Rapporti difficili con mio marito
Salve.
Sono una donna di 66 anni, sposata da 45 con un uomo di 73.Quello che all'inizio sembrava un rapporto buono e amoroso, ha cominciato a perdere colpi dopo la nascita dei due figli e la scoperta delle sue continue masturbazioni mentre spiava dalle fineste le vicine.
Ai figli imputava il fatto di assorbire molto del mio tempo e si scusava per essersi masturbato, dicendo salvo poi ricascarci di nuovo.
In 45 anni di matrimonio, rapporti sessuali con me 20, masturbazioni qualche centinaio forse.
Sono rimasta perchè non avevo lavoro e due piccoli da mantenere e mentre lui lavorava riuscivo ad avere delle amiche con cui passare un po di tempo fuori casa.
Da 10 anni è in pensione e tutto è cambiato:se esco vuole venire insieme, se faccio un respiro più profondo mi controlla se sto bene, se non rispondo quando comincia a parlare di ciò che passa in tv o nelle chiacchiere di paese, si arrabbia dicendo che noi non parliamo mai.
Risultato:non ho più amiche, faccio meno rumore possibile e non parlo.
Gli ho sempre spiegato che io non voglio sentire le chiacchiere perchè mi riempiono mente e cuore di cose tossiche, ho provato a parlargli delle cose che mi piacciono (libri, giardinaggio, orto, disegno, bricolage, film, mostre) ma lui si annoia e mi dice che è sordo e che io parlo piano.
Non ascolta nemmeno quando gli riporto alla memoria vecchi ricordi, anzi, poichè lui non li ricordava, mi ha detto che me li ero inventati.
Mi ripete che con le persone esterne ci parla tranquillamente e non ha problemi.
Lo scorso settembre ho avuto un attacco di amnesia globale, non ricordo nulla di quei 2 giorni, sentivo solamente la grande sensazione di essere, di esistere e di stare bene.
Dai tantissimi test fatti non è risultato nulla, ma io penso a un reset dell'anima.
Ora sto cercando una via d'uscita per non far morire "la fanciulla dentro e fuori"come mi chiamava un'amica.
Ho bisogno anche di una parola solamente.
Grazie
Sono una donna di 66 anni, sposata da 45 con un uomo di 73.Quello che all'inizio sembrava un rapporto buono e amoroso, ha cominciato a perdere colpi dopo la nascita dei due figli e la scoperta delle sue continue masturbazioni mentre spiava dalle fineste le vicine.
Ai figli imputava il fatto di assorbire molto del mio tempo e si scusava per essersi masturbato, dicendo salvo poi ricascarci di nuovo.
In 45 anni di matrimonio, rapporti sessuali con me 20, masturbazioni qualche centinaio forse.
Sono rimasta perchè non avevo lavoro e due piccoli da mantenere e mentre lui lavorava riuscivo ad avere delle amiche con cui passare un po di tempo fuori casa.
Da 10 anni è in pensione e tutto è cambiato:se esco vuole venire insieme, se faccio un respiro più profondo mi controlla se sto bene, se non rispondo quando comincia a parlare di ciò che passa in tv o nelle chiacchiere di paese, si arrabbia dicendo che noi non parliamo mai.
Risultato:non ho più amiche, faccio meno rumore possibile e non parlo.
Gli ho sempre spiegato che io non voglio sentire le chiacchiere perchè mi riempiono mente e cuore di cose tossiche, ho provato a parlargli delle cose che mi piacciono (libri, giardinaggio, orto, disegno, bricolage, film, mostre) ma lui si annoia e mi dice che è sordo e che io parlo piano.
Non ascolta nemmeno quando gli riporto alla memoria vecchi ricordi, anzi, poichè lui non li ricordava, mi ha detto che me li ero inventati.
Mi ripete che con le persone esterne ci parla tranquillamente e non ha problemi.
