Sentirsi in colpa
Mi sento tremendamente in colpa ma anche tanto triste... ! mio marito da tempo mi chiedeva un secondo figlio... io tentennavo... poi con insistenza di mia figlia che ha quasi 5 anni che ogni giorno mi chiedeva una sorellina... mi sono lasciata trasportare dalle emozioni... e dopo 4 mesi ero già incinta... ! increduli tutti ma tanto felici... la mia bambina voleva annunciarlo al mondo intero.
Mi accarezzava la pancia era felice non ci credevo... ma dopo un paio di giorni quella felicità è svanita... un aborto spontaneo... duro da digerire prima per me poi per la mua bambina... non potevo credere che era successo a me... se a volte ci ripenso mi scendono giù le lacrime... dopo un mese dalla ripresa ogni volta che avevo rapporti con mio marito piangevo pensando a quanto successo... poi dopo 2 mesi... un test positivo... felicità mista a tanta paura... stavolta ho aspettato a dirlo alla mia bambina non volevo provasse le sensazioni provate prima... giorni prima di natale ho rischiato di perderlo per un distacco... 2 mesi di cure e risposo assoluto... e tutto è tornato alla normalità... ho iniziato nuovamente ad essere felice e fantasticare... ho sempre sognato due bambine e la mia bambina voleva tanto una sorellina... ma giorni fa alla morfologica mi è stato detto che è un maschietto.
Ho pianto per 2 giorni... e sento un senso di tristezza assurda... mi dico l'importante che sia sano... che dopo quanto successo è un miracolo... che ci sono coppie che non possono avere figli che io mi devo reputare fortunata... eppure sento sempre quel senso di sconfitta delusione e tristezza... la mia bambina mi dice sempre... che voleva una sorellina e questo mi rende ancora più triste... ho paura di non riuscire ad amare... mi sento così triste e stupida... ho sempre desiderato essere mamma di due figlie femmine e sembra che il mio sogno si sia infranto... . quando per prima gravidanza ho scoperto fosse una femmina ero la donna più felice del mondo... . ora mi sento uno schifo... .
Mi accarezzava la pancia era felice non ci credevo... ma dopo un paio di giorni quella felicità è svanita... un aborto spontaneo... duro da digerire prima per me poi per la mua bambina... non potevo credere che era successo a me... se a volte ci ripenso mi scendono giù le lacrime... dopo un mese dalla ripresa ogni volta che avevo rapporti con mio marito piangevo pensando a quanto successo... poi dopo 2 mesi... un test positivo... felicità mista a tanta paura... stavolta ho aspettato a dirlo alla mia bambina non volevo provasse le sensazioni provate prima... giorni prima di natale ho rischiato di perderlo per un distacco... 2 mesi di cure e risposo assoluto... e tutto è tornato alla normalità... ho iniziato nuovamente ad essere felice e fantasticare... ho sempre sognato due bambine e la mia bambina voleva tanto una sorellina... ma giorni fa alla morfologica mi è stato detto che è un maschietto.
Ho pianto per 2 giorni... e sento un senso di tristezza assurda... mi dico l'importante che sia sano... che dopo quanto successo è un miracolo... che ci sono coppie che non possono avere figli che io mi devo reputare fortunata... eppure sento sempre quel senso di sconfitta delusione e tristezza... la mia bambina mi dice sempre... che voleva una sorellina e questo mi rende ancora più triste... ho paura di non riuscire ad amare... mi sento così triste e stupida... ho sempre desiderato essere mamma di due figlie femmine e sembra che il mio sogno si sia infranto... . quando per prima gravidanza ho scoperto fosse una femmina ero la donna più felice del mondo... . ora mi sento uno schifo... .
[#1]
Gentile utente,
comprendo il dolore che la affligge. Il senso di colpa è un'emozione insostenibile dalla quale ci si può sentire schiacciati.
Nel suo caso, tale senso di colpa è forse ancor più lancinante, in quanto è come una minaccia proveniente dal suo interno di perdere l'amore per sé stessa, di metterla in discussione non solo come persona, ma anche come madre.
Per quanto riguarda il tentennamento, è comprensibile e legittimo che lei lo abbia avuto. Infatti, oltre a questo aborto spontaneo, ho appreso dal suo precedente consulto che circa un anno fa ne ha avuto un altro.
Signora, cerchi di essere indulgente con sé stessa. Ha avuto diversi momenti di profondo dolore, incertezza e paura. In particolar modo un anno fa forse, ha subito una grave perdita.
