35 anni e la sofferenza di essere single e senza amici

Carissimi,
So che, probabilmente, è un argomento trito e ritrito, ma voglio sfogarmi e sentire il vostro parere per trovare pace e luce nella mia sofferenza interiore, che ormai mi porto appresso da troppo tempo.

Ho 35 anni e soffro il mio essere single e senza amici veri: sono una persona estroversa che fa amicizia facilmente, ma non ho occasioni produttive che generino delle opportunità, e piango e mi dispero perché non riesco a trovare una soluzione.

Ho un lavoro serio, affidabile, pagato molto bene, ma lavoro in Smart Working e questo, chiaramente, mi tronca già diverse possibilità.
Sono stato fidanzato per sei anni con una persona che, successivamente, si è scoperto essere pericolosamente problematica perché affetta da disturbo Borderline in maniera davvero seria, con diversi tentativi di suicidio, autolesionismo e molto altro.

Da quando quella storia è finita, ormai sette anni fa, é calato il buio. Ho cercato di innamorarmi diverse altre volte senza successo.

Lo scorso anno pensavo di aver trovato il vero amore della mia vita, ma questa persona mi puniva spesso con il Ghosting, silenzio punitivo, mi manipolava, mi mortificava, mi ha lasciato due volte con un messaggio senza nemmeno guardarmi in faccia, e ha lasciato ferite laceranti dentro di me, complice anche quello che il mio terapeuta mi ricorda essere una dipendenza affettiva che mi distrugge, che mi ammazza, ma la gente non lo capisce, non lo può capire.

Sono solo, vivo da solo, i miei parenti sono tutti molto grandi di età oppure vivono dall'altra parte dell'Italia, e questo va a castrare ulteriormente anche solo la compagnia di un cugino, di un fratello che non ho... E poi i miei amici... Sono tutti molto più piccoli o molto più grandi di me.
Avevo delle persone accanto che mi erano amiche da 13 anni, ma legato com'ero a loro non mi accorgevo di come mi manipolavano per ottenere ciò che volevano... I miei bisogni non erano mai presi in considerazione, e appena mi sono ribellato a questo modo di fare mi hanno abbandonato.
Tutti mi hanno abbandonato e sono solo.

Piango e soffro perché non so come uscirne, non so che fare per conoscere qualcuno, per ampliare i miei orizzonti.
Il mio terapeuta mi racconta che sono tantissime le persone in quella stessa situazione, addirittura lui stesso!

Mi dispiace essermi dilungato... Vorrei ancora amare, avere una donna da sposare, una famiglia, dei bambini, amici per stare insieme... Ma non so che fare per uscire dal loop in cuii trovo, in cui non riesco a staccarmi dal dolore del passato né so come crearmi occasioni utili per conoscere qualcuno, anche solo per non essere più solo.

Mi rimetto anche solo ad un vostro consiglio e parere.
Vorrei avere il coraggio di ripartire da me, di bastarmi da solo, di abbandonare il passato, ma la sofferenza che mi porto dentro rende tutto maledettamente difficile.
Consigliatemi voi, ve ne prego.

