Crisi di coppia
Buon pomeriggio, vi scrivo perché 3 settimane fa mi è crollato il mondo addosso.
Il mio compagno da 12 anni, padre dei nostri 2 figli, mi ha detto di voler fare terapia di coppia perché non è più contento della nostra relazione; la motivazione è che è 2 anni che si sente trascurato dal punto di vista fisico.
E ha ragione! Mi aveva già fatto notare che non lo baciavo mai, non lo cercano mai io per fare l'amore (ma questo anche prima), ero lontana... Io non me n'ero resa conto e gli ho detto che avrei provato a fare qualcosa, ma è cambiato ben poco... Era un periodo che lo vedevo tanto giù, pensavo fosse per lo stress del lavoro che lo caratterizza da sempre, e invece il problema ero io... Una sera è crollato, mi ha confessato di aver pianto (cosa che non ha mai fatto) e di aver ricominciato a fumare (non fumava dall'inizio della nostra storia)... A breve inizieremo una terapia di coppia, ma non so come comportarmi... Di colpo avrei voglia di stargli vicina (che stupida, potevo farlo prima), ma lui sbra voler stare da solo... Qualche carezza me la da, ci addormentiamo abbracciati come sempre, ma niente di più... Gli ho chiesto se mi ama ancora, ma non ha saputo rispondermi... Questa cosa mi ha ammazzato! Sta soffrendo tanto quanto me, ma non so cosa fare per riavvicinarmi a lui... Mi ha confessato che i miei baci e gli abbracci a volte gli fanno piacere, altre no perché preferisce stare da solo... Cosa posso fare?
Non voglio forzarlo, voglio rispettare i suoi tempi, ma sto morendo dentro... Ho paura che voglia lasciarmi... Può una persona smettere di amare perché si è sentito trascurato?
Anche se sa che lo amo e che non gli farei mai volutamente del male... Con la terapia potrebbe capire di amarmi ancora o dovrebbe saperlo già adesso?
Grazie mille
Il mio compagno da 12 anni, padre dei nostri 2 figli, mi ha detto di voler fare terapia di coppia perché non è più contento della nostra relazione; la motivazione è che è 2 anni che si sente trascurato dal punto di vista fisico.
E ha ragione! Mi aveva già fatto notare che non lo baciavo mai, non lo cercano mai io per fare l'amore (ma questo anche prima), ero lontana... Io non me n'ero resa conto e gli ho detto che avrei provato a fare qualcosa, ma è cambiato ben poco... Era un periodo che lo vedevo tanto giù, pensavo fosse per lo stress del lavoro che lo caratterizza da sempre, e invece il problema ero io... Una sera è crollato, mi ha confessato di aver pianto (cosa che non ha mai fatto) e di aver ricominciato a fumare (non fumava dall'inizio della nostra storia)... A breve inizieremo una terapia di coppia, ma non so come comportarmi... Di colpo avrei voglia di stargli vicina (che stupida, potevo farlo prima), ma lui sbra voler stare da solo... Qualche carezza me la da, ci addormentiamo abbracciati come sempre, ma niente di più... Gli ho chiesto se mi ama ancora, ma non ha saputo rispondermi... Questa cosa mi ha ammazzato! Sta soffrendo tanto quanto me, ma non so cosa fare per riavvicinarmi a lui... Mi ha confessato che i miei baci e gli abbracci a volte gli fanno piacere, altre no perché preferisce stare da solo... Cosa posso fare?
Non voglio forzarlo, voglio rispettare i suoi tempi, ma sto morendo dentro... Ho paura che voglia lasciarmi... Può una persona smettere di amare perché si è sentito trascurato?
Anche se sa che lo amo e che non gli farei mai volutamente del male... Con la terapia potrebbe capire di amarmi ancora o dovrebbe saperlo già adesso?
Grazie mille
[#1]
Gentile signora,
io vedo nella sua lettera una serena e adulta presa di coscienza di un problema, con la volontà di porvi rimedio. Il suo compagno infatti ha avuto fiducia e confidenza in lei dicendole cosa gli è mancato, e ci tiene al vostro legame, tanto che vuole andare in terapia di coppia.
Per parte sua, lei si sente franare il mondo addosso. Prenda invece coscienza di quanto ho scritto sopra, ma anche di un'altra cosa: il più delle volte l'affievolirsi del legame avviene per responsabilità di entrambi, e la conseguenza è una disperante sensazione di solitudine, col desiderio di nuove o ritrovate emozioni.
