Ipocondria

Gentili Dottori,
sono una ragazza di 26 anni e fino a tre anni fa ho condotto una vita del tutto normale come tanti miei coetanei.

A Gennaio del 2021 però, il mio ragazzo si è ammalato di tumore al testicolo, ha fatto le chemioterapie per diversi mesi, è stato davvero male e io ho scoperto cosa significa vedere la sofferenza e la paura di morire negli occhi di una persona giovane, in quanto all’epoca aveva 25 anni.
Oggi sta bene, è guarito da quella malattia, ma io sono entrata in un vortice negativo che tutt’ora segna la mia tranquillità e la mia salute mentale.
In quanto quell’evento negativo non è stato l’unico che ho vissuto e visto con i miei occhi, in quanto dopo qualche mese dalle fine delle terapie del mio ragazzo, mi hanno proposto un lavoro (che ho portato avanti un anno intero) negli uffici di un ospedale oncologico.
Ho accettato di buon grado questo lavoro all’inizio, in quanto mi sentivo che se quell’occasione era capitata proprio a me e soprattutto in quel periodo così particolare era come un segno del destino.
Purtroppo il mio stato mentale era molto labile e da lì ho incominciato a stare male psicologicamente, se prima i miei pensieri erano focalizzati solo e unicamente sulla guarigione del mio ragazzo, da quando ho iniziato quell’esperienza lavorativa non facevo altro che immedesimarmi nelle persone che vedevo quotidianamente soffrire e stare male.
Ad oggi che ho cambiato lavoro, ho ancora dei problemi a gestire l’ansia e l’ipocondria nel fare più controlli medici possibili.
Recentemente mi è stato diagnosticato un fibroadenoma al seno ma per averne la certezza ho dovuto fare un ago aspirato che mi ha letteralmente destabilizzato in quanto certi esami li correlavo solo a cose drammatiche, vista la mia esperienza personale e lavorativa.

Vorrei sapere un vostro parere sulla situazione, in famiglia non ne parlo molto in quanto i miei genitori sembrano arginare la situazione, visto che ad oggi il mio ragazzo sta bene e allo stesso tempo ho cambiato lavoro, secondo loro non c’è più motivo per crogiolarsi nella negatività che ha caratterizzato la mia vita negli ultimi anni e che dovrei tornare a vivere una vita serena come tanti miei coetanei. Io però sento che quella di prima non potrò mai più esserlo dopo ciò che ho vissuto, ma allo stesso tempo vorrei uscirne da questa situazione e tornare a vivere una vita quantomeno più normale’ e serena.

Grazie mille.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

" Crogiolarsi nella negatività " dicono i suoi familiari.
E non immaginano quali profonde ferite portano nell'animo malattie gravi quali quelle oncologiche. Esse evocano la morte, la finitezza della vita, la perdita delle persone amate, l'amputazione del corpo.
Ciò risulta tanto più grave quando la persona è giovane; quando ancora non ha ancora affrontato quel determinante *giro di boa* che equivale alla consapevolezza che la vita ha un termine. E' una presa d'atto (realistica ma triste) che avviene attorno ai 40 anni, "nel mezzo del cammin di nostra vita". Se avviene prima la persona non ha ancora le energie sufficienti per .. accettare la dura realtà.

Non deve meravigliare che la concomitanza di aspetti personali e professionali abbia acuito la sua sensibilità. Ed è altrettanto ovvio - per noi Psy - che tali ferite non spariscano, o cicatrizzino magicamente, al cessare delle situazioni che le hanno provocate.

Se è vero che Lei "non tornerà più quella di prima" dal punto di vista esistenziale,
è altrettanto vero che l'ipocondria può essere curata e guarire.
E' però necessario seguire un percorso psicologico ad hoc, con una Psicologa che sia anche Psicoterapeuta. Non temporeggi al riguardo: la cronicizzazione rende più lenta la guarigione.

Per qualsiasi ulteriore informazione o sua replica, noi siamo qui.

Carissimi saluti.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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