Grazie ancora per il tempo che mi dedicherete.
[#1]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
in genere le formule assolutizzanti, "tutti", "sempre" e così via, o non sono rispondenti alla realtà, oppure tornano come boomerang su chi si vede "sempre" abbandonato da "tutti".
Per essere più chiara, ci sono casi in cui occorre ripartire da sé stessi per modificare una situazione che non ci piace.
Come faccio sempre, prima di risponderle ho letto tutte le sue email.
La prima cosa che colpisce è il fatto che lei parli di un suo terapeuta. Quali obiettivi avete stabilito col professionista, e quali tempi vi siete dati per realizzarli? Una psicoterapia non può essere solo di supporto, salvo casi rarissimi che non auguro certo ad un uomo della sua età; o funziona, o il professionista, come recita il nostro codice deontologico, è tenuto ad inviare il paziente ad altri colleghi... sempre che il paziente non sia in grado di decidere da solo.
Veniamo ad altri contenuti delle sue email. Lei ha avuto un problema estetico/funzionale che per quindici anni le ha impedito di sorridere; anche qui, si tratta di un tempo di disagio troppo lungo, ingiustificabile, come ha appreso anche dalla risposta che ha ricevuto su Medicitalia.
Questo problema, associato al suo evidente sottopeso, rimanda ad una sua trascuratezza circa il primo strumento di presentazione al resto del mondo: il nostro aspetto.
Non si tratta di essere degli adoni, ma curati, abbastanza sicuri di noi stessi, generalmente in forma, certamente sì. L'aspetto, in questo senso, è anche il biglietto da visita della nostra mente: dice se ci vogliamo bene o no; dice se ci curiamo dello sguardo che gli altri ci rivolgono, o no.
Lei vive due situazioni sentimentali entrambe negative; a proposito della seconda parla di "una dipendenza affettiva che mi distrugge, che mi ammazza, ma la gente non lo capisce".
Questo le viene detto dal suo terapeuta. Ebbene, avete lavorato su questa dipendenza? Quali passi avete fatto in terapia per superarla?
Ed ecco un'altra affermazione su cui lavorare: "Avevo delle persone accanto che mi erano amiche da 13 anni, ma legato com'ero a loro non mi accorgevo di come mi manipolavano per ottenere ciò che volevano... I miei bisogni non erano mai presi in considerazione, e appena mi sono ribellato a questo modo di fare mi hanno abbandonato".
Difatti, caro utente, non si trattava di ribellarsi, ma di adottare le usuali strategie di adattamento e modifica delle relazioni che un buon terapeuta le ha sicuramente suggerito.
I suoi desideri (degli amici e di una compagna) non troveranno mai realizzazione finché lei non partirà davvero da sé stesso, non con la pretesa assurda e malata di "bastarsi da solo", ma con una reale disponibilità al cambiamento.
Dubito che a questo cambiamento possa essere indirizzato finché si cullerà nell'idea "Il mio terapeuta mi racconta che sono tantissime le persone in quella stessa situazione, addirittura lui stesso!"
Provi a cambiare alcune cose essenziali; già andare in palestra le porterebbe vantaggi, fisici e relazionali.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
Utente
Utente
Rispondo punto per punto alla sua corretta disamina:

- Sono stato in terapia con il professionista dal 2016 al 2021. Adesso ci vediamo a "tratti" più lunghi in quanto lui stesso, come conferma, ha di fatto "esaurito" tutto ciò che poteva aiutarmi.

- Problema estetico funzionale: è stato risolto con opportuna protesi.

- Questione sottopeso: alla data del 24/4 il BMI calcolato dal curante era pari a 18,8 e considerato da lui "normale". (Cito quanto riferitomi, non sono pratico!)

- Dipendenza affettiva: chiaramente, non mi permetterei mai di mettere in gioco una "autodiagnosi", ma mi sono limitato a riferire quanto specificato dal professionista, e su cui abbiamo sicuramente posto l'attenzione, sebbene - logicamente - è impossibile fare più di quanto effettivamente fatto, pur in un'ottica di reale consapevolezza di questa situazione che mi porto dentro praticamente da sempre!

- Questione amicizie: ho ritenuto corretto non tanto far valere le mie ragioni, quanto smetterla di essere parte soccombente e senza alcun diritto nemmeno di scelta e parola, con i risultati, purtroppo, espressi in questo messaggio.

- Infine, la questione palestra: avendo letto la mia cartella sarà a conoscenza della problematica cardiaca - seppure lieve - (che non cito per questioni di privacy) di cui sono affetto e che mi impedisce sforzi prolungati in quanto causa di tachicardia e mancanza di respiro.

