Sessualità disordinata?
Buongiorno. Spero di inserire il consulto nell'area giusta.
Sono una signora di 43 anni, sposata da 16.
Il rapporto con mio marito ha attraversato gli alti e bassi di ogni matrimonio, in passato ci sono state anche due crisi piuttosto serie ma mi sento di dire che oggi siamo una coppia serena.
Condividiamo interessi e passioni, pur mantenendo ognuno la sua autonomia, spazi e frequentazioni personali.
La nostra vita sessuale è tranquilla: i rapporti non sono frequentissimi (circa una volta ogni 7-10 giorni) ma appaganti per tutti e due. Siamo anche molto affettuosi l'uno con l'altra, ci abbracciamo, accarezziamo e baciamo spesso.
Se guardo mio marito penso sinceramente che è lui l'uomo con cui desidero invecchiare, mi piace fisicamente e sento di amarlo molto, anche se ovviamente non con la passione dei primi tempi.
Il problema è che lo tradisco.
Ho sempre riscosso un certo successo con gli uomini perchè sono allegra, sorrido sempre e vengo ritenuta molto piacente e sensuale.
Nei momenti di noia, per evadere dal tran-tran quotidiano (lavoro, faccende domestiche, cura dei figli e dei genitori anziani...) ogni tanto mi concedo di civettare con i colleghi o gli amici.
Tra loro ne ho "scelti" due (che ovviamente non sanno l'uno dell'altro) con cui ho imbastito una strana relazione e talvolta ho rapporti sessuali.
Non sono neanche lontanamente innamorata di nessuno dei due e il sesso con loro non è particolarmente soddisfacente, eppure ogni tanto mi diverto a prendere l'iniziativa, gioco a stuzzicarli e ci finisco a letto.
Analizzando la situazione mi rendo conto che lo faccio per distrarmi, per vivacizzare una settimana particolarmente tediosa... per fare un regalino al mio Ego.
Non essendo coinvolta sentimentalmente, vivo il rapporto con questi due amici con estrema leggerezza e allegria, non chiedo e non voglio nulla da loro se non di essere disponibili a giocare con me (lo sono sempre) senza crearmi problemi (non lo fanno).
Però mi sento molto in colpa nei confronti di mio marito e questo mi crea ansia, al punto che le ultime due volte che ho incontrato uno dei miei amici ho dovuto prendere un ansiolitico.
Perchè faccio questo? Perchè mi comporto così?
Sono una signora di 43 anni, sposata da 16.
Il rapporto con mio marito ha attraversato gli alti e bassi di ogni matrimonio, in passato ci sono state anche due crisi piuttosto serie ma mi sento di dire che oggi siamo una coppia serena.
Condividiamo interessi e passioni, pur mantenendo ognuno la sua autonomia, spazi e frequentazioni personali.
La nostra vita sessuale è tranquilla: i rapporti non sono frequentissimi (circa una volta ogni 7-10 giorni) ma appaganti per tutti e due. Siamo anche molto affettuosi l'uno con l'altra, ci abbracciamo, accarezziamo e baciamo spesso.
Se guardo mio marito penso sinceramente che è lui l'uomo con cui desidero invecchiare, mi piace fisicamente e sento di amarlo molto, anche se ovviamente non con la passione dei primi tempi.
Il problema è che lo tradisco.
Ho sempre riscosso un certo successo con gli uomini perchè sono allegra, sorrido sempre e vengo ritenuta molto piacente e sensuale.
Nei momenti di noia, per evadere dal tran-tran quotidiano (lavoro, faccende domestiche, cura dei figli e dei genitori anziani...) ogni tanto mi concedo di civettare con i colleghi o gli amici.
Tra loro ne ho "scelti" due (che ovviamente non sanno l'uno dell'altro) con cui ho imbastito una strana relazione e talvolta ho rapporti sessuali.
Non sono neanche lontanamente innamorata di nessuno dei due e il sesso con loro non è particolarmente soddisfacente, eppure ogni tanto mi diverto a prendere l'iniziativa, gioco a stuzzicarli e ci finisco a letto.
Analizzando la situazione mi rendo conto che lo faccio per distrarmi, per vivacizzare una settimana particolarmente tediosa... per fare un regalino al mio Ego.
Non essendo coinvolta sentimentalmente, vivo il rapporto con questi due amici con estrema leggerezza e allegria, non chiedo e non voglio nulla da loro se non di essere disponibili a giocare con me (lo sono sempre) senza crearmi problemi (non lo fanno).
Però mi sento molto in colpa nei confronti di mio marito e questo mi crea ansia, al punto che le ultime due volte che ho incontrato uno dei miei amici ho dovuto prendere un ansiolitico.
Perchè faccio questo? Perchè mi comporto così?
