Anziano fragile

Buongiorno Dottori,
Da un po' di tempo sono preoccupata per il mio anziano papà e non so come comportarmi con lui, come poter essere di aiuto.

Da dopo l'inizio della pandemia mio papà ha paura di morire e soprattutto morire solo.
Anche prima aveva questo tipo di paura ma ora si è acutizzata.
Ha avuto ed ha molti problemi di salute purtroppo ed è sicuramente una persona molto fragile ma ora ha paura di ogni cosa, di uscire, di muoversi, di cadere, di prendere il covid ed ogni sintomo viene vissuto come termine vita.
Le sue parole sono: sono un uomo finito.

Vive nella speranza di tornare a fare ciò che faceva prima, cose che comunque un anziano faticherebbe a fare anche se fosse sano e non sembra apprezzare le piccole cose.
Io mi rendo conto che è malato, che rimpiange cose non fatte, che tutto può degenerare ma mi fa star male vederlo fermo lì quasi assente e sembra che più nulla lo renda felice anche solo per un istante nemmeno la nostra presenza.
Cerco di dire o fare ma mi rendo conto che come faccio o dico sbaglio, trovare piccoli stimoli.
Se parlo mi dice di tacere, se sto in silenzio mi chiede perché sono stata in silenzio.
La sua tendenza è colpevolizzare, da sempre: hai voluto che uscissi e ora ho il raffreddore a causa tua... se sto male è perché mi hai dato questo...
E ogni consiglio viene interpretato come comando.

Così io mi paralizzo e mi sento impotente.

La sua idea è di restare a casa con qualcuno h24 (solo mia mamma a dire il vero, brontolando se deve uscire). A mia mamma non fa bene stare sempre in casa. Cosa fare? Assecondare questa sua richiesta dandoci il turno? Oppure fare quello che ci sentiamo?

Ogni tanto sembra risvegliarsi da questo torpore e riprendere stimolo ma dura il tempo di cambiare idea.

Forse è assurdo, forse dovrei trovarmi nella sua situazione per capire ma alle volte mi sembra che la paura di morire gli stia impedendo di vivere.
E capisco che fa un decimo della vita di prima però è pur sempre vita... e noi gli siamo vicino.
Anche per noi è dura, per un familiare di un malato oncologico è dura.

È di vecchio stampo e non parla di come si sente dentro.

Scusate se mi sono dilungata.
Non so che fare. So che ho fatto una domanda simile ma questa situazione mi sta logorando.
Alla malattia fisica si associa questo ed io non so come comportarmi.

Grazie.
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

Deve essere veramente pesante arrivare a tarda età con dei rimpianti, mentre le capacità di adattamento alla nuova situazione non riescono a superate l'ardua prova.

Per questo motivo molti studi sull'età anziana definiscono questa fase della vita come "l'età delle perdite",
altri vedono la fase finale della vita come caratterizzata da due differenti possibilità: o si è raggiunta la "integrità dell'Io", oppure si corre il rischio della "disperazione"(E. Erikson),
altri ancora definiscono "depressione senile" quell'insieme di stati d'animo caratterizzati dalla tristezza, irritabilità, problemi relazionali e comportamentali, che colpisce una certa percentuale significativa di anziani.

Tutto ciò ha una rilevante incidenza sulla qualità di vita della persona e di chi assiste. Ma anche dei medici che curano, e che talvolta attribuiscono il malessere alle patologie organiche, oppure ai farmaci; con la conseguente difficoltà (o resistenza) a diagnosticare una franca forma depressiva e relativa cura.

Che fare per Suo padre?
In linea di massima non è da escludere l'intervento dell* Psicolog*, anche se francamente è accettato meglio nella Residenza per anziani, in cui l* Specialista è di casa; piuttosto che non al domicilio.
Se fosse accertata una diagnosi depressiva, l'assunzione di psicofarmaci specifici - alcuni ben tollerati anche in tarda età - può fornire notevole sollievo alla situazione. Talvolta sono i familiari che resistono a tale indicazione: "prende già così tante pastiglie.."; "Appunto", rispondo, "una più, una meno..": quando il peso del vivere si fa grave occorre badare unicamente all'efficacia della cura per alleviare la grave infelicità della persona.
Non a caso la percentuale di suicidi nella tarda età è purtroppo elevata. Si figuri che si aggira attorno ad *un terzo* di tutte le persone che si sono tolte la vita in quell'anno (Istat, 2017, pre Covid-19)

Ed infine una indicazione per Lei:
I familiari care-giver sono a rischio: senso di impotenza, disturbi psicosomatici (mal si testa, di stomaco, insonnia, tristezza) sono frequentissimi. Il/la care-giver deve difendersene individuando dentro di sè le modalità di resilienza ( https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1156-il-cargiver-familiare-e-il-burden.html ).
Lei faccia il meglio per Suo padre, pensando che l'amarezza che lui Le riversa addosso non è diretta a Lei come persona, è quella che lui ha dentro e non certo a causa Sua, bensì nei confronti della vita; e sarebbe ancora più dannosa per lui se non la esprimesse.

Se lo desidera, ci scriva nuovamente.

Un abbraccio.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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