Mi sono lasciato con la fidanzata ma ho dei dubbi sulla nostra scelta
Buonasera,
Da circa 10 giorni mi sono lasciato con la fidanzata con cui sono stato per 8 mesi.
30 anni, analista di laboratorio lei, 27 anni, ingegnere io.
Viviamo abbastanza lontani circa 50 km (lei da sola in affitto e io ancora con i miei)
Ci siamo conosciuti in una gita in montagna e da lì abbiamo avuto subito una bella intesa, e, senza nemmeno accorgersi, ci siamo fidanzati.
Inizialmente tutto a gonfie vele, poi finita la fase del l'innamoramento (i primi 3/4 mesi direi) sono subentrati i conflitti e le differenze.
Discutevamo spesso, senza mai litigare o mancarci di rispetto.
In buona sintesi:
Lei aveva spesso dei momenti in cui rivendicava i suoi spazi e si faceva distaccata (per sua detta, per un ex fidanzato molto possessivo)...
Esempio: iniziava ad organizzarsi i weekend via, si faceva più distaccata nei messaggi e nelle chiamate.
Dal canto mio, notando il cambiamento, chiedevo se ci fossero problemi e lei ribadiva che aveva solo bisogno di tempo per sé stessa (che però aveva, dal momento che eravamo distanti)
Tuttavia, una volta mi ha confessato che non sapeva cosa provava per me, perché per lei era un momento difficile.
La cosa minha fatto molto soffrire, anche se cercavo di non farle mancare mai l'affetto che provavo per lei.
La situazione si è ripetuta per 3 volte in 8 mesi.
La prima volta, parlandoci ci siamo riconciliati.
La seconda volta, tuttavia c'è stata una rottura: vedendo ancora che lei non sapeva cosa provava per me.
Lei non sapeva cosa fare della relazione, io, stanco di sentirmi dire così tanti 'non lo so' dopo poco tempo, vedendo che lei prendeva sempre i suoi spazi, finendo per non starmi vicino quando ne avevo bisogno (mia madre era stata ricoverata per un intervento, nel frattempo), le ho dato un ultimatum: mi ha lasciato.
Dopo pochi giorni è tornata dicendo che aveva sbagliato tutto a lasciarmi andare e che le mancavo moltissimo.
Io ero molto dubbioso sul da farsi, ma ho deciso di riprovare.
Da lì ha iniziato un periodo iniziale di buon rapporto, in cui mi appoggiava molto nella mia sofferenza per mia madre.
Dal canto mio, mi sentivo bene, ma mi chiedevo:" Per quanto tempo può reggere questo buon proposito?
" Mi chiedevo se questi alti e bassi fossero normali dopo così poco tempo...
Dopo 2 mesi infatti, di nuovo si allontana gradualmente, come spiegato all'inizio.
Parlandoci, lei iniziava a rinfacciarmi alcune cose di me, inizialmente litigando.
Dopo avermi sentito diceva che comprendeva le mie ragioni, ma ciò nonostante non sapeva cosa provava per me.
Ci siamo lasciati in quanto dalle discussioni spesso emergevano delle differenze tra noi: io inquadrato, stabile, affettuoso, lei più attiva in cerca di novità e indipendente.
Al momento però ho i classici dubbi post rottura.
Ovviamente lei mi manca e penso a tutti gli errori che ho fatto e cosa avrei potuto fare di diverso.
Vorrei parlare con lei ma temo sarò respinto.
Vorrei un parere di un esperto a riguardo,
grazie e buona serata.
Da circa 10 giorni mi sono lasciato con la fidanzata con cui sono stato per 8 mesi.
30 anni, analista di laboratorio lei, 27 anni, ingegnere io.
Viviamo abbastanza lontani circa 50 km (lei da sola in affitto e io ancora con i miei)
Ci siamo conosciuti in una gita in montagna e da lì abbiamo avuto subito una bella intesa, e, senza nemmeno accorgersi, ci siamo fidanzati.
Inizialmente tutto a gonfie vele, poi finita la fase del l'innamoramento (i primi 3/4 mesi direi) sono subentrati i conflitti e le differenze.
Discutevamo spesso, senza mai litigare o mancarci di rispetto.
In buona sintesi:
Lei aveva spesso dei momenti in cui rivendicava i suoi spazi e si faceva distaccata (per sua detta, per un ex fidanzato molto possessivo)...
Esempio: iniziava ad organizzarsi i weekend via, si faceva più distaccata nei messaggi e nelle chiamate.
Dal canto mio, notando il cambiamento, chiedevo se ci fossero problemi e lei ribadiva che aveva solo bisogno di tempo per sé stessa (che però aveva, dal momento che eravamo distanti)
Tuttavia, una volta mi ha confessato che non sapeva cosa provava per me, perché per lei era un momento difficile.
La cosa minha fatto molto soffrire, anche se cercavo di non farle mancare mai l'affetto che provavo per lei.