[#1]
Gentile signora, probabilmente la percezione del suo matrimonio "sereno" non è davvero esatta mentre la ricerca di questi regalini nei confronti del proprio ego potrebbero avere dei significati più profondi difficili da capire mediante il mezzo telematico.
Se lei si sente in colpa, probabilmente, comincia a sentire il fatto che questo non è o non deve essere il suo modus operandi e la sua coscienza comincia a reclamare.
La cosa migliore sarebbe quella di ponderare l'idea di una psicoterapia, anche di orientamento analitico per ottenere una maggiore consapevolezza delle sue dinamiche.
saluti
Se lei si sente in colpa, probabilmente, comincia a sentire il fatto che questo non è o non deve essere il suo modus operandi e la sua coscienza comincia a reclamare.
La cosa migliore sarebbe quella di ponderare l'idea di una psicoterapia, anche di orientamento analitico per ottenere una maggiore consapevolezza delle sue dinamiche.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Ex utente
Dottor De Vincentiis, la ringrazio molto per la sua gentile risposta.
Temevo che lei mi avrebbe dato questo consiglio.
Lo temevo perchè so già di non poterlo seguire: il bilancio familiare è molto magro e molto semplicemente non posso permettermi una psicoterapia.
Nei consultori familiari della mia ASL i tempi di attesa per un colloquio psicologico sono di mesi ed è praticamente impossibile poter entrare in terapia a causa di una insanabile carenza di personale.
Speravo di poter avere da voi un parere, un suggerimento, un consiglio, anche se mi rendo perfettamente conto che per via telematica questo è molto difficile.
Temevo che lei mi avrebbe dato questo consiglio.
Lo temevo perchè so già di non poterlo seguire: il bilancio familiare è molto magro e molto semplicemente non posso permettermi una psicoterapia.
Nei consultori familiari della mia ASL i tempi di attesa per un colloquio psicologico sono di mesi ed è praticamente impossibile poter entrare in terapia a causa di una insanabile carenza di personale.
Speravo di poter avere da voi un parere, un suggerimento, un consiglio, anche se mi rendo perfettamente conto che per via telematica questo è molto difficile.
[#3]
Gentile signora, questi "regalini" che fa a se stessa potrebbero benissimo già essere la "psicoterapia" di cui ha bisogno. Del resto mi pare che sia proprio lei stessa a dirlo.
Se proprio vuole farsi una domanda, non si chieda "perché", che è una domanda che in amore non porta da nessunissima parte. Si chieda invece: se dovessi rinunciare a qualcosa, rinuncerei più volentieri ai "regalini", oppure a tradire mio marito?
Cordiali saluti
Se proprio vuole farsi una domanda, non si chieda "perché", che è una domanda che in amore non porta da nessunissima parte. Si chieda invece: se dovessi rinunciare a qualcosa, rinuncerei più volentieri ai "regalini", oppure a tradire mio marito?
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#4]
Ex utente
Dottor Santonocito, grazie della sua risposta: la gratificazione datami dal desiderio e dalla tenerezza di altri uomini è effettivamente una "terapia" che semplicemente mi fa stare bene, migliora il mio umore e mi rende fiduciosa ed energica.
Io non sono di quelle persone che ritengono che si tradisce veramente solo se si è innamorati: anche se io non sono minimamente coinvolta a livello sentimentale dai miei due amanti, so bene che sto tradendo mio marito!
Come dicevo, la consapevolezza di questo comincia a procurarmi disagio, rimorsi e senso di colpa... che però durano poco, dato che quando sono con mio marito mi dedico totalmente a lui con ogni affetto e dedizione e agli altri non rivolgo neanche un pensiero.
Mi sento quasi schizofrenica, come se avessi due persone dentro di me che fanno a botte tra loro: la moglie devota e innamorata e la "libertina" che vuole godersi la vita senza tanti scrupoli.
Io non sono di quelle persone che ritengono che si tradisce veramente solo se si è innamorati: anche se io non sono minimamente coinvolta a livello sentimentale dai miei due amanti, so bene che sto tradendo mio marito!
Come dicevo, la consapevolezza di questo comincia a procurarmi disagio, rimorsi e senso di colpa... che però durano poco, dato che quando sono con mio marito mi dedico totalmente a lui con ogni affetto e dedizione e agli altri non rivolgo neanche un pensiero.
Mi sento quasi schizofrenica, come se avessi due persone dentro di me che fanno a botte tra loro: la moglie devota e innamorata e la "libertina" che vuole godersi la vita senza tanti scrupoli.
