Paura di morire e vari sintomi fisici per ansia

Buonasera, chiedo un consulto qui per avere qualche parere a riguardo della mia situazione.

Ho 23 anni e dall'età di 16 anni soffro di attacchi di panico, ansia e somatizzazioni.
Sono sempre stati incentrati sui sintomi fisici in particolare tachicardia e respiro affannoso tanto che non sono mai stato convinto si trattasse di ansia.
Ne sono uscito alle superiori anche grazie a farmaci, sono tornati al secondo anno di università in un momento delicato in seguito ad insuccessi universitari, per poi uscirne ancora e ricaderci ora all'inizio della magistrale.

Premetto che sono in terapia breve strategica da mesi con qualche miglioramento ma senza grossi risultati finora.
Il punto è che questi sintomi fisici mi provocano una forte paura di morire che non mi fa vivere sereno.
Soffro di episodi di forte tachicardia notturna e durante il giorno la continua sensazione di non avvertire il respiro, mi sembra di non respirare di poter morire da un momento all'altro, quindi non sentendo il respiro mi ci concentro, lo controllo volontariamente, alterandolo perché mi sembra non funzioni correttamente e passo giornate intere a porre attenzione al minimo sintomo fisico/alterazione con la paura possa essere qualcosa di grave e soprattutto a concentrarmi senza distogliere l'attenzione dal mio respiro o dal battito cardiaco.

Ho fatto esami ed accertamenti che seppur non trovando nulla non mi hanno fatto stare tranquillo anzi.

Sono piuttosto stanco in questo momento perché questa paura è una costante, i sintomi fisici sono presenti compresi stanchezza, affaticamento, sudorazione eccessiva, tensione muscolare, sbandamenti e qualche vertigine, extrasistoli ecc.

Io sono sempre convinto che l'ansia e gli attacchi di panico siano dovuti a questi sintomi e non che questi sintomi siano dovuti ad ansia ed attacchi di panico perché mi sembrano davvero strani con conseguente paura possa accadermi qualcosa di terribile da un momento all'altro.

Ho scarsi risultati di distrazione da tutto ciò durante il giorno, ho il timore di dover fare cose solo per paura non ci sia nessuno con me ma allo stesso tempo non riesco a godermi pienamente i momenti in compagnia.

La terapia breve strategica sta dando qualche piccolo miglioramento ma ancora troppo poco con conseguente demoralizzazione, ultimamente fare accertamenti medici per queste tachicardie (da visita cardiologica ed esami del sangue non è emerso nulla ma mi hanno consigliato ulteriori accertamenti) sembra addirittura di essere tornato indietro e che stia andando peggio di prima.

Sono curioso di un vostro parere sulla mia situazione, se è possibile che tutto questo sia solo ansia generalizzata ed attacchi di panico, se questa storia è così strana o piuttosto comune.
Se se ne può uscire definitivamente e anche da questi sintomi.

Grazie dell'aiuto un saluto.
[#1]
Dr.ssa Mariateresa Di Taranto Psicologo 190 19
Gentile utente,

comprendo la sua demoralizzazione. Quando si sta male, si desidera legittimamente smettere di soffrire il prima possibile.
Non posso dirle in questa sede se si tratta di disturbo di panico, di disturbo d'ansia generalizzata, o se invece ci sono problemi di natura organica. Le consiglio di continuare a fare gli accertamenti,
se è quello che le hanno consigliato. In ogni caso, non necessariamente eventuali cause organiche escluderebbero un disturbo di panico, che da quanto lei scrive, sembrerebbe presente.

Comprendo la sua stanchezza. Il disturbo di panico infatti implica il corpo, un corpo che sembra sfuggire al proprio controllo, che sembra fare ciò che vuole. Per questo forse lei, tende a porre attenzione al respiro e al battito cardiaco, perché sta vivendo la penosa sensazione di non poter controllare il proprio corpo, di essere in balìa del proprio corpo.

Immagino inoltre che la percezione di morire che avverte, le causa un'angoscia intollerabile. Comprendo che possa essere estremamente penoso percepire la morte così in prossimità si se stessi, avere l'impressione di poter morire da un momento all'altro e di non poter far nulla per evitarlo. Tutto ciò può generare una sensazione di pericolo e di impotenza, oltre che di angoscia.

Comunque provo a spostare l'attenzione anche su un aspetto positivo: lei scrive di aver ottenuto dei miglioramenti. Comprendo che vorrebbe il prima possibile alleviare il suo malessere, ma provi a darsi più tempo e ad essere più paziente. Per quanto riguarda la percezione di essere tornato indietro, a volte si ha questa sensazione perché il processo di guarigione o di miglioramento, spesso non è lineare, ma può presentare alti e bassi. Ciò non significa necessariamente essere tornati indietro, ma magari che si sta attraversando un'altra fase di tale processo.
Comunque provi a parlare di questo suo malessere durante le sedute di psicoterapia; anche percepire di essere compresi nel proprio dolore, può aiutare ad alleviarlo.

Le auguro al più presto di trovare un po' di serenità.

