Periodi di forte crisi a causa della paura del futuro e dell'incertezza del percorso intrapreso
Salve dottori,
Mi trovo a scrivere qui per l'ennesima volta e specifico che sono stufo della mia mente e dei suoi brutti scherzi, è così da quasi tutta la vita, non mi va bene mai niente ma non lo faccio apposta.
L'anno scorso sono rientrato alla facoltà di tecniche di radiologia medica e per un anno e mezzo è andato tutto bene, tranne qualche esame non superato ma vabbè fa parte del percorso.
Da poco più di un mese ho iniziato ad avere dei ripensamenti sul percorso intrapreso e questo mi fa stare molto male costantemente, perché ritengo che il lavoro che fai deve piacerti per forza, dato che lo dovrai fare per l'intera vita, se fai un lavoro che non ami vivi male, è inutile girarci intorno.
Quello che vorrei chiedervi è: perché mi vengono spesso questi dubbi che mi portano a bloccarmi?
Soprattutto perché mi fanno stare così tanto male?
Sento una pesantezza in tutto il torace e nell'addome.
Sto praticando alcune tecniche della ACT, ma per le emozioni negative non ho grandi risultati, non che non ci siano, ma la sofferenza rimane e questo nonostante segua per filo e per segno tutte le indicazioni per rendere almeno più leggere queste emozioni, e io mi chiedo, PERCHÉ?! Mi sono auto convinto (senza volerlo) di essere pessimista di carattere e che in quanto tale non posso cambiare e sono destinato a soffrire, poi anche mio nonno paterno una cosa piccola la ingigantiva e ne faceva un problema gigante, non vorrei che sia genetica, po' stesso mia madre che da come racconta, anche lei pare avere momenti di sconforto come me.
Io davvero non ne posso più, oltre alla tristezza pesante, al panico e all'ansia inizio a provare rabbia a causa di queste mie caratteristiche che mi portano a soffrire.
Basta! Vi chiedo disperatamente di dirmi almeno perché ho sta cosa e magari come potrei alleggerirla, se non mandarla via totalmente.
Non vi chiedo una psicoterapia qui su questa piattaforma perché mi rendo conto possa essere utopico, ma almeno qualche dritta.
Vi ringrazio in anticipo.
Mi trovo a scrivere qui per l'ennesima volta e specifico che sono stufo della mia mente e dei suoi brutti scherzi, è così da quasi tutta la vita, non mi va bene mai niente ma non lo faccio apposta.
L'anno scorso sono rientrato alla facoltà di tecniche di radiologia medica e per un anno e mezzo è andato tutto bene, tranne qualche esame non superato ma vabbè fa parte del percorso.
Da poco più di un mese ho iniziato ad avere dei ripensamenti sul percorso intrapreso e questo mi fa stare molto male costantemente, perché ritengo che il lavoro che fai deve piacerti per forza, dato che lo dovrai fare per l'intera vita, se fai un lavoro che non ami vivi male, è inutile girarci intorno.
Quello che vorrei chiedervi è: perché mi vengono spesso questi dubbi che mi portano a bloccarmi?
Soprattutto perché mi fanno stare così tanto male?
Sento una pesantezza in tutto il torace e nell'addome.
Sto praticando alcune tecniche della ACT, ma per le emozioni negative non ho grandi risultati, non che non ci siano, ma la sofferenza rimane e questo nonostante segua per filo e per segno tutte le indicazioni per rendere almeno più leggere queste emozioni, e io mi chiedo, PERCHÉ?! Mi sono auto convinto (senza volerlo) di essere pessimista di carattere e che in quanto tale non posso cambiare e sono destinato a soffrire, poi anche mio nonno paterno una cosa piccola la ingigantiva e ne faceva un problema gigante, non vorrei che sia genetica, po' stesso mia madre che da come racconta, anche lei pare avere momenti di sconforto come me.
Io davvero non ne posso più, oltre alla tristezza pesante, al panico e all'ansia inizio a provare rabbia a causa di queste mie caratteristiche che mi portano a soffrire.
Basta! Vi chiedo disperatamente di dirmi almeno perché ho sta cosa e magari come potrei alleggerirla, se non mandarla via totalmente.
Non vi chiedo una psicoterapia qui su questa piattaforma perché mi rendo conto possa essere utopico, ma almeno qualche dritta.
Vi ringrazio in anticipo.
[#1]
Più un problema è sentito, meno servono le "dritte" e di conseguenza più serve una cura vera e propria, psicoterapeutica o di altro tipo.
Per una semplice indigestione può bastare il tè di foglie d'alloro, ma se si ha un ulcera perforata non basta più, occorre ben altro.