Lo scorso settembre ho avuto un attacco di amnesia globale, non ricordo nulla di quei 2 giorni, sentivo solamente la grande sensazione di essere, di esistere e di stare bene.
Dai tantissimi test fatti non è risultato nulla, ma io penso a un reset dell'anima.
Ora sto cercando una via d'uscita per non far morire "la fanciulla dentro e fuori"come mi chiamava un'amica.
Ho bisogno anche di una parola solamente.
Grazie
[#1]
Gentile utente,
la parola che cerca da noi, in realtà è dentro di lei da svariate decine d'anni: lei non ama, forse nemmeno stima quest'uomo, non ci va d'accordo e ritiene di aver fatto tutto il possibile per "venirgli incontro", ma inutilmente.
Uso le virgolette perché in una coppia non si tratta di "venirsi incontro" o come altri dicono di "avere tanta pazienza": queste sono attitudini da negoziante, da colleghi di lavoro, non da partner.
La coppia nasce perché due persone decidono di stare insieme avendo ragioni valide per entrambe, tra cui le migliori sono l'attrazione, l'amore e l'affinità.
La coppia dura nel tempo se il rapporto viene attivamente costruito, mantenuto, aggiornato in base alle vicissitudini della vita; se le vengono riservati almeno il tempo e le attenzioni che si dedicano al proprio lavoro, al proprio hobby, alla propria automobile.
Se lei e suo marito non vi siete scelti su basi solide, se soprattutto non avete fatto gli opportuni passi per conoscervi e dedicarvi l'uno all'altra da subito, al posto dell'attaccamento avete seminato risentimento e insofferenza.
Non a caso la nascita di due figli, lei dice, l'ha allontanata da suo marito: "Ai figli imputava il fatto di assorbire molto del mio tempo e si scusava per essersi masturbato, dicendo salvo poi ricascarci di nuovo".
Suo marito si masturbava guardando le vicine; e lei cosa faceva per non essere solo una madre? In che modo manteneva con lui il rapporto "buono e amoroso" di quando non c'erano i figli? In che modo curava la sua volontà/capacità seduttiva nei confronti di suo marito?
Se non era più interessata a lui, perché non ha dato quei segnali forti, come la richiesta della separazione, che a volte permettono di ravvedersi e tornare a costruire un buon rapporto di coppia?
Lei scrive: "Sono rimasta perchè non avevo lavoro e due piccoli da mantenere".
Se non aveva lavoro, non era lei che manteneva i figli, che del resto non erano sempre piccoli. Quanto al tempo libero, lei ne aveva: "mentre lui lavorava riuscivo ad avere delle amiche con cui passare un po di tempo fuori casa".
A ben guardare sembra che non abbiate creato un legame d'amore, ma un rapporto ostile, che in dieci anni di pensionamento di suo marito si è solo esasperato: tutto quello che piace a lui per lei è un fastidio, e viceversa.
Sembra, in fondo, che l'unico rapporto da lei coltivato sia quello con le amiche.
Perché dunque chiedere a noi una via d'uscita?
la parola che cerca da noi, in realtà è dentro di lei da svariate decine d'anni: lei non ama, forse nemmeno stima quest'uomo, non ci va d'accordo e ritiene di aver fatto tutto il possibile per "venirgli incontro", ma inutilmente.
Uso le virgolette perché in una coppia non si tratta di "venirsi incontro" o come altri dicono di "avere tanta pazienza": queste sono attitudini da negoziante, da colleghi di lavoro, non da partner.
La coppia nasce perché due persone decidono di stare insieme avendo ragioni valide per entrambe, tra cui le migliori sono l'attrazione, l'amore e l'affinità.
La coppia dura nel tempo se il rapporto viene attivamente costruito, mantenuto, aggiornato in base alle vicissitudini della vita; se le vengono riservati almeno il tempo e le attenzioni che si dedicano al proprio lavoro, al proprio hobby, alla propria automobile.
