Problemi con la mia famiglia di origine
Buon giorno, cerco da tempo un consulto sulla mia situazione complessa.
Ho 30 anni e ho una bambina di 2 anni e 4 mesi, da quando sono diventata mamma non ho ricevuto supporto da nessuno.
Siamo 3 sorelle io la più piccola.
Da quando ho partorito me ne hanno fatto passare tante, ma quella più significativa e che forse mi ha fatto più male è stata mia madre.
Io essendo L ultima figlia e avendo visto le mie sorelle diventare madre prima di me di 2 bambini a testa, ho visto mia mamma com'era con loro e come è stata con me totalmente diversa come se le ha dato fastidio che io ho fatto dei figli come se non mi credeva in grado di essere Madre, beh insomma con le altre figlie disponibile, faceva compagnia aiutava nelle faccende in casa curava i bambini quando avevano bisogno.
Io abbandonata, quando dovevo iniziare lo svezzamento mia figlia aveva 5 mesi e mezzo le ho chiesto se poteva venire a casa mia a darmi una mano con la prima pappa in quanto inesperta, lei è venuta ma era molto fredda e distaccata si vedeva che non si sentiva a suo agio con me e mia figlia e me L ha pure detto in seguito una litigata che con me non si sente a suo agio, ma io mi chiedo io sono sua figlia... e possibile che una madre non si senta a suo agio con sua figlia?... da cosa è dovuto...?
Vogliamo parlare della gita in montagna che ha fatto tutta la famiglia senza invitarci quando mia figlia aveva 8 mesi ho scoperto che sono andati tutti in montagna (sorelle con rispettive famiglie, mia madre e mio padre.
) anche questa cosa mi ha fatto soffrire molto mi ha resa arrabbiata e aggressiva.
Perché anche mia figlia aveva il diritto di passare del tempo in famiglia cosa che non ha mai fatto in 2 anni e 4 mesi.
In seguito mia figlia durante la crescita ha avuto una forte crisi delle persone ne aveva paura era terrorizzata.
Ora che sta frequentando L asilo grazie alle educatrici e alla struttura le sta passando.
io e mio padre non ci parliamo da anni lui non mi può vedere e non era assolutamente felice che io ero incinta e non vuole che facciamo altri figli.
Dalla parte del mio compagno sua Madre è malata abita lontano da casa nostra con un altro uomo e ha visto mia figlia 2 volte in 2 anni e il nonno paterno e un menefreghista.
Secondo voi come crescerà mia figlia in una situazione del genere?
E il caso di mettere al
Mondo altri bambini?
Da cosa è dovuto tutto questo?
Perché una madre fa questo ad una figlia e ad una nipote?
Ho 30 anni e ho una bambina di 2 anni e 4 mesi, da quando sono diventata mamma non ho ricevuto supporto da nessuno.
Siamo 3 sorelle io la più piccola.
Da quando ho partorito me ne hanno fatto passare tante, ma quella più significativa e che forse mi ha fatto più male è stata mia madre.
Io essendo L ultima figlia e avendo visto le mie sorelle diventare madre prima di me di 2 bambini a testa, ho visto mia mamma com'era con loro e come è stata con me totalmente diversa come se le ha dato fastidio che io ho fatto dei figli come se non mi credeva in grado di essere Madre, beh insomma con le altre figlie disponibile, faceva compagnia aiutava nelle faccende in casa curava i bambini quando avevano bisogno.
Io abbandonata, quando dovevo iniziare lo svezzamento mia figlia aveva 5 mesi e mezzo le ho chiesto se poteva venire a casa mia a darmi una mano con la prima pappa in quanto inesperta, lei è venuta ma era molto fredda e distaccata si vedeva che non si sentiva a suo agio con me e mia figlia e me L ha pure detto in seguito una litigata che con me non si sente a suo agio, ma io mi chiedo io sono sua figlia... e possibile che una madre non si senta a suo agio con sua figlia?... da cosa è dovuto...?
Vogliamo parlare della gita in montagna che ha fatto tutta la famiglia senza invitarci quando mia figlia aveva 8 mesi ho scoperto che sono andati tutti in montagna (sorelle con rispettive famiglie, mia madre e mio padre.