La situazione si è ripetuta per 3 volte in 8 mesi.
La prima volta, parlandoci ci siamo riconciliati.
La seconda volta, tuttavia c'è stata una rottura: vedendo ancora che lei non sapeva cosa provava per me.
Lei non sapeva cosa fare della relazione, io, stanco di sentirmi dire così tanti 'non lo so' dopo poco tempo, vedendo che lei prendeva sempre i suoi spazi, finendo per non starmi vicino quando ne avevo bisogno (mia madre era stata ricoverata per un intervento, nel frattempo), le ho dato un ultimatum: mi ha lasciato.
Dopo pochi giorni è tornata dicendo che aveva sbagliato tutto a lasciarmi andare e che le mancavo moltissimo.
Io ero molto dubbioso sul da farsi, ma ho deciso di riprovare.
Da lì ha iniziato un periodo iniziale di buon rapporto, in cui mi appoggiava molto nella mia sofferenza per mia madre.
Dal canto mio, mi sentivo bene, ma mi chiedevo:" Per quanto tempo può reggere questo buon proposito?
" Mi chiedevo se questi alti e bassi fossero normali dopo così poco tempo...
Dopo 2 mesi infatti, di nuovo si allontana gradualmente, come spiegato all'inizio.
Parlandoci, lei iniziava a rinfacciarmi alcune cose di me, inizialmente litigando.
Dopo avermi sentito diceva che comprendeva le mie ragioni, ma ciò nonostante non sapeva cosa provava per me.
Ci siamo lasciati in quanto dalle discussioni spesso emergevano delle differenze tra noi: io inquadrato, stabile, affettuoso, lei più attiva in cerca di novità e indipendente.
Al momento però ho i classici dubbi post rottura.
Ovviamente lei mi manca e penso a tutti gli errori che ho fatto e cosa avrei potuto fare di diverso.
Vorrei parlare con lei ma temo sarò respinto.
Vorrei un parere di un esperto a riguardo,
grazie e buona serata.
[#1]
Gentile utente,
comprendo i suoi dubbi. E' molto frequente essere assaliti dai dubbi in seguito alla rottura di una relazione; interrogativi sulla possibilità di aver potuto fare qualcosa di diverso o qualcosa di più, o addirittura essere qualcosa di diverso o qualcosa di più.
In particolare, per quanto riguarda l'essere, si è indotti a pensare ciò, dalla sofferenza della chiusura della relazione, dalla nostalgia di quei momenti con l'altra persona, dalla sua mancanza.
Tutto ciò, purtroppo, ci può lasciar scivolare nei dubbi, nelle insicurezze, nel senso di colpa.
Però è solo l'effetto di questo sentire, infatti, appena cominciamo a distaccarci dal ricordo della persona che è andata via, non siamo più portati ad interrogarci così incessantemente.
Sembrerebbe quindi che lei stia attraversando, non solo il dispiacere per la fine della relazione, ma anche il dispiacere del doversi mettere in discussione come persona.
Non conosco lei, né la ragazza di cui parla, quindi posso fare solo delle ipotesi.
La prima è che la relazione sia terminata, non solo per differenze caratteriali, ma per bisogni divergenti che non hanno trovato un punto d'incontro.
Infatti, lei riferisce di essere stabile, affettuoso e inquadrato, mentre la ragazza in questione, sarebbe in cerca di novità ed indipendente.
A questi tratti caratteriali, corrispondono dei bisogni diversi, che plausibilmente potrebbero essere da parte sua quello di stabilità e sicurezza in una relazione, da parte della ragazza, autonomia e svincolo dal legame.
La seconda, che potrebbe essere una conseguenza della prima, è che questa ragazza sia spaventata dal legame, per questo rifugge da esso, ma in un momento successivo, dovendo fare i conti con la possibilità di perdere il proprio partner, subentra la paura e quindi ritorna sui propri passi.
In sostanza, potrei ipotizzare che forse vive la relazione con un senso di oppressione, come un troppo, una minaccia di perdere la propria libertà e individualità; questo le fa paura, ma forse le fa paura anche perdere la persona con cui sta, dalla quale vorrebbe trovare una distanza per lei tollerabile: né troppo vicino, né troppo lontano.
In tali casi, prendendo consapevolezza della diversità, ci si separa, oppure, se c'è la disponibilità da parte di entrambi, si può trovare un punto d'incontro.
Non deve quindi essere lei a sacrificare i suoi valori e il suoi bisogni per la ragazza, anche perché col tempo, ciò potrebbe pesarle. E non pensi di essere sbagliato o di avere dei bisogni sbagliati.
Invece di pensare a tali dubbi, potrebbe provare a pensare allo stato di costante incertezza che viveva in questa relazione (che sembra emergere da quanto scrive).
Immagino che non fosse piacevole restare aggrappato a tale incertezza o sostare nella paura di sentirsi dire nuovamente "non lo so".