Se lei e suo marito non vi siete scelti su basi solide, se soprattutto non avete fatto gli opportuni passi per conoscervi e dedicarvi l'uno all'altra da subito, al posto dell'attaccamento avete seminato risentimento e insofferenza.
Non a caso la nascita di due figli, lei dice, l'ha allontanata da suo marito: "Ai figli imputava il fatto di assorbire molto del mio tempo e si scusava per essersi masturbato, dicendo salvo poi ricascarci di nuovo".
Suo marito si masturbava guardando le vicine; e lei cosa faceva per non essere solo una madre? In che modo manteneva con lui il rapporto "buono e amoroso" di quando non c'erano i figli? In che modo curava la sua volontà/capacità seduttiva nei confronti di suo marito?
Se non era più interessata a lui, perché non ha dato quei segnali forti, come la richiesta della separazione, che a volte permettono di ravvedersi e tornare a costruire un buon rapporto di coppia?
Lei scrive: "Sono rimasta perchè non avevo lavoro e due piccoli da mantenere".
Se non aveva lavoro, non era lei che manteneva i figli, che del resto non erano sempre piccoli. Quanto al tempo libero, lei ne aveva: "mentre lui lavorava riuscivo ad avere delle amiche con cui passare un po di tempo fuori casa".
A ben guardare sembra che non abbiate creato un legame d'amore, ma un rapporto ostile, che in dieci anni di pensionamento di suo marito si è solo esasperato: tutto quello che piace a lui per lei è un fastidio, e viceversa.
Sembra, in fondo, che l'unico rapporto da lei coltivato sia quello con le amiche.
Perché dunque chiedere a noi una via d'uscita?
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Gentile dottoressa, la ringrazio della sua risposta e mi preme fare presente che io cercavo mio marito anche quando diceva che era troppo stanco,oltretutto i giorni del sabato e della domenica passava parecchie ore al bar del paese con gli amici.E' vero che qualche ora alla settimana la passavo con le amiche,ma io a casa ho fatto la moglie,la madre,la cuoca,l'elettricista,l'imbianchino,il giardiniere,l'ortolana,la commercialista.Ho perfino posato delle piastrelle nella mia casa e i rapporti con banche,commercialisti e utenze varie li ho sempre tenuti io.Ad oggi lo faccio ancora perchè mio marito si rifiuta di apprendere anche le cose più semplici,come pagare una bolletta.
[#3]
Gentile utente,
in che modo le attività che elenca possono valere come incentivi dell'armonia coniugale?
Vorrei che rileggesse con attenzione la mia risposta alla sua richiesta: "una via d'uscita per non far morire "la fanciulla dentro e fuori"".
Quella fanciulla alimentava il proprio amore per il marito con le attività che ha citato?
Inoltre scrive: "mi preme fare presente che io cercavo mio marito anche quando diceva che era troppo stanco". Questa pressione indifferente allo stato fisico e psicologico dell'altro è proprio ciò che molte donne rimproverano al marito.
Ma il punto è che nella sua prima email e in questa seconda è sempre il risentimento che parla.
Non entro nel merito delle responsabilità di suo marito nell'aver contribuito a questa situazione, che tuttavia non ha certo creato e portato avanti da solo: lei stessa ha scritto che non ha voluto separarsi. Si chieda con sincerità perché mai.
Vorrei invitarla a prendersi cura di sé, da questo momento, consapevolmente e senza inopportuni rancori. A cosa può servire lamentarsi, se non ad avvelenare la vita sua e di suo marito? Se lui era un uomo tanto sbagliato, chi gli ha permesso per anni di scivolare giù per una china così sgradevole?
Prenda in considerazione le alternative e le valuti attentamente, meglio se con uno specialista delle relazioni. Se da separata può essere più serena, perché non accedere a questa soluzione?
La "fanciulla dentro e fuori", come lei la chiama, ossia la parte ideale di lei stessa, quella che forse non ha potuto fiorire, era ed è ancora affidata ad una sola persona: lei.