Suo marito avverte in lei una mancanza di stimoli erotico/affettivi. Lei però segnala "lo stress del lavoro che lo caratterizza da sempre".
Questo genere di stress, che per alcuni diventa una vera e propria dipendenza dal lavoro, rende una persona distante e spesso anche fisicamente assente per troppe ore durante il giorno, e il rapporto col partner non si può recuperare solo la notte!
Il partner che durante il giorno non esterna mai il piacere di stare con noi, fare una passeggiata, portarci fuori a cena, progettare una vacanza, manifestarci insomma il suo amore e il suo interesse, può all'improvviso durante i rapporti sessuali aspettarsi che noi mostriamo passione e desiderio?
Pensi a questo, assecondando senza timore il desiderio del suo partner di iniziare una terapia di coppia. Se desidera abbracciarlo e manifestargli il suo amore più di prima, lo faccia, ma tenga conto che lui potrebbe attraversare un periodo di confusione e anche di depressione.
Capisco che per lei questo sia fonte di incertezza e dolore, tanto da chiederci: "Può una persona smettere di amare perché si è sentito trascurato?".
Non si tratta di questo. Le crisi, se vissute bene, sono i passaggi che rendono più solide le coppie ben assortite.
Per avere un quadro di situazioni ben diverse, provi a leggere al link che accludo:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/983487-marito-irriconoscibile-dopo-10-anni.html
Coraggio, ce la farete.
io vedo nella sua lettera una serena e adulta presa di coscienza di un problema, con la volontà di porvi rimedio. Il suo compagno infatti ha avuto fiducia e confidenza in lei dicendole cosa gli è mancato, e ci tiene al vostro legame, tanto che vuole andare in terapia di coppia.
Per parte sua, lei si sente franare il mondo addosso. Prenda invece coscienza di quanto ho scritto sopra, ma anche di un'altra cosa: il più delle volte l'affievolirsi del legame avviene per responsabilità di entrambi, e la conseguenza è una disperante sensazione di solitudine, col desiderio di nuove o ritrovate emozioni.
Suo marito avverte in lei una mancanza di stimoli erotico/affettivi. Lei però segnala "lo stress del lavoro che lo caratterizza da sempre".
Questo genere di stress, che per alcuni diventa una vera e propria dipendenza dal lavoro, rende una persona distante e spesso anche fisicamente assente per troppe ore durante il giorno, e il rapporto col partner non si può recuperare solo la notte!
Il partner che durante il giorno non esterna mai il piacere di stare con noi, fare una passeggiata, portarci fuori a cena, progettare una vacanza, manifestarci insomma il suo amore e il suo interesse, può all'improvviso durante i rapporti sessuali aspettarsi che noi mostriamo passione e desiderio?
Pensi a questo, assecondando senza timore il desiderio del suo partner di iniziare una terapia di coppia. Se desidera abbracciarlo e manifestargli il suo amore più di prima, lo faccia, ma tenga conto che lui potrebbe attraversare un periodo di confusione e anche di depressione.
Capisco che per lei questo sia fonte di incertezza e dolore, tanto da chiederci: "Può una persona smettere di amare perché si è sentito trascurato?".
Non si tratta di questo. Le crisi, se vissute bene, sono i passaggi che rendono più solide le coppie ben assortite.
Per avere un quadro di situazioni ben diverse, provi a leggere al link che accludo:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/983487-marito-irriconoscibile-dopo-10-anni.html
Coraggio, ce la farete.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Salve.
Ritengo che la vostra condizione sia molto comune nelle coppie che hanno speso gli ultimi anni ad allevare i figli.
Spesso accade di farlo così intensamente da dimenticare che si è coppia e si trascura completamente il desiderio dell'altro/altra. Alla lunga, come sarà capitato a voi, si avverte una distanza da quel punto di vista.
Il raffreddamento ha bisogno di una vivacizzazione e il primo a ricordarlo è quasi sempre l'uomo. Mentre la donna è come invischiata in una relazione quasi fraterna.
Penso che fate bene a richiedere un aiuto psicologico ma dovete ricordare che il cambiamento può avvenire ritrovando il desiderio dell'altro. Bisogna veramente "attraversare il guado" rifrequentando vecchie sane abitudini di coppia per ritrovarsi.
Auguri
Ritengo che la vostra condizione sia molto comune nelle coppie che hanno speso gli ultimi anni ad allevare i figli.
