Ansia sociale o possibile disturbo ossessivo compulsivo/comportamentale ?
Gentili dottori vorrei sottoporre alla vostra attenzione una questione che da parecchio tempo mi crea disagio e agitazione (mentale)
(Sto scrivendo in uno stato emotivo non particolarmente sereno o positivo)
Per farla breve (ma non troppo) non sono mai stato particolarmente a mio agio nelle situazioni sociali e nelle interazioni interpersonali, conservando quasi sempre una certa dose di ansia e insicurezza che oscillando a periodi ( in base al mio stato d'animo o umore) a volte era poco presente, mentre in altre situazioni più marcata, ma comunque 'latente'.
La questione è che mi capita sempre più spesso di restare in "ipervigillanza" durante le interazioni e mentre parlo in pratica è come se ci fosse una terza persona (giudice interiore?) che sta ad osservare tutto il linguaggio para/verbale; come parlo, il tono di voce, le mie espressioni facciali, se sono fluido e sciolto in ciò che dico, quanto tempo mantengo il contatto visivo, (spesso mi ritrovo a distogliere lo sguardo e a non guardare troppo tempo fisso negli occhi altrui...è come "se partisse un Timer" nel momento in cui poso lo sguardo, e questo è ancora più accentuato nel caso in cui l'interazione è con una ragazza/donna) e allo stesso tempo rimango troppo concentrato sulle espressioni facciali dell'altro/a e sui FEEDBACK.
Succede che invece di dare attenzione al contenuto della conversazione e reagire di conseguenza in modo spontaneo e naturale ad un certo punto è come se recitassi un copione... (se rendo l'idea).
Infatti a volte, mentre ascolto o replico alla conversazione e devo per forza guardare la persona davanti, mi accorgo di ritrovarmi a "fissarla" non sapendo dove guardare di preciso (se in mezzo agli occhi, o in un occhio solo) e può farmi distrarre da ciò che si sta dicendo, quindi mi ritrovo con espressioni facciali seriose, che potrebbero causare perplessità all'interlocutore (almeno secondo me).
Tutto questo monitorare in modo inconscio e automatico mi fa stancare mentalmente e in questi frangenti non raramente mi sento come se conversassi in modo 'retorico', senza il normale impulso o il piacere di farlo.
Queste "fisime" poi, come è facile immaginare creano davvero un effetto negativo, come un irrigidimento espressivo sia della mimica facciale che della voce che poi mi fa temere le conversazioni successive o mi fa evitare addirittura le suddette persone perché penso abbiano notato questo mio disagio e nel rivederle potrei sentirmi ancora più a disagio, il ché potrebbe portarmi a "performare" ancora peggio le volte successive, almeno mentalmente e a farmi stancare prima.
Insomma, diventa una spirale paradossale che si autoalimenta.
Internamente poi non sto bene, rimango agitato, triste e ansioso (da fuori può non trasparire molto) e per smaltire questo stato d'animo passano anche settimane.
L'autostima ne risente.
Tutto ciò nei casi peggiori, ma di solito cerco di "scordarmi" e di rimanere nel FLUSSO del presente.
Può essere un D.O.C?
(Sto scrivendo in uno stato emotivo non particolarmente sereno o positivo)
Per farla breve (ma non troppo) non sono mai stato particolarmente a mio agio nelle situazioni sociali e nelle interazioni interpersonali, conservando quasi sempre una certa dose di ansia e insicurezza che oscillando a periodi ( in base al mio stato d'animo o umore) a volte era poco presente, mentre in altre situazioni più marcata, ma comunque 'latente'.
La questione è che mi capita sempre più spesso di restare in "ipervigillanza" durante le interazioni e mentre parlo in pratica è come se ci fosse una terza persona (giudice interiore?) che sta ad osservare tutto il linguaggio para/verbale; come parlo, il tono di voce, le mie espressioni facciali, se sono fluido e sciolto in ciò che dico, quanto tempo mantengo il contatto visivo, (spesso mi ritrovo a distogliere lo sguardo e a non guardare troppo tempo fisso negli occhi altrui...è come "se partisse un Timer" nel momento in cui poso lo sguardo, e questo è ancora più accentuato nel caso in cui l'interazione è con una ragazza/donna) e allo stesso tempo rimango troppo concentrato sulle espressioni facciali dell'altro/a e sui FEEDBACK.
Succede che invece di dare attenzione al contenuto della conversazione e reagire di conseguenza in modo spontaneo e naturale ad un certo punto è come se recitassi un copione... (se rendo l'idea).
Infatti a volte, mentre ascolto o replico alla conversazione e devo per forza guardare la persona davanti, mi accorgo di ritrovarmi a "fissarla" non sapendo dove guardare di preciso (se in mezzo agli occhi, o in un occhio solo) e può farmi distrarre da ciò che si sta dicendo, quindi mi ritrovo con espressioni facciali seriose, che potrebbero causare perplessità all'interlocutore (almeno secondo me).
