Voglia di uscire dal guscio

Gentili dottori,
Vorrei un parere da voi.
Sono una studentessa universitaria anch’io e ho un problema.
Cinque anni fa mia madre ha avuto un cancro al seno e, dopo numerose cure, sta bene.
Prima che mia madre si ammalasse, ho avuto un periodo orribile nel quale il ragazzo con cui mi frequentavo non piaceva alla mia famiglia ed ero costretta a non sentirlo e vederlo.
Lui, poi, era infedele e non mi voleva realmente bene.
Consapevole della situazione dolorosa che stavo affrontando, decisi di chiudermi a riccio.
Dopo quelle esperienze, quasi in automatico, non ho avuto più lo stesso entusiasmo di prima a vivere la mia vita.
La mia giornata tipo è: svegliarmi e restare in pigiama tutta la giornata, trascurandomi e negandomi ad uscire con qualcuno, fino a quando non decido che è ora di un po’ di distrazione.
Da allora la mia vita è in discesa, con alcuni momenti di ripresa, come in questo momento.
Ho deciso di dare una svolta alla mia vita.
Io non sono sicura di cosa voler fare.
Sicuramente la mia intenzione è laurearmi.
Solo che la gente intorno a me ha troppe aspettative e io non so quando riuscirò a prendere questa benedetta laurea.
Non è facile il percorso da universitario e sono consapevole che io, come tutti gli studenti universitari, ho i miei tempo.
Solo che mi sento molto pressata e stressata.
Sono una persona pigra, nella maggior parte delle volte ho dubbi sullo studio e resto a casa senza fare nulla.
Ora però la mia situazione sta per cambiare.
Sento un peso dentro che voglio alleggerire.
Ho deciso di procedere a trovare un lavoro perché non voglio più questa situazione di precarietà.
Forse, se riuscissi a trovare lavoro, potrei sostenermi gli studi da sola senza che poi i miei genitori sentano che stia perdendo tempo e mi dicano costantemente che non sto facendo nulla della mia vita.

Il punto è che non so come uscire da questo guscio, ho molte paure e incertezze.
Solo Dio sa quanto sono stressata.

Si è scoperto che mio fratello è malato e mio padre in ospedale per non si sa cosa.
E questa voglia di via d’uscita da questa situazione non mi viene presa in considerazione dalla mi famiglia che sta pensando a tutt’altro, tranne che a me.

Sono disperata.

Mio fratello e mio padre stanno male e io pensando a me stessa e al mio futuro.

Sono una pessima figlia è una pessima sorella
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Dr.ssa Mariateresa Di Taranto Psicologo 190 19
Gentile utente,

mi ha colpito molto il dolore della sua vita; seppur giovanissima ha attraversato molte sofferenze e difficoltà e sta continuando ad attraversarle.
Mi ha colpito anche il modo in cui ha scelto di presentarsi "sono una studentessa universitaria anch'io e ho un problema". Quell' "anch'io" posto al centro della frase, mi da l'impressione che stia cercando di rivendicare un diritto: quello di essere ascoltata, compresa e trovare un posto come studentessa, ma forse anche come persona smarrita e "disperata", come lei stessa scrive.

Quella che definisce come una "chiusura a riccio" è forse un rifugio che ha trovato in sé stessa, in seguito ad esperienze dolorose quali la malattia di sua madre e la relazione con un ragazzo, il quale, oltre a rivelarsi nella sua infedeltà, l'ha messa di fronte al dissenso dei suoi genitori.
Forse ha cercato un modo per sottrarsi alla violenza di queste esperienze e all'angoscia che le stesse le hanno inflitto, in particolare quella di sua madre forse.
Immagino che sia stato estremamente doloroso per lei scoprire che sua madre aveva una malattia come il cancro.
Come dire di questo dolore? Come mostrarlo agli altri o nasconderlo, continuando nello stesso tempo a vivere in un mondo che non si era fermato nell'attesa della sua ripresa? E come continuare a vivere una vita rivelatasi così tanto dolorosa e spaventosa in un mondo dove scricchiolano le proprie certezze?

La malattia di una madre, per i figli così giovani, non ancora divenuti adulti pienamente maturi, può evocare un'angoscia ancora più grande; può scaraventare via, di fronte a scenari mai visti prima, quali la precarietà della vita, il contatto con la morte e la sofferenza, la vulnerabilità del corpo. E poi se non si ha il tempo di elaborare questa esperienza così dolorosa ed impattante e ci si scontra con altre difficoltà e delusioni, come quella di una relazione insoddisfacente, le pressioni sulla laurea e soprattutto la malattia del proprio padre e fratello, chiudersi in sé stessi può risultare l'unica via di fuga possibile, per sottrarsi alla sofferenza, per tollerare dolori, paure e ferite a lungo subite, cercando di elaborarle.

Non si preoccupi delle aspettative delle persone; forse alcune di loro non conoscono esattamente cosa sta provando lei, né le sue ragioni per rallentare il percorso che la porterà al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Cerchi di focalizzarsi sui suoi desideri. Si sta per laureare, in cosa? Anche se può far paura la conclusione del percorso da studentessa perché corrisponde ad un nuovo passaggio: quello nel mondo del lavoro e di conseguenza degli adulti, è un importante passo e un'occasione per raccogliere i frutti del suo lavoro.

Comprendo il suo sentirsi una "pessima figlia e sorella", ma non credo assolutamente che corrisponda alla realtà, in quanto è una reazione legittima e comune quella di cercare un modo per sfuggire al dolore. Ed è questo che lei sta facendo. Forse anche per questo si sta concentrando sul suo futuro e sul lavoro, per eludere l'ennesimo confronto con la malattia, la sofferenza, l'incertezza. Credo che sia legittimo e comprensibile.
In questo momento non trova la comprensione della sua famiglia, in quanto probabilmente ognuno di voi sta affrontando una propria difficile battaglia, con la vita e col dolore.
Le auguro che la situazione possa migliorare al più presto.

Posso consigliarle di rivolgersi ad uno psicologo per affrontare ed elaborare questi dolori, e forse in seguito a ciò, potrebbe liberarsi di questo peso che la opprime, ritrovare l'entusiasmo perduto ed essere più tranquilla nell'abbandonare il suo guscio, perché oltre esso vi scorgerà una realtà più rosea e rassicurante.

Auguri di cuore.

Psicologa e Assistente Sociale
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