Pensieri intrusivi

La mia testa mette continuamente in discussione: ogni pensiero che fa, ogni emozione che vive, ogni sintomo fisico (quando si trova nel momento d’ansia o quando è presisposta a provarlo perché non è abbastanza divertita e distratta) pensa: ma starò mai bene?
Ma la terapia mi aiuterà davvero?
Ma adesso sono davvero triste o sono confusa?
Ma le cause sono davvero queste o non le so nemmeno io?
Ma se mi stessi concentrando sul pensieri sbagliato?


A volte penso a che a tutto questo non ci sia un causa da investigare, quanto piuttosto una mente che ha creato un circolo vizioso dal quale non riesce ad uscire seppur stia facendo progressi.

Non ho un solo pensiero intrusivo ma ne ho diversi:
1.
La paura di non amare più il mio ragazzo.
Il TERRORE di perderlo a causa di questo pensiero ossessivo che mi toglie la voglia di vivere.

2.
La dissociazione rispetto ad assunzioni che faccio.
Ad esempio siamo in un momento in cui parliamo del futuro, dei viaggi e io nella mia testa penso ma queste cose mi piacciono come mi piacevano prima dell’ansia o non mi fanno più alcun effetto?
’ E allora comincia a partire la tristezza e il senso d’angoscia.
Oppure l’altro giorno prendo 30L ad un esame ero contentissima ed ho gioito.
Dopo un po’ ho cominciato a pensare ma mi rende davvero felice?
’ E tutto si è oscurato.

3.
Il pensiero che nessuno sia in grado di capirmi perché le persone hanno pensieri molto più settorializzati rispetto a quelli che ho io che sembrano abbracciare tanti aspetti.

4.
La paura di non riuscire più a smettere di avere questa intrusivita di pensieri e non riuscire più a tornare la persona sicura e spensierata di prima
5.
Il senso di disorientamento e caos generale provocato dal sovrapensare.

6.
La paura di non riuscire a trasmettere effettivamente quello che provo ma tramite i miei racconti veicolare il terapeuta verso una soluzione che non possa aiutarmi
L’assurdo di tutto questo è che nei momenti di lucidità TUTTO SPARISCE ma appena parte un pensiero il resto segue a ruota e sprofondo in uno stato di terrore in cui temo seriamente per la mia psiche.

sono consapevole che tutto ciò che sento è frutto SOLAMENTE DI UNO STATO ANSIOSO ma anche qui mi chiedo ' sarà vero?
è davvero colpa dell'ansia?
o sto diventando pazza?
'
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> A volte penso a che a tutto questo non ci sia un causa da investigare

Esatto. Una volta capito che si tratta di un probabile disturbo ossessivo, com'è abbastanza evidente, non c'è altro da capire. Solo da curare e risolvere.

>>> sono consapevole che tutto ciò che sento è frutto SOLAMENTE DI UNO STATO ANSIOSO

Io ci andrei piano con il "solamente", perché i disturbi d'ansia possono essere molto reali, come tu stessa stai verificando.

Rivolgiti a uno psicoterapeuta per un consulto preliminare.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Questa parentesi della mia ansia è l’unica che riesco a descrivere in maniera dettagliata. Una nuova parentesi si apre a maggio, sono diversi i fattori che hanno concomitato all’aggravarsi delle mie condizioni.
1. Le mie compagne di università non mi davano più divertimento e spensieratezza come una volta, tutto era diventato monotono, stretto, pensante. Con l’inizio della sessione d’esami si sono chiuse in casa. Trasformando quella quotidianità seppur monotona nel niente più assoluto
2. A ottobre del 2022 ho cambiato appartamento e da che vivevo con 5 ragazze sono andata a vivere con il mio ragazzo. La convivenze è stata un momento speciale, un momento in cui sentivo di avere il mio ambiente e le mie certezze ma quello che ha portato con se è stata una rinuncia al cameratismo che avevo con le mie coinquiline nel precedente appartamento > sono terminate le sere di chiacchiere in cui a turno ognuna presentava le proprie paure e i propri problemi e dalle quali io imparavo o mi sentivo forte nel riconoscermi in situazioni e sensazioni che avevo già vissuto e superato. Ho lasciato un ambiente che comunque era stato casa mia per 5 anni e li è come se avessi lasciato anche una versione di me: la ragazza che veniva considerata forte, senza ansie, un po l’anello di coesione tra noi 5 . Tutto questo l’ho somatizzato nel tempo, ma nella sua somatizzazione non ne ho fatto un dramma: l’ho riconosciuto come un passaggio di vita cercando di incanalarlo nei cassetti dei ricordi positivi e non del rammarico o del rimpianto
3. Il mio ragazzo con cui sto insieme da 6 anni da sempre stato mio complice in tutto, nell’università, nella scuola, nel modo di pensare, nella quotidianità, nelle esperienze da voler vivere a maggio decide di essere stanco della vita universitaria e decide di voler associare allo studio un lavoro full time. Dal 15 maggio comincia a lavorare.