Spesso accade di farlo così intensamente da dimenticare che si è coppia e si trascura completamente il desiderio dell'altro/altra. Alla lunga, come sarà capitato a voi, si avverte una distanza da quel punto di vista.
Il raffreddamento ha bisogno di una vivacizzazione e il primo a ricordarlo è quasi sempre l'uomo. Mentre la donna è come invischiata in una relazione quasi fraterna.
Penso che fate bene a richiedere un aiuto psicologico ma dovete ricordare che il cambiamento può avvenire ritrovando il desiderio dell'altro. Bisogna veramente "attraversare il guado" rifrequentando vecchie sane abitudini di coppia per ritrovarsi.
Auguri
Dr. Paolo Mancino
[#3]
Utente
Buongiorno dottori, sono ancora qui a scrivere.. La situazione non è per nulla migliorata.. Inizieremo la terapia di coppia a breve, al rientro dalle ferie.. Ieri abbiamo parlato e temo che non ci sia nulla da fare.. Mi ha detto che dopo due anni che l'ho trascurato non ha la stessa visione di noi che aveva prima.. Lo vedo molto pessimista, se parliamo piange (cosa che ripeto non ha mai fatto).. Vedo che sta molto male, ma ho paura che questo dolore derivi dal fatto che dentro di lui sappia già che la storia è finita e non vuole farmi soffrirei.. Altre volte penso che se sta così male è perché forse ci tiene ancora.. Sto malissimo, non riesco a mangiare, mi manca l'aria.. Continuo ad immaginare la mia vita senza di lui e ogni volta è un colpo al cuore..
[#4]
Gentile utente,
dispiace sentire che la vacanza non ha prodotto buoni effetti. Forse sarebbe stato opportuno progettarla dopo aver ascoltato il parere di un* psicolog*, anche consultato individualmente.
In pratica, dove siete stati e cosa avete fatto per venire incontro alle richieste di suo marito e alle nuove consapevolezze di lei che ci scrive?
Le parole: "Lo vedo molto pessimista, se parliamo piange (cosa che ripeto non ha mai fatto)" potrebbero essere il segno di uno stato di salute alterato; forse una depressione, forse una malattia organica.
Mettono un po' in allarme anche le parole: "Sto malissimo, non riesco a mangiare, mi manca l'aria".
Questo è il momento di agire positivamente con ottimismo, non di precipitare a sua volta nella depressione, signora!
Molti equivoci nella coppia nascono dall'incapacità di comunicare. Il terapeuta di coppia vi aiuterà a fare proprio questo, ma perché avete lasciato trascorrere un altro mese senza fare nulla di utile alla vostra situazione?
Ci tenga al corrente, ma soprattutto agisca come la parte sana e attiva della coppia, non come una vittima senza risorse.
P.S.: Ritengo che i dati peso e altezza della scheda siano sbagliati. Li corregga, per darci la possibilità di avere di lei una visione non alterata.
Auguri.
dispiace sentire che la vacanza non ha prodotto buoni effetti. Forse sarebbe stato opportuno progettarla dopo aver ascoltato il parere di un* psicolog*, anche consultato individualmente.
In pratica, dove siete stati e cosa avete fatto per venire incontro alle richieste di suo marito e alle nuove consapevolezze di lei che ci scrive?
Le parole: "Lo vedo molto pessimista, se parliamo piange (cosa che ripeto non ha mai fatto)" potrebbero essere il segno di uno stato di salute alterato; forse una depressione, forse una malattia organica.
Mettono un po' in allarme anche le parole: "Sto malissimo, non riesco a mangiare, mi manca l'aria".
Questo è il momento di agire positivamente con ottimismo, non di precipitare a sua volta nella depressione, signora!
Molti equivoci nella coppia nascono dall'incapacità di comunicare. Il terapeuta di coppia vi aiuterà a fare proprio questo, ma perché avete lasciato trascorrere un altro mese senza fare nulla di utile alla vostra situazione?
Ci tenga al corrente, ma soprattutto agisca come la parte sana e attiva della coppia, non come una vittima senza risorse.