Oltre al suo bambino ha perduto i suoi sogni, una parte di sé stessa che si era identificata a lui, le sue speranze.
L'aborto che ha subito un anno fa, oltre che essere stato una perdita, le ha anche probabilmente strappato l'illusione di felicità, mostrandole come eventi dolorosi e inattesi come quello, possano sopraggiungere nella contentezza e nella gioiosa attesa e devastarla.
Inoltre, tale esperienza ha probabilmente cambiato radicalmente e profondamente la sua concezione di sé stessa come madre, gravata dalla colpa irreparabile di non aver saputo o potuto proteggere suo figlio, e della maternità, temuta irrimediabilmente e considerata troppo dolorosa e pericolosa.
Tale esperienza ha intaccato profondamente, forse anche la concezione che lei aveva del suo corpo, il quale da essere ritenuto un luogo che accoglie la vita di suo figlio, che la custodisce e la fa affacciare sul mondo, si è trasformato nella sua percezione interna, in un luogo di morte, che rigetta la vita, la espelle.
Per questo forse ha tentennato; ha voluto rimandare l'incontro con questa maternità temuta. E poi, quando è riuscita a reperire dentro di sé la forza e il coraggio per riprovarci, le è successo nuovamente di perdere il bambino, di sentirsi vulnerabile, impotente e doversi fare carico del peso insostenibile della colpa e della delusione di sua figlia.
Ascolti i suoi stati d'animo, rilegga le sue parole per trovarvi le tracce di questo profondo dolore che è facile cogliere, e si autorizzi ad accoglierlo e a fargli posto dentro di sé, a trattarlo con amorevolezza.
Cerchi di essere indulgente con sé stessa anche per quanto concerne la tristezza che prova dopo aver scoperto che suo figlio è maschio.
La gravidanza induce delle aspettative e dei desideri nella donna; vi è tra il bambino reale e quello ideale una discrepanza, uno scarto, che può essere maggiore o minore, ma è sempre presente, in ogni donna.
E' legittimo desiderare una figlia femmina o un figlio maschio, così come lo è desiderare qualsiasi altra caratteristica. Questi desideri a volte soddisfatti, a volte inappagati, nulla dicono sulla capacità d'amare o di essere una brava madre.
Sono solo desideri che nascono da ragioni profonde, da aspirazioni intime e segrete che bisognerebbe accogliere e concedersi, senza giudicarsi per esse.
Nel suo caso, forse si sente così infelice perché ha disatteso anche l'aspettativa e il desiderio di sua figlia. Aveva condiviso questo desiderio insieme a sua figlia, che in virtù di ciò, è divenuto ancora più forte.
Le consiglio di consultare uno psicologo per una consulenza, e qualora lo specialista dovesse reputarlo opportuno, se lei vorrà, potrà intraprendere un percorso psicologico.
Potrà essere supportata, aiutata nell'elaborazione delle sue ferite e delusioni; potrà conoscersi meglio come donna e come madre, magari comprendendo l'origine profonda dei suoi desideri e delle sue paure.
Potrà anche cogliere le diverse sfumature emotive di lei come madre, così come la ricchezza e la bellezza sconosciuta della sua vulnerabilità, nella scoperta di un terreno sicuro dove radicare la sua maternità.
Auguri di cuore.
comprendo il dolore che la affligge. Il senso di colpa è un'emozione insostenibile dalla quale ci si può sentire schiacciati.
Nel suo caso, tale senso di colpa è forse ancor più lancinante, in quanto è come una minaccia proveniente dal suo interno di perdere l'amore per sé stessa, di metterla in discussione non solo come persona, ma anche come madre.
Per quanto riguarda il tentennamento, è comprensibile e legittimo che lei lo abbia avuto. Infatti, oltre a questo aborto spontaneo, ho appreso dal suo precedente consulto che circa un anno fa ne ha avuto un altro.
Signora, cerchi di essere indulgente con sé stessa. Ha avuto diversi momenti di profondo dolore, incertezza e paura. In particolar modo un anno fa forse, ha subito una grave perdita.
Oltre al suo bambino ha perduto i suoi sogni, una parte di sé stessa che si era identificata a lui, le sue speranze.
L'aborto che ha subito un anno fa, oltre che essere stato una perdita, le ha anche probabilmente strappato l'illusione di felicità, mostrandole come eventi dolorosi e inattesi come quello, possano sopraggiungere nella contentezza e nella gioiosa attesa e devastarla.