Pensi a come la faceva sentire ciò.
Provi a mettersi in contatto con ciò che provava in quei momenti e forse vedrà tale situazione anche da un altro punto di vista.
Dopo che le situazioni si sono verificate, spesso ci domandiamo come e se avremmo potuto evitarle o modificarle, ma tale ragionamento successivo, in realtà ci può far incorrere in errori di valutazione, in quanto, tendiamo a non considerare come ci sentivamo e cosa provavamo nel momento in cui abbiamo preso una determinata decisione o avuto un certo comportamento.
Per quanto concerne il rifiuto, comprendo che le faccia paura; sentirsi rifiutati è doloroso e spiacevole. Cerchi di pensare che comunque se questa ragazza dovesse respingerla, non significa che non va bene (lei scrivente) come persona, ma solo che (la ragazza) cerca qualcosa di diverso.
Cerchi più che altro di decidere sulla base del tipo di relazione che vuole, rispettando i suoi bisogni, essendo fedele prima di tutto a se stesso.
Comunque, se dovesse avere difficoltà ad affrontare tutto questo da solo, può rivolgersi ad uno psicologo per una valutazione ed eventualmente intraprendere un percorso psicologico.
Auguri di cuore.
comprendo i suoi dubbi. E' molto frequente essere assaliti dai dubbi in seguito alla rottura di una relazione; interrogativi sulla possibilità di aver potuto fare qualcosa di diverso o qualcosa di più, o addirittura essere qualcosa di diverso o qualcosa di più.
In particolare, per quanto riguarda l'essere, si è indotti a pensare ciò, dalla sofferenza della chiusura della relazione, dalla nostalgia di quei momenti con l'altra persona, dalla sua mancanza.
Tutto ciò, purtroppo, ci può lasciar scivolare nei dubbi, nelle insicurezze, nel senso di colpa.
Però è solo l'effetto di questo sentire, infatti, appena cominciamo a distaccarci dal ricordo della persona che è andata via, non siamo più portati ad interrogarci così incessantemente.
Sembrerebbe quindi che lei stia attraversando, non solo il dispiacere per la fine della relazione, ma anche il dispiacere del doversi mettere in discussione come persona.
Non conosco lei, né la ragazza di cui parla, quindi posso fare solo delle ipotesi.
La prima è che la relazione sia terminata, non solo per differenze caratteriali, ma per bisogni divergenti che non hanno trovato un punto d'incontro.
Infatti, lei riferisce di essere stabile, affettuoso e inquadrato, mentre la ragazza in questione, sarebbe in cerca di novità ed indipendente.
A questi tratti caratteriali, corrispondono dei bisogni diversi, che plausibilmente potrebbero essere da parte sua quello di stabilità e sicurezza in una relazione, da parte della ragazza, autonomia e svincolo dal legame.
La seconda, che potrebbe essere una conseguenza della prima, è che questa ragazza sia spaventata dal legame, per questo rifugge da esso, ma in un momento successivo, dovendo fare i conti con la possibilità di perdere il proprio partner, subentra la paura e quindi ritorna sui propri passi.
In sostanza, potrei ipotizzare che forse vive la relazione con un senso di oppressione, come un troppo, una minaccia di perdere la propria libertà e individualità; questo le fa paura, ma forse le fa paura anche perdere la persona con cui sta, dalla quale vorrebbe trovare una distanza per lei tollerabile: né troppo vicino, né troppo lontano.
In tali casi, prendendo consapevolezza della diversità, ci si separa, oppure, se c'è la disponibilità da parte di entrambi, si può trovare un punto d'incontro.
Non deve quindi essere lei a sacrificare i suoi valori e il suoi bisogni per la ragazza, anche perché col tempo, ciò potrebbe pesarle. E non pensi di essere sbagliato o di avere dei bisogni sbagliati.
Invece di pensare a tali dubbi, potrebbe provare a pensare allo stato di costante incertezza che viveva in questa relazione (che sembra emergere da quanto scrive).
Immagino che non fosse piacevole restare aggrappato a tale incertezza o sostare nella paura di sentirsi dire nuovamente "non lo so".
Pensi a come la faceva sentire ciò.
Provi a mettersi in contatto con ciò che provava in quei momenti e forse vedrà tale situazione anche da un altro punto di vista.
Dopo che le situazioni si sono verificate, spesso ci domandiamo come e se avremmo potuto evitarle o modificarle, ma tale ragionamento successivo, in realtà ci può far incorrere in errori di valutazione, in quanto, tendiamo a non considerare come ci sentivamo e cosa provavamo nel momento in cui abbiamo preso una determinata decisione o avuto un certo comportamento.
Per quanto concerne il rifiuto, comprendo che le faccia paura; sentirsi rifiutati è doloroso e spiacevole. Cerchi di pensare che comunque se questa ragazza dovesse respingerla, non significa che non va bene (lei scrivente) come persona, ma solo che (la ragazza) cerca qualcosa di diverso.