Perciò la richiesta che ci fai è purtroppo inesaudibile.
La tua rabbia è comprensibile e l'impressione è di una rigidità di carattere che ti porta a prendere delle posizioni troppo ferme e a crearti quindi aspettative troppo elevate.
Ad esempio:
>>> il lavoro che fai deve piacerti per forza, dato che lo dovrai fare per l'intera vita
Chi l'ha detto? Chi ha detto che deve piacerti per forza? E chi ha detto che lo debba fare per tutta la vita?
Molte persone di successo iniziano facendo lavori sub-ottimali quanto a piacevolezza e/o retribuzione, li fanno per un certo tempo e poi trovano il modo di migliorare le proprie condizioni, cambiando lavoro. Ma probabilmente la tua rigida impostazione non ti permette di ragionare con questo tipo di flessibilità.
>>> la sofferenza rimane e questo nonostante segua per filo e per segno tutte le indicazioni per rendere almeno più leggere queste emozioni, e io mi chiedo, PERCHÉ?!
Ok, ma chi ha detto che anche seguendo una procedura per filo e per segno, questa debba per forza funzionare? Curarsi da soli ha ovviamente molto più margine di errori e insuccessi. Non fosse altro perché quando non si è un clinico si ha più probabilità di toppare la diagnosi e quindi la cura.
>>> Mi sono auto convinto (senza volerlo) di essere pessimista di carattere e che in quanto tale non posso cambiare e sono destinato a soffrire
Di nuovo: chi l'ha detto? Capisci bene che se ti convinci da solo di qualcosa, essendone consapevole, in pratica stai dicendo che tu stesso ti sei costruito la trappola dentro la quale hai poi hai scientemente deciso di saltare.
Rivolgiti a uno psicoterapeuta, credo tu abbia evidentemente bisogno di lavorare su questi aspetti del carattere che ti stanno impedendo di funzionare in modo più libero e soddisfacente.
Per una semplice indigestione può bastare il tè di foglie d'alloro, ma se si ha un ulcera perforata non basta più, occorre ben altro.
Perciò la richiesta che ci fai è purtroppo inesaudibile.
La tua rabbia è comprensibile e l'impressione è di una rigidità di carattere che ti porta a prendere delle posizioni troppo ferme e a crearti quindi aspettative troppo elevate.
Ad esempio:
>>> il lavoro che fai deve piacerti per forza, dato che lo dovrai fare per l'intera vita
Chi l'ha detto? Chi ha detto che deve piacerti per forza? E chi ha detto che lo debba fare per tutta la vita?
Molte persone di successo iniziano facendo lavori sub-ottimali quanto a piacevolezza e/o retribuzione, li fanno per un certo tempo e poi trovano il modo di migliorare le proprie condizioni, cambiando lavoro. Ma probabilmente la tua rigida impostazione non ti permette di ragionare con questo tipo di flessibilità.
>>> la sofferenza rimane e questo nonostante segua per filo e per segno tutte le indicazioni per rendere almeno più leggere queste emozioni, e io mi chiedo, PERCHÉ?!
Ok, ma chi ha detto che anche seguendo una procedura per filo e per segno, questa debba per forza funzionare? Curarsi da soli ha ovviamente molto più margine di errori e insuccessi. Non fosse altro perché quando non si è un clinico si ha più probabilità di toppare la diagnosi e quindi la cura.
>>> Mi sono auto convinto (senza volerlo) di essere pessimista di carattere e che in quanto tale non posso cambiare e sono destinato a soffrire
Di nuovo: chi l'ha detto? Capisci bene che se ti convinci da solo di qualcosa, essendone consapevole, in pratica stai dicendo che tu stesso ti sei costruito la trappola dentro la quale hai poi hai scientemente deciso di saltare.
Rivolgiti a uno psicoterapeuta, credo tu abbia evidentemente bisogno di lavorare su questi aspetti del carattere che ti stanno impedendo di funzionare in modo più libero e soddisfacente.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Buongiorno Dottore, innanzitutto la ringrazio per la risposta.
Ammetto di essere rigido e severo di carattere, con me stesso intendo.
Riguardo al lavoro che deve piacerti per forza, non l'ha detto nessuno e a mio parere non c'è bisogno che sia qualcuno a dirlo, è scontato e le spiego perché: quando uno si alza la mattina per andare a lavorare, se sai che il lavoro che fai non ti piace, automaticamente vivi in pena, nella sofferenza e questo perché ripeto, il lavoro è per tutta la vita, non è che lo fai per un breve periodo e poi finito lì. Uscire di casa consapevole che vai a fare una cosa che non ami fare, è straziante e dura per tutta la tua esistenza e il lavoro occupa buona parte del tempo di una persona, 8 ore al giorno (se ti va bene).
