20 anni di psicoterapie e peggioramento

Buongiorno,
sono qui per un quesito un po' particolare: soffro di ptsd, disturbo dell'immagine corporea, bipolarismo, disturbo ossessivo, disturbi psicosomatici (anche altro, ma non mi addentro).
Già a 18 anni ho cominciato ad andare in psicoterapia.
Le ho tentate tutte, dalla psicodinamica senza esiti, cognitivo comportamentale senza esiti, psicoanalisi di due tipi, senza esiti, ora nuovamente un altro approccio.
Gli stessi terapeuti dopo anni mi dicevano che non sapevano come aiutarmi.
La situazione è questa: non solo non c'è stato alcun miglioramento sintomatico, ma anzi, la mia vita, mano a mano, è diventata un incubo, peggioramento, inizio di farmaci, evitamento, cresciuti gli aspetti ossessivi, i sintomi ptsd peggiorati in maniera esponenziale, e il disturbo dell'immagine corporea è ormai ad un livello invalidante.
Se prima lavoravo, stavo con amici, studiavo anche con ottimi risultati, pur avendo periodi depressi e alcune fase di rinascita, ora sono arrivata a non riuscire quasi più a fare nulla e, cosa che mi fa soffrire moltissimo perché era la mia vita, la mia creatività sul piano artistico, in cui avevo avuto anche importanti riconoscimenti, è sostanzialmente andata da 100 a 0 di pari passo con le varie terapie.
Ormai non mi riconosco più, e non mi riconoscono più nemmeno gli altri.
Direi che nel mio caso non vale il fatto che forse non ho ancora trovato lo psicoterapeuta giusto, perché sono convinta che in più casi fossero molto bravi e competenti.
Ma il risultato è comunque questo.
Nemmeno i farmaci riescono a fare qualcosa, e sono stati cambiati centinaia di volte.
Insomma, il risultato è che da un lato sono peggiorata su tutti i fronti, da un lato se prima sublimavo molto con l'attività artistica, ora è tramontata anche questa (cosa che, essendo praticamente la mia vita, mi fa spesso desiderare di morire).
A parte i soldi spesi a vuoto (troppi), mi chiedo, ci sono casi in cui la psicoterapia non è adatta ma può addirittura far peggiorare?
Mi chiedo, a questo punto, se può essere che nel mio caso (ma vale anche per altri artisti che infatti spesso sono riluttanti alla terapia) forse quello che più mi sarebbe servito nella vita sarebbe stato il valorizzare la sublimazione, magari anche senza essere troppo consapevole delle cause del mio malessere, piuttosto che tentare di curare tutto per ritrovarmi ad essere praticamente uno zombie come persona, e pure senza creatività?
Più ho compreso le cause dei miei problemi, più non sono più riuscita ad esprimermi con l'arte, e più sono peggiorata coi sintomi.
Esistono casi come il mio?
E se si, quali sono le ragioni?
E soprattutto, ma immagino che questo non sia il luogo per chiedere consiglio, sarebbe a questo punto da fare un tentativo di sospensione per vedere se paradossalmente qualcosa cambia?
Grazie
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> A parte i soldi spesi a vuoto (troppi), mi chiedo, ci sono casi in cui la psicoterapia non è adatta

Sì.

>>> ma può addirittura far peggiorare?

Raro, ma possibile. Dovrebbe essere compito del terapeuta rilevare segni di peggioramento e fare le correzioni del caso. Se ritiene di essere stato vittima di malpractice può rivolgersi all'Ordine degli Psicologi della sua regione.

>>> Esistono casi come il mio?
>>> E se si, quali sono le ragioni?

A queste domande non è possibile rispondere, perché senza conoscerla non possiamo sapere qual è il suo "caso", né come è stato trattato dai suoi curanti.

>>> sarebbe a questo punto da fare un tentativo di sospensione per vedere se paradossalmente qualcosa cambia?

Non sarebbe paradossale, sarebbe una delle possibilità.

>>> valorizzare la sublimazione

Non si capisce che cosa vuol dire esattamente. Ma se per "valorizzare la sublimazione" intendesse imparare ad alleggerire e a lasciare correre le cose, evitando di preoccuparsi inutilmente, se riconosce di avere difficoltà in tal senso, allora sarebbe certamente utile.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Utente
Utente
Buongiorno Dottore,
La ringrazio moltissimo per la sua risposta (non riuscivo ad accedere al portale per rispondere a mia volta).
Malpractice c'è stata, in passato, ma a dirle la verità, ben poco mi servirebbe e mi allieverebbe farla presente all'ordine degli psicologi.
Comunque ho fatto in tutto 6 psicoterapie con 6 terapeuti diversi, e di approcci diversi, e sicuramente il problema non è quello.
Quando mi riferivo a sublimazione non mi riferivo ad alleggerire e lasciar perdere le cose (sarebbe impossibile). Mi riferivo proprio alla sublimazione artistica: come ho accennato la mia produzione artistica (non mi riferisco a hobby, parlo di lavoro) era altissima a livello quantitativo, prima di cominciare i vari percorsi, e a livello qualitativo ho ricevuto riconoscimenti anche importanti. Di pari passo all'approfondimento di determinate questioni, questo spazio creativo si è pian piano ridotto, e ora non solo non riesco più a produrre nulla, ma se prima mi veniva naturale farlo, come può essere naturale nutrirsi, e questo aveva anche una funzione sia identitaria che di contenimento delle situazioni debilitanti psichicamente, ora mi sento perduta. Ora, certo, assumo farmaci, anche questo non aiuta, ma non accedo più a quegli stati in cui creavo. Quello che mi chiedo è le chiedo quindi è:
1. Può essere che la psicoterapia, per gli artisti, faccia peggio che non meglio, perché a lavorare direttamente sulla sofferenza psicoterapeuticamente impedisce il trasportare delle emozioni nella creazione artistica?
2. Se così fosse, crede che interrompendola si possa recuperare qualcosa?

Questa situazione sta intaccando la mia identità. L'ho fatto presente, ma mi è stato detto che non è possibile che la psicoterapia, lavorando su ciò che sta a monte e sulle emozioni e reazioni, non può essere la causa di questa mia perdita di naturalezza e liberazione creativa. Francamente a me non torna, perché in particolar modo nell'ultimo caso in corso, io ho smesso di produrre completamente.

Non vorrei quindi che se prima la sofferenza la trasformavo in arte, e questo mi aiutava, ora, parlandone e scavando e capendo tutto della sofferenza, io non possa più produrre artisticamente proprio per questo. E oltre comunque a non migliorare a livello sintomatico, mi ritrovo anche a non sentirmi più me stessa e ad aver perso identità.
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Come dicevo non è possibile parlare in generale senza conoscere la persona direttamente. La mente non funziona in maniera esattamente schematica, tanto da poter fare un ragionamento unico che valga sempre, per tutti gli individui. C'è molta variabilità fra una persona e l'altra.

Perciò è possibile che facendo terapia la sua produzione artistica sia diminuita. Ma è altrettanto possibile che sia diminuita perché nel frattempo sono intervenuti altri fattori.

Insomma, si torna sempre allo stesso punto: da qui non è possibile fornire un aiuto in nessun caso maggiore di quello che può essere dato tramite colloqui e consulti diretti. Anche in videochiamata, ma comunque faccia a faccia.

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