Cerchi più che altro di decidere sulla base del tipo di relazione che vuole, rispettando i suoi bisogni, essendo fedele prima di tutto a se stesso.
Comunque, se dovesse avere difficoltà ad affrontare tutto questo da solo, può rivolgersi ad uno psicologo per una valutazione ed eventualmente intraprendere un percorso psicologico.
Auguri di cuore.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
[#2]
Utente
Gentile Dott.sa Di Taranto.
La ringrazio per la pronta ed esaustiva risposta.
In questi giorni comunque alterno momenti buoni e costruttivi a momenti (la maggior parte, per la verità) di ripensamento, in cui metto spesso in discussione me stesso.
Vorrei, però, chiedere gentilmente il suo parere su alcune cose riguardo a questa ragazza.
Prima di tutto: quando dice che lei non voleva legarsi troppo ad una persona, lo capisco ed effettivamente lo riconosco in alcuni piccoli momenti della ex relazione.
Un piccolo esempio:
Una sera discutevamo sui programmi per il weekend. Lei voleva andare via per vedere dei suoi amici lontani.
Io le avevo espresso il mio dispiacere, visto che era il terzo weekend di fila che non ci vedevamo (era uno di quei periodi in cui voleva i suoi spazi... Che le lasciavo comunque) e mi sarebbe piaciuto che ci ritagliassimo del tempo per noi.
Parlando, non ricordo esattamente tutti i dettagli, ad un certo punto (lei) è scoppiata in lacrime, lamentandosi che non si sentiva libera di fare nulla (pur avendo, come detto sopra, ampiamente i suoi spazi per fare tutto).
Si trattava di un episodio, però penso esemplificativo per quanto ipotizzava sopra.
In realtà le volevo presentare altre circostanze.
Lei seguiva già una psicologa professionista.
Il motivo, a suo dire, era che non riusciva a gestire stress ed ansia, specie nei momenti più difficili. Altro non mi era dato sapere
Ad esempio:
Quando doveva gestire il trasloco di casa (parliamo di spostamenti da un appartamento in affitto ad un altro) aveva ansia per ogni cosa:
Prima perché non trovava in fretta la casa come voleva lei, lamentandosi che non era in grado di farlo.
Quando l'ha trovata ad ogni minimo intoppo, pensava :"ecco perché non ci ho pensato prima!...", da qui partiva a dubitare di lei stessa... Concludendo sempre che non era possibile per lei non essere capace di affrontare certe situazioni alla sua età... Era sempre molto severa con sé stessa e raramente accettava aiuto di qualcuno e quando lo faceva, comunque le pesava (specie dei suoi genitori, a cui però tiene molto, anche se spesso litiga con il padre... Due caratteri molto forti).
Apprezzavo che lei si mostrasse per come fosse veramente, cercavo di ascoltare con la massima attenzione.
Però mi chiedevo: una persona che non riesce a voler bene a sé stessa ed è così legata all'immagine che deve avere ai suoi occhi, come può amare davvero un' altra persona?
Una volta è capitato che dicesse, mentre eravamo in montagna, "cavolo non riesco a fare un percorso così semplice... Questa cosa mina alla mia perfezione"
Mi sembrava avesse sempre bisogno di conferme del suo valore... Mi sbaglio?
Da quando poi ha iniziato un percorso con una professionista, la cosa era un poco migliorata. Gli sfoghi erano minori, ma ipotizzo fosse perché erano più diretti alle sedute che a me. Comunque dubito potesse essere cambiata nel giro di soli 2 mesi...
Lei cosa ne pensa?
Attendo un gentile riscontro,
Grazie
La ringrazio per la pronta ed esaustiva risposta.
In questi giorni comunque alterno momenti buoni e costruttivi a momenti (la maggior parte, per la verità) di ripensamento, in cui metto spesso in discussione me stesso.
Vorrei, però, chiedere gentilmente il suo parere su alcune cose riguardo a questa ragazza.
Prima di tutto: quando dice che lei non voleva legarsi troppo ad una persona, lo capisco ed effettivamente lo riconosco in alcuni piccoli momenti della ex relazione.
Un piccolo esempio:
Una sera discutevamo sui programmi per il weekend. Lei voleva andare via per vedere dei suoi amici lontani.
Io le avevo espresso il mio dispiacere, visto che era il terzo weekend di fila che non ci vedevamo (era uno di quei periodi in cui voleva i suoi spazi... Che le lasciavo comunque) e mi sarebbe piaciuto che ci ritagliassimo del tempo per noi.
Parlando, non ricordo esattamente tutti i dettagli, ad un certo punto (lei) è scoppiata in lacrime, lamentandosi che non si sentiva libera di fare nulla (pur avendo, come detto sopra, ampiamente i suoi spazi per fare tutto).
Si trattava di un episodio, però penso esemplificativo per quanto ipotizzava sopra.
In realtà le volevo presentare altre circostanze.
