Mi ha lasciato dopo 8 anni e dice che mi ama
Salve, dopo 8 anni mi ha mollato da un giorno all’altro.
Ha detto che in alcuni momenti, anche di intimità, non si è sentita bene e questo l’ha fatta stare malissimo.
Premetto che sta affrontando un grosso stress a casa (dove studia in università) per via delle coinquiline e altri motivi, che l’hanno spinta a prendere la decisione di prendere un monolocale da sola.
Poi con il lavoro anche aggrava la cosa.
Due settimane fa mi dice che non si sente bene, che in quei momenti doveva essere felice ma non lo era, ma che non voleva lasciarmi.
Qualche giorno fa, ci vediamo e mi lascia.
Dice che quello che prova per me va al di sopra dell’amore, ma che ha bisogno di prendere i suoi tempi e il suo spazio.
Non conviviano, ci vediamo 1-2 settimane al mese.
Dice che sente questo da un anno, anche se giorni prima mi aveva detto solamente un po’ di tempo.
Dice che vedermi stare male la dilania, ma mi ha lasciato, senza apparente motivo.
Nella relazione filava benissimo, ognuno aveva i suoi spazi e faceva ciò che voleva, com’è giusto che sia.
Discussioni serie non ce ne erano ormai da anni.
Dice che non siamo mai stati solo, in quanto ci siamo messi insieme entrambi da minorenni, quindi cresciuti insieme.
E che magari del tempo da soli ci farebbe bene.
Ha aggiunto che il suo malessere che ha, riguardo stress e altro, fa stare male chi ha intorno.
Secondo me, a vausa di questo stress, ha indirizzato male il suo malessere, pensando fosse la relazione.
Fino a 1-2 mesi fa mi dedicava post, per il compleanno, con cose dolci e tutto l’amore che ho.
Metteva storie, sempre con medesime cose d’amore.
Ho perso tutto da un giorno all’altro, e non so il motivo, in quanto non mi sembra una ragione valida per mollare una storia di 8 anni.
Spero ancora che ritorni e capisca, sono due giorni che mi ha lasciato, e mi ha detto che ci sarà sempre per me è che devo sentirmi in diritto di voltarle le spalle e che non si merita che io l’aspetti.
Ha detto che in alcuni momenti, anche di intimità, non si è sentita bene e questo l’ha fatta stare malissimo.
Premetto che sta affrontando un grosso stress a casa (dove studia in università) per via delle coinquiline e altri motivi, che l’hanno spinta a prendere la decisione di prendere un monolocale da sola.
Poi con il lavoro anche aggrava la cosa.
Due settimane fa mi dice che non si sente bene, che in quei momenti doveva essere felice ma non lo era, ma che non voleva lasciarmi.
Qualche giorno fa, ci vediamo e mi lascia.
Dice che quello che prova per me va al di sopra dell’amore, ma che ha bisogno di prendere i suoi tempi e il suo spazio.
Non conviviano, ci vediamo 1-2 settimane al mese.
Dice che sente questo da un anno, anche se giorni prima mi aveva detto solamente un po’ di tempo.
Dice che vedermi stare male la dilania, ma mi ha lasciato, senza apparente motivo.
Nella relazione filava benissimo, ognuno aveva i suoi spazi e faceva ciò che voleva, com’è giusto che sia.
Discussioni serie non ce ne erano ormai da anni.
Dice che non siamo mai stati solo, in quanto ci siamo messi insieme entrambi da minorenni, quindi cresciuti insieme.
E che magari del tempo da soli ci farebbe bene.
Ha aggiunto che il suo malessere che ha, riguardo stress e altro, fa stare male chi ha intorno.
Secondo me, a vausa di questo stress, ha indirizzato male il suo malessere, pensando fosse la relazione.
Fino a 1-2 mesi fa mi dedicava post, per il compleanno, con cose dolci e tutto l’amore che ho.
Metteva storie, sempre con medesime cose d’amore.
Ho perso tutto da un giorno all’altro, e non so il motivo, in quanto non mi sembra una ragione valida per mollare una storia di 8 anni.
Spero ancora che ritorni e capisca, sono due giorni che mi ha lasciato, e mi ha detto che ci sarà sempre per me è che devo sentirmi in diritto di voltarle le spalle e che non si merita che io l’aspetti.
[#1]
Gentile utente,
capisco profondamente il suo sconforto e la sua confusione, ma restando ancorato a certe rilessioni tormentose -ed erronee- rischia solo di prolungare questi stati d'animo e di farsi più male.
Come spesso avviene quando ci si mette insieme giovanissimi, uno dei due o entrambi a un certo punto sentono che c'è ancora tanta vita da esplorare prima di chiudersi nell'orizzonte ristretto della relazione.