Nel momento in cui mi rendo conto di questo cambio repentino delle mie abitudini di vita e della mia quotidianità il mondo comincia a sprofondarmi sotto i piedi. Perdo certezze,voglia,grinta, il senso di me, di quello che mi piace, di quello che voglia, perdo serenità, tranquillità, positività. La prima settimana di giugno è stato un calvario di pianti, di panico, di paura. La seconda settimana mia madre si trasferisce da me per un po nella speranza di aiutarmi. Purtroppo, anche se una donna capace di comprendermi, di starmi vicino, di non farmi sentire sola e anche una donna molto ansiosa e dalla personalità molto forte che mostrava fretta di risolvere il problema cercando di trovarmi delle cause al malessere e quindi delle successive soluzioni’. Ovviamente come qualsiasi genitore avrebbe fatto, non la biasimo. In questo suo disperato tentativo di aiuto commette però l’errore di convincermi di pensieri che io fino a quel momento non avevo avuto non è che non ami più il tuo compagno? non è che il problema è la tua nuova casa? ’ tutti questi pensieri mi angosciano ancora di più, mi mandano in uno stato di totale confusione dal quale piano piano ho cominciato ad uscire quando ho iniziato un percorso di terapia e quando mi sono fisicamente allontanata da lei. In queste settimane ho fatto dei progressi, ho cercato di vedere il problema come qualcosa di risolvibile, che avrebbe creato una versione migliore di me, che fosse una naturale risposta ad una fase di adattamento. Ho cercato di dargli un senso e uno scopo.

Nel percorso di terapia mi sto molto focalizzando sul rapporto con mia madre e sulla capacità che ha lei di a volte mettermi in testa pensieri che non fanno parte di me. Il problema è che seguendo la consecutio temporum del mio racconto la figura di mia madre entra all’interno della mia ansia a posteriori rispetto alla sua manifestazione originale facendomi sorgere il dubbio come può essere il rapporto con lei la causa se lei subentra in una crisi già avviata?’

Ad oggi vivo meglio i miei stati d’ansia. Ci sono ma non portano con se la disperazione. E questo è già un grande passo avanti. Permane lo stato di confusione che citavo all’inzio. Permangono i pensieri, i paradossi, permane l’incapacità di ritrovarmi, la nostalgia verso la persona che ero, l’incapacità di vedere, come, tutto questo possa essermi d’aiuto. Ho il magone se ripenso alla me prima di tutto questo, mi manca chi ero, mi mancano gli schemi mentali che avevo prima, mi mancano gli strumenti che avevo prima, mi manco io e mi fa paura questa nuova versione di me.
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Utente
Utente
non so perchè ma non si è allegato il primo pezzo di quello che volevo scriverle
La crisi reale parte a Gennaio, una trombosi emorroidaria particolarmente violente mi getta in uno stato apprensivo. Molto dolore e molto tormento per circa 15 giorni. A questo fenomeno non consegue una risoluzione completa, ma l’emorroide lascia spazio ad una marisca: piccola escrescenza cutanea nell’intorno del mio ano che mi getta in uno stato di ansia. Nella mia testa c’era il E’ TUTTO CAMBIATO PER SEMPRE, non potrai più gestire il rapporto con l’andare in bagno come facevi prima perche da adesso in poi devi sempre stare sull’attenti. Devi guardare la tua alimentazione, la quantità di acqua che bevi, la tua attività fisica, le mutande che metti, come ti siedi sulla sedia A fine febbraio decido di rivolgermi ad un proctologo che mi rasserena sullo stato di salute e sulla possibilità di recidive. Li il panico passa ma lascia spazio ad un ipercontrollo tramite il quale riuscivo a gestire i miei stati d’ansia. Nella mia testa aleggiava il seguente costrutto SE MANGIO BENE, ANDRO IN BAGNO BENE E QUINDI POTRO’ ESSERE SERENA’. Al primo mal di pancia o al primo segno di malessere le cose peggioravano drasticamente e l’ansia mi colpiva in maniera feroce. Il problema ad oggi non si è risolto, permane l’ipercontrollo e la forte paura di un malessere come quello di gennaio.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Dal mio punto di vista di terapeuta strategico, il rapporto con la madre può essere preso in considerazione, senza però aspettarsi che, capendolo, l'ansia si risolva.

Per superare l'ansia bisogna partire dal modificare i comportamenti al presente, non ciò che è successo in passato. Sempre da terapeuta strategico.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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Utente
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Come capire cosa modificare?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Ne deve parlare con la sua terapeuta, a questo serve pagare per andare in terapia.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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Utente
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Ma secondo lei è possibile che io non risolverò mai il problema? E rimarrò così per semrpe?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
È una domanda che tipicamente ogni persona ansiosa fa, ne deve parlare con la terapeuta.

Nel frattempo può vedere questi video:

https://www.youtube.com/watch?v=oeOkrgwU5tw

https://www.youtube.com/watch?v=UFrAhBexrOA

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Utente
Utente
Grazie! Veramente dei video ben fatti!