Un loop senza fine: doc o verità?

Buon pomeriggio,
Sono una ragazza di 26 anni, appena laureata.

Mi ritrovo di nuovo ad affrontare una domanda che mi ha causato ansia e stress in passato: e se fossi lesbica?
La prima volta è stato nel 2018, in un periodo orrendo, accompagnata da altri pensieri di natura sessuale (decisamente peggiori) e religiosa.
Non è stato il mio primo episodio del genere: ricordavo infatti di aver provato un'ansia simile durata per mesi intorno ai 9/10 anni, inerente la paura della morte.

L'ansia era insopportabile, avevo la sensazione che il mio cervello si fosse in qualche modo STORTO! Mi sembrava di guardare il mondo al contrario ed ero bombardata di immagini intrusive e pensieri che cercavo di scacciare in ogni modo e che mi facevano stare malissimo, focalizzati su qualsiasi donna (anche membri della mia famiglia).
All'epoca ero fidanzata con un ragazzo con cui la vita sessuale era scarsa e poco soddisfacente, non per mia scelta, e mi ero precedentemente ritrovata a passare una fase in cui mi paragonavo costantemente alle altre ragazze, ritenendomi bruttissima.
In terapia capii di doverlo lasciare e così fu.

Successivamente, fine 2019, ho incontrato il mio ragazzo attuale, e dopo l'incertezza iniziale da parte mia (un classico!) mi sono innamorata, e tanto.
Dopo qualche mese, poco prima del lockdown del 2020, mi ritornò all'improvviso quest'ansia perchè nonostante facessimo l'amore non ero ancora riuscita a raggiungere l'orgasmo.

Panico! Angoscia! Impulsi improvvisi mai provati in vita mia, fino a quando non mi ossessionai per tutta la durata del lockdown pensando di avere una disforia di genere e di essere in qualche modo un uomo in un corpo di donna.
In questo caso però, la cosa che mi spaventava maggiormente era il fatto che alcuni pensieri sembrava non mi facessero più ribrezzo, ma nei momenti di ansia mi provocavano reazioni fisiologiche.

Ero spaventata, sicura di dover lasciare il mio ragazzo, ma rivedendolo a fine lockdown mi ritrovai più innamorata di prima, contro ogni aspettativa.
La nostra vita sessuale è decisamente migliorata, ma ad oggi non sono mai riuscita ad avere l'orgasmo con lui.
Il pensiero di essere lesbica tornava sporadicamente, così come altri, ma riuscivo a scacciarlo.

Nell'ultimo anno sono stata impegnata con gli ultimi esami e lui si è spostato per lavoro.
Ho avuto una cotta per un altro ragazzo (e ridevo pensando di aver creduto di essere lesbica, mi sembrava assurdo), poi un giorno mi sono ritrovata a cascare di nuovo in questo DOC dopo la laurea, con la differenza che adesso sono angosciata ma mi sembra che questi pensieri mi eccitino davvero! Contestualmente sembra siano scomparse le attrazioni per gli uomini in generale e ho paura di dover in qualche modo accettare questa mia 'verità'.

Sono seguita da una psicologa che è convinta che sia solo DOC, ma... a me invece sembra davvero che stavolta tutto punti verso l'altra direzione, e sto malissimo.

Vi ringrazio per l'attenzione, davvero.
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Dr.ssa Mariateresa Di Taranto Psicologo 190 19
Gentile utente,

comprendo quanto l'angoscia di tale dubbio possa essere insopportabile, come possa stringerla con forza nella sua morsa e non lasciarle scampo.
In questo momento per lei è difficile guardare oltre tale angoscia, probabilmente vuole solo cercare una risposta che la plachi, che metta a tacere definitivamente i suoi dubbi, ma le sembra impossibile trovarla. E' proprio questa una delle caratteristiche che rende il Doc così subdolo ed insidioso. Vorrei precisare che non è possibile fare diagnosi online, ma che da quanto descrive, dalla pervasività delle sue ossessioni, dalla continuità delle stesse e da come esse si siano ancorate nel tempo prima alla paura della morte, poi alla paura di essere omosessuale, sembrerebbe trattarsi di Doc e infatti anche la sua psicologa ritiene ciò.