Inoltre i due possono crescere sviluppando desideri e scelte di vita che non si conciliano più con il loro legame di adolescenti.
Ancora, un rapporto iniziato troppo presto rimane in un certo senso immaturo per sempre, immobile e incapace di evoluzione.
Questi elementi possono aver fatto sì che la sua ragazza si sia sentita soffocare dalla vostra relazione e sia stata male anche nei momenti più intimi, quelli che in altri tempi la rendevano felice, tanto da provarne angoscia.
Probabilmente ogni progetto era finito da tempo e le cose procedevano ormai per inerzia, come un treno senza motrice che va alla deriva su un binario morto.
Lei sta resistendo a questa verità; insiste a dire che la ragazza forse ha scambiato altri motivi di stress per un malessere della relazione; dice che discussioni serie non ce n'erano da anni, e non si accorge che senza discussioni e anche liti manca ogni affermazione di desiderio, ogni vitalità.
Dice che la relazione "filava benissimo, ognuno aveva i suoi spazi e faceva ciò che voleva, com’è giusto che sia".
Appunto, filava senza intoppi come un treno su un binario morto. E cosa intende con gli spazi che ciascuno deve avere in una relazione? Cosa vuol dire che ciascuno faceva ciò che voleva?
Sembrano tutti segnali di una relazione che andava avanti stancamente, quasi fraterna, e che in pratica non veniva da voi coltivata, nell'infantile presunzione che fosse sempre lì.
Ad un certo punto quello che forse era il membro più attivo della coppia (la sua ragazza a quanto pare studia e lavora) si accorge che non c'è più progetto, non c'è più avventura, non c'è più felicità nello stare insieme, e alla lunga agonia dell'amore dà il colpo di grazia, non senza sofferenze e rimpianti, com'è ovvio che sia.
In questi casi, chi decide il cambiamento ha un progetto, si è preparato, e resiste meglio alle conseguenze di quelle che sono le sue stesse scelte.
L'altro, quello che ha dovuto subire, si sente invece devastato, perché non aveva previsto, non ha costruito alcun progetto... e se vuole farsi ancora più male, punta i piedi contro il dato di fatto che una fase della sua vita è finita.
Dimentica, anche, le infinite volte in cui lui stesso ha provato stanchezza ed è stato tentato da una realtà diversa.
Che fare in questa situazione? Considerare perduto quello che è perduto, diceva il grande poeta d'amore Catullo. Il futuro non lo conosciamo: chissà, magari tra qualche anno voi due vi ritroverete, più maturi e consapevoli, più capaci di offrire ciascuno all'altro un rapporto vitale e la parte migliore di voi stessi.
Quello che è importante adesso è non puntare i piedi contro ciò che è accaduto, non aggrapparsi a pagliuzze di speranza, lacerando a brani la vostra sensibilità, i vostri ricordi.
Per lei che ci scrive può essere importante un sereno colloquio con uno psicologo delle relazioni, che le permetta di ricomporre dolcemente il passato per costruire il futuro.
Questa è anche l'unica via perché nel futuro possa ricomparire l'amore.
Auguri di cuore. Ci tenga al corrente, se sente che le fa bene.
capisco profondamente il suo sconforto e la sua confusione, ma restando ancorato a certe rilessioni tormentose -ed erronee- rischia solo di prolungare questi stati d'animo e di farsi più male.
Come spesso avviene quando ci si mette insieme giovanissimi, uno dei due o entrambi a un certo punto sentono che c'è ancora tanta vita da esplorare prima di chiudersi nell'orizzonte ristretto della relazione.
Inoltre i due possono crescere sviluppando desideri e scelte di vita che non si conciliano più con il loro legame di adolescenti.
Ancora, un rapporto iniziato troppo presto rimane in un certo senso immaturo per sempre, immobile e incapace di evoluzione.
Questi elementi possono aver fatto sì che la sua ragazza si sia sentita soffocare dalla vostra relazione e sia stata male anche nei momenti più intimi, quelli che in altri tempi la rendevano felice, tanto da provarne angoscia.
Probabilmente ogni progetto era finito da tempo e le cose procedevano ormai per inerzia, come un treno senza motrice che va alla deriva su un binario morto.
Lei sta resistendo a questa verità; insiste a dire che la ragazza forse ha scambiato altri motivi di stress per un malessere della relazione; dice che discussioni serie non ce n'erano da anni, e non si accorge che senza discussioni e anche liti manca ogni affermazione di desiderio, ogni vitalità.
Dice che la relazione "filava benissimo, ognuno aveva i suoi spazi e faceva ciò che voleva, com’è giusto che sia".
Appunto, filava senza intoppi come un treno su un binario morto. E cosa intende con gli spazi che ciascuno deve avere in una relazione? Cosa vuol dire che ciascuno faceva ciò che voleva?
