Psicoterapia
Buongiorno, ho bisogno gentilmente di un consiglio.
Ho 42 anni, spostata da 16 anni (dopo 8 di fidanzamento) e con una figlia di 12 anni.
Mio marito è diventato un papà assente.
Dopo la nascita di ns figlia (desiderata) lui non ha più voluto figli.
Ho cercato per anni di capire perchè, poi ha acconsentito per un secondo figlio, che però ho perso e dopo varie visite ho scoperto di avere una bassissima riserva ovarica e non posso averne.
In questo frangente ho capito che mio marito non desiderava veramente un secondo figlio poiché mi ha lasciata sola in quel dolore.
Lui non ha mai cambiato abitudini rispetto all'arrivo della prima figlia, dopo lavoro non veniva mai a casa subito, ma si prendeva tutti i giorni ampio tempo per se stesso.
Infine dopo aver scoperto che io non potevo avere bambini ho sofferto molto e vista l'indifferenza di lui, purtroppo ho smesso di amarlo.
Ho cercato comunque di fare condivisione, di coinvolgerlo nei miei interessi (rinnovati, per non affondare) ma lui sempre distante.
Attualmente viviamo tutti e tre assieme ma lui è assolutamente assente sia con me, ma soprattutto con la figlia (x es.
non ricorda le pagelle, non si interessa di rimanere un po' con lei o di creare un rapporto con lei).
Ho tentato varie volte di farglielo capire, di dare dei consigli ma come in tutte le nostre cose (anche su chiarimenti su ns rapporto) lui mi fissa con occhi sbarrati per poi non dar seguito a nulla di concreto, né reagire a riguardo.
Sono già in terapia per queste cose, ma a parte dirmi che non dipende da me gestire una responsabilità sua, e che non posso farmene carico, non trovo aiuto... Io devo fargli capire che sta sbagliando con sua figlia, della quale ho già raccolto commenti in merito, ma passo sempre da "maestrina" e non so più come approcciarmi.
Non condivido l'idea che mi dicono gli psicoterapeuti che vale il mio IO e che non posso gestire il comportamento altrui.
In famiglia bisogna provarci... soprattutto perchè ho scelto per vari motivi di rimanere in questa dolorosa situazione.
Potete aiutarmi?
Ho 42 anni, spostata da 16 anni (dopo 8 di fidanzamento) e con una figlia di 12 anni.
Mio marito è diventato un papà assente.
Dopo la nascita di ns figlia (desiderata) lui non ha più voluto figli.
Ho cercato per anni di capire perchè, poi ha acconsentito per un secondo figlio, che però ho perso e dopo varie visite ho scoperto di avere una bassissima riserva ovarica e non posso averne.
In questo frangente ho capito che mio marito non desiderava veramente un secondo figlio poiché mi ha lasciata sola in quel dolore.
Lui non ha mai cambiato abitudini rispetto all'arrivo della prima figlia, dopo lavoro non veniva mai a casa subito, ma si prendeva tutti i giorni ampio tempo per se stesso.
Infine dopo aver scoperto che io non potevo avere bambini ho sofferto molto e vista l'indifferenza di lui, purtroppo ho smesso di amarlo.
Ho cercato comunque di fare condivisione, di coinvolgerlo nei miei interessi (rinnovati, per non affondare) ma lui sempre distante.
Attualmente viviamo tutti e tre assieme ma lui è assolutamente assente sia con me, ma soprattutto con la figlia (x es.
non ricorda le pagelle, non si interessa di rimanere un po' con lei o di creare un rapporto con lei).
Ho tentato varie volte di farglielo capire, di dare dei consigli ma come in tutte le nostre cose (anche su chiarimenti su ns rapporto) lui mi fissa con occhi sbarrati per poi non dar seguito a nulla di concreto, né reagire a riguardo.
Sono già in terapia per queste cose, ma a parte dirmi che non dipende da me gestire una responsabilità sua, e che non posso farmene carico, non trovo aiuto... Io devo fargli capire che sta sbagliando con sua figlia, della quale ho già raccolto commenti in merito, ma passo sempre da "maestrina" e non so più come approcciarmi.
