiuntiva ipotesi come ulteriore sollecitazione a interrogarsi e ad agire di conseguenza.
Rimaniamo a sua disposizione.
Cordialmente,
Dott. Davide Giusino, Psicologo | davide.giusino@libero.it
https://psicologipuglia.it/albo-psicologi/r/giusino-davide/
[#4]
Utente
Buongiorno, mi stupisco come lei abbia fatto in così poco a centrare il mio problema reale. È vero non sto bene con me stessa non riesco a tollerare la solitudine cerco sempre qualcosa da fare se non faccio nulla penso sempre di stare sola e mi rattristisco anche se esco 6/7 ma se quel settimo giorno la mia amica mi dà buca lo stare sola mi fa sprofondare nella tristezza e devo cercare a tutti i costi qualcosa da fare. Sottolineo che questo non mi capita quando ho un partner affianco, mi sento completa in quel modo ed anche se non esco sono ugualmente contenta perché c'è lui e posso parlare con lui. Non so se può centrare ma aggiungo che non ho mai avuto una figura paterna affianco, c'è papà ma non mi è stato mai vicino in nessun modo non ci abito neanche insieme. Con mamma non ho dialogo litiga soltanto è ancora in conflitto con mio padre essendo separati e non sto quasi mai a casa perché non mi sento a mio agio quando ci sto è perché sono a letto a riposare, quando vado a casa di amiche vedo magari loro sul divano a vedere film con i genitori oppure andare in vacanza con loro io non ho mai fatto queste cose neanche quando ero piccola a casa si parlava, non parlavano neanche tra di loro.
[#5]
Gentile Sara,
sono molto contento che abbiamo aggiunto una tessera del mosaico e compiuto un piccolo passo avanti verso la soluzione dell'enigma. Mi permetto di farle notare che il merito è soprattutto suo, che ha fornito gli stimoli necessari alla formulazione delle prime risposte che sta riuscendo a darsi. Lei stessa, ripeto, ha conseguito questo risultato attraverso lo sforzo di guardare dentro di sé. Le porgo i miei complimenti per questo importante successo.
Il suo rapporto con la figura paterna e quella materna può sicuramente essere un ulteriore elemento che vale la pena di tenere in considerazione. La percezione di un'originaria carenza di affetto genitoriale, ad esempio, potrebbe ricollegarsi alle esperienze relazionali che sta facendo attualmente e alla qualità del loro vissuto. I suoi comportamenti con i partner sentimentali potrebbero svolgere l'inconsapevole funzione di compensare tale carenza. Bisogna comunque sottolineare che i problemi non derivano quasi mai da un'unica causa: molti fattori concorrono e confluiscono nella formazione di un problema, così come un solo fattore può determinare molteplici problemi, e così come uno stesso problema può essere determinato da fattori diversi. Ad esempio, la sua intolleranza della solitudine e i suoi schemi relazionali potrebbero avere alcuni motivi in comune e altri no. La vita psicologica è complessa e per comprenderla è necessario continuare ad esplorarla, scavare a fondo, disarticolarne le varie componenti.
Non si stupisca della capacità dello psicologo: questi ha proprio il compito di facilitare l'emersione di contenuti che risiedono già dentro di lei. Questa funzione facilitante è però essenziale per il raggiungimento degli obiettivi del cliente o affinché questi stia meglio di come si sente; perché spesso da soli - rinchiusi nella nostra testa confusa da pensieri che si affollano - non riusciamo a capire quello che ci accade e abbiamo bisogno di confrontarci con qualcun altro che ce lo mostri, come fossimo allo specchio, e ce lo restituisca in forme nuove e più limpide - qualcuno, però, che sia opportunamente preparato per questo delicato compito. Per questo, se ritiene di volere affrontare la sua situazione con un'impostazione più efficace, sostenibile e agevole, le rinnovo il mio incoraggiamento a rivolgersi a un* psicoterapeuta professionista in carne ed ossa.
Attraverso il consulto online, ha ottenuto un'anticipazione degli effetti che il percorso psicoterapeutico può sortire e i risultarli che può offrirle.
Rimaniamo a sua disposizione.
Cordialmente,
sono molto contento che abbiamo aggiunto una tessera del mosaico e compiuto un piccolo passo avanti verso la soluzione dell'enigma. Mi permetto di farle notare che il merito è soprattutto suo, che ha fornito gli stimoli necessari alla formulazione delle prime risposte che sta riuscendo a darsi. Lei stessa, ripeto, ha conseguito questo risultato attraverso lo sforzo di guardare dentro di sé. Le porgo i miei complimenti per questo importante successo.
Il suo rapporto con la figura paterna e quella materna può sicuramente essere un ulteriore elemento che vale la pena di tenere in considerazione. La percezione di un'originaria carenza di affetto genitoriale, ad esempio, potrebbe ricollegarsi alle esperienze relazionali che sta facendo attualmente e alla qualità del loro vissuto. I suoi comportamenti con i partner sentimentali potrebbero svolgere l'inconsapevole funzione di compensare tale carenza. Bisogna comunque sottolineare che i problemi non derivano quasi mai da un'unica causa: molti fattori concorrono e confluiscono nella formazione di un problema, così come un solo fattore può determinare molteplici problemi, e così come uno stesso problema può essere determinato da fattori diversi. Ad esempio, la sua intolleranza della solitudine e i suoi schemi relazionali potrebbero avere alcuni motivi in comune e altri no. La vita psicologica è complessa e per comprenderla è necessario continuare ad esplorarla, scavare a fondo, disarticolarne le varie componenti.
Non si stupisca della capacità dello psicologo: questi ha proprio il compito di facilitare l'emersione di contenuti che risiedono già dentro di lei. Questa funzione facilitante è però essenziale per il raggiungimento degli obiettivi del cliente o affinché questi stia meglio di come si sente; perché spesso da soli - rinchiusi nella nostra testa confusa da pensieri che si affollano - non riusciamo a capire quello che ci accade e abbiamo bisogno di confrontarci con qualcun altro che ce lo mostri, come fossimo allo specchio, e ce lo restituisca in forme nuove e più limpide - qualcuno, però, che sia opportunamente preparato per questo delicato compito. Per questo, se ritiene di volere affrontare la sua situazione con un'impostazione più efficace, sostenibile e agevole, le rinnovo il mio incoraggiamento a rivolgersi a un* psicoterapeuta professionista in carne ed ossa.
Attraverso il consulto online, ha ottenuto un'anticipazione degli effetti che il percorso psicoterapeutico può sortire e i risultarli che può offrirle.
Rimaniamo a sua disposizione.
Cordialmente,
Dott. Davide Giusino, Psicologo | davide.giusino@libero.it
https://psicologipuglia.it/albo-psicologi/r/giusino-davide/
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 6.3k visite dal 18/07/2023.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.