) anche questa cosa mi ha fatto soffrire molto mi ha resa arrabbiata e aggressiva.
Perché anche mia figlia aveva il diritto di passare del tempo in famiglia cosa che non ha mai fatto in 2 anni e 4 mesi.
In seguito mia figlia durante la crescita ha avuto una forte crisi delle persone ne aveva paura era terrorizzata.
Ora che sta frequentando L asilo grazie alle educatrici e alla struttura le sta passando.
io e mio padre non ci parliamo da anni lui non mi può vedere e non era assolutamente felice che io ero incinta e non vuole che facciamo altri figli.
Dalla parte del mio compagno sua Madre è malata abita lontano da casa nostra con un altro uomo e ha visto mia figlia 2 volte in 2 anni e il nonno paterno e un menefreghista.
Secondo voi come crescerà mia figlia in una situazione del genere?
E il caso di mettere al
Mondo altri bambini?
Da cosa è dovuto tutto questo?
Perché una madre fa questo ad una figlia e ad una nipote?
[#1]
Gentile utente,
comprendo il suo dolore. Da quello che scrive emerge un profondo senso di solitudine e una profonda sofferenza dovuta alla sensazione di essere stata esclusa dalla sua famiglia.
La sua sembra essere la ferita di chi non si è sentito amato, di chi non ha trovato delle braccia che lo hanno accolto, ma ci tengo a sottolineare che questa è forse la sua verità soggettiva, cioè quella che sente internamente e che non necessariamente corrisponde alla verità oggettiva.
Comunque sia, è importante quello che sente lei e immagino che sia molto doloroso, così come lo sia sentirsi dire da sua madre che non si sente a proprio agio con lei e aver chiuso i rapporti con suo padre.
La sua storia è davvero complessa e dolorosa, le ha causato diverse ferite.
Forse lei in quanto ultima figlia, sperimenta il dolore nel vedere che sua madre ha già vissuto con le sue sorelle alcune esperienze importanti, come quella di diventare ed essere nonna, e ha l'impressione che adesso che è toccato a lei, non abbia più la stessa gioia o disponibilità.
Gli ultimi figli spesso soffrono nel vedere che i loro genitori, vivono prima con gli altri fratelli o sorelle le esperienze importanti e credono che, essendosi in qualche modo "abituati" alle emozioni di tali esperienze, le vivano poi con loro con minor trasporto.
D'altronde anche il primo figlio, sebbene sperimenti per primo tutto, proprio in virtù di ciò, subisce in un certo senso, anche l'ansia dei genitori, con le conseguenze che ciò implica.
Le scrivo questo per tentare di mostrarle che ognuno di noi deve fare i conti con il dolore di alcuni aspetti sfavorevoli e con ciò che gli è stato negato, dalla vita, dagli altri, da se stesso.
A volte i rapporti familiari sono complessi e sarebbe opportuno conoscere la storia della vostra famiglia per poter comprendere i meccanismi sottostanti.
La mia impressione comunque è che lei proietti su sua madre ciò che pensa in fondo di se stessa, oppure ciò di cui ha paura, o ciò che teme pensi sua madre di lei. Mi riferisco a quando scrive riferendosi a sua madre "come se non mi credeva in grado di essere madre". E forse lo fa anche su suo padre.
Mentre probabilmente, proietta su sua figlia ciò che prova lei, i suoi bisogni e le sue emozioni. Ad esempio si sente probabilmente rifiutata da sua madre e crede che anche sua figlia sia rifiutata dalla nonna.
Forse in sua figlia ritrova in qualche modo la bambina che era.
Si è definita "abbandonata". Indipendentemente da se e quanto ciò corrisponda alla verità oggettiva, deve essere stato molto doloroso per lei sentirsi lasciata a se stessa dalle persone che ama di più e dalle quali si aspettava l'amore.
Credo abbia molte ragioni per consultare uno psicologo e/o psicoterapeuta.
Dovrebbe elaborare questi vissuti e queste ferite interne, lavorare sulla sua rappresentazione di madre, sul suo rapporto con sua figlia e su quello con i suoi genitori e le sue sorelle.
In quella sede, riuscirà anche forse a rispondere alle domande che ci ha posto qui, alle quali, solo lei può trovare una risposta, dentro di sé.