P.S.: Ritengo che i dati peso e altezza della scheda siano sbagliati. Li corregga, per darci la possibilità di avere di lei una visione non alterata.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#5]
Utente
Abbiamo temporeggiato perché un giorno mi ha detto che era stata una bella giornata e forse potevamo farcela da soli.. Poi c'erano di mezzo le ferie, più mie che sue, perché quelle insieme le avevamo già fatte proprio nel periodo in cui vi ho scritto.. Oggi dovrebbe chiamare la terapista per prendere appuntamento.. Io purtroppo non riesco ad essere positiva, vado già da una psicologa per vari motivi, ma non la vedrò fino a settembre perché in ferie.. Continuo a pensare che il suo star male sia legato al fatto che non voglia ferirmi perché ci tiene a me in quanto mamma dei suoi figli e perché dopo 12 anni è normale, ma penso che se mi amasse ancora dovrebbe saperlo.. Questo è quello che mi toglie ogni speranza perché se c'è l'amore si può risolvere tutto, ma se non c'è? Può lui essere veramente così ferito e confuso da non sapere se mi ama ancora?
[#6]
Gentile signora,
capisco la sua angoscia, ma pensare la vita come un romanzo rosa certo non la aiuta.
Lei scrive: "penso che se mi amasse ancora dovrebbe saperlo" (anche se attraversa una crisi depressiva? anche se ha preso una sbandata per un'altra?) e poco oltre: "se c'è l'amore si può risolvere tutto" (ma quando? che vuol dire? di che genere di amore parla, della scoperta adolescenziale dell'attrazione?). Infine scrive: "ma se non c'è?".
Ma crede davvero che il sentimento che lega una persona al partner con cui ha costruito una famiglia sia così onnipotente da "risolvere tutto", e nello stesso tempo così volatile da scomparire improvvisamente nel nulla?
La verità è che in una coppia, tra i continui adattamenti che sono funzionali al corso della vita, si accumulano anche tanti errori, cose non dette per paura di ferire l'altro o perché pensiamo che l'altro non ci possa capire; ci sono molti comportamenti sbagliati che abbiamo assunto, lasciandoci andare ad un atteggiamnto materno/fraterno/filiale e non più da amanti; ci sono tutti i problemi che ci si portano dietro dall'infanzia, dalla famiglia d'origine, e che si riverberano sul partner e sui figli.
Tutto questo ad un certo punto ci fa avvertire che non siamo felici, e magari somatizziamo la nostra sofferenza e ci riempiamo di malattie, ma a nesun costo vogliamo ammettere che sia nel nostro legame principale la causa di questa sofferenza, e questo proprio perché abbiamo l'idea falsa che l'amore risolva tutto, e se non ha risolto vuol dire che non c'è!
Questo nasce da una disinformazione sociale e generazionale, per cui persone adulte e mature ragionano in aut-aut come adolescenti: o c'è l'amore, e questo lubrificante onnipotente fa scorrere sempre tutto liscio, o non c'è, e allora è la rovina, il lasciarsi, il perdere tutto, il cadere nell'abisso.
Il normale adattamento non è pensabile? Il parlarsi tra persone che crescono, sperimentano cose nuove, fanno nuove esperienze, non sarebbe più costruttivo?
Non a caso lei scrive: "vado già da una psicologa per vari motivi". E già. Quello che non vogliamo guardare in faccia ci si presenta per vie traverse, alle spalle, e alla fine gli errori e le omissioni presentano il conto.
Prendete contatto con la vostra terapeuta... e anche con voi stessi, le vostre paure e le vostre risorse. Queste ultime sono sempre molto più numerose di quanto non si creda nei momenti di angoscia.
La invito a leggere davvero le mie risposte. Non ha corretto i dati peso/altezza sulla scheda: dobbiamo credere che siano quelli reali?
Buone cose.
capisco la sua angoscia, ma pensare la vita come un romanzo rosa certo non la aiuta.
Lei scrive: "penso che se mi amasse ancora dovrebbe saperlo" (anche se attraversa una crisi depressiva? anche se ha preso una sbandata per un'altra?) e poco oltre: "se c'è l'amore si può risolvere tutto" (ma quando? che vuol dire? di che genere di amore parla, della scoperta adolescenziale dell'attrazione?). Infine scrive: "ma se non c'è?".
Ma crede davvero che il sentimento che lega una persona al partner con cui ha costruito una famiglia sia così onnipotente da "risolvere tutto", e nello stesso tempo così volatile da scomparire improvvisamente nel nulla?
