Crollo psicologico sul lavoro
Lavoro come insegnante in una scuola superiore, dopo aver ottenuto da quest'anno il trasferimento dalla placida Verona alla periferia degradata di una grossa città del Mezzogiorno, per venire incontro al desiderio della mia compagna e dei miei genitori anziani, che da tempo premevano per riavermi vicino... Non passa giorno senza che io maledica la mia scelta: ho incontrato impreviste difficoltà di riadattamento in ambito sociale, a causa dei modi rozzi e inurbani in cui ho riscontrato espletarsi la dimensione relazionale in questo posto; ma è soprattutto sul lavoro che mi sto trovando male: mi è stata assegnata una classe quinta, composta quindi di giovani adulti, ma tali futuri cittadini si mostrano irrispettosi e arroganti, abituati lungo tutto il loro precedente percorso scolastico ad essere lasciati liberi di dare sfogo impunemente ai loro comportamenti indisciplinati, oltre che a venire sempre promossi, fino alle soglie dell'esame di maturità, senza alcun merito sul piano degli apprendimenti.
Mi sono confrontato con i colleghi, ma gli stessi tendono ad essere ipergarantisti verso gli alunni, a scusarli e a coprirli, al punto che io me ne sento emarginato, perché non ho lesinato riserve sui metodi didattici qui in uso: a quanto pare esiste ormai nella scuola italiana, e in questa in modo esasperato, una politica lassista che tende a fare passare tutto come consentito ai giovani, per una sorta di malinteso rifiuto del principio di autorità, producendo danni educativi che poi si ripercuotono in età adulta.
Cerco di spiegare alla classe l'importanza delle regole per la convivenza, ma i miei interlocutori respingono con scherno e spregio i miei tentativi di dialogo.
Trattandosi di alunni provenienti da famiglie danarose anche se non acculturate, vi è il concreto rischio di subire contestazioni in sede legale, nel caso i docenti applichino qualunque misura correttiva o attribuiscano voti non graditi agli studenti e alle rispettive famiglie.
Sul piano psicologico vivo una fase di intenso disagio: ho paura anche alla sola idea di dover tornare a mettere piede in quell'aula; non prendo sonno, perché appena chiudo gli occhi mi vengono in mente scene vissute a scuola durante la mattinata; oppure durante il giorno preparo risposte con cui controbattere agli studenti nel caso mi rivolgano contestazioni, o cerco di prevenire immaginandoli casi di contraddittorio tra me e la classe; mi sento spesso avvilito come sul punto di piangere, anche se non riesco a lasciarmi andare alle lacrime; si moltiplicano gli episodi di impotenza sessuale: tali pensieri mi stanno strangolando, si sono ormai installati nella mia mente senza che io riesca ad allontanarli, al punto che non sono più in grado di dedicarmi ad altro che non abbia a che fare con il supplizio delle ore che devo scontare in quella classe, perché mi è diventato impossibile occuparmi di cose diverse, come se avessi costantemente una questione irrisolta e non prorogabile da affrontare
Mi sono confrontato con i colleghi, ma gli stessi tendono ad essere ipergarantisti verso gli alunni, a scusarli e a coprirli, al punto che io me ne sento emarginato, perché non ho lesinato riserve sui metodi didattici qui in uso: a quanto pare esiste ormai nella scuola italiana, e in questa in modo esasperato, una politica lassista che tende a fare passare tutto come consentito ai giovani, per una sorta di malinteso rifiuto del principio di autorità, producendo danni educativi che poi si ripercuotono in età adulta.
Cerco di spiegare alla classe l'importanza delle regole per la convivenza, ma i miei interlocutori respingono con scherno e spregio i miei tentativi di dialogo.
Trattandosi di alunni provenienti da famiglie danarose anche se non acculturate, vi è il concreto rischio di subire contestazioni in sede legale, nel caso i docenti applichino qualunque misura correttiva o attribuiscano voti non graditi agli studenti e alle rispettive famiglie.
