Lei mi ha lasciato... e io sono a terra
Sono un uomo di 48 anni e due mesi fa lei, 49 anni, mi ha lasciato.
Non convivevamo e il discorso non si è mai affrontato.
Ho sempre avuto difficoltà nel relazionarmi con lei, avevo sempre di fronte una persona che mi criticava.
Ultimamente mi definiva "amico" di fronte alla comitiva, in famiglia ero il compagno.
Il giorno del matrimonio di un suo parente lo scorso anno gli chiesero "è il tuo fidanzato? " e lei "quale fidanzato? ".
Lo scorso anno vede un ragazzo in bici e dice "che tipo interessante".
Quando ero a casa con lei, visto che ci si vedeva una volta o due a settimana, spesso passava il tempo a rispondere alle chat di scuola (lei insegna da circa 4 anni) e io stavo lì che mi ripetevo spesso "ma cha ci faccio qui? ".
Mi ha accusato di non capire cosa voglio da me stesso.
Mi criticava di cercare la sua approvazione (non mi sembra sbagliato cercare l'approvazione della propria donna, o no?) e che non la stimolassi abbastanza.
Lei vive con la madre che non sta bene, io ho perso mio padre nel 1992 e poi mia sorella di 42 anni nel 2007. Da allora sono rimasto anche io con mia madre, e questo mi pesa tantissimo, non ho mai trovato la forza di andarmene di casa per non lasciarla da sola.
Mi accusa di non comprendere il dolore degli altri e di essere lontano dalla realtà.
Io sinceramente, anche per quello che mi è capitato, non credo mi si possa attribuire quanto detto da lei.
Ha sempre avuto contrasti in famiglia, e afferma di essere circondata di persone che non la capiscono.
Ha sempre addossato le colpe del nostro rapporto "fermo" solo su di me.
Stavamo organizzando un viaggio di 1 giorno prima del 6 gennaio.
Lei voleva chiedere a una sua collega del posto perchè gli sembrava troppo per un solo giorno, allora gli ho proposto che si poteva andare la settimana dopo in quanto il viaggio era scontato del 50%. Sono rimasto in attesa che prendesse anche lei una decisione e alla fine nulla.
Mi dice che dopo non avrebbe più avuto 2 giorni liberi fino a Pasqua (ripeto, fa l'insegnante), e questo fatto del viaggio saltato l'ha turbata.
Nell'ultimo incontro gli avevo proposto la convivenza credendo fosse un primo passo importante verso la concretizzazione del rapporto, ma nessuna reazione.
Mi dice che quello che ha i problemi sono solo io, che gli serve una persona che la stimoli, che non sono cresciuto, che non so cosa voglio, che non so capirla, ecc.
Provo a baciarla ma ha rifiutato.
In questi 2 mesi non ho più provato a contattarla (nemmeno lei, che non ha mai letto un mio messaggio e mi ha rifiutato due chiamate poco dopo la rottura).
Negli anni mi sono messo spesso nella posizione che fosse lei a decidere dove andare e cosa fare, quando proponevo qualcosa aveva da ridire e alla fine mi sono detto "fai decidere lei, io mi adatto volentieri".
Vorrei inviarle una lettera in cui riconosco le mie mancanze (ma vorrei farle notare anche le sue).
Grazie per la pazienza, spero di ricevere un vostro parere da esperti.
Non convivevamo e il discorso non si è mai affrontato.
Ho sempre avuto difficoltà nel relazionarmi con lei, avevo sempre di fronte una persona che mi criticava.
Ultimamente mi definiva "amico" di fronte alla comitiva, in famiglia ero il compagno.
Il giorno del matrimonio di un suo parente lo scorso anno gli chiesero "è il tuo fidanzato? " e lei "quale fidanzato? ".
Lo scorso anno vede un ragazzo in bici e dice "che tipo interessante".
Quando ero a casa con lei, visto che ci si vedeva una volta o due a settimana, spesso passava il tempo a rispondere alle chat di scuola (lei insegna da circa 4 anni) e io stavo lì che mi ripetevo spesso "ma cha ci faccio qui? ".
Mi ha accusato di non capire cosa voglio da me stesso.
Mi criticava di cercare la sua approvazione (non mi sembra sbagliato cercare l'approvazione della propria donna, o no?) e che non la stimolassi abbastanza.
Lei vive con la madre che non sta bene, io ho perso mio padre nel 1992 e poi mia sorella di 42 anni nel 2007. Da allora sono rimasto anche io con mia madre, e questo mi pesa tantissimo, non ho mai trovato la forza di andarmene di casa per non lasciarla da sola.
Mi accusa di non comprendere il dolore degli altri e di essere lontano dalla realtà.
Io sinceramente, anche per quello che mi è capitato, non credo mi si possa attribuire quanto detto da lei.
Ha sempre avuto contrasti in famiglia, e afferma di essere circondata di persone che non la capiscono.
Ha sempre addossato le colpe del nostro rapporto "fermo" solo su di me.
Stavamo organizzando un viaggio di 1 giorno prima del 6 gennaio.
Lei voleva chiedere a una sua collega del posto perchè gli sembrava troppo per un solo giorno, allora gli ho proposto che si poteva andare la settimana dopo in quanto il viaggio era scontato del 50%. Sono rimasto in attesa che prendesse anche lei una decisione e alla fine nulla.
Mi dice che dopo non avrebbe più avuto 2 giorni liberi fino a Pasqua (ripeto, fa l'insegnante), e questo fatto del viaggio saltato l'ha turbata.
Nell'ultimo incontro gli avevo proposto la convivenza credendo fosse un primo passo importante verso la concretizzazione del rapporto, ma nessuna reazione.
Mi dice che quello che ha i problemi sono solo io, che gli serve una persona che la stimoli, che non sono cresciuto, che non so cosa voglio, che non so capirla, ecc.
Provo a baciarla ma ha rifiutato.
In questi 2 mesi non ho più provato a contattarla (nemmeno lei, che non ha mai letto un mio messaggio e mi ha rifiutato due chiamate poco dopo la rottura).
Negli anni mi sono messo spesso nella posizione che fosse lei a decidere dove andare e cosa fare, quando proponevo qualcosa aveva da ridire e alla fine mi sono detto "fai decidere lei, io mi adatto volentieri".
Vorrei inviarle una lettera in cui riconosco le mie mancanze (ma vorrei farle notare anche le sue).
Grazie per la pazienza, spero di ricevere un vostro parere da esperti.
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Gentile Signore, mi dispiace molto per ciò che sta vivendo. Non dev'essere facile. Da quello che scrive e da come lo scrive io personalmente percepisco una grande sensibilità di fondo ma forse anche qualche piccolo problema di autostima. Purtroppo questo non è un mondo facile per chi ha un ego poco forte, ma ciò può diventare un punto a suo favore se comincia a circondarsi di persone giuste che le sono più simili nel suo modo di percepire il mondo e la vita stessa. Per quanto riguarda le osservazioni che le venivano mosse da questa donna, si potrebbe anche trattare di un meccanismo di proiezione che veniva messo in atto (magari inconsapevolmente) da quest'ultima su di lei. In ogni caso, é bene costruire un'identità salda e forte ed una maggiore autostima in modo da non continuare ad incappare in questo tipo di situazioni.Io se desidera mi rendo disponibile per un colloquio gratuito, anche da remoto, in modo da fare il punto della situazione a voce. Si faccia coraggio, le siamo vicino.
Dott.ssa Giulia Spanu
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.6k visite dal 15/03/2023.
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