Lei seguiva già una psicologa professionista.
Il motivo, a suo dire, era che non riusciva a gestire stress ed ansia, specie nei momenti più difficili. Altro non mi era dato sapere
Ad esempio:
Quando doveva gestire il trasloco di casa (parliamo di spostamenti da un appartamento in affitto ad un altro) aveva ansia per ogni cosa:
Prima perché non trovava in fretta la casa come voleva lei, lamentandosi che non era in grado di farlo.
Quando l'ha trovata ad ogni minimo intoppo, pensava :"ecco perché non ci ho pensato prima!...", da qui partiva a dubitare di lei stessa... Concludendo sempre che non era possibile per lei non essere capace di affrontare certe situazioni alla sua età... Era sempre molto severa con sé stessa e raramente accettava aiuto di qualcuno e quando lo faceva, comunque le pesava (specie dei suoi genitori, a cui però tiene molto, anche se spesso litiga con il padre... Due caratteri molto forti).
Apprezzavo che lei si mostrasse per come fosse veramente, cercavo di ascoltare con la massima attenzione.
Però mi chiedevo: una persona che non riesce a voler bene a sé stessa ed è così legata all'immagine che deve avere ai suoi occhi, come può amare davvero un' altra persona?
Una volta è capitato che dicesse, mentre eravamo in montagna, "cavolo non riesco a fare un percorso così semplice... Questa cosa mina alla mia perfezione"
Mi sembrava avesse sempre bisogno di conferme del suo valore... Mi sbaglio?
Da quando poi ha iniziato un percorso con una professionista, la cosa era un poco migliorata. Gli sfoghi erano minori, ma ipotizzo fosse perché erano più diretti alle sedute che a me. Comunque dubito potesse essere cambiata nel giro di soli 2 mesi...
Lei cosa ne pensa?
Attendo un gentile riscontro,
Grazie
[#3]
Gentile utente,
ci tengo a sottolineare, anche se credo che lei lo abbia compreso, che non conoscendo né lei, né la ragazza in questione, posso solo fare ipotesi e offrirle diverse prospettive da cui guardare o spunti di riflessione.
Potrebbe aver ragione nel pensare che la ragazza cercasse continuamente conferme del proprio valore. In effetti, ciò è frequente in molte persone, soprattutto di sesso femminile, perché le donne a volte sono più emotive e vulnerabili sotto questo punto di vista.
Molte donne hanno imparato da bambine che sono amabili solo se si avvicinano ad un ideale di perfezione, quindi per loro è difficile o impossibile tollerare tutto ciò che risulta imperfetto.
Si domanda "una persona che non riesce a voler bene a sé stessa ed è così legata all'immagine che deve avere ai suoi occhi, come può amare davvero un' altra persona?".
Questa a mio avviso non è una domanda banale, ma è una domanda complessa e costruita, frutto di maturità e profondità.
Non esiste una risposta univoca, secondo me.
Potrei risponderle comunque che chi non si vuol bene può legarsi a qualcuno- anche o soprattutto- per recuperare attraverso l'amore che riceve da questi, un po' di quell'amore per sé stesso di cui si sente carente.
E' un po' come trovare il proprio valore perduto nell'altro.
L'essere legati alla propria immagine può essere una diretta conseguenza del non volersi bene.
Se ci si ritiene manchevoli, carenti, non abbastanza, difettosi, si può tendere ad investire sulla propria immagine; renderla il più vicina possibile alla perfezione per cercare di convincere gli altri, e forse anche sé stessi, di valere. Ma ciò, in genere, si rivela un'illusione.
Le relazioni d'amore sono complesse. Quando nasce un'amore, i suoi sviluppi, le sue deviazioni, le sue evoluzioni o rotture non possono essere disgiunti dalla storia emotiva e affettiva dei membri della coppia.
Comunque, lei forse continua a porsi queste domande, da un lato perché non riesce a svincolarsi dai dubbi che prova, dall'altro perché forse esse le consentono di restare aggrappato a questa storia; continuare a pensarci, non voler ammettere che è finita o che forse dovrebbe finire.
Credo di capire davvero cosa prova. E' molto frequente innamorarsi di chi ci sfugge, anche se con la sua assenza ci fa soffrire o ci rende incerti, al tempo stesso ci mette nella condizione di rincorrerlo, e quindi di continuare a cercare, a capire, a conquistare, a desiderare. Queste sono tutte cose che fanno parte della nostra natura.
Ma se la verità fosse anche un'altra? Se lei cioè, oltre ad essersi (forse) legato a questa ragazza perché le sfugge, si fosse legato per quelle emozioni che questa ragazza, non consegnandosi totalmente, le avrebbe fatto vivere? E' possibile cioè che questa ragazza attraverso la sua assenza e i suoi movimenti di avvicinamento e allontanamento, la facesse sentire in qualche modo vivo, anche nel dolore, donandole emozioni forti.