La verità è che in una coppia, tra i continui adattamenti che sono funzionali al corso della vita, si accumulano anche tanti errori, cose non dette per paura di ferire l'altro o perché pensiamo che l'altro non ci possa capire; ci sono molti comportamenti sbagliati che abbiamo assunto, lasciandoci andare ad un atteggiamnto materno/fraterno/filiale e non più da amanti; ci sono tutti i problemi che ci si portano dietro dall'infanzia, dalla famiglia d'origine, e che si riverberano sul partner e sui figli.
Tutto questo ad un certo punto ci fa avvertire che non siamo felici, e magari somatizziamo la nostra sofferenza e ci riempiamo di malattie, ma a nesun costo vogliamo ammettere che sia nel nostro legame principale la causa di questa sofferenza, e questo proprio perché abbiamo l'idea falsa che l'amore risolva tutto, e se non ha risolto vuol dire che non c'è!
Questo nasce da una disinformazione sociale e generazionale, per cui persone adulte e mature ragionano in aut-aut come adolescenti: o c'è l'amore, e questo lubrificante onnipotente fa scorrere sempre tutto liscio, o non c'è, e allora è la rovina, il lasciarsi, il perdere tutto, il cadere nell'abisso.
Il normale adattamento non è pensabile? Il parlarsi tra persone che crescono, sperimentano cose nuove, fanno nuove esperienze, non sarebbe più costruttivo?
Non a caso lei scrive: "vado già da una psicologa per vari motivi". E già. Quello che non vogliamo guardare in faccia ci si presenta per vie traverse, alle spalle, e alla fine gli errori e le omissioni presentano il conto.
Prendete contatto con la vostra terapeuta... e anche con voi stessi, le vostre paure e le vostre risorse. Queste ultime sono sempre molto più numerose di quanto non si creda nei momenti di angoscia.
La invito a leggere davvero le mie risposte. Non ha corretto i dati peso/altezza sulla scheda: dobbiamo credere che siano quelli reali?
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#9]
Utente
Buongiorno dottori, eccomi nuovamente qui.
La scorsa settimana abbiamo fatto la nostra prima seduta dalla terapista di coppia e non è andata come speravo; probabilmente ho sbagliato io perché ho voluto parlare di alcune cose che sono mancate anche a me, ma forse il primo incontro non era il momento giusto per fare questo è credo di avere un po' ingigantito le cose per lo stress dell'ultimo periodo.
Il prossimo incontro sarà tra due settimane (quindi a distanza di 3 dal primo incontro) è sarà individuale..
Il problema è che non riesco in questo momento a vedere le cose in modo positivo.. Analizzo tutto, pur avendomi detto la mia psicologa di evitare di farlo trattandosi di un momento di crisi, ma i paragoni con i mesi precedenti allo scoppio della crisi sono inevitabili.. Baci a stampo freddi, rifiuto di fare l'amore, puntualizzazioni non necessarie..
A volte mi torna in mente quello che mi ha detto un paio di volte e cioè che ha paura possa essere troppo tardi, che forse doveva dirmi tutto prima.. Io non riesco a togliermi questa cosa dalla testa e non riesco più ad essere lucida.. Passo l'intera giornata a pensare che potrebbe lasciarmi, che dovrei andare via da casa mia, raccontarlo ai bambini, ecc. E questo mi distrugge.. Non so come reagire..
Ho capito che in questo momento non posso fare nulla per la mia relazione e questo mi fa sentire impotente.. A parte dimostrargli l'affetto che non ho dimostrato prima, è lui che ha un blocco nei miei confronti.. Non gli vengono più spontanei i gesti dolci, non sente la sintonia di prima..
Vorrei chiedervi se è normale, in una crisi risolvibile, che una persona senta questo tipo di blocco e quanto potrebbe durare..
Inoltre non parliamo mai del problema, lui mi ha fatto capire che ogni volta che parliamo si sente schiacciato dalle mie richieste e sta male anche perché fa stare male me.. Mi sembra di ignorare il problema così è vedersi dopo così tanto tempo con la terapista di coppia mi sembra esagerato. Grazie come sempre per il vostro aiuto
La scorsa settimana abbiamo fatto la nostra prima seduta dalla terapista di coppia e non è andata come speravo; probabilmente ho sbagliato io perché ho voluto parlare di alcune cose che sono mancate anche a me, ma forse il primo incontro non era il momento giusto per fare questo è credo di avere un po' ingigantito le cose per lo stress dell'ultimo periodo.
Il prossimo incontro sarà tra due settimane (quindi a distanza di 3 dal primo incontro) è sarà individuale..