Ma dovrà farlo in base a ciò che sente, desidera, essendo fedele prima di tutto a se stessa, e libera, per quanto possibile, dalla paura, dal dolore, dal passato.
Auguri di cuore.
Cordiali saluti.
comprendo il suo dolore. Da quello che scrive emerge un profondo senso di solitudine e una profonda sofferenza dovuta alla sensazione di essere stata esclusa dalla sua famiglia.
La sua sembra essere la ferita di chi non si è sentito amato, di chi non ha trovato delle braccia che lo hanno accolto, ma ci tengo a sottolineare che questa è forse la sua verità soggettiva, cioè quella che sente internamente e che non necessariamente corrisponde alla verità oggettiva.
Comunque sia, è importante quello che sente lei e immagino che sia molto doloroso, così come lo sia sentirsi dire da sua madre che non si sente a proprio agio con lei e aver chiuso i rapporti con suo padre.
La sua storia è davvero complessa e dolorosa, le ha causato diverse ferite.
Forse lei in quanto ultima figlia, sperimenta il dolore nel vedere che sua madre ha già vissuto con le sue sorelle alcune esperienze importanti, come quella di diventare ed essere nonna, e ha l'impressione che adesso che è toccato a lei, non abbia più la stessa gioia o disponibilità.
Gli ultimi figli spesso soffrono nel vedere che i loro genitori, vivono prima con gli altri fratelli o sorelle le esperienze importanti e credono che, essendosi in qualche modo "abituati" alle emozioni di tali esperienze, le vivano poi con loro con minor trasporto.
D'altronde anche il primo figlio, sebbene sperimenti per primo tutto, proprio in virtù di ciò, subisce in un certo senso, anche l'ansia dei genitori, con le conseguenze che ciò implica.
Le scrivo questo per tentare di mostrarle che ognuno di noi deve fare i conti con il dolore di alcuni aspetti sfavorevoli e con ciò che gli è stato negato, dalla vita, dagli altri, da se stesso.
A volte i rapporti familiari sono complessi e sarebbe opportuno conoscere la storia della vostra famiglia per poter comprendere i meccanismi sottostanti.
La mia impressione comunque è che lei proietti su sua madre ciò che pensa in fondo di se stessa, oppure ciò di cui ha paura, o ciò che teme pensi sua madre di lei. Mi riferisco a quando scrive riferendosi a sua madre "come se non mi credeva in grado di essere madre". E forse lo fa anche su suo padre.
Mentre probabilmente, proietta su sua figlia ciò che prova lei, i suoi bisogni e le sue emozioni. Ad esempio si sente probabilmente rifiutata da sua madre e crede che anche sua figlia sia rifiutata dalla nonna.
Forse in sua figlia ritrova in qualche modo la bambina che era.
Si è definita "abbandonata". Indipendentemente da se e quanto ciò corrisponda alla verità oggettiva, deve essere stato molto doloroso per lei sentirsi lasciata a se stessa dalle persone che ama di più e dalle quali si aspettava l'amore.
Credo abbia molte ragioni per consultare uno psicologo e/o psicoterapeuta.
Dovrebbe elaborare questi vissuti e queste ferite interne, lavorare sulla sua rappresentazione di madre, sul suo rapporto con sua figlia e su quello con i suoi genitori e le sue sorelle.
In quella sede, riuscirà anche forse a rispondere alle domande che ci ha posto qui, alle quali, solo lei può trovare una risposta, dentro di sé.
Ma dovrà farlo in base a ciò che sente, desidera, essendo fedele prima di tutto a se stessa, e libera, per quanto possibile, dalla paura, dal dolore, dal passato.
Auguri di cuore.
Cordiali saluti.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
[#3]
Il termine "rovinare" è troppo drastico, eccessivamente negativo e catastrofico, come lo è forse la sua visione di se stessa, della situazione e delle sue relazioni.
Rovinare fa pensare ad un danno talmente grave da risultare irreparabile. E secondo me, intimamente si può collegare alla percezione che forse ha di se stessa: quella di una persona che non ha alcun potere per evitare l'abbattimento, o qualcosa di grave o spiacevole.
Lei il potere invece ce l'ha. Non ha sicuramente il potere di cambiare tutto, ma ha il potere di intervenire su se stessa e sulle sue relazioni.