[#5]
(..)Mi sento quasi schizofrenica, come se avessi due persone dentro di me che fanno a botte tra loro:(..)
gentile signora se questo le crea disagio allora è possibile che qualcosa dentro di lei cominci a ribellarsi a questo suo modo fare?
che genere di consigli vorrebbe ottenere? consigli orientati a trovare il modo di ridurre il suo comportamento? O solo orientati a capire? ed una volta capita la situazione cosa vorrebbe fare?
saluti
gentile signora se questo le crea disagio allora è possibile che qualcosa dentro di lei cominci a ribellarsi a questo suo modo fare?
che genere di consigli vorrebbe ottenere? consigli orientati a trovare il modo di ridurre il suo comportamento? O solo orientati a capire? ed una volta capita la situazione cosa vorrebbe fare?
saluti
[#6]
Ex utente
Ha ragione, dottor De Vincentiis.
Nemmeno io so esattamente cosa vorrei.
Penso di voler capire perchè mi comporto così, cosa mi manca, e soprattutto se c'è qualcosa di sbagliato in me, se sono in qualche modo "malata".
Probabilmente se capissi cosa mi spinge a questo comportamento potrei decidere se cambiarlo...
Mi creda, vorrei tantissimo potermi affidare ad un bravo psicoterapeuta, per conoscermi e comprendermi meglio e imparare a gestire i miei conflitti.
Purtroppo mi mancano i soldi per farlo, e mi permetta di aggiungere che è un peccato che le strutture pubbliche per carenza di fondi non siano in grado di garantire anche questo tipo di supporto e di servizio, oltre a quello strettamente medico.
Nemmeno io so esattamente cosa vorrei.
Penso di voler capire perchè mi comporto così, cosa mi manca, e soprattutto se c'è qualcosa di sbagliato in me, se sono in qualche modo "malata".
Probabilmente se capissi cosa mi spinge a questo comportamento potrei decidere se cambiarlo...
Mi creda, vorrei tantissimo potermi affidare ad un bravo psicoterapeuta, per conoscermi e comprendermi meglio e imparare a gestire i miei conflitti.
Purtroppo mi mancano i soldi per farlo, e mi permetta di aggiungere che è un peccato che le strutture pubbliche per carenza di fondi non siano in grado di garantire anche questo tipo di supporto e di servizio, oltre a quello strettamente medico.
[#7]
(..)Probabilmente se capissi cosa mi spinge a questo comportamento potrei decidere se cambiarlo...(..)
gentile signora non credo ci sia nulla da capire tranne il fatto che , nonostante i sensi di colpa, il suo comportamento è fonte di gratificazione verso la quale trova difficile rinunciarci.
se lei è in grado di decidere allora è una questione di scelta non di malattia.
Sta quindi a lei decidere cosa è più importante, continuare nella gratificazione o non tradire più suo marito?
saluti
gentile signora non credo ci sia nulla da capire tranne il fatto che , nonostante i sensi di colpa, il suo comportamento è fonte di gratificazione verso la quale trova difficile rinunciarci.
se lei è in grado di decidere allora è una questione di scelta non di malattia.
Sta quindi a lei decidere cosa è più importante, continuare nella gratificazione o non tradire più suo marito?
saluti
[#8]
Gentile signora, il concetto di "normalità" si concilia male con la morale e con le regole imposte dalla società. Se misuriamo i suoi comportamenti col metro morale e sociale, lei sta certamente sbagliando. Ma si può anche rendersi conto che le regole morali non le abbiamo inventate noi e che possiamo, in fondo, secgliere se aderirvi e fino a che punto.
Se per lei smettere di farsi i "regalini" vorrebbe dire stare peggio, i suoi comportamenti assumono una luce diversa. È probabile che una terapia non risolverebbe il suo "problema", perché già sta avendo ciò che vuole.
Credo che nessuno, quando decide di sposarsi, prevede che tradirà l'altro e probabilmente nemmeno lei lo aveva messo in conto. Però poi è successo e sta continuando a succedere, e questo la fa star meglio. Noi non possiamo dirle cosa deve o non deve fare, questa è una scelta che può prendere solo lei. Soppesi bene i pro e i contro tenendo conto, però, che un giorno potrebbe anche essere scoperta.
Cordiali saluti
Se per lei smettere di farsi i "regalini" vorrebbe dire stare peggio, i suoi comportamenti assumono una luce diversa. È probabile che una terapia non risolverebbe il suo "problema", perché già sta avendo ciò che vuole.
Credo che nessuno, quando decide di sposarsi, prevede che tradirà l'altro e probabilmente nemmeno lei lo aveva messo in conto. Però poi è successo e sta continuando a succedere, e questo la fa star meglio. Noi non possiamo dirle cosa deve o non deve fare, questa è una scelta che può prendere solo lei. Soppesi bene i pro e i contro tenendo conto, però, che un giorno potrebbe anche essere scoperta.