Sembrano tutti segnali di una relazione che andava avanti stancamente, quasi fraterna, e che in pratica non veniva da voi coltivata, nell'infantile presunzione che fosse sempre lì.
Ad un certo punto quello che forse era il membro più attivo della coppia (la sua ragazza a quanto pare studia e lavora) si accorge che non c'è più progetto, non c'è più avventura, non c'è più felicità nello stare insieme, e alla lunga agonia dell'amore dà il colpo di grazia, non senza sofferenze e rimpianti, com'è ovvio che sia.
In questi casi, chi decide il cambiamento ha un progetto, si è preparato, e resiste meglio alle conseguenze di quelle che sono le sue stesse scelte.
L'altro, quello che ha dovuto subire, si sente invece devastato, perché non aveva previsto, non ha costruito alcun progetto... e se vuole farsi ancora più male, punta i piedi contro il dato di fatto che una fase della sua vita è finita.
Dimentica, anche, le infinite volte in cui lui stesso ha provato stanchezza ed è stato tentato da una realtà diversa.
Che fare in questa situazione? Considerare perduto quello che è perduto, diceva il grande poeta d'amore Catullo. Il futuro non lo conosciamo: chissà, magari tra qualche anno voi due vi ritroverete, più maturi e consapevoli, più capaci di offrire ciascuno all'altro un rapporto vitale e la parte migliore di voi stessi.
Quello che è importante adesso è non puntare i piedi contro ciò che è accaduto, non aggrapparsi a pagliuzze di speranza, lacerando a brani la vostra sensibilità, i vostri ricordi.
Per lei che ci scrive può essere importante un sereno colloquio con uno psicologo delle relazioni, che le permetta di ricomporre dolcemente il passato per costruire il futuro.
Questa è anche l'unica via perché nel futuro possa ricomparire l'amore.
Auguri di cuore. Ci tenga al corrente, se sente che le fa bene.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Salve, la ringrazio per la disponibilità. Probabilmente non ho spiegato tutto bene inizialmente. Siamo entrambi molto attivi, lavoriamo (nella stessa azienda) e studiamo entrambi. Progetti c’erano, anzi, partiti da lei. Dovevamo andare a convivere, una cosa richiesta addirittura da lei poco tempo fa, e ricordata fino a un mese fa. Avevamo viaggi in programma, concerti, e chi più ne ha più ne metta. Insomma, fino a un mese fa sembrava rosa e fiori, lei felice io felice.
[#3]
Gentile utente,
lei si è spiegato fin dalla prima volta.
Lo psicologo, con i limiti di una singola comunicazione, e a distanza, cerca di comprendere basandosi anche sui numerosi casi osservati dal vivo.
Il progetto di una coppia va oltre il viaggio e il concerto, attività che sono realizzabili anche tra amici; la decisione di convivere invece è un progetto di coppia, ma lei stesso dice che questo genere di iniziative partiva sempre dalla sua ragazza, il membro più attivo della coppia. Mi chiedo chi di voi due abbia fornito il modello di legame che lei esprime con le parole: "ognuno aveva i suoi spazi e faceva ciò che voleva, com’è giusto che sia".
Dove arrivava quest'autonomia, e chi la praticava principalmente?
Mi chiedo anche come mai vi vedevate poche volte in un mese, se lavorate nella stessa azienda. La vostra era una relazione a distanza?
In ogni caso, quale che sia il passato, le ripeto che la cosa fondamentale quando un legame si spezza è prendere atto della situazione senza puntare i piedi nella pretesa di far scorrere il tempo all'indietro.
La comprensione dei "limiti" del legame, se c'erano, verrà più tardi.
Adesso è inutile torturarsi nel ricercare il "difetto" da correggere o nel ripetere quanto fosse perfetto ciò che evidentemente non lo era.
Nella mia prima risposta ho cercato di spiegarle che spesso non c'è una "colpa" se non quella dell'eccessiva immaturità del legame, che determina la sua difficoltà di sviluppo e adattamento.
A questo punto lei rischia di rivolgere a sé stesso, e alla sua ex, se cederà per senso di colpa a controproducenti incontri di chiarificazione, una serie di domande e di ragionamenti ossessivi quanto inutili, prolungando il suo dolore e forse rovinando la reciproca stima. Le infinite spiegazioni non possono determinare il rinascere di un sentimento.
Pensi per ora a prendersi cura amorevolmente di sé, del suo io ferito. Le ho già detto che l'interlocutore ideale sarebbe uno psicologo.
Le faccio molti auguri.
lei si è spiegato fin dalla prima volta.
Lo psicologo, con i limiti di una singola comunicazione, e a distanza, cerca di comprendere basandosi anche sui numerosi casi osservati dal vivo.