Il termine "rovinare" inoltre, è caricato di ansia e apprensione, come il suo rapporto con sua figlia.
Stia tranquilla e provi a non giudicarsi così duramente.
Cerchi di concentrarsi anche su se stessa. Non dimentichi di essere una persona, una donna e molto altro, oltre che una madre.
Nel rispetto di se stessa e degli altri, ha il diritto di essere tutto ciò che vuole.
Si prenda cura di sé, cerchi di amarsi un po' di più e questo farà bene anche alla bambina.
Le ho suggerito di rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta proprio per lavorare sul rapporto con i suoi genitori, con le sue sorelle, sulla rappresentazione che ha di se stessa e sul suo rapporto con sua figlia. Con ciò non intendevo suscitarle ulteriori timori, ma dirle che può farsi sostenere anche nella sua genitorialità, per viverla più serenamente, imparando a elaborare l'angoscia che essa le provoca, ridurla e contenerla.
Il sostegno alla genitorialità è un intervento psicologico che mi sembra particolarmente utile nel suo caso, e poi, si potrà valutare eventualmente anche una terapia familiare.
Se acquisirà maggior serenità, la trasmetterà anche alla bambina e probabilmente ne gioveranno i suoi rapporti con la sua famiglia d'origine e con sua figlia.
Avverto il suo bisogno di rassicurazioni; lo considero legittimo.
Attraverso il supporto psicologico potrebbe inoltre reperire dentro di lei un po' di quel conforto e di quella rassicurazione che cerca negli altri.
Rovinare fa pensare ad un danno talmente grave da risultare irreparabile. E secondo me, intimamente si può collegare alla percezione che forse ha di se stessa: quella di una persona che non ha alcun potere per evitare l'abbattimento, o qualcosa di grave o spiacevole.
Lei il potere invece ce l'ha. Non ha sicuramente il potere di cambiare tutto, ma ha il potere di intervenire su se stessa e sulle sue relazioni.
Il termine "rovinare" inoltre, è caricato di ansia e apprensione, come il suo rapporto con sua figlia.
Stia tranquilla e provi a non giudicarsi così duramente.
Cerchi di concentrarsi anche su se stessa. Non dimentichi di essere una persona, una donna e molto altro, oltre che una madre.
Nel rispetto di se stessa e degli altri, ha il diritto di essere tutto ciò che vuole.
Si prenda cura di sé, cerchi di amarsi un po' di più e questo farà bene anche alla bambina.
Le ho suggerito di rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta proprio per lavorare sul rapporto con i suoi genitori, con le sue sorelle, sulla rappresentazione che ha di se stessa e sul suo rapporto con sua figlia. Con ciò non intendevo suscitarle ulteriori timori, ma dirle che può farsi sostenere anche nella sua genitorialità, per viverla più serenamente, imparando a elaborare l'angoscia che essa le provoca, ridurla e contenerla.
Il sostegno alla genitorialità è un intervento psicologico che mi sembra particolarmente utile nel suo caso, e poi, si potrà valutare eventualmente anche una terapia familiare.
Se acquisirà maggior serenità, la trasmetterà anche alla bambina e probabilmente ne gioveranno i suoi rapporti con la sua famiglia d'origine e con sua figlia.
Avverto il suo bisogno di rassicurazioni; lo considero legittimo.
Attraverso il supporto psicologico potrebbe inoltre reperire dentro di lei un po' di quel conforto e di quella rassicurazione che cerca negli altri.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
[#4]
Utente
Non è proprio così , mi scusi io penso che durante il mio percorso da mamma io avevo bisogno di un appoggio di una compagnia e di sostegno cosa che mi è mancato per 2 anni ... sono sempre stata sola a fare tutto le miei sorelle mi hanno bloccata su whatsapp e mia madre aiutava sempre loro con i i figli e io con la scusa che non lavoro e sono a casa meritavo di chiedere aiuto.
Io devo dire che ora che mia figlia va all asilo nido qualche ora la mattina mi sento meglio e vedo che anche il rapporto con lei sembra migliorato ... non mi caccia più via e vedo che sta con me più volentieri in quanto prima ero rifiutata parecchie volte e desiderava più la presenza del padre che la mia .