Cordiali saluti
[#9]
Ex utente
Desidero ringraziare entrambi i Dottori per l'attenzione e la pazienza.
Aggiungo che descrivere per la prima volta questa situazione, mettendola letteralmente nero su bianco (neanche la mia amica più intima ne è a conoscenza), me la rende in un certo senso più "reale" e mi fa avvertire l'urgenza di risolverla.
Credo, Dottor Santonocito, che le regole sociali e morali secondo le quali anch'io sono stata allevata siano più forti di quel che si pensa... e così pure il timore che, venendo scoperta, io possa distruggere il rapporto con mio marito, a cui tengo moltissimo.
Penso quindi che finirò col rinunciare alle mie "distrazioni".... sperando di non avvilirmi troppo.
Grazie ancora.
Aggiungo che descrivere per la prima volta questa situazione, mettendola letteralmente nero su bianco (neanche la mia amica più intima ne è a conoscenza), me la rende in un certo senso più "reale" e mi fa avvertire l'urgenza di risolverla.
Credo, Dottor Santonocito, che le regole sociali e morali secondo le quali anch'io sono stata allevata siano più forti di quel che si pensa... e così pure il timore che, venendo scoperta, io possa distruggere il rapporto con mio marito, a cui tengo moltissimo.
Penso quindi che finirò col rinunciare alle mie "distrazioni".... sperando di non avvilirmi troppo.
Grazie ancora.
[#10]
Gentile Signora,
ho trovato la sua richiesta molto interessante:
1. inizia decantando le cose belle di suo marito, del vostro matrimonio e dei vostri rapporti sessuali
2. poi ci rivela che in realtà gran parte della sua routine quotidiana (leggi: matrimonio) è piuttosto noiosoa
3. questo la spinge a "giocare" con gli uomini
4. alla fine ci dice che ci ha scritto per quel vago senso di colpa che sembra stagliarsi all'orizzonte
5. pur sapendo che le avrebbero consigliato una consulenza psicologica
6. .....ma lei non può permettersela
Insomma, mi sembra che si sia infilata da sola in una strada senza uscita, una strada che tutto sommato le dà un certo equilibrio, altrimenti l'avrebbe abbandonata.
Onestamente Signora non credo che lei si senta veramente in colpa, credo che lei TEMA di poter star male per il senso di colpa che prima o poi sa che la prenderà in futuro.
Dentro di sè lei sa perfettamente che, per non sentirsi in colpa, l'unica cosa da fare è smettere di tradire suo marito. Ma questo potrebbe comportare un aumento della noia quotidiana, no?
Ecco il problema: credo che OGGI lei tema maggiormente la noia futura e non il senso di colpa.
Un consiglio: visto che con molta probabilità lei non andrà mai dallo psicologo, ma dato che il solo fatto di scriverci raccontando questa situazione le ha dato un certo sollievo, io le consiglio di trovare una persona REALE con cui condividere questo problema, un'amica, un confessore, una persona fidata insomma.
Da sola non sarà facile.
E lei teme la solitudine, vero?
Ci pensi
ho trovato la sua richiesta molto interessante:
1. inizia decantando le cose belle di suo marito, del vostro matrimonio e dei vostri rapporti sessuali
2. poi ci rivela che in realtà gran parte della sua routine quotidiana (leggi: matrimonio) è piuttosto noiosoa
3. questo la spinge a "giocare" con gli uomini
4. alla fine ci dice che ci ha scritto per quel vago senso di colpa che sembra stagliarsi all'orizzonte
5. pur sapendo che le avrebbero consigliato una consulenza psicologica
6. .....ma lei non può permettersela
Insomma, mi sembra che si sia infilata da sola in una strada senza uscita, una strada che tutto sommato le dà un certo equilibrio, altrimenti l'avrebbe abbandonata.
Onestamente Signora non credo che lei si senta veramente in colpa, credo che lei TEMA di poter star male per il senso di colpa che prima o poi sa che la prenderà in futuro.
Dentro di sè lei sa perfettamente che, per non sentirsi in colpa, l'unica cosa da fare è smettere di tradire suo marito. Ma questo potrebbe comportare un aumento della noia quotidiana, no?
Ecco il problema: credo che OGGI lei tema maggiormente la noia futura e non il senso di colpa.
Un consiglio: visto che con molta probabilità lei non andrà mai dallo psicologo, ma dato che il solo fatto di scriverci raccontando questa situazione le ha dato un certo sollievo, io le consiglio di trovare una persona REALE con cui condividere questo problema, un'amica, un confessore, una persona fidata insomma.
Da sola non sarà facile.
E lei teme la solitudine, vero?
Ci pensi
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
[#11]
Ex utente
Gentile Dottor Bulla, ho letto più volte la sua analisi e onestamente credo che lei abbia ragione: forse la cosa che maggiormente io temo in questo momento è proprio la noia.