Sul piano psicologico vivo una fase di intenso disagio: ho paura anche alla sola idea di dover tornare a mettere piede in quell'aula; non prendo sonno, perché appena chiudo gli occhi mi vengono in mente scene vissute a scuola durante la mattinata; oppure durante il giorno preparo risposte con cui controbattere agli studenti nel caso mi rivolgano contestazioni, o cerco di prevenire immaginandoli casi di contraddittorio tra me e la classe; mi sento spesso avvilito come sul punto di piangere, anche se non riesco a lasciarmi andare alle lacrime; si moltiplicano gli episodi di impotenza sessuale: tali pensieri mi stanno strangolando, si sono ormai installati nella mia mente senza che io riesca ad allontanarli, al punto che non sono più in grado di dedicarmi ad altro che non abbia a che fare con il supplizio delle ore che devo scontare in quella classe, perché mi è diventato impossibile occuparmi di cose diverse, come se avessi costantemente una questione irrisolta e non prorogabile da affrontare
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Gentile utente,
ho letto sia questo consulto che i precedenti, cioè quelli che ha scritto l'anno scorso.
Credo sia estremamente difficile, se non impossibile poterla aiutare per email, sia facendole una diagnosi, che orientandola con eventuali indicazioni su come gestire il suo malessere.
Da quello che scrive, sembrerebbe che lei abbia un Doc con ossessioni principali quella di impazzire e di essere perseguitato e danneggiato dagli altri.
Probabilmente proietta sugli altri il suo persecutore interno, cioè vede nelle persone che lo circondano e nella realtà, quel che in fondo pensa di se stesso.
Emerge inoltre, dal mio punto di vista, una forma di disprezzo piuttosto accentuata verso molte situazioni e molte persone. Immagino che tale disprezzo nasca da una ferita interna molto profonda.
Queste sono solo ipotesi, non certezze, naturalmente.
Credo che siano molte le questioni irrisolte dentro di lei che dovrebbe affrontare, ma sicuramente non in questa sede, ma in un percorso di psicoterapia.
Si rivolga ad uno psicoterapeuta e magari anche ad uno psichiatra per una valutazione approfondita. Sicuramente loro saranno in grado di sostenerla molto più di noi, attraverso un eventuale percorso psicoterapeutico e magari anche farmacologico.
Le auguro di trovare al più presto un po' di serenità.
Cordiali Saluti.
ho letto sia questo consulto che i precedenti, cioè quelli che ha scritto l'anno scorso.
Credo sia estremamente difficile, se non impossibile poterla aiutare per email, sia facendole una diagnosi, che orientandola con eventuali indicazioni su come gestire il suo malessere.
Da quello che scrive, sembrerebbe che lei abbia un Doc con ossessioni principali quella di impazzire e di essere perseguitato e danneggiato dagli altri.
Probabilmente proietta sugli altri il suo persecutore interno, cioè vede nelle persone che lo circondano e nella realtà, quel che in fondo pensa di se stesso.
Emerge inoltre, dal mio punto di vista, una forma di disprezzo piuttosto accentuata verso molte situazioni e molte persone. Immagino che tale disprezzo nasca da una ferita interna molto profonda.
Queste sono solo ipotesi, non certezze, naturalmente.
Credo che siano molte le questioni irrisolte dentro di lei che dovrebbe affrontare, ma sicuramente non in questa sede, ma in un percorso di psicoterapia.
Si rivolga ad uno psicoterapeuta e magari anche ad uno psichiatra per una valutazione approfondita. Sicuramente loro saranno in grado di sostenerla molto più di noi, attraverso un eventuale percorso psicoterapeutico e magari anche farmacologico.
Le auguro di trovare al più presto un po' di serenità.
Cordiali Saluti.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
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Motivo in più per rivolgersi ad un professionista di sua fiducia in presenza.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.3k visite dal 05/02/2023.
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