Paura della morte, come fare a diminuirla?

Gentili dottori,
chiedo scusa per il disturbo.
Ho 18 anni e da quasi 6 mesi soffro di disturbo di panico, che ovviamente mi causa ansia anticipatoria e disagio.
Il primo mese avevo semplicemente paura dell'ansia, di ritrovarmi in una situazione in cui avrei avuto difficoltà a nasconderla.
Poi ho iniziato la cura farmacologica di paroxetina (10 mg), inizialmente su consiglio della dottoressa di famiglia, poi confermata dal mio psichiatra e aumentata a 20 mg.
Devo riconoscere il fatto che l'ansia sia notevolmente diminuita e che il disagio bene o male riesca a controllarlo, ma c'è un'unica cosa che mi inquieta tanto, anche quasi tutta la giornata come un pensiero ossessivo e intrusivo: il pensiero della morte.
Prima non ci pensavo quasi mai e anzi era un argomento che mi affascinava molto, forse perché anche profondamente cattolico e anche visto come un argomento lontano da me visto la mia giovane età.
Ora mi ritrovo, forse anche spinto dall'iniziale ansia eccessiva e dagli iniziali effetti collaterali della paroxetina che mi hanno fatto sentire quasi come se stessi morendo o impazzendo, costantemente con questo pensiero che mi mette molto a disagio perché non riesco a non pensarci.
Forse più che altro, visto la mia voglia di tornare ad una vita completamente normale (da tre mesi, dopo poco più di due mesi di evitamento sociale, sono tornato ad uscire ogni giorno anche per un'ora e in alcuni ambienti sociali come la parrocchia, il bar, le pizzerie), ho paura di non fare in tempo a tornare a vivere pienamente la mia esistenza terrena.
Ho tanti progetti per il mio futuro ed è come se avessi paura che una mia morte improvvisa possa spezzare tutto ciò che avrei in mente per il mio futuro.
Non ho intenzione di eliminare questa paura dalla mia vita, ma perlomeno di ridimensionarla e accettarla come parte della vita.
Scusatemi ancora per il disturbo e grazie per il vostro supporto.
Vi auguro una buona giornata!
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Dovresti valutare l'opportunità di fare anche delle sedute di psicoterapia mirata per l'ansia, oltre al supporto farmacologico. Se il farmaco è riuscito ad abbassarti l'intensità delle sensazioni sgradevoli dell'ansia, bene, ma a quanto pare sono sopravvenute anche preoccupazioni ricorrenti, di tipo ossessivo, che dovrebbero essere attaccate direttamente. E questo può essere fatto più facilmente con forme di psicoterapia breve, ad esempio comportamentale o strategica.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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