La noia di una vita di cui non mi sento di lamentarmi, che non esclude momenti di allegria e di divertimento, che anzi definirei piuttosto piena... ma che mi emoziona meno di quanto vorrei.
Ribadisco che mi dispiace veramente non potermi rivolgere ad uno psicologo "in carne e ossa" ma, visto che il servizio pubblico è inavvicinabile, ho sondato il terreno con un professionista privato, il quale ha preventivato 80 euro a seduta per due sedute settimanali per un mese, "tanto per inquadrare il problema e poi vediamo come va"... Ho sgranato gli occhi e mi sono messa a ridere: il mio stipendio ammonta a 850 euro mensili.
Il parlare di questa situazione, però, come dicevo mi ha aiutato a prenderne coscienza e leggere i pareri che voi psicologi gentilmente mi avete fornito mi serve a guardare la cosa da punti di vista nuovi.
Non so se riuscirei a superare l'imbarazzo e la vergogna e a parlarne con un'amica: con le mie amiche condivido confidenze di ogni tipo, ma è proprio la sensazione di fare qualcosa di sbagliato (di sporco...) e il timore del giudizio che mi impedisce di raccontare questo.
Forse è tutto semplicemente molto banale: sono la classica donnetta di mezza età che, mentre si rende conto che la sua avvenenza comincia a sfiorire, ne cerca ancora conferme nell'ammirazione degli uomini.
Vista così, la cosa assume una connotazione un po' squallida, non le pare?
La noia di una vita di cui non mi sento di lamentarmi, che non esclude momenti di allegria e di divertimento, che anzi definirei piuttosto piena... ma che mi emoziona meno di quanto vorrei.
Ribadisco che mi dispiace veramente non potermi rivolgere ad uno psicologo "in carne e ossa" ma, visto che il servizio pubblico è inavvicinabile, ho sondato il terreno con un professionista privato, il quale ha preventivato 80 euro a seduta per due sedute settimanali per un mese, "tanto per inquadrare il problema e poi vediamo come va"... Ho sgranato gli occhi e mi sono messa a ridere: il mio stipendio ammonta a 850 euro mensili.
Il parlare di questa situazione, però, come dicevo mi ha aiutato a prenderne coscienza e leggere i pareri che voi psicologi gentilmente mi avete fornito mi serve a guardare la cosa da punti di vista nuovi.
Non so se riuscirei a superare l'imbarazzo e la vergogna e a parlarne con un'amica: con le mie amiche condivido confidenze di ogni tipo, ma è proprio la sensazione di fare qualcosa di sbagliato (di sporco...) e il timore del giudizio che mi impedisce di raccontare questo.
Forse è tutto semplicemente molto banale: sono la classica donnetta di mezza età che, mentre si rende conto che la sua avvenenza comincia a sfiorire, ne cerca ancora conferme nell'ammirazione degli uomini.
Vista così, la cosa assume una connotazione un po' squallida, non le pare?
[#12]
No, non mi pare e se fossi in Lei non cederei alla tentazione di sminuire questo momento importante banalizzandolo.
In Lei ora stanno uscendo nuove emozioni: alcuni psicologi su internet, pur non conoscendola, le hanno dato pareri nuovi, diversi, e questo ovviamente la fa riflettere, in positivo ma a volte in negativo.
Io come le ho scritto ne parlerei a qualcuno, piuttosto ne parli con un frate o un prete sconosciuto se si vergogna.
D'altra parte la vergogna è un'emozione, e come tale è per noi un faro nella nebbia, poichè ci indica la strada da percorrere.
E di nebbia, dalle sue parti, mi sembra ce ne sia parecchia.
Per cui provi ad ascoltare le sue emozioni, vedrà che troverà presto una soluzione, cosa che le auguro
In Lei ora stanno uscendo nuove emozioni: alcuni psicologi su internet, pur non conoscendola, le hanno dato pareri nuovi, diversi, e questo ovviamente la fa riflettere, in positivo ma a volte in negativo.
Io come le ho scritto ne parlerei a qualcuno, piuttosto ne parli con un frate o un prete sconosciuto se si vergogna.
D'altra parte la vergogna è un'emozione, e come tale è per noi un faro nella nebbia, poichè ci indica la strada da percorrere.
E di nebbia, dalle sue parti, mi sembra ce ne sia parecchia.
Per cui provi ad ascoltare le sue emozioni, vedrà che troverà presto una soluzione, cosa che le auguro
[#13]
Gentile utente,
per aumentare la complessità ad un problema che solo apparentemente appare semplice, aggiungo:
oltre alla sessualità "vissuta", cosa ci racconta (ma ovviamente non le chedo di esplicitare on line prorpio nulla!) della sessualità "fantasticata"?