Il problema è che non riesco in questo momento a vedere le cose in modo positivo.. Analizzo tutto, pur avendomi detto la mia psicologa di evitare di farlo trattandosi di un momento di crisi, ma i paragoni con i mesi precedenti allo scoppio della crisi sono inevitabili.. Baci a stampo freddi, rifiuto di fare l'amore, puntualizzazioni non necessarie..
A volte mi torna in mente quello che mi ha detto un paio di volte e cioè che ha paura possa essere troppo tardi, che forse doveva dirmi tutto prima.. Io non riesco a togliermi questa cosa dalla testa e non riesco più ad essere lucida.. Passo l'intera giornata a pensare che potrebbe lasciarmi, che dovrei andare via da casa mia, raccontarlo ai bambini, ecc. E questo mi distrugge.. Non so come reagire..
Ho capito che in questo momento non posso fare nulla per la mia relazione e questo mi fa sentire impotente.. A parte dimostrargli l'affetto che non ho dimostrato prima, è lui che ha un blocco nei miei confronti.. Non gli vengono più spontanei i gesti dolci, non sente la sintonia di prima..
Vorrei chiedervi se è normale, in una crisi risolvibile, che una persona senta questo tipo di blocco e quanto potrebbe durare..
Inoltre non parliamo mai del problema, lui mi ha fatto capire che ogni volta che parliamo si sente schiacciato dalle mie richieste e sta male anche perché fa stare male me.. Mi sembra di ignorare il problema così è vedersi dopo così tanto tempo con la terapista di coppia mi sembra esagerato. Grazie come sempre per il vostro aiuto
[#10]
Gentile utente,
lei ha uno specialista per la terapia di coppia e uno personale. Cosa le fa credere di poter ricevere un aiuto maggiore da professionisti che non la conoscono personalmente?
In genere questa richiesta denota un'imperfetta fiducia verso i curanti o un timore ad aprirsi totalmente con loro, che nuoce gravemente al processo terapeutico.
Le risponderò per l'ultima volta, lasciando anche al collega dr Mancino l'opportunità di darle il suo parere professionale.
Lei scrive che la prima seduta di coppia non è andata come sperava. Da una terapia ci si deve aspettare un aiuto per il cambiamento; da quella di coppia in particolare ci si può attendere il ristabilirsi dei canali della comunicazione.
Sono procedure lunghe e non facili, inceppate da eventuali aspettative a priori, dalla pretesa del miracolo o di parole che facciano rientrare l'altro nei ranghi, etc.
Lei aggiunge: "probabilmente ho sbagliato io perché ho voluto parlare di alcune cose che sono mancate anche a me, ma forse il primo incontro non era il momento giusto per fare questo è credo di avere un po' ingigantito le cose per lo stress dell'ultimo periodo".
Lei non ha certo sbagliato dando libero sfogo ai suoi sentimenti del momento; inoltre solo così lo specialista può cominciare a capire quale genere di problema si trova di fronte. Si tolga almeno questo timore di aver sbagliato, perché se il suo sfogo fosse stato inopportuno sarebbe stata la terapeuta ad interromperlo o a deviarlo.
Scrive che analizza il periodo precedente allo scoppio della crisi. Le ho suggerito la volta scorsa che si attraversa la propria relazione d'amore come ciechi e sordi, non volendo né vedere né sentire, ma ad un certo punto è inevitabile riconoscere i segnali che avevamo eluso... certamente non col pessimismo che lei dice di provare: "non riesco in questo momento a vedere le cose in modo positivo".
C'è una crisi in atto, questo è vero; ma le crisi fanno crescere, le persone e le relazioni, non hanno solo il potere di distruggerle, se non siamo noi a consentirlo.
Lei scrive di rivedere adesso: "Baci a stampo freddi, rifiuto di fare l'amore, puntualizzazioni non necessarie". Non capisco cosa intende con "puntualizzazioni non necessarie"; me lo può spiegare?
Di questo è bene che lei prenda consapevolezza: a lungo ha ignorato questi segnali, come ha ignorato le specifiche richieste di suo marito su una maggiore vicinanza fisica. Questo lo abbiamo già analizzato nelle email precedenti, che la invito a rileggere.
Ancora più caldamente la invito a non lasciarsi sopraffare dall'ansia: "Passo l'intera giornata a pensare che potrebbe lasciarmi". Ma lei non lavora? In questo caso la invito a trovarsi un'attività di volontariato, alla Croce Rossa, in parrocchia, nei canili, ovunque si possa distrarre e possa comprendere che lei ha la possibilità di alleviare tante sofferenze, se non si concentra sulla sua.