Anche io da quando va all asilo lo sento meglio perché ho più tempo per me anche solo per stare sola . Io penso che la mia famiglia mi abbia fatto male , ma tanto tanto e L hanno fatto volontariamente penso che certe ferite non si riparano più.
Volevo precisare che non sono io la sbagliata ma è una questione di figli perché quando la seconda sorella è diventata mamma per la prima volta è stata parecchio tempo in conflitto la con la sorella maggiore , ma lei ha avuto la fortuna che c'ero io che le sono stata vicino a lei e a sua figlia e le facevo compagnia e c'era anche mia madre . Mi sono sento tanto sola e quando scrivo questo righe e come se sentisse il mio cuore che piange e il magone che ho allo stomaco ... mi piacerebbe dare a mia figlia un fratello o una sorella , ma in questa situazione ho paura di impazzire diventare una persona depressa e sola con 2 bambini .
Io devo dire che ora che mia figlia va all asilo nido qualche ora la mattina mi sento meglio e vedo che anche il rapporto con lei sembra migliorato ... non mi caccia più via e vedo che sta con me più volentieri in quanto prima ero rifiutata parecchie volte e desiderava più la presenza del padre che la mia .
Anche io da quando va all asilo lo sento meglio perché ho più tempo per me anche solo per stare sola . Io penso che la mia famiglia mi abbia fatto male , ma tanto tanto e L hanno fatto volontariamente penso che certe ferite non si riparano più.
Volevo precisare che non sono io la sbagliata ma è una questione di figli perché quando la seconda sorella è diventata mamma per la prima volta è stata parecchio tempo in conflitto la con la sorella maggiore , ma lei ha avuto la fortuna che c'ero io che le sono stata vicino a lei e a sua figlia e le facevo compagnia e c'era anche mia madre . Mi sono sento tanto sola e quando scrivo questo righe e come se sentisse il mio cuore che piange e il magone che ho allo stomaco ... mi piacerebbe dare a mia figlia un fratello o una sorella , ma in questa situazione ho paura di impazzire diventare una persona depressa e sola con 2 bambini .
[#5]
A cosa riferisce quando dice che non è proprio così?
Inoltre emerge poco sul padre della bambina. È il suo compagno?
Comprendo il suo bisogno di essere supportata in un momento così delicato, difficile e doloroso per lei, che definisce il "mio passaggio da mamma".
Deve essere stato molto doloroso percepirsi sola. L' aiuto della propria famiglia è una grande risorsa.
Non posso sapere o dirle come mai si sono create queste dinamiche familiari.
Posso solo suggerirle di rivolgersi ad uno psicologo per lavorare su molti aspetti: su se stessa, sulla sua genitorialità e sulle relazioni con gli altri.
Non abbiamo il potere di cambiare gli altri, purtroppo, o di costringerli ad essere quello che vorremmo o di cui abbiamo bisogno. Abbiamo però il potere di intervenire su noi stessi. E ciò, potrebbe poi anche favorire come conseguenza, un cambiamento negli altri.
Certo che non è sbagliata! È solo sofferente!
E sbaglia secondo me nel credere di non poter riparare le sue ferite.
O forse, lo crede perché crederlo le consente di rinunciare a provarci.
Forse è stanca di essere delusa e si sta ritraendo in se stessa, per proteggersi.
Forse lo stato di desolazione che prova ora, la porta a vedere la realtà attraverso delle lenti scure.
Perché preoccuparsi ora se fare o meno un altro figlio? Non deve decidere tutto oggi, ma oggi può fare il suo primo passo verso il cambiamento.
La maternità non deve essere un obbligo, né per gli altri, né per noi stesse, ma un desiderio.
Credo che renderebbe sua figlia più serena aiutando se stessa e cercando una propria serenità, piuttosto che dandole un fratello o una sorella.
Inoltre emerge poco sul padre della bambina. È il suo compagno?
Comprendo il suo bisogno di essere supportata in un momento così delicato, difficile e doloroso per lei, che definisce il "mio passaggio da mamma".
Deve essere stato molto doloroso percepirsi sola. L' aiuto della propria famiglia è una grande risorsa.
Non posso sapere o dirle come mai si sono create queste dinamiche familiari.