E' stata acutissima nel rilevare che si è ritrovata a "cascare" nella trappola del Doc; può provare ad utilizzare questa sua acutezza non tentando di scacciare via le immagini intrusive e sgradevoli, ma accettandole come il frutto della sua mente, delle sue emozioni, dei suoi pensieri. Infatti, probabilmente è proprio questo suo costante tentativo di allontanarle a rafforzarle. So che sembra impossibile, o comunque estremamente difficile, dover accettare, accogliere in sé qualcosa che la spaventa così tanto e dalla quale vorrebbe allontanarsi il più possibile.
Purtroppo però, lei sta combattendo una battaglia con un nemico molto più forte di lei: la sua mente, (e alle regole che questa le ha imposto), che ha accesso alle sue paure più tormentate, ai suoi dolori più sconfessati, quelli che lei non vorrebbe confidare neanche a sé stessa.
Non ha molti mezzi per combattere in questa battaglia, ma in compenso le si può sottrarre, cercare di prendere le distanze da tali immagini, ricordandosi di quando esse erano inesistenti nella sua mente e di quando lei rideva delle stesse.
In tal senso ha un grande potere, non è inerme come a volte sente di essere.

Per quanto riguarda l'eccitazione che avverte rispetto a tali pensieri così come la scomparsa dell'eccitazione rispetto agli uomini, credo che le emozioni siano sfumate, inafferrabili; difficilmente si lasciano includere in una sola categoria. Si confondono l'una con l'altra, si mescolano, soprattutto sullo sfondo del dubbio, dell'incertezza e del tormento. Infatti è difficile provare eccitazione quando si è terrorizzati di non provarla.

La sua convinzione di dover "accettare questa verità" sembra sopraggiungere nei momenti in cui, rispetto ad essa, lei è forse sfinita, stanca di combattere, di aver paura, di tentare di evitare quello che sullo sfondo della paura le si presenta come l'inevitabile. Forse in alcuni momenti, sentendosi ridotta all'estremo delle forze e con poche speranze per proseguire, preferirebbe quasi abbandonarsi alla minaccia di un dolore certo, costituito dalla concretizzazione di questa sua paura, piuttosto che vivere nell'attesa e nell'evitamento dello stesso, percependo che per quanto lei provi a distanziarsi, esso è sempre dietro di lei, incombe su di lei e sulla sua vita.
A volte, infatti, un dolore certo può essere più tollerabile di uno incerto, in quanto mentre il primo infonde la tranquillità della rassegnazione, il secondo condanna ad uno stato di continua inquietudine.

Tuttavia lei è più forte di quanto pensa, e sicuramente più ricca di risorse, potenzialità, bellezze, altro che non sia il Doc. Infatti si è rivolta ad una psicologa e forse anche con il suo aiuto, ma non solo, ha svelato alcuni meccanismi sottostanti del Doc. Se da un lato lei è il Doc, nel senso che esso origina da suoi tormenti interiori intimi e profondi, dall'altro, lei non è solo il Doc, ma tanto altro. E' una ragazza che si è appena laureata in medicina, che ha una vita e un mondo che le appartengono in tutte le loro conquiste, bellezze, sogni, possibilità.

Prosegua con fiducia il suo percorso psicologico e la sua vita.

Auguri di cuore.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it

[#2]
Utente
Utente
Gentilissima Dott.ssa Di Taranto,
La ringrazio per la celere risposta, e soprattutto per l'incoraggiamento!
Non le nascondo che, leggendo le sue parole, mi sono commossa. Questo soprattutto in merito al passaggio in cui dice 'un dolore certo può essere più tollerabile di uno incerto'.
E infatti oggi sono parecchio combattuta in merito al fatto che sia o meno un doc proprio perchè le immagini intrusive questa volta sono state sostituite da mie costanti rimuginazioni! Non si tratta più di pensieri incontrollati che cerco di scacciare, ma di immagini e fantasie che provo ad evocare volontariamente proprio per ottenere LA risposta definitiva (ed è per questo che sono ancora più confusa proprio in merito a questa 'eccitazione', che non avevo mai notato prima e che onestamente non mi fa piacere...anzi, mi stressa parecchio!), proprio per non dover avere più a che fare con questa situazione in futuro.