Il progetto di una coppia va oltre il viaggio e il concerto, attività che sono realizzabili anche tra amici; la decisione di convivere invece è un progetto di coppia, ma lei stesso dice che questo genere di iniziative partiva sempre dalla sua ragazza, il membro più attivo della coppia. Mi chiedo chi di voi due abbia fornito il modello di legame che lei esprime con le parole: "ognuno aveva i suoi spazi e faceva ciò che voleva, com’è giusto che sia".
Dove arrivava quest'autonomia, e chi la praticava principalmente?
Mi chiedo anche come mai vi vedevate poche volte in un mese, se lavorate nella stessa azienda. La vostra era una relazione a distanza?
In ogni caso, quale che sia il passato, le ripeto che la cosa fondamentale quando un legame si spezza è prendere atto della situazione senza puntare i piedi nella pretesa di far scorrere il tempo all'indietro.
La comprensione dei "limiti" del legame, se c'erano, verrà più tardi.
Adesso è inutile torturarsi nel ricercare il "difetto" da correggere o nel ripetere quanto fosse perfetto ciò che evidentemente non lo era.
Nella mia prima risposta ho cercato di spiegarle che spesso non c'è una "colpa" se non quella dell'eccessiva immaturità del legame, che determina la sua difficoltà di sviluppo e adattamento.
A questo punto lei rischia di rivolgere a sé stesso, e alla sua ex, se cederà per senso di colpa a controproducenti incontri di chiarificazione, una serie di domande e di ragionamenti ossessivi quanto inutili, prolungando il suo dolore e forse rovinando la reciproca stima. Le infinite spiegazioni non possono determinare il rinascere di un sentimento.
Pensi per ora a prendersi cura amorevolmente di sé, del suo io ferito. Le ho già detto che l'interlocutore ideale sarebbe uno psicologo.
Le faccio molti auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#4]
Utente
No, lei quando ha trovato il monolocale in cui andare a vivere da sola( perché era estremamente stressata e mi chiamava in lacrime per il peso) mi ha detto che così saremmo potuti andare a vivere insieme una volta ricevuto l’aumento. E si parla di un mese fa eh, non anni. Io mai detto no, anzi super felicissimo ho approvato l’idea. Era davvero molto stressata, ma non per cose inerenti alla relazione, ma anche a tutto il resto. Per questo penso che abbia indirizzato male la sua rabbia. Viviamo a un’ora di distanza, lavoriamo nella stessa azienda ma da casa, è un lavoro che si svolge online. Comunque ci vedevamo spesso, anche più di due settimane al mese. Per ognuno ha i propri spazi intendo che non sono un tipo che le dice dove vai a ballare con le amiche e quant’altro, intendevo che non c’era gelosia è tutto filava bene. Tant’è che, sempre un mese fa, dopo che il fidanzato di una sua amica ha fatto appunto una scenata all’amica, mi ha detto sono veramente fortunata ad avere te . Per questo dico, è tutto così confuso. Mi ama, fino al mese scorso parlavamo di andare a convivere, di prendere un altro cane e quant’altro. Mi dedicava cose dolci, e all’improvviso, da un giorno all’altro, questo
[#5]
Gentile utente,
lei in questo momento di dolore non riesce a comprendere che probabilmente la maggior parte dello stress della sua ex dipendeva proprio dalla percezione della fine del vostro rapporto, tanto che insiste nel dire: "penso che abbia indirizzato male la sua rabbia".
Ma le sembra davvero possibile? In genere il partner è un alleato, quando emergono conflitti con altri; una spalla su cui piangere.
Inoltre le sembra possibile e funzionale all'attaccamento la totale assenza di confini alla "libertà" individuale, in una relazione di coppia? Andare a ballare con le amiche non può indicare piuttosto il desiderio di ballare con altri uomini?
Al momento temo che non possiamo fare altro per lei.
Se in futuro vedrà nuove possibilità di aiutarla, noi siamo qui. Per ora le faccio ancora auguri e chiudo il consulto.
lei in questo momento di dolore non riesce a comprendere che probabilmente la maggior parte dello stress della sua ex dipendeva proprio dalla percezione della fine del vostro rapporto, tanto che insiste nel dire: "penso che abbia indirizzato male la sua rabbia".
Ma le sembra davvero possibile? In genere il partner è un alleato, quando emergono conflitti con altri; una spalla su cui piangere.
Inoltre le sembra possibile e funzionale all'attaccamento la totale assenza di confini alla "libertà" individuale, in una relazione di coppia? Andare a ballare con le amiche non può indicare piuttosto il desiderio di ballare con altri uomini?
Al momento temo che non possiamo fare altro per lei.
Se in futuro vedrà nuove possibilità di aiutarla, noi siamo qui. Per ora le faccio ancora auguri e chiudo il consulto.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.6k visite dal 22/06/2023.
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