Vale a dire: pensieri "impuri", fantasie perverse, partners immaginari, sia durante i rapporti con suo marito che con gli altri uomini che nell'eventuale sessualità masturbatoria.
In sintesi credo lei debba:
1) valutare se esiste un problema;
2) in che termini si pone e se vale la pena affrontarlo; 3) fatto tutto ciò, effettuare un incontro presso un esperto in sessuologia per capire l'ipotesi successiva.
E d'altra parte, a differenza del collega, non ritengo che possa trarre grandi benefici nel discutere o raccontare le vicende in oggetto a persone non competenti nel settore.
Cordialmente
per aumentare la complessità ad un problema che solo apparentemente appare semplice, aggiungo:
oltre alla sessualità "vissuta", cosa ci racconta (ma ovviamente non le chedo di esplicitare on line prorpio nulla!) della sessualità "fantasticata"?
Vale a dire: pensieri "impuri", fantasie perverse, partners immaginari, sia durante i rapporti con suo marito che con gli altri uomini che nell'eventuale sessualità masturbatoria.
In sintesi credo lei debba:
1) valutare se esiste un problema;
2) in che termini si pone e se vale la pena affrontarlo; 3) fatto tutto ciò, effettuare un incontro presso un esperto in sessuologia per capire l'ipotesi successiva.
E d'altra parte, a differenza del collega, non ritengo che possa trarre grandi benefici nel discutere o raccontare le vicende in oggetto a persone non competenti nel settore.
Cordialmente
Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com
[#14]
Gentile Signora,
valutando con attenzione ciò che Lei esprime nei Suoi interventi, ci ho pensato un poco sopra, riflettendo sulla possibilità di intervenire o meno, dal momento che ha già ricevuto alcuni pareri e che quindi, parole Sue, il parlare della Sua situazione Le avrebbe consentito di prendere coscienza della stessa. A questo punto avevo deciso di non intervenire, ma leggendo le ultime Sue considerazioni ho cambiato idea, anche se ero abbastanza sicuro che Lei avrebbe concluso in maniera apparentemente diversa da come si era espressa poco prima. Dal momento che, come Lei saprà o intuirà, in questo tipo di Consulti, intendo per via telematica, non é possibile muoversi con la stessa libertà in cui l'incontro non é virtuale ma reale. Conseguentemente a ciò, per forza di cose, il ponte levatoio che dovrebbe consentire il passaggio di ciò che potremmo definire "alleanza terapeutica" é quasi completamente alzato.
Ma la cosa non finisce qui, nel senso che i vari specialisti che si alternano per comunicare con Lei, per quanto siano preparati a gestire questa relazione in modo da poter aiutare la persona che chiede un consulto, non sempre questo sarà realizzabile, per una serie di motivi. Ad esempio non é infrequente accorgersi che dietro ad una richiesta di consulto su un tema che al momento non mostra particolari importanti, nel prosieguo, invece possono apparire segni comunicativi di spessore diverso.
Le dico subito, che mi permetto di parlarLe apertamente perché sono abbastanza sicuro che dietro ad una "donnetta", parole Sue, ci sia una donna a tutti gli effetti, che sa il fatto suo.
Al verificarsi di questa variante, di cui Le accennavo, lo Specialista telematico si ritrova a comunicare con l'Utente, in questo caso Lei, affidandosi unicamente alla dialettica verbale, ma privo di tutti quei segnali di contorno, che solo in una situazione reale possono consentire allo Specialista di muoversi con più dardi nella faretra.
Naturalmente qualcosa bisogna fare. Ora, come sopra accennato, qualsiasi cosa abbia in mente lo Specialista che La sta seguendo, dovrà farlo unicamente tramite la parola, il dialogo verbale. Naturalmente, mi scusi se cerco di portarLa per mano, ma lo ritengo utile, sempre che Lei me lo permetta, riflettendo che la Sua vicenda non ha per niente le caratteristiche, a mio parere, del " me la spasso un po'". Attraverso le Sue volutamente pacate parole, si percepisce una situazione complessa, dai risvolti importanti. Per favore, non classifichiamo questa vicenda umana come il solito "tradimento per sconfiggere la noia". Alcuni sogni nel cassetto stanno bussando più forte che mai.
Inoltre, l'aspetto più importante si riferisce alla quasi impossibilità della sola parola a stimolare un cambiamento, inteso magari come capacità di fare una scelta. Perché si metta in moto un cambiamento inteso come raggiungimento di un obiettivo concordato tra Specialista e il Cliente, che porti un miglioramento o guarigione completa, la parola parlata é necessaria a condizione però che possa svilupparsi quel "fenomeno" chiamato "Transfert" , evento indispensabile a partire dal rapporto non virtuale ma reale, senza il quale alcun cambiamento importante può essere raggiunto.