Inoltre, tale esperienza ha probabilmente cambiato radicalmente e profondamente la sua concezione di sé stessa come madre, gravata dalla colpa irreparabile di non aver saputo o potuto proteggere suo figlio, e della maternità, temuta irrimediabilmente e considerata troppo dolorosa e pericolosa.
Tale esperienza ha intaccato profondamente, forse anche la concezione che lei aveva del suo corpo, il quale da essere ritenuto un luogo che accoglie la vita di suo figlio, che la custodisce e la fa affacciare sul mondo, si è trasformato nella sua percezione interna, in un luogo di morte, che rigetta la vita, la espelle.
Per questo forse ha tentennato; ha voluto rimandare l'incontro con questa maternità temuta. E poi, quando è riuscita a reperire dentro di sé la forza e il coraggio per riprovarci, le è successo nuovamente di perdere il bambino, di sentirsi vulnerabile, impotente e doversi fare carico del peso insostenibile della colpa e della delusione di sua figlia.
Ascolti i suoi stati d'animo, rilegga le sue parole per trovarvi le tracce di questo profondo dolore che è facile cogliere, e si autorizzi ad accoglierlo e a fargli posto dentro di sé, a trattarlo con amorevolezza.
Cerchi di essere indulgente con sé stessa anche per quanto concerne la tristezza che prova dopo aver scoperto che suo figlio è maschio.
La gravidanza induce delle aspettative e dei desideri nella donna; vi è tra il bambino reale e quello ideale una discrepanza, uno scarto, che può essere maggiore o minore, ma è sempre presente, in ogni donna.
E' legittimo desiderare una figlia femmina o un figlio maschio, così come lo è desiderare qualsiasi altra caratteristica. Questi desideri a volte soddisfatti, a volte inappagati, nulla dicono sulla capacità d'amare o di essere una brava madre.
Sono solo desideri che nascono da ragioni profonde, da aspirazioni intime e segrete che bisognerebbe accogliere e concedersi, senza giudicarsi per esse.
Nel suo caso, forse si sente così infelice perché ha disatteso anche l'aspettativa e il desiderio di sua figlia. Aveva condiviso questo desiderio insieme a sua figlia, che in virtù di ciò, è divenuto ancora più forte.
Le consiglio di consultare uno psicologo per una consulenza, e qualora lo specialista dovesse reputarlo opportuno, se lei vorrà, potrà intraprendere un percorso psicologico.
Potrà essere supportata, aiutata nell'elaborazione delle sue ferite e delusioni; potrà conoscersi meglio come donna e come madre, magari comprendendo l'origine profonda dei suoi desideri e delle sue paure.
Potrà anche cogliere le diverse sfumature emotive di lei come madre, così come la ricchezza e la bellezza sconosciuta della sua vulnerabilità, nella scoperta di un terreno sicuro dove radicare la sua maternità.
Auguri di cuore.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
[#2]
Utente
Grazie dottoressa per la risposta...di aborto fortunatamente ne ho avuto solo uno...avvenuto lo scorso agosto....!!!stavolta sto vivendo dei sentimenti strani....non mi capacito come una cosa così bella possa farmi stare così male...ma forse questo malessere ha origini lontane...perché da sempre ancora prima di conoscere mio marito ho sempre sognato immaginato e desiderato 2 figlie femmine....con la prima gravidanza sono stata felicissima ...felice di andare in giro per i negozi...anche al momento del parto in stanza avevo mamme che avevano partorito maschietti..e io mi sentivo così felice di aver avuto una femmina...adesso invidio tutte le donne che conosco che hanno o sono in attesa di una o più bambine...ieri mio marito per farmi reagire un po mi ha portata a fare un po di shopping per il piccolo...ma a me l'occhio cadeva sempre sulle tutine femminili...ho portato con me anche la mia bambina per condividere con lei questo momento ma lei era tentata di andare sempre nel reparto delle cose per bambine..ad un certo punto ha preso un paio di scarpette rosa..si è seduta su uno sgabello e mi ha fatto il faccino triste con quelle scarpette in mano...inutile dire il malessere che ho provato in quegli istanti....mio marito ha capito il tutto e anche lui si è trattristato e abbiamo finito per litigare...la sera quando la mia bambina si è addormentata...sono corsa in bagno in un pianto disperato...lei si è svegliata mi è corsa dietro e mi ha detto...mamma piangi perché volevi la femminuccia?mi sono sentita ancora più male con quelle parole....ma mi sento ancora più in colpa ogni volta che questo bambina scalcia dentro la pancia..perché è un vero terremoto....non c è parola o situazione che possa confortarmi...o per lo meno questo succede per un po poi torno ai miei pensieri e alle mie idee...cerco di essere positiva ma...la mattina mi sveglio e mi dico se solo quella ecografia avesse segnato il sesso femmile oggi sarei al settimo cielo....radiosa e felice....ed invece....e ancora una volta mi sento così stupida...e non posso fare nulla proprio nulla...mi piacerebbe tanto che alla visita si siano sbagliati...ma era così chiaro ed evidente....anche mio marito si aspettava una femminuccia in realtà tutti in famiglia sorelle e fratelli compresi e genitori e amici....ma a lui è passata subito...io continuo invece con questi pensieri....