Ma mi rendo conto che, se non fosse un meccanismo disturbato e disturbante, molto probabilmente non sarei qui a scrivere in questo momento!
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Dr.ssa Mariateresa Di Taranto Psicologo 190 19
Gentile utente,

la sua più che commozione mi sembra una profonda inquietudine che aspira alla tregua, legittimamente.
Tale dolore appare certo proprio in virtù della sua paura e non perché lo sia in realtà; anche io da quello che lei descrive credo che si tratti di Doc.
Ritengo inoltre che sarebbe meglio non fornirle delle rassicurazioni a riguardo, per quanto lei aneli ad esse disperatamente e comprensibilmente. Infatti, è difficile raggiungere "LA risposta definitiva", perché probabilmente qualsiasi risposta ottenuta si affaccerà ineluttabilmente su un'altra nuova ed angosciante domanda. La verità è che dovrebbe smettere di farsi domande e cercare risposte. Cerchi in qualche angolo dentro di lei qualche barlume di consapevolezza e lucidità di cui sicuramente è in possesso, per distaccarsi da tale meccanismo e riconoscerne l'inganno e la trappola. Si ricordi di quando rideva di questa ossessione e provi, anche se è difficile, a riderci ancora.

Le "rimuginazioni" sono un'altra caratteristica del Doc, così come il dubbio che si palesa a tratti come una convinzione che non si tratti di Doc e il tentativo di evocare volontariamente immagini per attenuare l'ansia. (queste sono le compulsioni, tipiche del Doc).
Per questo le suggerivo di smettere di combattere con il suo Doc, perché esso, originando dalla sua mente, ha accesso alle sue paura più profonde, come quella di essere omosessuale. Per lei sarà difficile vincere in questo combattimento stando alle regole che ha dettato la sua mente, dalla quale provengono tutti i suoi pensieri, le sue emozioni e i suoi vissuti. Non può ingannare la sua mente; però può vincere rinunciando a combattere, svelando il meccanismo del suo presunto e (quasi certo) disturbo e trovando la forza per restare al di quà di esso, senza lasciarvisi risucchiare.

Le confesso che a volte gli psicologi hanno difficoltà nel supporto psicologico o nel trattamento di pazienti affetti da Doc, in quanto si muovono tra il non poter e non dover fornire rassicurazioni e il desiderio di farlo, di fronte alle loro sofferte richieste delle stesse, per alleviare un po' di quella loro angoscia. E' come camminare in bilico, facendosi guidare dal sapere professionale, ma anche dalla stessa sensibilità e dal cuore, sbilanciandosi ora verso un lato, ora verso l'altro.

Oltre a ciò, credo che per lei la paura della morte e quella dell'omosessualità si incontrino in un punto di giuntura, che è la paura della fine, la fine di tutto. La morte infatti è la fine della vita, la caduta dell'esistenza; l'omosessualità, in un senso più sottile, è forse per lei la caduta delle sue certezze, o di quello che ha sempre pensato o desiderato essere. E' forse la perdita di sé stessa e della vita che ha cercato con impegno di costruirsi. Sia l'una che l'altra, a modo loro, conducono forse nel punto di non ritorno, in quel punto cioè dal quale lei teme che non si possa tornare indietro, in un caso ad essere vivi, nell'altro ad essere felici.

Provi infatti a domandarsi cosa significherebbe per lei scoprire di essere omosessuale. E provi soprattutto a fare in modo che questa sia l'ultima domanda. Sicuramente non riuscirà a non farsene altre subito, però pian piano, forse con l'aiuto della psicologa e della sua consapevolezza, saprà quanto meno in quale direzione andare e in quale non andare e forse le domande divenendo meno impellenti smetteranno di logorarla.
L'eccitazione è probabilmente il frutto del convincimento di essere eccitata nel guardare le donne, che va di pari passo alla paura di non provare attrazione per gli uomini.
Guardi poi alla sua frase conclusiva, che proviene dalla sua consapevolezza e che condivido. E' sicuramente vero infatti che se non fosse un meccanismo disturbante non sarebbe qui a scrivere.

Nel frattempo provi a concentrarsi sul bello della sua vita, su ciò che le piace, sui suoi affetti, i suoi progetti, i suoi sogni e chissà quanto altro.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it

[#4]
Utente
Utente
Buonasera, e chiedo scusa per l’ulteriore disturbo
È possibile che dopo quasi un mese dal mio consulto la situazione sia cambiata in peggio? Mi spiego.
Ho rivisto il mio ragazzo una ventina di giorni fa (siamo a distanza) e una volta confermato il fatto che mi piaccia ancora baciarlo è subentrata una seconda angoscia, tempo 10 minuti: è un problema emotivo, sono gli uomini a non attrarti psicologicamente’.
Ed è successo che da allora sono rimasta fissata sul fatto che solo con una donna mi sentirei totalmente capita e compresa, come se i sentimenti che ho provato in tutta la mia vita per gli uomini non fossero stati veri. Il punto è che se prima infatti la mia angoscia (è giusto chiamarla così se non ho più ansia?) si fossilizzava su un piano sessuale, ora è passata più su quello emotivo.

