Non voglio stare con i miei genitori

Salve a tutti, sono una ragazza di 20 anni e da diversi mesi ho un problema.

In poche parole, non mi piace stare con i miei genitori e non ho voglia di passare del tempo con loro.
Ho iniziato da poco più di un anno a lavorare, un classico lavoro dalle 8 alle 17, che mi stanca abbastanza (più psicologicamente che fisicamente).
Quando esco da lavoro, quasi sempre resto fuori con amiche per svagarmi e staccare la testa, senza neanche passare prima da casa, a volte fino a ora di cena, a volte anche fino a tardi (22:00/23:00).
Di conseguenza non ceno praticamente mai con loro, e appena arrivo a casa sono davvero stanca, e qualsiasi ora sia, vado dritta a letto, senza quasi passare neanche un minuto con i miei genitori.

Anche nel weekend, resto fuori casa quasi tutto il tempo.

Premetto che con i miei genitori ho sempre avuto un bel rapporto, ovviamente con i tipici alti e bassi dell'adolescenza, ma non sono mai esistiti "abusi" di nessun tipo, mi hanno sempre lasciata libera di uscire e fare ciò che volevo, persone tranquillissime con cui posso essere libera di esprimermi.

In questi ultimi mesi però non ho voglia di passare del tempo con loro, non saprei di cosa parlare, mi infastidisce se entrano nella mia stanza e mi rendo conto che mi altero subito appena cercano di parlare con me, di qualsiasi cosa.
Mia madre ultimamente si sta lamentando fortemente di questo comportamento, dicendo di non sapere quasi più chi sono, perchè appunto non c'è più alcun tipo di rapporto, voglio sempre stare per i fatti miei, e questo la fa soffrire.

Mi ha anche proposto di andare da uno psicologo siccome non lo ritiene un comportamento normale.

Non lo faccio per cattiveria o perché non gli voglio bene, ma quando sono a casa mi piace stare per conto mio nella mia stanza, non mi va di parlare e voglio riposarmi.

Questo mio cambiamento lo consideravo un bisogno di indipendenza, essere più "libera", ma mi rendo conto che così non è normale.

Aggiungo che in generale sono una persona abbastanza introversa, anche in compagnia non parlo tanto, e spesso non so proprio cosa dire e come intervenire nelle conversazioni, e nell'ultimo periodo mi è stato fatto notare più volte anche da miei conoscenti (il che mi ha fatto anche soffrire abbastanza).

Chiedo aiuto a voi per capire quali possano essere le cause, perché questa "repulsione" verso i miei genitori, e come poter risolvere.
Grazie in anticipo
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
non è casuale che intorno ai vent'anni molti ragazzi vadano via di casa per studiare, per fare un'esperienza all'estero, perché trovano lavoro in un'altra città. Fino a poco tempo fa, per i giovani uomini questo allontanamento era determinato dal servizio militare obbligatorio.
Esiste nella letteratura molto antica e anche nelle fiabe il cosiddetto "viaggio di formazione", che porta via il giovane dai paesaggi abituali, dai discorsi, dalle consuetudini, dall'ambiente ovattato in cui i genitori danno tutte le risposte, per fargli sperimentare il mondo esterno e il Sé adulto, che con questo mondo non più protetto e non più interpretato per lui da altri deve cimentarsi.
Questo avviene perché intorno ai vent'anni si è compiuto il processo di separazione dall'infanzia e ci si è addentrati nella costruzione dell'identità adulta, sviluppando interessi, desideri, valori per i quali abitudini, idee, discorsi del passato sono diventati estranei e costrittivi come un abito troppo stretto.
Probabilmente lei avverte questa estraneità all'ingenua confidenza che un tempo riservava ai suoi genitori ed è infastidita di doversi fingere ancora bambina, non avendo la possibilità e nemmeno la voglia di condividere coi genitori le nuove esperienze di adulta alla ricerca di una propria autonomia.
Loro invece non sono mutati, ed è questo che crea l'attrito. Vorrebbero accogliere come un tempo le sue confidenze, senza rendersi conto che in questa fase della sua vita ciò mutilerebbe le sue esperienze, che devono essere vissute nel riserbo, o al più condivise con amici della sua età.
La sua reazione, pur eccessiva nella forma, è quindi normale nell'origine.
Ci sono momenti successivi della vita in cui si torna alla confidenza con la madre, col padre: quando ci si forma una famiglia o si hanno figli, per esempio.
Fino ad allora, però, la farfalla che deve spiccare il volo non trova più posto nel nido, ne viene invischiata, e ne soffre.
Provi a riflettere su quello che le ho detto e se ne sente la necessità ci scriva ancora; anche per non sovrapporre a questo suo problema l'altro, che delinea con le parole: "spesso non so proprio cosa dire e come intervenire nelle conversazioni, e nell'ultimo periodo mi è stato fatto notare più volte anche da miei conoscenti (il che mi ha fatto anche soffrire abbastanza)".
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com