Non condivido l'idea che mi dicono gli psicoterapeuti che vale il mio IO e che non posso gestire il comportamento altrui.
In famiglia bisogna provarci... soprattutto perchè ho scelto per vari motivi di rimanere in questa dolorosa situazione.
Potete aiutarmi?
[#1]
Gentile utente,
Rispetto a Suo marito Lei ci dice che:
"Io devo fargli capire che sta sbagliando con sua figlia.."
e rispetto a noi Psicoterapeuti:
"..Non condivido l'idea che mi dicono gli psicoterapeuti che vale il mio IO e che non posso gestire il comportamento altrui."
Riguardo al primo punto, nonostante i Suoi sforzi continui e duraturi, non ha raccolto alcun esito, stando alla Sua narrazione; e dunque forse bisognerebbe pensare che non è la strada vincente.
Riguardo al secondo punto, si rivolge -sia pure online- a noi che siamo Psicoterapeuti, pur sapendo qual è la posizione al proposito.
Come probabilmente Le avranno già detto i Suoi curanti, può lavorare su di sé per sostituire innanzitutto il "devo fargli capire.." con il "vorrei";
ma per realizzare questa auspicio/desiderio -o almeno per provarci- occorre costruire con Suo marito un'alleanza forte, affettiva e sessuale, a cui non accenna nel consulto. Di là di questo c'è solo il fare la "maestrina"; ma quando lo "scolaretto" ha un'età adulta non funziona.
E la stessa cosa vale per Vostra figlia: che sia lei stessa a invitarlo e a coinvolgerlo.
Noi umani abbiamo un certo potere di cambiamento unicamente su noi stessi;
attraverso il nostro cambiamento possiamo influire indirettamente su quello altrui.
In questo senso va decriptata l'indicazione che ha ricevuto dalla Sua Psy: "..vale il mio IO e che non posso gestire il comportamento altrui."
P.S.: Al proposito ricorda il proverbio delle nostre nonne: "Vale di più una goccia di miele che una bottiglia di aceto"?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Rispetto a Suo marito Lei ci dice che:
"Io devo fargli capire che sta sbagliando con sua figlia.."
e rispetto a noi Psicoterapeuti:
"..Non condivido l'idea che mi dicono gli psicoterapeuti che vale il mio IO e che non posso gestire il comportamento altrui."
Riguardo al primo punto, nonostante i Suoi sforzi continui e duraturi, non ha raccolto alcun esito, stando alla Sua narrazione; e dunque forse bisognerebbe pensare che non è la strada vincente.
Riguardo al secondo punto, si rivolge -sia pure online- a noi che siamo Psicoterapeuti, pur sapendo qual è la posizione al proposito.
Come probabilmente Le avranno già detto i Suoi curanti, può lavorare su di sé per sostituire innanzitutto il "devo fargli capire.." con il "vorrei";
ma per realizzare questa auspicio/desiderio -o almeno per provarci- occorre costruire con Suo marito un'alleanza forte, affettiva e sessuale, a cui non accenna nel consulto. Di là di questo c'è solo il fare la "maestrina"; ma quando lo "scolaretto" ha un'età adulta non funziona.
E la stessa cosa vale per Vostra figlia: che sia lei stessa a invitarlo e a coinvolgerlo.
Noi umani abbiamo un certo potere di cambiamento unicamente su noi stessi;
attraverso il nostro cambiamento possiamo influire indirettamente su quello altrui.
In questo senso va decriptata l'indicazione che ha ricevuto dalla Sua Psy: "..vale il mio IO e che non posso gestire il comportamento altrui."
P.S.: Al proposito ricorda il proverbio delle nostre nonne: "Vale di più una goccia di miele che una bottiglia di aceto"?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Gentilissima Dottoressa,
purtroppo via messaggio è sempre riduttivo descrivere fatti e problema.
Ovviamente chiedo consulto perché credo fermamente nella capacità di uno psicoterapeuta di saper consigliare e indirizzare (oltre che spiegare) e La ringrazio per la risposta.