Lei mi chiede "chi l'ha detto che lo dovrai fare per tutta la vita?" Nessuno, ma in Italia non è per nulla scontato trovare un lavoro, anzi è più probabile non trovarlo proprio, soprattutto uno stabile e che ti faccia vivere come si deve (non mi riferisco assolutamente a quei lavori dove si fanno 15 ore al giorno per 400 euro al mese).
Per quanto riguarda le tecniche per stare meglio: sto leggendo un libro di auto aiuto e quando faccio quello che mi dice per sentirmi meglio, non sempre funziona (ma questo era messo a conto dal libro e vabbè, ma troppo spesso).
L'auto convinzione che non posso cambiare ce l'ho perché mi sono convinto (magari sbagliando) che l'evoluzione ha agito per metterci in guardia e farci stare pronti al peggio e quindi risulta difficile se non impossibile diventare positivi.
La ringrazio dell'attenzione dottore.
Ammetto di essere rigido e severo di carattere, con me stesso intendo.
Riguardo al lavoro che deve piacerti per forza, non l'ha detto nessuno e a mio parere non c'è bisogno che sia qualcuno a dirlo, è scontato e le spiego perché: quando uno si alza la mattina per andare a lavorare, se sai che il lavoro che fai non ti piace, automaticamente vivi in pena, nella sofferenza e questo perché ripeto, il lavoro è per tutta la vita, non è che lo fai per un breve periodo e poi finito lì. Uscire di casa consapevole che vai a fare una cosa che non ami fare, è straziante e dura per tutta la tua esistenza e il lavoro occupa buona parte del tempo di una persona, 8 ore al giorno (se ti va bene).
Lei mi chiede "chi l'ha detto che lo dovrai fare per tutta la vita?" Nessuno, ma in Italia non è per nulla scontato trovare un lavoro, anzi è più probabile non trovarlo proprio, soprattutto uno stabile e che ti faccia vivere come si deve (non mi riferisco assolutamente a quei lavori dove si fanno 15 ore al giorno per 400 euro al mese).
Per quanto riguarda le tecniche per stare meglio: sto leggendo un libro di auto aiuto e quando faccio quello che mi dice per sentirmi meglio, non sempre funziona (ma questo era messo a conto dal libro e vabbè, ma troppo spesso).
L'auto convinzione che non posso cambiare ce l'ho perché mi sono convinto (magari sbagliando) che l'evoluzione ha agito per metterci in guardia e farci stare pronti al peggio e quindi risulta difficile se non impossibile diventare positivi.
La ringrazio dell'attenzione dottore.
[#3]
Ciò che sembra scontato non per forza lo è. L'ovvio va spiegato. Altrimenti rischi di basare la tua esistenza sui luoghi comuni.
Esiste una cosa chiamata sacrificio, che oggi si tende a dimenticare. Tu dici di essere rigido e severo con te stesso, ma per certi versi sembra vero l'opposto. Sei così tenero, indulgente con te stesso e cedevole che tendi a schermarti da ciò che ti provoca disagio, anche se è un disagio che ti aiuterebbe.
Nella vita si può soffrire per due motivi: o subendo passivamente ciò che fa soffrire, oppure soffrire per cercare di migliorare. Ma si soffre comunque. Perciò tanto vale soffrire per migliorarsi.
Togliti dalla testa che le cose belle e importanti ti arriveranno portate da una nuvola rosa e profumata, perché rimarresti deluso.
Appropriati di questa logica e vedrai che molti dubbi ti si chiariranno.
(e rivolgiti a uno psicologo direttamente se non ci riesci, perché l'auto-aiuto ha purtroppo grossi limiti)
Esiste una cosa chiamata sacrificio, che oggi si tende a dimenticare. Tu dici di essere rigido e severo con te stesso, ma per certi versi sembra vero l'opposto. Sei così tenero, indulgente con te stesso e cedevole che tendi a schermarti da ciò che ti provoca disagio, anche se è un disagio che ti aiuterebbe.
Nella vita si può soffrire per due motivi: o subendo passivamente ciò che fa soffrire, oppure soffrire per cercare di migliorare. Ma si soffre comunque. Perciò tanto vale soffrire per migliorarsi.
Togliti dalla testa che le cose belle e importanti ti arriveranno portate da una nuvola rosa e profumata, perché rimarresti deluso.
Appropriati di questa logica e vedrai che molti dubbi ti si chiariranno.
(e rivolgiti a uno psicologo direttamente se non ci riesci, perché l'auto-aiuto ha purtroppo grossi limiti)
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 6.2k visite dal 11/04/2023.
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