Vergogna verso partner
sono una ragazza di 34 anni e forse molto problematica.
Sono molto ansiosa e ho fortemente paura del giudizio altrui, è come se mi sentissi sempre in trappola, paragonata agli altri (paragone operato da me stessa, influenzata forse dalla società).
Sto con un ragazzo che mi ama, verso cui provo un grande sentimento, ma forse non ne sono innamorata, lo amo e basta, anche se tengo nascosta questa relazione ai miei genitori e ai miei conoscenti perché temo di vergognarmi di lui (come se non lo vedessi alla mia altezza, anche mia madre e mia sorella illo tempore mi dissero "è bassino, è pelato, insomma uno più bello non potevi sceglierlo?
") e premetto che mentre scrivo sono assalita da un senso di colpa verso di lui e da un fastidioso senso di vergogna verso me stessa.
Ci frequentiamo da qualche anno e la prima volta non andò a buon fine e adesso ci stiamo riprovando (i nostri genitori lo sanno, semplicemente aspettano che siamo noi ad ufficializzare la relazione, che credo sia abbastanza sana tra me e lui, ma a questo punto non ne sono sicura).
Quando stiamo da soli fuori dai confini regionali sto bene, il tempo vola davvero, ma quando torniamo nella città natìa per me è un incubo di sotterfugi e bugie ridicole, alla mia età, poi.
So che dovrei parlarne con uno specialista ma mi sento bloccata e ho paura che questa figura professionale mi faccia capire che dovrei andare avanti senza il mio compagno, nonostante il sentimento.
Temo che l'amore non sia abbastanza forte e mi chiedo perché mai le uniche persone a non sapere nulla siano quelle che mi hanno messo al mondo: tutto ciò mi fa soffrire tanto.
Sono combattuta tra un senso di impotenza e comfort zone e senso di colpa.
Lui sa che sono ancora insicura di lui per via di alcuni modi di fare, personalità, ecc però stiamo insieme e parliamo molto...mi chiede spesso di andare a convivere ma ancora non mi ha messo "spalle al muro".
Grazie in anticipo
Sebbene si dica indecisa per alcune cose di lui, di fatto non ne parla; leggo infatti che lo ama e che sente senso di colpa e vergogna, e si domanda come mai non voglia rendere la relazione nota a genitori che in pratica probabilmente lo sanno già
Credo abbia finito per escludere proprio gli argomenti che per lei sono più difficili ma al tempo stesso quelli che sarebbe più proficuo affrontare. Se c'è qualcuno con cui può parlarne senza temere giudizi sono proprio gli Psicologi: quali sono questi modi di fare ed aspetti di personalità che ha citato alla fine e la rendono insicura di lui?
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innanzitutto La ringrazio per la risposta tempestiva.
Oggi ce l’ho fatta: l’ho palesato a mia madre, la quale se lo aspettava. Ora però mi sento peggio di prima, mi sarei dovuta togliere un peso e invece sento come se avessi palesato un mio oscuro segreto
Ne ho parlato anche con lui, che è consapevole di non essere al 100% il mio tipo ideale (non è alto, è pelato, anche se lo trovo affascinante, ed è una persona sensibile e profonda, oltre che di cultura).
Per ciò che concerne i miei dubbi, quando siamo con i nostri amici, lo vorrei più aperto e scherzoso, un po’ come sono io (lo dico con molta oggettività), e tendo a fare i paragoni con qualche suo amico, più giocherellone, e lui. Vorrei che fosse anche più passionale davanti agli altri più disinvolto, ecco. Tuttavia so che non si può avere la perfezione, anche perché io non sono di certo perfetta.
Noto anche che riporta sintomi di ansia: perché si ritiene molto ansiosa? Ha notato situazioni che le generano più ansia di altre?
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è proprio così: anni fa, da ragazza, ero fidanzata con un mio coetaneo di cui ero molto innamorata ma che non ha mai ricambiato il sentimento. Quando ne parlai alla mia famiglia, mia madre si accorse subito che lui effettivamente fosse "tiepido" anche perché lui veniva malvolentieri a casa mia, litigava spesso con me e non era intenzionato a fare la pace, a differenza mia. Inoltre, mia madre lo bollò come "talebano" per via dei suoi tratti marcatamente scuri e per la barba, spiegandomi in seguito che fosse solo una battuta, forse un po' infelice ma che mi faceva stare davvero male. Non so, da quel momento ho iniziato a credere che mia madre (forse come la maggior parte di esse) avesse aspettative elevate per me e forse non mi vede ben assortita con il mio attuale compagno.
Sono molto ansiosa su molti aspetti della vita: ho paura, per via del mio lavoro, di avere dei figli malati o con disabilità, con malformazioni o che possano morire e mi chiedo sempre "che farei in quel caso?"; ho paura di non superare il concorso che sto preparando, ho bassissima autostima, nonostante il feedback sul mio lavoro siano davvero alti, a tal punto da essere invidiata da molti colleghi (lo dico con oggettività e senza malizia).
Relativamente alle ansie che indica di per loro sono normali e nuovamente il punto della questione sta nel capire se superano la sua soglia di tolleranza oppure no: l'idea di figli che possano morire è considerata normale ed addirittura si riporta come a rischio il genitore che NON li abbia (un famoso psicologo, di cognome Semi se non ricordo male, in un suo manuale riportava che per amare un bambino bisogna affrontare la sua morte ancora prima della sua nascita, una considerazione di stampo psicanalitico); che si ammalino o siano disabili è timore particolarmente diffuso per svariate ragioni anche di natura sociale; direi egualmente tipico il timore di non superare un concorso
Per dirimere la situazione la cosa migliore da fare sarebbe consultare uno Psicologo che possa seguirla in seduta, che sia di persona oppure online; stesso qui su Medicitalia potrà trovare molti specialisti a disposizione
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