Però finora non ho trovato la via giusta. Sicuramente devo lavorare su di me come mi stanno guidando a fare. Ma ho davvero bisogno di far capire a questa persona che sua figlia ha bisogno di lui. Gli ho parlato numerose volte, anche ponendo la questione in positivo (la bambina è contenta perchè stavolta ti sei ricordato delle pagelle. Ne ha bisogno, soprattutto a questa età. Magari se non ti senti "guardato tu" prova a cambiare approccio con lei)... ma poi non fa. Lascia che sia. E io non posso fare a meno di soffrirne.
Io sono vista come una maestrina da lui. Anche se il mio aiuto l'ho sempre offerto in modo umile e soprattutto costruttivo.
Non c'è più niente fra noi, nel momento in cui mi ha lasciata sola e non mi ha accompagnato né moralmente né fisicamente né economicamente alle visite per avere un secondo figlio, ho capito il suo egoismo e la coppia non c'è più. Ma siamo ancora entrambi genitori.
purtroppo via messaggio è sempre riduttivo descrivere fatti e problema.
Ovviamente chiedo consulto perché credo fermamente nella capacità di uno psicoterapeuta di saper consigliare e indirizzare (oltre che spiegare) e La ringrazio per la risposta.
Però finora non ho trovato la via giusta. Sicuramente devo lavorare su di me come mi stanno guidando a fare. Ma ho davvero bisogno di far capire a questa persona che sua figlia ha bisogno di lui. Gli ho parlato numerose volte, anche ponendo la questione in positivo (la bambina è contenta perchè stavolta ti sei ricordato delle pagelle. Ne ha bisogno, soprattutto a questa età. Magari se non ti senti "guardato tu" prova a cambiare approccio con lei)... ma poi non fa. Lascia che sia. E io non posso fare a meno di soffrirne.
Io sono vista come una maestrina da lui. Anche se il mio aiuto l'ho sempre offerto in modo umile e soprattutto costruttivo.
Non c'è più niente fra noi, nel momento in cui mi ha lasciata sola e non mi ha accompagnato né moralmente né fisicamente né economicamente alle visite per avere un secondo figlio, ho capito il suo egoismo e la coppia non c'è più. Ma siamo ancora entrambi genitori.
[#3]
Gentile utente,
Che lei soffra, che Lei desideri un maggior coinvolgimento del papà con la figlia, è del tutto plausibile. Ma questo riguarda Lei; è *Lei* che deve fare i conti con le proprie aspettative e desideri, considerando però con molto realismo che i Suoi possono essere del tutto incongruii e disallineati rispetto a quelli di lui; noi non lo possiamo minimamente sapere dalla nostra postazione qui, online, dato che non conosciamo il punto di vista di lui.
Chissà, forse Suo marito non accetta che voi non siate più una coppia romantica, ma unicamente una coppia genitoriale.. O forse ritiene che Vostra figlia voglia bene solo alla mamma. O altro.
Fortunatamente Lei ha già una Psicoterapeuta in presenza.
Ci dispiace non riuscire ad aiutarLa maggiormente, ma un consulto online non può rappresentare una reale presa in carico.
E dunque La indirizziamo alla Sua curante.
Accetti al contempo i nostri auguri.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Che lei soffra, che Lei desideri un maggior coinvolgimento del papà con la figlia, è del tutto plausibile. Ma questo riguarda Lei; è *Lei* che deve fare i conti con le proprie aspettative e desideri, considerando però con molto realismo che i Suoi possono essere del tutto incongruii e disallineati rispetto a quelli di lui; noi non lo possiamo minimamente sapere dalla nostra postazione qui, online, dato che non conosciamo il punto di vista di lui.
Chissà, forse Suo marito non accetta che voi non siate più una coppia romantica, ma unicamente una coppia genitoriale.. O forse ritiene che Vostra figlia voglia bene solo alla mamma. O altro.
Fortunatamente Lei ha già una Psicoterapeuta in presenza.
Ci dispiace non riuscire ad aiutarLa maggiormente, ma un consulto online non può rappresentare una reale presa in carico.
E dunque La indirizziamo alla Sua curante.
Accetti al contempo i nostri auguri.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 748 visite dal 20/02/2023.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.