Grazie per la sollecitudine nella risposta!
[#3]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
lei ci parla della "sofferenza di essere single e senza amici" fin dal titolo della sua richiesta di consulto; poi però nelle prime righe scrive: "probabilmente, è un argomento trito e ritrito, ma voglio sfogarmi e sentire il vostro parere per trovare pace e luce nella mia sofferenza interiore".
Ora, un professionista della psiche ha come obiettivo quello di offrire soluzioni, non quello di raccogliere sfoghi e dare pacche sulle spalle confessando di essere a sua volta solo e sfortunato, e questo per due ragioni semplicissime: la prima è che sarebbe scorretto farsi pagare per un'attività che potrebbe fare anche un amico compassionevole; la seconda è che il professionista ha studiato il funzionamento della psiche, e il suo compito è aiutare a trovare delle soluzioni per ciò che il paziente vive come disfunzionale.
In genere i più forti ostacoli ad attuare queste soluzioni sono il paziente stesso e la sua famiglia, realmente vicina oppure onnipresente nella sua memoria con prescrizioni e divieti.
La ragione per cui esistono queste 'resistenze' e i vari 'meccanismi di difesa' che si oppongono in lei al cambiamento, non è opportuno scriverla qui, specie perché lei ha un suo curante che di certo glielo ha già detto. Che però la resistenza in lei sia presente, e dura come il granito, si evidenzia in tutte le sue email.
Prendiamo solo la sua ultima risposta, dove dice del suo psicologo: "lui stesso, come conferma, ha di fatto "esaurito" tutto ciò che poteva aiutarmi".
Ma stiamo parlando di un professionista? Non ha più strumenti, dopo cinque anni di terapia senza esito, e tuttavia continua a riceverla in studio?
Della dipendenza affettiva dice che su questo disturbo "abbiamo sicuramente posto l'attenzione, sebbene - logicamente - è impossibile fare più di quanto effettivamente fatto".
Ma davvero sta dicendo a degli psicologi che la dipendenza affettiva non si cura? E crede che possano accettare le sue conclusioni?
Sul problema estetico-funzionale vede bene che la sua 'certezza' durata ben quindici anni era frutto di paure e pregiudizi, né più né meno di come lo è il suo disturbo cardiaco di lievissima entità (mi chiedo tra l'altro se sia stato confermato coi moderni strumenti diagnostici) che le impedirebbe "sforzi prolungati".
Glielo ha detto un cardiologo? E considera uno sforzo eccessivo quel po' di attività che serve a migliorare l'appetito e a tonificare i muscoli, usualmente prescritta anche ai cardiopatici veri?
Infine, un BMI di 18,8 indica proprio il sottopeso, come il curante le ha certo detto, alzando le mani, immagino, davanti alle sue proteste di essere stato sempre così e di non voler cambiare... come avrà sempre fatto anche il suo psicologo.
Questa resistenza ad adottare punti di vista e comportamenti alternativi a quelli per lei abituali, anche se le hanno provocato i disagi che lei stesso lamenta, è poi evidente in quello che ci dice delle sue amicizie troncate: "ho ritenuto corretto non tanto far valere le mie ragioni, quanto smetterla di essere parte soccombente e senza alcun diritto nemmeno di scelta e parola".
Ossia, lei ancora ritiene di aver fatto bene ad agire secondo una condotta o passiva o di rottura, tutto o niente; non vuole accettare che esiste anche l'assertività e non vuole imparare ad esercitarla.
Infine prendiamo una stralcio della sua prima email: "Ho 35 anni e soffro il mio essere single e senza amici veri: sono una persona estroversa che fa amicizia facilmente, ma non ho occasioni produttive che generino delle opportunità, e piango e mi dispero perché non riesco a trovare una soluzione".
Cominci a verificare la contraddizione tra il non avere amici e il fare amicizia facilmente, per valutare poi le numerose occasioni dove si possono incontrare amici, e partner: facoltà universitarie e master - palestre e centri sportivi - associazioni che promuovono gite culturali e visite d'arte - centri di volontariato dediti ad anziani, bambini, cani e gatti - viaggi organizzati, solo per citarle le prime che mi vengono in mente.
Come vede eludo i social, non perché non li riconosca come 'luoghi d'incontro', ma perché immagino li abbia già frequentati e li abbia scartati.
Allora: è lei che è stato deluso da tutti gli incontri? O lei ha deluso i suoi interlocutori?
Ad un bravo terapeuta spetta l'ardua sentenza, ma solo se lei sarà disponibile a mettersi in discussione.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#4]
Utente
Utente
Rispondo punto per punto:

- Lungi da me richiedere "pacche sulla spalla virtuali", anche perché sarebbe oltremodo riduttivo farlo tramite un monitor, pur con la consapevolezza di un argomento che può essere stato trattato più volte ma che può aprire ad interessanti spazi di confronto e idee e spunti produttivi!