[#3]
Gentile utente,
scusi per il fraintendimento, forse dovuto al fatto che nell'altro consulto si riferiva al bambino usando il maschile.
In ogni caso ha subito un'esperienza traumatica.
Ha colto un aspetto molto importante del suo dolore: quelle sue origini lontane. Sono d'accordo con lei e ritengo che in questa sede sia difficile lenire un dolore che viene da lontano, radicato così nel profondo. Tuttavia posso provare ad offrirle quella comprensione che si è vista negata e una lettura alternativa alla sua, che contempli anche i lati positivi.
Secondo me, adesso che ha alle spalle l'esperienza conturbante dell'aborto, che provoca inquietudini profonde, si ritrova a dover elaborare non solo il suo dolore ineludibile, ma anche l'impossibilità di avere il figlio ideale, nel suo caso quella bambina tanto desiderata. Anche l'elaborazione di questa impossibilità è una perdita: la perdita della fantasia che ha accarezzato dentro di sé, che ha condiviso con sua figlia e suo marito e alla quale si è legata profondamente.
Forse suo marito e sua figlia comunque, sono stati condizionati dal suo desiderio di una bambina, ma accoglierebbero volentieri anche un maschio. E la stessa cosa potrebbe valere per le altre persone che la circondano.
Forse è soprattutto, o solo lei che soffre perché desiderava una bambina, ma di ciò non deve farsene una colpa; questo desiderio è nato da ragioni profonde, forse in parte sconosciute, che sfuggono alla ragione.
Forse si sente più predisposta verso una bambina perché in quest'ultima ritrova sé stessa, o comunque può specchiarsi in sua figlia e vedere la bambina che lei è stata.
Forse non riesce a sopportare la parte di ignoto presente nell'esperienza con un maschio. D'altronde essere genitori è molto difficile anche perché richiede non solo la capacità di far fronte a molteplici difficoltà, ma anche quella di tollerarle insieme ai propri limiti, all'imprevedibile e all'incognita alla quale si è sottoposti nel far nascere e crescere il proprio figlio. E poi molto altro ancora.
Lei adesso sta facendo l'esperienza di un desiderio negato dalla realtà.
Tuttavia a volte la realtà può essere addirittura migliore delle aspettative e può sorprenderci con l'inaspettato e lo sconosciuto. La sorpresa e la meraviglia sono forse tra gli aspetti più belli della realtà, sta a noi guardarle con il giusto sguardo.
Provi a prendere in considerazione la ricchezza che il rapporto con suo figlio potrebbe offrirle. Per quanto ogni figlio sia unico e irripetibile, l'esperienza che farà con suo figlio potrebbe essere ancora più arricchente di quella che avrebbe fatto con un'altra bambina.
E poi in realtà ogni figlio si ama in modo unico e singolare, proprio per quel che è e non per quel che non è; per quella sua unicità e singolarità. Quindi proprio perché è maschio piuttosto che femmina, perché ha quegli occhi e non altri, perché ha quel sorriso, quel temperamento. Perché è lui o lei.
Inoltre, adesso lei si sta solo basando su un'idea di suo figlio, su una mera rappresentazione. Non c'è ancora stato l'incontro tra lei e suo figlio; non l'ha guardato negli occhi, non ha sentito il suo odore e non l'ha cullato tra le sue braccia. Le consiglierei di attendere questo momento e nel frattempo di consultare uno psicologo per elaborare le sue ferite ed esplorare i suoi vissuti.
Potrebbe anche imparare molto da sé stessa e dalla sua maternità proprio in virtù di questa nuova esperienza che la attende. Essa si sta proprio rivelando l'occasione per conoscere e sanare questo dolore dalle origini lontane, che altrimenti sarebbe rimasto inascoltato e dimenticato in qualche angolo dentro di lei, ripresentandosi nel suo presente sotto mentite spoglie.