Tutto questo monitorare in modo inconscio e automatico mi fa stancare mentalmente e in questi frangenti non raramente mi sento come se conversassi in modo 'retorico', senza il normale impulso o il piacere di farlo.
Queste "fisime" poi, come è facile immaginare creano davvero un effetto negativo, come un irrigidimento espressivo sia della mimica facciale che della voce che poi mi fa temere le conversazioni successive o mi fa evitare addirittura le suddette persone perché penso abbiano notato questo mio disagio e nel rivederle potrei sentirmi ancora più a disagio, il ché potrebbe portarmi a "performare" ancora peggio le volte successive, almeno mentalmente e a farmi stancare prima.
Insomma, diventa una spirale paradossale che si autoalimenta.
Internamente poi non sto bene, rimango agitato, triste e ansioso (da fuori può non trasparire molto) e per smaltire questo stato d'animo passano anche settimane.
L'autostima ne risente.
Tutto ciò nei casi peggiori, ma di solito cerco di "scordarmi" e di rimanere nel FLUSSO del presente.
Può essere un D.O.C?
[#1]
Gentile utente,
lei ci chiede
- se i problemi da lei esposti possono configurare un D.O.C.
- e se siano da attribuire ad "Ansia sociale o possibile disturbo ossessivo compulsivo/ comportamentale?"(titolo)
Ma, come ripetiamo sempre, online non è possibile in alcun modo fare una diagnosi, tanto meno una diagnosi differenziale.
Piuttosto porrei l'attenzione sulla sua situazione di malessere: sia nella relazione, ma anche negli stati d'animo, "..agitato e triste e ansioso".
Considerata la sua età ormai adulta, perché non pensare di prendersi cura di sé in modo da poter affrontare una vita di relazione con maggiore serenità?
Oppure Lei è già seguito attraverso una psicoterapia?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti.
lei ci chiede
- se i problemi da lei esposti possono configurare un D.O.C.
- e se siano da attribuire ad "Ansia sociale o possibile disturbo ossessivo compulsivo/ comportamentale?"(titolo)
Ma, come ripetiamo sempre, online non è possibile in alcun modo fare una diagnosi, tanto meno una diagnosi differenziale.
Piuttosto porrei l'attenzione sulla sua situazione di malessere: sia nella relazione, ma anche negli stati d'animo, "..agitato e triste e ansioso".
Considerata la sua età ormai adulta, perché non pensare di prendersi cura di sé in modo da poter affrontare una vita di relazione con maggiore serenità?
Oppure Lei è già seguito attraverso una psicoterapia?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Buonasera Dottoressa, la ringrazio per la risposta.
Comprendo che senza conoscere la persona di presenza sia per voi difficile pronunciarvi in modo certo su qualcosa o fare altre considerazioni.
A me intanto poteva bastare qualcosa di indicativo, così per avere intanto qualche idea un po' più inquadrata su questa mia tendenza (controproducente) all'auto osservazione e vigilanza continua.
Per quanto riguarda il mio malessere e i miei stati d'animo, si..sarebbe sicuramente meglio che seguissi il suo consiglio decidendo di confrontarmi con uno psicoterapeuta, magari della mia zona, ma continuavo a rimandare. (E questo credo faccia parte anche del mio "stile evitante")
Ho 31 anni si, e sono teoricamente nell'età adulta, ma non potrei dire di avere l'esperienza di un 30enne medio qualunque, infatti tendo a sentirmene qualcuno in meno e ad identificarmi in una fascia d'età più giovane, e anche fisicamente, -almeno per ora- ne dimostro meno (confermato da più persone)
In passato dai 19 ai 20 anni circa sono stato seguito da uno psicologo psicoterapeuta con orientamento cognitivo-comportamentale e ci andavo una volta ogni 2 settimane, è stata un'esperienza e un confronto che mi ha sicuramente giovato, parlavamo un po' di tutto lui era competente e preparato nel suo lavoro, ed era un confronto per me stimolante, poi mi informavo anche sulla psicologia in generale e ponevo domande a lui su varie tematiche, anche filosofiche, religiose ed esistenziali.
Ma dopo un certo periodo decisi di interrompere e non sono più andato. Comunque anche a causa mia che non seguivo più di tanto le indicazioni date, (riguardo l'ansia sociale), non è stata una cosa risolutiva. Anche perché non so quanto la mia indole possa cambiare ..
Negli anni a seguire sono diventato più schivo e non particolarmente avvezzo alla socialità, tendenzialmente più isolato e più evitante. Fino ad oggi.