Certo Lei mi dirà che non ha i denari necessari per pagarsi una terapia, ma io Le suggerisco di bussare con convinzione a varie porte, perché non sono moltissimi, ma nemmeno pochissimi i Terapeuti che possono offrire gratuitamente, o con un impegno simbolico, una decina di sedute, partendo dall'esempio di S. Freud che in più di una occasione non si tirò indietro in questo senso.
Cordialità. Willy Murgolo
valutando con attenzione ciò che Lei esprime nei Suoi interventi, ci ho pensato un poco sopra, riflettendo sulla possibilità di intervenire o meno, dal momento che ha già ricevuto alcuni pareri e che quindi, parole Sue, il parlare della Sua situazione Le avrebbe consentito di prendere coscienza della stessa. A questo punto avevo deciso di non intervenire, ma leggendo le ultime Sue considerazioni ho cambiato idea, anche se ero abbastanza sicuro che Lei avrebbe concluso in maniera apparentemente diversa da come si era espressa poco prima. Dal momento che, come Lei saprà o intuirà, in questo tipo di Consulti, intendo per via telematica, non é possibile muoversi con la stessa libertà in cui l'incontro non é virtuale ma reale. Conseguentemente a ciò, per forza di cose, il ponte levatoio che dovrebbe consentire il passaggio di ciò che potremmo definire "alleanza terapeutica" é quasi completamente alzato.
Ma la cosa non finisce qui, nel senso che i vari specialisti che si alternano per comunicare con Lei, per quanto siano preparati a gestire questa relazione in modo da poter aiutare la persona che chiede un consulto, non sempre questo sarà realizzabile, per una serie di motivi. Ad esempio non é infrequente accorgersi che dietro ad una richiesta di consulto su un tema che al momento non mostra particolari importanti, nel prosieguo, invece possono apparire segni comunicativi di spessore diverso.
Le dico subito, che mi permetto di parlarLe apertamente perché sono abbastanza sicuro che dietro ad una "donnetta", parole Sue, ci sia una donna a tutti gli effetti, che sa il fatto suo.
Al verificarsi di questa variante, di cui Le accennavo, lo Specialista telematico si ritrova a comunicare con l'Utente, in questo caso Lei, affidandosi unicamente alla dialettica verbale, ma privo di tutti quei segnali di contorno, che solo in una situazione reale possono consentire allo Specialista di muoversi con più dardi nella faretra.
Naturalmente qualcosa bisogna fare. Ora, come sopra accennato, qualsiasi cosa abbia in mente lo Specialista che La sta seguendo, dovrà farlo unicamente tramite la parola, il dialogo verbale. Naturalmente, mi scusi se cerco di portarLa per mano, ma lo ritengo utile, sempre che Lei me lo permetta, riflettendo che la Sua vicenda non ha per niente le caratteristiche, a mio parere, del " me la spasso un po'". Attraverso le Sue volutamente pacate parole, si percepisce una situazione complessa, dai risvolti importanti. Per favore, non classifichiamo questa vicenda umana come il solito "tradimento per sconfiggere la noia". Alcuni sogni nel cassetto stanno bussando più forte che mai.
Inoltre, l'aspetto più importante si riferisce alla quasi impossibilità della sola parola a stimolare un cambiamento, inteso magari come capacità di fare una scelta. Perché si metta in moto un cambiamento inteso come raggiungimento di un obiettivo concordato tra Specialista e il Cliente, che porti un miglioramento o guarigione completa, la parola parlata é necessaria a condizione però che possa svilupparsi quel "fenomeno" chiamato "Transfert" , evento indispensabile a partire dal rapporto non virtuale ma reale, senza il quale alcun cambiamento importante può essere raggiunto.
Certo Lei mi dirà che non ha i denari necessari per pagarsi una terapia, ma io Le suggerisco di bussare con convinzione a varie porte, perché non sono moltissimi, ma nemmeno pochissimi i Terapeuti che possono offrire gratuitamente, o con un impegno simbolico, una decina di sedute, partendo dall'esempio di S. Freud che in più di una occasione non si tirò indietro in questo senso.
Cordialità. Willy Murgolo
Dr. Willy Murgolo
Psicologo-Psicoterapeuta
Ipnosi Clinica-Sessuologia
[#15]
Ex utente
Non immaginavo che la mia richiesta di consulto attirasse così tanto l'attenzione.
Ringrazio tutti i Dottori che cortesemente hanno espresso la loro opinione, di cui sto tenendo conto nelle mie riflessioni.
Aggiungo che, al di là della conclusione un po' sommaria del mio ultimo intervento, penso anch'io che il tradire mio marito con due uomini di cui in sostanza non m'importa nulla nasconda ben più che semplice noia e bisogno di conferme.