Cordiali Saluti.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it

[#2]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Che indicazioni hai ricevuto dal terapeuta strategico?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#3]
Utente
Utente
Anzitutto vi ringrazio per le risposte. Continuerò con gli accertamenti che mi hanno consigliato, poca cosa in realtà, i medici tuttavia mi hanno rassicurato sul fatto che non dovrebbe essere nulla di grave e che anzi devo considerare il fatto di stare più sereno per stare meglio presto, questo però forse solo il fatto di procedere con questioni mediche ha contribuito a convincermi del fatto che qualcosa non vada. Anche questo forse ha contribuito a non farmi stare tranquillo vista la situazione precedente e non procedere nei miglioramenti. Nell'estate scorsa stavo meglio, ripresa l'università e sperimentando alcuni sintomi mentre mi trovavo in sede da solo ha fatto ricominciare questa spirale che poi è peggiorata.
In ogni caso durante la psicoterapia sto imparando a padroneggiare la tecnica della peggiore fantasia che sembra funzionare ma senza risultati eccellenti, a volte funziona altre no. Poi ho fatto alcune settimane in cui si è pianificata una ritualizzazione nel controllare il respiro e misurare i battiti. Andava effettivamente un po' meglio ma andando poi a scalare questa cosa e allungare i tempi tra un controllo e un altro mi ha fatto ritornare indietro. È bastato un nuovo episodio di tachicardia notturna a spaventarmi e a farmi tornare la necessità di controllare continuamente i battiti ecc.
Per quanto riguarda i pensieri e i ragionamenti vari che mi attanagliano mi hanno consigliato di metterli per iscritto, tuttavia non sono tanto i pensieri quanto in certe giornate un profondo senso di angoscia a demoralizzarmi.

Domani ho una nuova seduta e procederò a raccontare tutto questo.
[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Le prescrizioni in terapia strategica che ti sono state assegnate sono corrette, ma probabilmente non le stai mettendo in pratica in modo sufficientemente incisivo/continuativo, oppure il terapeuta non ti ha spiegato che contro l'ansia occorre agire in modo aggressivo. Devi diventare tu il predatore e l'ansia la preda. Finché continuerai a subire gli attacchi, giocherai in difesa e sarai svantaggiato.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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[#5]
Utente
Utente
In effetti mi sento piuttosto sulla difensiva come se stessi subendo queste cose, forse incide anche un po' la stanchezza/demoralizzazione per questa situazione.
Ha qualche consiglio molto semplice anche banale (che magari per me non lo è) da comunicarmi su come mettermi in prospettiva di predatore?

Alla prossima seduta magari accennerò questa cosa e valuteremo se necessario approfondire fare diventare più incisive queste strategie.

Grazie anticipatamente
[#6]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Mostra semplicemente al terapeuta questa conversazione che stiamo avendo qui.

Lui capirà come aggiustare il tiro.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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[#7]
Utente
Utente
Aggiornamento sulla questione. Procedo con la terapia abbiamo dato un'incisività maggiore nelle indicazioni strategiche così come nel mio atteggiamento, tuttavia dopo un po' di giorni passati a stare meglio appena faccio un passo in avanti come tornare a lezione all'università, mi ritrovo a fare due passi indietro non appena accade un episodio di sintomi fisici fortissimi, capitano indistintamente a casa come fuori e mi costringono talvolta a distendermi per forti tachicardie, giramenti di testa, fiatone ed affaticamento al minimo sforzo, respiro che lo sento pesante e difficoltoso. Ho fatto diversi esami medici negli anni che mai hanno evidenziato nulla di che nell'ultimo mese una completa visita cardiologica con Ecocardio ed ECG, ma io ho la continua paura visto che le insorgenze non dipendono apparentemente dalle circostanze, che si tratti di qualcosa di slegato dall'ansia, sempre il timore di essere malato, avere qualcosa di fisico che puntualmente quando accadono mi fanno fare passi indietro, accrescere paura e spavento di averle quando sono solo, fuori casa e perdo totalmente di fiducia.
Di conseguenza ecco che passando le giornate così subentra anche la paura di star per morire o simili perché effettivamente le giornate non me le passo serene.
Ho sempre il timore che l'ansia nasca da questi episodi e non che questi episodi vengano dall'ansia, per questo temo questi sintomi che siano di origine fisica. Come consigliereste di procedere? Ovviamente io riporto tutto ciò al terapeuta che insiste sulle strategie, qualche miglioramento c'è ma non ho notato il salto in avanti come feci due anni fa, se non ho picchi di panico come prima ho comunque un livello di paura/spavento medio elevato durante il giorno e questo episodi in cui sto male proprio fisicamente ad insorgenza improvvisa non noto un escalation come quando avevo il panico.
In questi ultimi mesi credo di aver capito proprio poco del mio disagio.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> In questi ultimi mesi credo di aver capito proprio poco del mio disagio

Certo, perché c'è poco altro da capire. L'ansia è ansia e l'unica cosa che ti serve capire è che più continuerai a dare importanza a questi sintomi, più resterai dove sei.

Dice: "Eh, ma io li sento! Come faccio a non considerarli?"

Sapendo che di ansia non è mai morto nessuno.

Il compito del terapeuta dev'essere in questi casi far capire che non è importante ciò che <senti>, è importante come <reagisci>.

E se tu reagisci cedendo ed evitando, stai alimentando il problema.

Riparlane con il terapeuta, se del caso valuta di chiedere un secondo parere.

Chiudo il consulto perché avrebbe poco senso discuterne ancora in questa sede.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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