O ancora, è possibile che lei sia attratto dalla sua vulnerabilità, che voglia in qualche modo aiutarla, salvarla.
Sono tante le ipotesi possibili.
Ci rifletta e se dovesse riconoscersi in qualcuna di esse, dopo aver svelato il meccanismo sottostante, potrebbe forse esserle più facile prendere le distanze da esso.
Faccia quello che la fa stare bene e quello che vuole, considerando magari più aspetti possibili.
Può anche prendere in considerazione l'idea di proporre a questa ragazza un percorso di coppia; 8 mesi non sono tantissimi, ma abbastanza per avere diversi punti su cui lavorare.
Ci vorrebbe la volontà di entrambi.
Però a quel punto, se la ragazza dovesse rifiutare, lei almeno ci avrebbe provato.
Se dovesse avere difficoltà può rivolgersi lei ad uno psicologo; la aiuterebbe ad affrontare meglio tutto ciò.
Caro ragazzo, Ha 27 anni, è un ingegnere, sembra così maturo e profondo.
Anche se sta attraversando una fase difficile e adesso non riesce a guardare al di là di questa situazione, non dimentichi che quell'oltre che lei non riesce a vedere, c'è.
Le auguro il meglio e se le fa piacere può aggiornarmi.
ci tengo a sottolineare, anche se credo che lei lo abbia compreso, che non conoscendo né lei, né la ragazza in questione, posso solo fare ipotesi e offrirle diverse prospettive da cui guardare o spunti di riflessione.
Potrebbe aver ragione nel pensare che la ragazza cercasse continuamente conferme del proprio valore. In effetti, ciò è frequente in molte persone, soprattutto di sesso femminile, perché le donne a volte sono più emotive e vulnerabili sotto questo punto di vista.
Molte donne hanno imparato da bambine che sono amabili solo se si avvicinano ad un ideale di perfezione, quindi per loro è difficile o impossibile tollerare tutto ciò che risulta imperfetto.
Si domanda "una persona che non riesce a voler bene a sé stessa ed è così legata all'immagine che deve avere ai suoi occhi, come può amare davvero un' altra persona?".
Questa a mio avviso non è una domanda banale, ma è una domanda complessa e costruita, frutto di maturità e profondità.
Non esiste una risposta univoca, secondo me.
Potrei risponderle comunque che chi non si vuol bene può legarsi a qualcuno- anche o soprattutto- per recuperare attraverso l'amore che riceve da questi, un po' di quell'amore per sé stesso di cui si sente carente.
E' un po' come trovare il proprio valore perduto nell'altro.
L'essere legati alla propria immagine può essere una diretta conseguenza del non volersi bene.
Se ci si ritiene manchevoli, carenti, non abbastanza, difettosi, si può tendere ad investire sulla propria immagine; renderla il più vicina possibile alla perfezione per cercare di convincere gli altri, e forse anche sé stessi, di valere. Ma ciò, in genere, si rivela un'illusione.
Le relazioni d'amore sono complesse. Quando nasce un'amore, i suoi sviluppi, le sue deviazioni, le sue evoluzioni o rotture non possono essere disgiunti dalla storia emotiva e affettiva dei membri della coppia.
Comunque, lei forse continua a porsi queste domande, da un lato perché non riesce a svincolarsi dai dubbi che prova, dall'altro perché forse esse le consentono di restare aggrappato a questa storia; continuare a pensarci, non voler ammettere che è finita o che forse dovrebbe finire.
Credo di capire davvero cosa prova. E' molto frequente innamorarsi di chi ci sfugge, anche se con la sua assenza ci fa soffrire o ci rende incerti, al tempo stesso ci mette nella condizione di rincorrerlo, e quindi di continuare a cercare, a capire, a conquistare, a desiderare. Queste sono tutte cose che fanno parte della nostra natura.
Ma se la verità fosse anche un'altra? Se lei cioè, oltre ad essersi (forse) legato a questa ragazza perché le sfugge, si fosse legato per quelle emozioni che questa ragazza, non consegnandosi totalmente, le avrebbe fatto vivere? E' possibile cioè che questa ragazza attraverso la sua assenza e i suoi movimenti di avvicinamento e allontanamento, la facesse sentire in qualche modo vivo, anche nel dolore, donandole emozioni forti.
O ancora, è possibile che lei sia attratto dalla sua vulnerabilità, che voglia in qualche modo aiutarla, salvarla.
Sono tante le ipotesi possibili.
Ci rifletta e se dovesse riconoscersi in qualcuna di esse, dopo aver svelato il meccanismo sottostante, potrebbe forse esserle più facile prendere le distanze da esso.
Faccia quello che la fa stare bene e quello che vuole, considerando magari più aspetti possibili.
Può anche prendere in considerazione l'idea di proporre a questa ragazza un percorso di coppia; 8 mesi non sono tantissimi, ma abbastanza per avere diversi punti su cui lavorare.