Aggiungo solo che dovrebbe e potrebbe trovare in quello stesso dolore che la affligge la forza, l'amore e la speranza. E' questo il lato luminoso del dolore.
Può ancora essere felice per quel che avverrà e sicuramente più consapevole.
Ancora auguri.
scusi per il fraintendimento, forse dovuto al fatto che nell'altro consulto si riferiva al bambino usando il maschile.
In ogni caso ha subito un'esperienza traumatica.
Ha colto un aspetto molto importante del suo dolore: quelle sue origini lontane. Sono d'accordo con lei e ritengo che in questa sede sia difficile lenire un dolore che viene da lontano, radicato così nel profondo. Tuttavia posso provare ad offrirle quella comprensione che si è vista negata e una lettura alternativa alla sua, che contempli anche i lati positivi.
Secondo me, adesso che ha alle spalle l'esperienza conturbante dell'aborto, che provoca inquietudini profonde, si ritrova a dover elaborare non solo il suo dolore ineludibile, ma anche l'impossibilità di avere il figlio ideale, nel suo caso quella bambina tanto desiderata. Anche l'elaborazione di questa impossibilità è una perdita: la perdita della fantasia che ha accarezzato dentro di sé, che ha condiviso con sua figlia e suo marito e alla quale si è legata profondamente.
Forse suo marito e sua figlia comunque, sono stati condizionati dal suo desiderio di una bambina, ma accoglierebbero volentieri anche un maschio. E la stessa cosa potrebbe valere per le altre persone che la circondano.
Forse è soprattutto, o solo lei che soffre perché desiderava una bambina, ma di ciò non deve farsene una colpa; questo desiderio è nato da ragioni profonde, forse in parte sconosciute, che sfuggono alla ragione.
Forse si sente più predisposta verso una bambina perché in quest'ultima ritrova sé stessa, o comunque può specchiarsi in sua figlia e vedere la bambina che lei è stata.
Forse non riesce a sopportare la parte di ignoto presente nell'esperienza con un maschio. D'altronde essere genitori è molto difficile anche perché richiede non solo la capacità di far fronte a molteplici difficoltà, ma anche quella di tollerarle insieme ai propri limiti, all'imprevedibile e all'incognita alla quale si è sottoposti nel far nascere e crescere il proprio figlio. E poi molto altro ancora.
Lei adesso sta facendo l'esperienza di un desiderio negato dalla realtà.
Tuttavia a volte la realtà può essere addirittura migliore delle aspettative e può sorprenderci con l'inaspettato e lo sconosciuto. La sorpresa e la meraviglia sono forse tra gli aspetti più belli della realtà, sta a noi guardarle con il giusto sguardo.
Provi a prendere in considerazione la ricchezza che il rapporto con suo figlio potrebbe offrirle. Per quanto ogni figlio sia unico e irripetibile, l'esperienza che farà con suo figlio potrebbe essere ancora più arricchente di quella che avrebbe fatto con un'altra bambina.
E poi in realtà ogni figlio si ama in modo unico e singolare, proprio per quel che è e non per quel che non è; per quella sua unicità e singolarità. Quindi proprio perché è maschio piuttosto che femmina, perché ha quegli occhi e non altri, perché ha quel sorriso, quel temperamento. Perché è lui o lei.
Inoltre, adesso lei si sta solo basando su un'idea di suo figlio, su una mera rappresentazione. Non c'è ancora stato l'incontro tra lei e suo figlio; non l'ha guardato negli occhi, non ha sentito il suo odore e non l'ha cullato tra le sue braccia. Le consiglierei di attendere questo momento e nel frattempo di consultare uno psicologo per elaborare le sue ferite ed esplorare i suoi vissuti.
Potrebbe anche imparare molto da sé stessa e dalla sua maternità proprio in virtù di questa nuova esperienza che la attende. Essa si sta proprio rivelando l'occasione per conoscere e sanare questo dolore dalle origini lontane, che altrimenti sarebbe rimasto inascoltato e dimenticato in qualche angolo dentro di lei, ripresentandosi nel suo presente sotto mentite spoglie.
Aggiungo solo che dovrebbe e potrebbe trovare in quello stesso dolore che la affligge la forza, l'amore e la speranza. E' questo il lato luminoso del dolore.
Può ancora essere felice per quel che avverrà e sicuramente più consapevole.
Ancora auguri.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.9k visite dal 15/03/2023.
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