In questo modo sta anticipando disastri che forse non ci saranno mai: nella peggiore delle ipotesi non sarà sola ad affrontare coi bambini la separazione (ha un compagno responsabile, e ben due curanti), e non dovrà assolutamente lasciare la sua casa, perché nessun giudice assegna il domicilio coniugale al marito, in presenza di figli piccoli, nemmeno se è di sua esclusiva proprietà.
Ma a quanto pare lei non riesce a guardare in faccia la crisi, così come in passato non ha voluto guardare le sue avvisaglie, altrimenti non chiederebbe a noi: "Vorrei chiedervi se è normale, in una crisi risolvibile, che una persona senta questo tipo di blocco e quanto potrebbe durare".
Per prima cosa, se lei non è priva di qualsiasi capacità empatica, dovrebbe capire che il "blocco" di suo marito è normale; e poi avendo ben due curanti perché lo domanda a noi, e ci chiede previsioni sul futuro campate in aria?
Scrive anche: "lui mi ha fatto capire che ogni volta che parliamo si sente schiacciato dalle mie richieste e sta male anche perché fa stare male me".
E lei insistendo a torturarlo quale esito si aspetta?
Ancora una volta vorrebbe "cancellare" la crisi a forza di parole? Fa come quelle persone che quando vedono qualcuno cadere accorrono, non per aiutarlo, ma per rialzarlo subito, volendo "cancellare" l'evento della caduta, e facendo disastri se la persona ha un frattura o anche solo un calo di pressione?
Infine, anche a me sembra un tempo lungo vedersi dopo tre settimane con la terapeuta di coppia, ma ognuno segue i criteri che ritiene migliori, e la cosa importante è che il paziente chieda spiegazioni ed esterni le sue richieste.
In genere io accelero i tempi della terapia di coppia incontrando i pazienti sei volte nelle prime due settimane, due volte per un'ora e mezza insieme, quattro volte singolarmente per un'ora. E naturalmente qualche utente si lamenta anche di questo, perché questa prima serie di incontri viene a costare euro 500 (anche se rappresenta uno sconto sul normale tariffario). Non posso sapere se a determinare i tempi refratti della vostra terapia sia stata anche qualche richiesta di facilitazione economica fatta da voi.
Ritengo opportuno chiudere questo consulto, augurandole il meglio e raccomandandole caldamente due cose: di non farsi sopraffare da un'immaginazione catastrofista e di chiedere continue ed estese delucidazioni ai curanti su tutto quello che le può risultare oscuro o crearle ansia.
La funzione dello psicologo è proprio questa, e non quella di pronunciare verdetti salvifici, di leggere nel futuro, o di far andare le cose come vorrebbe la parte più infantile del paziente, mediante un colpo di bacchetta magica.
Coraggio. Tenga in pugno il timone della sua vita, prima di tutto per lei e per i suoi figli.
lei ha uno specialista per la terapia di coppia e uno personale. Cosa le fa credere di poter ricevere un aiuto maggiore da professionisti che non la conoscono personalmente?
In genere questa richiesta denota un'imperfetta fiducia verso i curanti o un timore ad aprirsi totalmente con loro, che nuoce gravemente al processo terapeutico.
Le risponderò per l'ultima volta, lasciando anche al collega dr Mancino l'opportunità di darle il suo parere professionale.
Lei scrive che la prima seduta di coppia non è andata come sperava. Da una terapia ci si deve aspettare un aiuto per il cambiamento; da quella di coppia in particolare ci si può attendere il ristabilirsi dei canali della comunicazione.
Sono procedure lunghe e non facili, inceppate da eventuali aspettative a priori, dalla pretesa del miracolo o di parole che facciano rientrare l'altro nei ranghi, etc.
Lei aggiunge: "probabilmente ho sbagliato io perché ho voluto parlare di alcune cose che sono mancate anche a me, ma forse il primo incontro non era il momento giusto per fare questo è credo di avere un po' ingigantito le cose per lo stress dell'ultimo periodo".
Lei non ha certo sbagliato dando libero sfogo ai suoi sentimenti del momento; inoltre solo così lo specialista può cominciare a capire quale genere di problema si trova di fronte. Si tolga almeno questo timore di aver sbagliato, perché se il suo sfogo fosse stato inopportuno sarebbe stata la terapeuta ad interromperlo o a deviarlo.