Ci vorrebbe la volontà di entrambi.
Però a quel punto, se la ragazza dovesse rifiutare, lei almeno ci avrebbe provato.
Se dovesse avere difficoltà può rivolgersi lei ad uno psicologo; la aiuterebbe ad affrontare meglio tutto ciò.
Caro ragazzo, Ha 27 anni, è un ingegnere, sembra così maturo e profondo.
Anche se sta attraversando una fase difficile e adesso non riesce a guardare al di là di questa situazione, non dimentichi che quell'oltre che lei non riesce a vedere, c'è.
Le auguro il meglio e se le fa piacere può aggiornarmi.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
[#4]
Utente
Gentile Dott.sa Di Taranto
La ringrazio nuovamente per la risposta. Le volevo comunicare un aggiornamento.
Pochi giorni fa, di comune accordo, ci siamo rivisti (io e la ragazza) e abbiamo parlato.
Il fulcro della questione è stato che lei si è voluta scusare di come si era comportata con me... Di avermi imposto molte cose e di essersi allontanata da me, trattandomi male, invece che soffermarsi ad affrontare i problemi. Era molto dispiaciuta per l'accaduto tra noi...
Per quanto mi sembrasse sicuramente sincera e addolorata, ricordo molte cose che aveva detto anche la volta precedente, dopo che ci eravamo lasciati.(del tipo ''ho capito che non voglio questo o quello (in questo caso 'questo o quell'ora sarebbero le numerose gite in montagna e programmi che voleva fare ogni weekend) ma voglio stare con te'').
In generale ha espresso sempre molta tristezza, dicendo anche che si male perché, testuali parole, 'una volta che trovo qualcuno che tiene davvero a me, mi comporto male e lo faccio scappare'.
Io sono stato ad ascoltarla, scusandomi comunque di alcuni miei errori fatti durante la relazione.
In buona sostanza, ciò che lei proponeva era di ripartire nuovamente, cercando di affrontare i problemi assieme, senza arrivare ad una conclusione drastica ogni volta.
Lei stessa diceva di non essere brava a litigare e ad esprimersi e che, in generale, vedeva sempre troppo bianco o nero nelle cose.
Per quanto condivida (e ne ho avuto esperienza) quello che diceva, ritengo che un conto sia avere dei buoni propositi, un conto sia metterli in atto.
Sicuramente nel suo ritorno c'è un mix di fattori (il senso di abbandono, come si diceva sopra, il rimorso per non aver dato il meglio che poteva, probabilmente ancora del sentimento per me)
In questa situazione però, devo dire che sarebbe più il senso di volerla aiutare a farmi tornare con lei, nella speranza che un giorno le cose possano andare meglio.
Sono convinto che quello che cerco sia una relazione stabile e 'sicura' (anche se di sicuro non c'è niente), piuttosto che una montagna russa.
Ci sono casi in cui relazioni del genere si stabilizzano?
Perché rimettersi con una persona, nella speranza che cambi, probabilmente è un'illusione.
La ringrazio nuovamente per la risposta. Le volevo comunicare un aggiornamento.
Pochi giorni fa, di comune accordo, ci siamo rivisti (io e la ragazza) e abbiamo parlato.
Il fulcro della questione è stato che lei si è voluta scusare di come si era comportata con me... Di avermi imposto molte cose e di essersi allontanata da me, trattandomi male, invece che soffermarsi ad affrontare i problemi. Era molto dispiaciuta per l'accaduto tra noi...
Per quanto mi sembrasse sicuramente sincera e addolorata, ricordo molte cose che aveva detto anche la volta precedente, dopo che ci eravamo lasciati.(del tipo ''ho capito che non voglio questo o quello (in questo caso 'questo o quell'ora sarebbero le numerose gite in montagna e programmi che voleva fare ogni weekend) ma voglio stare con te'').
In generale ha espresso sempre molta tristezza, dicendo anche che si male perché, testuali parole, 'una volta che trovo qualcuno che tiene davvero a me, mi comporto male e lo faccio scappare'.
Io sono stato ad ascoltarla, scusandomi comunque di alcuni miei errori fatti durante la relazione.
In buona sostanza, ciò che lei proponeva era di ripartire nuovamente, cercando di affrontare i problemi assieme, senza arrivare ad una conclusione drastica ogni volta.
Lei stessa diceva di non essere brava a litigare e ad esprimersi e che, in generale, vedeva sempre troppo bianco o nero nelle cose.
Per quanto condivida (e ne ho avuto esperienza) quello che diceva, ritengo che un conto sia avere dei buoni propositi, un conto sia metterli in atto.
Sicuramente nel suo ritorno c'è un mix di fattori (il senso di abbandono, come si diceva sopra, il rimorso per non aver dato il meglio che poteva, probabilmente ancora del sentimento per me)
In questa situazione però, devo dire che sarebbe più il senso di volerla aiutare a farmi tornare con lei, nella speranza che un giorno le cose possano andare meglio.