Posso solo suggerirle di rivolgersi ad uno psicologo per lavorare su molti aspetti: su se stessa, sulla sua genitorialità e sulle relazioni con gli altri.
Non abbiamo il potere di cambiare gli altri, purtroppo, o di costringerli ad essere quello che vorremmo o di cui abbiamo bisogno. Abbiamo però il potere di intervenire su noi stessi. E ciò, potrebbe poi anche favorire come conseguenza, un cambiamento negli altri.
Certo che non è sbagliata! È solo sofferente!
E sbaglia secondo me nel credere di non poter riparare le sue ferite.
O forse, lo crede perché crederlo le consente di rinunciare a provarci.
Forse è stanca di essere delusa e si sta ritraendo in se stessa, per proteggersi.
Forse lo stato di desolazione che prova ora, la porta a vedere la realtà attraverso delle lenti scure.
Perché preoccuparsi ora se fare o meno un altro figlio? Non deve decidere tutto oggi, ma oggi può fare il suo primo passo verso il cambiamento.
La maternità non deve essere un obbligo, né per gli altri, né per noi stesse, ma un desiderio.
Credo che renderebbe sua figlia più serena aiutando se stessa e cercando una propria serenità, piuttosto che dandole un fratello o una sorella.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
[#6]
Utente
In effetti è complicato spiegare una situazione complessa da qui , magari si può fraintendere . Il mio passaggio da mamma io non lo reputo doloroso, mia figlia e la cosa più bella che mi sia successa , doloroso per me è stato quello che ho vissuto con i miei famigliari che non hanno considerato mia figlia , se ne sono sbattuti di tutto.
Il padre si è il mio compagno , e come scrivevo all inizio anche lui in famiglia ha una situazione particolare i suoi sono separati sua mamma ha abbandonato i suoi 3 figli con il marito quando il mio compagno era un adolescente è andata a vivere con un altro uomo ... durante L adolescenza del mio compagno e stata ricoverata per depressione e tutt ora non sta bene .. abita molto lontano da casa nostra .
Io non voglio dare un fratello e una sorella a mia figlia per renderla serena o felice ... i figli portano cambiamenti enormi e non lo voglio decidere adesso era un pensiero
Una supposizione se un giorno ( dato che comunque ci piacerebbe avere una famiglia con 2 figli) facessimo un altro figlio in una situazione così come la mia provoca ancora di più scompiglio .
Il padre si è il mio compagno , e come scrivevo all inizio anche lui in famiglia ha una situazione particolare i suoi sono separati sua mamma ha abbandonato i suoi 3 figli con il marito quando il mio compagno era un adolescente è andata a vivere con un altro uomo ... durante L adolescenza del mio compagno e stata ricoverata per depressione e tutt ora non sta bene .. abita molto lontano da casa nostra .
Io non voglio dare un fratello e una sorella a mia figlia per renderla serena o felice ... i figli portano cambiamenti enormi e non lo voglio decidere adesso era un pensiero
Una supposizione se un giorno ( dato che comunque ci piacerebbe avere una famiglia con 2 figli) facessimo un altro figlio in una situazione così come la mia provoca ancora di più scompiglio .
[#7]
Si, ha ragione. È difficile spiegare per lei la situazione in questa sede, come lo è per me comprenderla nella totalità o darle precise indicazioni in merito.
Comprendo che per lei sia stato doloroso avvertire il distacco e il disinteresse dei suoi familiari.
Immagino che sua figlia possa essere "la cosa più bella" per lei. Ciò comunque non esclude che lei possa aver attraversato comunque dei momenti duri e dolorosi nel diventare madre.
E se così fosse, ciò non toglierebbe nulla all' amore che prova per sua figlia.
La gravidanza comporta per la donna notevoli cambiamenti a livello fisico, psicologico, emotivo e sociale. Durante la gravidanza la donna deve creare uno spazio per il proprio bambino e modificare anche la propria identità, cominciare a pensarsi come madre e non solo come persona; cominciare a distanziarsi un po' dalla sua individualità.
Poi la nascita del figlio comporta un enorme investimento di energie fisiche ed emotive; può generare molte paure, tra cui quella di non essere all' altezza.