Auguri.
in che modo le attività che elenca possono valere come incentivi dell'armonia coniugale?
Vorrei che rileggesse con attenzione la mia risposta alla sua richiesta: "una via d'uscita per non far morire "la fanciulla dentro e fuori"".
Quella fanciulla alimentava il proprio amore per il marito con le attività che ha citato?
Inoltre scrive: "mi preme fare presente che io cercavo mio marito anche quando diceva che era troppo stanco". Questa pressione indifferente allo stato fisico e psicologico dell'altro è proprio ciò che molte donne rimproverano al marito.
Ma il punto è che nella sua prima email e in questa seconda è sempre il risentimento che parla.
Non entro nel merito delle responsabilità di suo marito nell'aver contribuito a questa situazione, che tuttavia non ha certo creato e portato avanti da solo: lei stessa ha scritto che non ha voluto separarsi. Si chieda con sincerità perché mai.
Vorrei invitarla a prendersi cura di sé, da questo momento, consapevolmente e senza inopportuni rancori. A cosa può servire lamentarsi, se non ad avvelenare la vita sua e di suo marito? Se lui era un uomo tanto sbagliato, chi gli ha permesso per anni di scivolare giù per una china così sgradevole?
Prenda in considerazione le alternative e le valuti attentamente, meglio se con uno specialista delle relazioni. Se da separata può essere più serena, perché non accedere a questa soluzione?
La "fanciulla dentro e fuori", come lei la chiama, ossia la parte ideale di lei stessa, quella che forse non ha potuto fiorire, era ed è ancora affidata ad una sola persona: lei.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#5]
Gentile utente,
senza bisogno di "leggere tra le parole", a lei basterà guardare l'immagine, il nome e il curriculum che si associano alla persona che le sta rispondendo per scoprire che si tratta di una donna, e aggiungo, per rendere tutto ancora più chiaro, di una moglie, madre e nonna.
Il sintomo che qui si evidenzia per la terza volta -non farò cenno alla sua precedente lettera al nostro sito- è che lei sceglie di vivere nella malevolenza riversata su chiunque le capiti a tiro, e vuole ignorare la sua responsabilità nelle scelte.
Come professionista della psiche non posso che segnalarle che questo di chiama porre il 'focus of control' della sua vita al di fuori della sua portata, allo scopo di esprimere lamenti e recriminazioni, ma con la conseguenza di non poter produrre soluzioni a proprio vantaggio.
Se lei ritiene che questo sia il massimo che vuole offrire a sé e ai suoi più prossimi, continui in questa direzione. Tenga però conto che un'opportuna presa di coscienza, sotto la guida di un professionista, le darebbe senz'altro maggior benessere.
Molti auguri.
senza bisogno di "leggere tra le parole", a lei basterà guardare l'immagine, il nome e il curriculum che si associano alla persona che le sta rispondendo per scoprire che si tratta di una donna, e aggiungo, per rendere tutto ancora più chiaro, di una moglie, madre e nonna.
Il sintomo che qui si evidenzia per la terza volta -non farò cenno alla sua precedente lettera al nostro sito- è che lei sceglie di vivere nella malevolenza riversata su chiunque le capiti a tiro, e vuole ignorare la sua responsabilità nelle scelte.
Come professionista della psiche non posso che segnalarle che questo di chiama porre il 'focus of control' della sua vita al di fuori della sua portata, allo scopo di esprimere lamenti e recriminazioni, ma con la conseguenza di non poter produrre soluzioni a proprio vantaggio.
Se lei ritiene che questo sia il massimo che vuole offrire a sé e ai suoi più prossimi, continui in questa direzione. Tenga però conto che un'opportuna presa di coscienza, sotto la guida di un professionista, le darebbe senz'altro maggior benessere.
Molti auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 7.5k visite dal 02/02/2023.
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