Ciò non vuol dire che le relazioni sociali non mi piacciano o che non mi trovi mai a mio agio in situazioni sociali, ci sono situazioni in cui non ho problemi e poi mi piace venire coinvolto, entro una certa soglia di controllo..ma per tutte una serie di dinamiche (mie interne) che sembrano ancora pesarmi a livello energetico, tendo ad evitare o limitare le interazioni per mantenere un buon equilibrio e anche per le questioni descritte nel primo post.
Comprendo che senza conoscere la persona di presenza sia per voi difficile pronunciarvi in modo certo su qualcosa o fare altre considerazioni.
A me intanto poteva bastare qualcosa di indicativo, così per avere intanto qualche idea un po' più inquadrata su questa mia tendenza (controproducente) all'auto osservazione e vigilanza continua.
Per quanto riguarda il mio malessere e i miei stati d'animo, si..sarebbe sicuramente meglio che seguissi il suo consiglio decidendo di confrontarmi con uno psicoterapeuta, magari della mia zona, ma continuavo a rimandare. (E questo credo faccia parte anche del mio "stile evitante")
Ho 31 anni si, e sono teoricamente nell'età adulta, ma non potrei dire di avere l'esperienza di un 30enne medio qualunque, infatti tendo a sentirmene qualcuno in meno e ad identificarmi in una fascia d'età più giovane, e anche fisicamente, -almeno per ora- ne dimostro meno (confermato da più persone)
In passato dai 19 ai 20 anni circa sono stato seguito da uno psicologo psicoterapeuta con orientamento cognitivo-comportamentale e ci andavo una volta ogni 2 settimane, è stata un'esperienza e un confronto che mi ha sicuramente giovato, parlavamo un po' di tutto lui era competente e preparato nel suo lavoro, ed era un confronto per me stimolante, poi mi informavo anche sulla psicologia in generale e ponevo domande a lui su varie tematiche, anche filosofiche, religiose ed esistenziali.
Ma dopo un certo periodo decisi di interrompere e non sono più andato. Comunque anche a causa mia che non seguivo più di tanto le indicazioni date, (riguardo l'ansia sociale), non è stata una cosa risolutiva. Anche perché non so quanto la mia indole possa cambiare ..
Negli anni a seguire sono diventato più schivo e non particolarmente avvezzo alla socialità, tendenzialmente più isolato e più evitante. Fino ad oggi.
Ciò non vuol dire che le relazioni sociali non mi piacciano o che non mi trovi mai a mio agio in situazioni sociali, ci sono situazioni in cui non ho problemi e poi mi piace venire coinvolto, entro una certa soglia di controllo..ma per tutte una serie di dinamiche (mie interne) che sembrano ancora pesarmi a livello energetico, tendo ad evitare o limitare le interazioni per mantenere un buon equilibrio e anche per le questioni descritte nel primo post.
[#3]
Gentile utente,
la descrizione della sua precedente relazione terapeutica è piuttosto istruttiva. - Ci andava ogni due settimane, quando la cadenza settimanale almeno nel periodo iniziale è importantissima.
- Parlava un po' di tutto, anziché concentrarsi sugli aspetti problematici che l'avevano condotto lì.
- Forse razionalizzava, dato che utilizzava la seduta per ricevere informazioni sulla psicologia in generale , anziché entrare in profondità sui propri vissuti.
- Non seguiva più di tanto le indicazioni ricevute riguardo all'ansia sociale.
- Ha deciso di interrompere, sembrerebbe in maniera unilaterale.
È un miracolo che con queste premesse tale esperienza abbia potuto "giovarle", anche se in maniera non risolutiva.
Ho elencato tutto ciò perché, ora che è passato un decennio, Lei potrebbe porsi nella situazione di psicoterapia in maniera del tutto differente.
Potrebbe dunque pensare di lavorare più a fondo su una "serie di dinamiche mie interne che mi sembrano ancora pesarmi ..".
Ci pensi.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
la descrizione della sua precedente relazione terapeutica è piuttosto istruttiva. - Ci andava ogni due settimane, quando la cadenza settimanale almeno nel periodo iniziale è importantissima.
- Parlava un po' di tutto, anziché concentrarsi sugli aspetti problematici che l'avevano condotto lì.
- Forse razionalizzava, dato che utilizzava la seduta per ricevere informazioni sulla psicologia in generale , anziché entrare in profondità sui propri vissuti.
- Non seguiva più di tanto le indicazioni ricevute riguardo all'ansia sociale.
- Ha deciso di interrompere, sembrerebbe in maniera unilaterale.
È un miracolo che con queste premesse tale esperienza abbia potuto "giovarle", anche se in maniera non risolutiva.
Ho elencato tutto ciò perché, ora che è passato un decennio, Lei potrebbe porsi nella situazione di psicoterapia in maniera del tutto differente.
Potrebbe dunque pensare di lavorare più a fondo su una "serie di dinamiche mie interne che mi sembrano ancora pesarmi ..".
Ci pensi.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2k visite dal 17/04/2023.
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Approfondimento su Ansia
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