- Questione del professionista: parlare di "sentimenti" (sebbene contestualizzato nella sua risposta) è fuorviante, e credo sia corretto - da parte del collega - non distruggere un rapporto terapeutico portato avanti insieme ma, al contrario, seguire le evoluzioni a distanza di tempo e, nel caso, sentire un parere, confrontarsi, parlarne! Non vedo nulla di "disfunzionale" in questo comportamento, ma lungi da me minimamente mettere in discussione quanto lei stessa suggerisce, sia ben chiaro!

- Questione dipendenza affettiva: con i limiti della Comunicazione Mediata dal Computer, non fraintendiamo le mie parole, in quanto non è mai uscito ne dalle mie dita ne dal mio cervello l'intento di far passare il messaggio che la dipendenza affettiva non si cura. Di certo, un comportamento radicato in quasi 36 anni, figlio del vissuto e delle esperienze, non è certo eradicabile in maniera semplice, e su questo sono certo che ne converrà!

- Il disturbo cardiaco è confermato da esami che ne confermano la presenza in data 24 Aprile ore 10:18 tramite Ecocardiogramma ed Ecocolordoppler più esame oggettivo.

- Quanto al curante che mi conferma che un BMI di 18,8 non è da considerarsi sottopeso o preoccupante, credo che debba ritenersi fortunata dell'anonimato che contraddistingue gli account utenti, altrimenti non credo che il collega possa sentirsi felice del vedersi additato come incompetente! :-D La prego, davvero, di non cadere nel bias di interpretazioni oggettive e fantasiose che non trovano riscontro nella realtà, non soltanto perché frutto - come lei stessa scrive - della sua stessa immaginazione, ma anche perché andrebberop a sminuire il lavoro di non uno ma bensì due professionisti, oltre a giudicare me attraverso comportamenti che non ho messo in atto. Credo sia leggermente pretenzioso, da parte sua, immaginare una scena che non si è realizzata, o sbaglio?

- Infine, credo che non sia perseguibile la strada di un'amicizia fatta di opportunismo ed abuso, fatta di mancanza di rispetto delle necessità altrui e di ogni minima possibilità anche solo di organizzare eventi ed uscite sociali che possano andar bene a tutti. Lei ginuge alla conclusione che trattasi di linea passivo aggressiva. Io credo, invece, che laddove si tocchino nervi scoperti, la reazione della maggior parte della gente è farsi ragione scappando. Ed anche nel caso di specie non se ne è fatto a meno.

Grazie per gli spunti di riflessione e discussione!
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Caro utente,
noi non siamo qui per confutare opinioni tanto radicate quanto false, ma per fornire un'ottica più favorevole al benessere del paziente, nella misura in cui sia intenzionato ad accoglierla.
Non mi sembra che questo sia il suo caso. Cito soltanto quest'affermazione: "un comportamento radicato in quasi 36 anni, figlio del vissuto e delle esperienze, non è certo eradicabile in maniera semplice".
Be', in cinque anni di terapia la dipendenza affettiva si risolve, caro utente. Specie in un uomo di soli trentasei anni.
Significativamente, delle molte strategie di incontro che le propongo, non ne prende in considerazione nemmeno una, così come non dice se il cardiologo ha considerato tanto limitante il suo difetto cardiaco da farle rinunciare a tutti gli esercizi.
Rimane l'ovvia considerazione che la vita è sua, e peggiorarla o non lasciarla fiorire non sarà la rivalsa che forse auspica contro quello che non è andato nel verso giusto.
Vedo che per ora non ha più bisogno di noi, e chiudo il consulto, augurandole il meglio.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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