E' per questo che concordo con il Dottor Garbolino: raccontare "i fatti miei" ad un'amica o a un confessore sarebbe soltanto chiacchierare/spettegolare, uno sfogo e nulla più.
Soltanto uno specialista potrebbe aiutarmi a fare chiarezza e a capire cosa sta dietro ad un comportamento che, se da un lato mi gratifica, dall'altro mi inquieta pesantemente.
Concordo quindi con il Dottor Murgolo sull'utilità impareggiabile di un consulto personale con un professionista qualificato, ma gli chiedo (scherzosamente) se saprebbe indicarmi il nominativo di almeno UN terapeuta che si accontenti di un compenso simbolico, dato che l'esistenza di simili benefattori risulta praticamente una leggenda metropolitana...
Grazie ancora a tutti per l'attenzione e la gentilezza dimostratami.
Ringrazio tutti i Dottori che cortesemente hanno espresso la loro opinione, di cui sto tenendo conto nelle mie riflessioni.
Aggiungo che, al di là della conclusione un po' sommaria del mio ultimo intervento, penso anch'io che il tradire mio marito con due uomini di cui in sostanza non m'importa nulla nasconda ben più che semplice noia e bisogno di conferme.
E' per questo che concordo con il Dottor Garbolino: raccontare "i fatti miei" ad un'amica o a un confessore sarebbe soltanto chiacchierare/spettegolare, uno sfogo e nulla più.
Soltanto uno specialista potrebbe aiutarmi a fare chiarezza e a capire cosa sta dietro ad un comportamento che, se da un lato mi gratifica, dall'altro mi inquieta pesantemente.
Concordo quindi con il Dottor Murgolo sull'utilità impareggiabile di un consulto personale con un professionista qualificato, ma gli chiedo (scherzosamente) se saprebbe indicarmi il nominativo di almeno UN terapeuta che si accontenti di un compenso simbolico, dato che l'esistenza di simili benefattori risulta praticamente una leggenda metropolitana...
Grazie ancora a tutti per l'attenzione e la gentilezza dimostratami.
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Gentile Signora,
certo che conosco qualcuno (Medico o psicologo che sia, ma comunque Specialista), che in particolari casi offre la sua competenza, chiarisco bene, competenza, non solo per un onorario simbolico, ma anche gratis. L'altruismo non é una modalità obbligatoria, ma esiste.
Per quanto riguarda il fatto se (scherzosamente) io potrei indicarLe un nominativo, con dispiacere debbo risponderLe che, é una scelta personale, non lo ritengo possibile.
Questo perché la relazione terapeutica non é sempre una passeggiata, anzi non raramente, ma questo é normale, può configurarsi un autentico temporale, in senso clinico intendo. In considerazione di ciò, ritengo fondamentale che sia la persona stessa a scegliere il suo terapeuta, per una serie di ragioni che quì non possono essere affrontate.
Piuttosto, dal momento che Lei non é la sola a trovarsi in questa situazione, sonderò tra i colleghi ed i responsabili che fanno parte della famiglia di MedicItalia (e Psicologi), se, e quale via potrebbe essere percorribile per poter creare un fondo, non di denari, ma offerte di sedute gratuite, naturalmente per i casi ritenuti idonei, dal quale poter estrarre qualche briciola di attenzione per l'umana sofferenza.
Cordialità Willy Murgolo
certo che conosco qualcuno (Medico o psicologo che sia, ma comunque Specialista), che in particolari casi offre la sua competenza, chiarisco bene, competenza, non solo per un onorario simbolico, ma anche gratis. L'altruismo non é una modalità obbligatoria, ma esiste.
Per quanto riguarda il fatto se (scherzosamente) io potrei indicarLe un nominativo, con dispiacere debbo risponderLe che, é una scelta personale, non lo ritengo possibile.
Questo perché la relazione terapeutica non é sempre una passeggiata, anzi non raramente, ma questo é normale, può configurarsi un autentico temporale, in senso clinico intendo. In considerazione di ciò, ritengo fondamentale che sia la persona stessa a scegliere il suo terapeuta, per una serie di ragioni che quì non possono essere affrontate.
Piuttosto, dal momento che Lei non é la sola a trovarsi in questa situazione, sonderò tra i colleghi ed i responsabili che fanno parte della famiglia di MedicItalia (e Psicologi), se, e quale via potrebbe essere percorribile per poter creare un fondo, non di denari, ma offerte di sedute gratuite, naturalmente per i casi ritenuti idonei, dal quale poter estrarre qualche briciola di attenzione per l'umana sofferenza.
Cordialità Willy Murgolo
Questo consulto ha ricevuto 16 risposte e 6.8k visite dal 04/08/2009.
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