Sono convinto che quello che cerco sia una relazione stabile e 'sicura' (anche se di sicuro non c'è niente), piuttosto che una montagna russa.
Ci sono casi in cui relazioni del genere si stabilizzano?
Perché rimettersi con una persona, nella speranza che cambi, probabilmente è un'illusione.
[#5]
Gentile utente,
a me sembra che lei abbia colto con lucidità la ripetizione che si sta riproducendo in questa storia, forse attuata più dalla ragazza. Ripetizione riferita al lasciarsi per poi riprendersi, ma anche al manifestare una volta lì, sul bivio tra la fine della storia e l' ennesimo nuovo inizio, i soliti buoni propositi per riavviare il primo.
Sono d' accordo con lei: avere dei buoni propositi non si traduce automaticamente col metterli in atto.
È un primo passo, ma tra l' idea dei buoni propositi e la concretizzazione degli stessi, è necessaria l' assunzione della propria responsabilità, il coraggio di cambiare, la forza di abbandonare la zona di sicurezza nella quale si è abitato per raggiungerne una sconosciuta e incerta.
Sia lei che la ragazza mostrate una buona consapevolezza, che però potrebbe non essere sufficiente.
Credo sia interessante la sua idea che vorrebbe tornare con la ragazza più per il desiderio di aiutarla.
Ed è interessante anche che dichiara che desidererebbe una relazione stabile e sicura, ma pare essere rimasto intrappolato in una che non presenta queste caratteristiche.
C' è qualcosa dei suoi comportamenti e delle sue scelte che non conferma le sue parole.
A cosa credere dunque?
Dovrebbe andare più a fondo a tali questioni in un colloquio psicologico.
Mi pare di ricordare che la ragazza stava facendo un percorso psicologico. Vero? In ogni caso le suggerirei di invitarla a farlo o continuarlo. Suggerisco anche a lei (utente) di rivolgersi ad uno psicologo per esplorare i suoi vissuti ed intraprendere anche una terapia di coppia con la ragazza, nel caso in cui vogliate davvero darvi una possibilità e ridurre il rischio di ricadere nelle stesse dinamiche.
E per rispondere alla sua domanda, intraprendendo tali percorsi psicologici, ci sarebbero senz' altro più possibilità di stabilizzare la relazione.
Quindi ha già svelato lei stesso l' illusione, ora deve solo trovare la forza per staccarsene.
E io posso svelare un' altra illusione: riflettere continuamente su come risolvere un problema, a volte non basta a risolverlo.
Anche perché riflettere molto spesso è la scusa per non agire.
Spero di esserle stata utile.
a me sembra che lei abbia colto con lucidità la ripetizione che si sta riproducendo in questa storia, forse attuata più dalla ragazza. Ripetizione riferita al lasciarsi per poi riprendersi, ma anche al manifestare una volta lì, sul bivio tra la fine della storia e l' ennesimo nuovo inizio, i soliti buoni propositi per riavviare il primo.
Sono d' accordo con lei: avere dei buoni propositi non si traduce automaticamente col metterli in atto.
È un primo passo, ma tra l' idea dei buoni propositi e la concretizzazione degli stessi, è necessaria l' assunzione della propria responsabilità, il coraggio di cambiare, la forza di abbandonare la zona di sicurezza nella quale si è abitato per raggiungerne una sconosciuta e incerta.
Sia lei che la ragazza mostrate una buona consapevolezza, che però potrebbe non essere sufficiente.
Credo sia interessante la sua idea che vorrebbe tornare con la ragazza più per il desiderio di aiutarla.
Ed è interessante anche che dichiara che desidererebbe una relazione stabile e sicura, ma pare essere rimasto intrappolato in una che non presenta queste caratteristiche.
C' è qualcosa dei suoi comportamenti e delle sue scelte che non conferma le sue parole.
A cosa credere dunque?
Dovrebbe andare più a fondo a tali questioni in un colloquio psicologico.
Mi pare di ricordare che la ragazza stava facendo un percorso psicologico. Vero? In ogni caso le suggerirei di invitarla a farlo o continuarlo. Suggerisco anche a lei (utente) di rivolgersi ad uno psicologo per esplorare i suoi vissuti ed intraprendere anche una terapia di coppia con la ragazza, nel caso in cui vogliate davvero darvi una possibilità e ridurre il rischio di ricadere nelle stesse dinamiche.
E per rispondere alla sua domanda, intraprendendo tali percorsi psicologici, ci sarebbero senz' altro più possibilità di stabilizzare la relazione.
Quindi ha già svelato lei stesso l' illusione, ora deve solo trovare la forza per staccarsene.
E io posso svelare un' altra illusione: riflettere continuamente su come risolvere un problema, a volte non basta a risolverlo.
Anche perché riflettere molto spesso è la scusa per non agire.
Spero di esserle stata utile.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 7.9k visite dal 21/02/2023.
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