Cio' può essere amplificato se non si percepisce l' aiuto dei familiari. Ci si ritrova sole a fare i conti con tutto questo e molto altro.
La maternità fa parte di quel conosciuto, che fino a quando non viene provato, non può forse essere compreso o previsto totalmente dalle donne.
E' un conosciuto non pensato. Quindi può cogliere impreparate, anche se ci si prepara.
Per questo le ho indicato il supporto psicologico e il sostegno alla genitorialità: credo potrebbero aiutarla.
Potrebbe provare inoltre a condividere col suo compagno queste paure.
Ciò potrebbe permetterle di ricevere maggior supporto da lui, eventualmente migliorare l' intesa di coppia e affrontare insieme a lui tutte le questioni che la preoccupano.
Comprendo che per lei sia stato doloroso avvertire il distacco e il disinteresse dei suoi familiari.
Immagino che sua figlia possa essere "la cosa più bella" per lei. Ciò comunque non esclude che lei possa aver attraversato comunque dei momenti duri e dolorosi nel diventare madre.
E se così fosse, ciò non toglierebbe nulla all' amore che prova per sua figlia.
La gravidanza comporta per la donna notevoli cambiamenti a livello fisico, psicologico, emotivo e sociale. Durante la gravidanza la donna deve creare uno spazio per il proprio bambino e modificare anche la propria identità, cominciare a pensarsi come madre e non solo come persona; cominciare a distanziarsi un po' dalla sua individualità.
Poi la nascita del figlio comporta un enorme investimento di energie fisiche ed emotive; può generare molte paure, tra cui quella di non essere all' altezza.
Cio' può essere amplificato se non si percepisce l' aiuto dei familiari. Ci si ritrova sole a fare i conti con tutto questo e molto altro.
La maternità fa parte di quel conosciuto, che fino a quando non viene provato, non può forse essere compreso o previsto totalmente dalle donne.
E' un conosciuto non pensato. Quindi può cogliere impreparate, anche se ci si prepara.
Per questo le ho indicato il supporto psicologico e il sostegno alla genitorialità: credo potrebbero aiutarla.
Potrebbe provare inoltre a condividere col suo compagno queste paure.
Ciò potrebbe permetterle di ricevere maggior supporto da lui, eventualmente migliorare l' intesa di coppia e affrontare insieme a lui tutte le questioni che la preoccupano.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
[#8]
Utente
Dottoressa sono 2 anni che provo a parlare con il mio compagno cercare di farmi difendere , di supportarmi insomma cercare di farlo diventare la mia spalla ...
ma a lui non interessa assolutamente mettersi in mezzo e rischiare di litigare o discutere con queste persone .... mi sento molto sola infatti .... perché non ho nessuno .... lui ha un gemello quindi una persona che nella vita lo supporterà sempre e per lui ci sarà sempre c'è L ha . Io no .
ma a lui non interessa assolutamente mettersi in mezzo e rischiare di litigare o discutere con queste persone .... mi sento molto sola infatti .... perché non ho nessuno .... lui ha un gemello quindi una persona che nella vita lo supporterà sempre e per lui ci sarà sempre c'è L ha . Io no .
[#9]
In tal caso uno psicologo potrebbe anche valutare di suggerirle una terapia di coppia.
Se il suo compagno divenisse per lei quel sostegno che cerca, si sentirebbe meno sola.
A volte i problemi che abbiamo sono collegati l' uno all' altro, e risolvendo o migliorando una situazione, miglioriamo automaticamente le altre.
Però da qualche parte bisogna pur cominciare. Cominci domandando una consulenza psicologica, poi pian piano, forse, trovando dentro di sé motivazione e pazienza, potrà rimettere a posto i pezzi della sia vita.
Se il suo compagno divenisse per lei quel sostegno che cerca, si sentirebbe meno sola.
A volte i problemi che abbiamo sono collegati l' uno all' altro, e risolvendo o migliorando una situazione, miglioriamo automaticamente le altre.
Però da qualche parte bisogna pur cominciare. Cominci domandando una consulenza psicologica, poi pian piano, forse, trovando dentro di sé motivazione e pazienza, potrà rimettere a posto i pezzi della sia vita.
Psicologa e Assistente Sociale
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Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 3.9k visite dal 16/02/2023.
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