Sono quindi in una fase in cui l’immagine del sesso con un’altra donna non mi eccita e sconvolge più come prima, ma è come se fossi passata a considerare un piano più emotivo della cosa. Quindi il tutto si è concentrato sul fatto che con un uomo non posso essere felice, sul fatto che quasi sempre mi sono messa in competizione con loro da un punto di vista intellettuale e da allora ogni volta che penso al mio ragazzo o a uomini in generale mi viene ansia! Ma ansia vera, con tanto di mal di pancia e doloretti in vari punti del corpo. Se mi immagino con una donna invece mi sento più calma. Può essere possibile?
È come se i miei pensieri (e le mie sensazioni???) avessero fatto un giro di 180* e stessi davvero prendendo consapevolezza di avere un altro orientamento, o di averlo sempre avuto e non essermene mai accorta.

Inoltre in questo periodo vivo un’invidia allucinante nei confronti delle altre donne, mista a paura di desiderarle. Mi fossilizzo sul fatto che non riuscirò mai ad essere davvero come loro’, dando seguito ad ansie varie sul mio futuro considerato il fatto che sono grande e dovrei banalmente crescere. Ho paura di restare fossilizzata. Mi sono sempre immaginata sposata, con figli, e adesso tutto questo mi procura ANSIA.
Sono in trappola.

In soldoni, la domanda è: può un doc avere un decorso del genere e portarmi sull’orlo della rassegnazione e dell’accettazione di essere sempre stata lesbica?
Perché a me onestamente sembra più una presa di coscienza
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Dr.ssa Mariateresa Di Taranto Psicologo 190 19
Gentile utente,

non disturba affatto. Quello che descrive sembra proprio il decorso del Doc. Secondo me le sue paure col tempo potrebbero essersi placate, in quanto lei è forse riuscita a scorgere l'irragionevolezza dietro le stesse, a smascherarne il meccanismo sottostante, l'inganno e la trappola che le tendevano, o vi si è semplicemente abituata, imparando a conviverci. Quindi essendo riuscita a ridurre il potere lesivo delle sue paure, il Doc ne ha escogitate altre, che a lei sembrano puntualmente peggiori o più credibili rispetto alle precedenti.
Quindi prima era terrorizzata rispetto all'idea di provare eccitazione al pensiero di fare sesso con una donna, adesso che ha smascherato l'irragionevolezza o si è abituata a tale paura, la stessa si è legata al desiderare una donna dal punto di vista emotivo.
E' possibile che col tempo le paure muteranno ancora. E più lei diverrà brava a neutralizzare il meccanismo patogeno sottostante, più queste diverranno credibili e abili nell'insinuarsi nelle pieghe più nascoste della sua intimità.

Alla sua domanda ho già risposto nel primo consulto, nel quale le ho scritto che in alcuni momenti, stanca di dover lottare contro questa sua paura, preferirebbe quasi abbandonarsi alla minaccia di (quello che le appare come) un dolore certo, per chiudere i conti con esso e smettere di aver paura, smettere di combattere. Comunque non può essere la paura di essere omosessuale che induce a "una presa di coscienza"; o lo si è o non lo si è.

Pensi ora a come le faceva paura il pensiero di essere attratta sessualmente da una donna. Ora le sembra così distante ma solo fino a un mese fa circa la tormentava, non le dava tregua. Adesso si sta verificando la stessa cosa. Si distanzi da ciò, smetta di combattere col suo Doc e si focalizzi sul bello della sua vita; cerchi di scovarlo ovunque. Si dia questo come obiettivo e intanto prosegua il percorso psicologico affrontando tali questioni in seduta.

Cordiali Saluti.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it

[#6]
Utente
Utente
Gentilissima Dott.ssa,
La ringrazio per la gentilezza, ancora una volta.
Spero di portare presto (o tardi che sia) buone nuove.
Buona serata!