Scrive che analizza il periodo precedente allo scoppio della crisi. Le ho suggerito la volta scorsa che si attraversa la propria relazione d'amore come ciechi e sordi, non volendo né vedere né sentire, ma ad un certo punto è inevitabile riconoscere i segnali che avevamo eluso... certamente non col pessimismo che lei dice di provare: "non riesco in questo momento a vedere le cose in modo positivo".
C'è una crisi in atto, questo è vero; ma le crisi fanno crescere, le persone e le relazioni, non hanno solo il potere di distruggerle, se non siamo noi a consentirlo.
Lei scrive di rivedere adesso: "Baci a stampo freddi, rifiuto di fare l'amore, puntualizzazioni non necessarie". Non capisco cosa intende con "puntualizzazioni non necessarie"; me lo può spiegare?
Di questo è bene che lei prenda consapevolezza: a lungo ha ignorato questi segnali, come ha ignorato le specifiche richieste di suo marito su una maggiore vicinanza fisica. Questo lo abbiamo già analizzato nelle email precedenti, che la invito a rileggere.
Ancora più caldamente la invito a non lasciarsi sopraffare dall'ansia: "Passo l'intera giornata a pensare che potrebbe lasciarmi". Ma lei non lavora? In questo caso la invito a trovarsi un'attività di volontariato, alla Croce Rossa, in parrocchia, nei canili, ovunque si possa distrarre e possa comprendere che lei ha la possibilità di alleviare tante sofferenze, se non si concentra sulla sua.
In questo modo sta anticipando disastri che forse non ci saranno mai: nella peggiore delle ipotesi non sarà sola ad affrontare coi bambini la separazione (ha un compagno responsabile, e ben due curanti), e non dovrà assolutamente lasciare la sua casa, perché nessun giudice assegna il domicilio coniugale al marito, in presenza di figli piccoli, nemmeno se è di sua esclusiva proprietà.
Ma a quanto pare lei non riesce a guardare in faccia la crisi, così come in passato non ha voluto guardare le sue avvisaglie, altrimenti non chiederebbe a noi: "Vorrei chiedervi se è normale, in una crisi risolvibile, che una persona senta questo tipo di blocco e quanto potrebbe durare".
Per prima cosa, se lei non è priva di qualsiasi capacità empatica, dovrebbe capire che il "blocco" di suo marito è normale; e poi avendo ben due curanti perché lo domanda a noi, e ci chiede previsioni sul futuro campate in aria?
Scrive anche: "lui mi ha fatto capire che ogni volta che parliamo si sente schiacciato dalle mie richieste e sta male anche perché fa stare male me".
E lei insistendo a torturarlo quale esito si aspetta?
Ancora una volta vorrebbe "cancellare" la crisi a forza di parole? Fa come quelle persone che quando vedono qualcuno cadere accorrono, non per aiutarlo, ma per rialzarlo subito, volendo "cancellare" l'evento della caduta, e facendo disastri se la persona ha un frattura o anche solo un calo di pressione?
Infine, anche a me sembra un tempo lungo vedersi dopo tre settimane con la terapeuta di coppia, ma ognuno segue i criteri che ritiene migliori, e la cosa importante è che il paziente chieda spiegazioni ed esterni le sue richieste.
In genere io accelero i tempi della terapia di coppia incontrando i pazienti sei volte nelle prime due settimane, due volte per un'ora e mezza insieme, quattro volte singolarmente per un'ora. E naturalmente qualche utente si lamenta anche di questo, perché questa prima serie di incontri viene a costare euro 500 (anche se rappresenta uno sconto sul normale tariffario). Non posso sapere se a determinare i tempi refratti della vostra terapia sia stata anche qualche richiesta di facilitazione economica fatta da voi.
Ritengo opportuno chiudere questo consulto, augurandole il meglio e raccomandandole caldamente due cose: di non farsi sopraffare da un'immaginazione catastrofista e di chiedere continue ed estese delucidazioni ai curanti su tutto quello che le può risultare oscuro o crearle ansia.
La funzione dello psicologo è proprio questa, e non quella di pronunciare verdetti salvifici, di leggere nel futuro, o di far andare le cose come vorrebbe la parte più infantile del paziente, mediante un colpo di bacchetta magica.
Coraggio. Tenga in pugno il timone della sua vita, prima di tutto per lei e per i suoi figli.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 4.5k visite dal 08/07/2023.
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