Non riesco ad accettare la mia omosessualità?
Buongiorno dottori, vorrei chiedervi un parere, un vostro punto di vista se possibile sulla mia situazione.
Ho 31 anni e sto seguendo un percorso di psicoterapia da tanti anni ormai con la stessa psicoterapeuta verso la quale ripongo tanta fiducia e stima.
Il motivo per il quale ho sentito il bisogno tanti anni fa di iniziare un percorso psicoterapeutico riguardava la preoccupazione, la confusione e l'ansia riguardo la mia sessualità.
Sono entrata in crisi la prima volta a soli 12 anni quando presi consapevolezza di avere una forte spinta sessuale ed eccitatoria veros il corpo femminile.
Nelle fantasie ho da sempre e solo raggiunto l'orgasmo attraverso fantasie omosessuali, di sottomissione verso la donna.
Non ho mai avuto esperienze concrete con le donne, ma solo con ragazzi.
Con i ragazzi non provo eccitazione, affetto sì e mi piace stare in loro compagnia e baciarli e abbracciarlo, ma dal punto di vista eccitatorio ho sempre avuto difficoltà.
Ho avuto solo una storia lunga con un ragazzo durata cinque anni, ma ho sempre vissuto l'intimità sessuale quasi come un obbligo nei suoi confronti, non riuscendo a provare sufficiente eccitazione e trasporto, nonostante fossi attratta dal mio ex e provassi per lui un profondo sentimento.
Sono molto frustrata, esausta perché vorrei risolvere questa mia situazione ma non ci riesco, nonostante tutti gli sforzi.
Oggi ho chiesto alla mia psicoterapeuta se secondo lei fossi omosessuale e dovessi accettarlo.
Lei ha detto che non può rispondermi e che sono io a 30anni a dovermi prendere la responsabilità di dirlo o no a me stessa e che non può prendersi lei questa responsabilità.
Secondo lei visto che in tutti questi anni con il lavoro con lei non si è smosso niente (le mie relazioni intime con gli uomini sono rimaste uguali e non soddisfacenti) dovrei iniziare a valutare di avere esperienze con le ragazze, che senza provare sul campo solo le parole non hanno senso.
Secondo lei ho un'omofobia interiorizzata che mi fa partire le ossessioni e le preoccupazioni sulla mia sessualità.
La mia psicoterapeuta riconosce che le mie spinte eccitatorie (che sono molto forti, ma anche molto gratificanti per me se attuate attraverso l'autoerotismo) sono dovute al fatto che sono stata cresciuta da madre molto dominante e controllante, dispotica e da un padre remissivo e sottomesso a mia madre che non mi ha mai difeso da lei.
Infatti nella mia vita gli uomini sono più una comparsa che altro, sono sola da tanti anni non a caso, nessuno mi ha mai preso abbastanza mentalmente e fisicamente.
Sono molto impaurita, e non so come risolvere il mio problema.
Mi sento bloccata.
Perché se sono omosessuale non lo accetto una volta per tutte e dò finalmente una direzione alla mia vita? Perché non riesco ad ammetterlo a me stessa? Sto veramente male. Tre anni fa sono andata da uno psichiatra di Roma (Gabriele Sani) che mi ha detto che secondo lui soffro di doc. Ma come fa ad esserne così sicuro? Mi ha visto solo due volte e non ha saputo neanche tutto di me, o almeno non tutto quello che sa la mia psicoterapeuta.
Grazie a tutti per l'attenzione.
Ho 31 anni e sto seguendo un percorso di psicoterapia da tanti anni ormai con la stessa psicoterapeuta verso la quale ripongo tanta fiducia e stima.
Il motivo per il quale ho sentito il bisogno tanti anni fa di iniziare un percorso psicoterapeutico riguardava la preoccupazione, la confusione e l'ansia riguardo la mia sessualità.
Sono entrata in crisi la prima volta a soli 12 anni quando presi consapevolezza di avere una forte spinta sessuale ed eccitatoria veros il corpo femminile.
Nelle fantasie ho da sempre e solo raggiunto l'orgasmo attraverso fantasie omosessuali, di sottomissione verso la donna.
Non ho mai avuto esperienze concrete con le donne, ma solo con ragazzi.
Con i ragazzi non provo eccitazione, affetto sì e mi piace stare in loro compagnia e baciarli e abbracciarlo, ma dal punto di vista eccitatorio ho sempre avuto difficoltà.
Ho avuto solo una storia lunga con un ragazzo durata cinque anni, ma ho sempre vissuto l'intimità sessuale quasi come un obbligo nei suoi confronti, non riuscendo a provare sufficiente eccitazione e trasporto, nonostante fossi attratta dal mio ex e provassi per lui un profondo sentimento.
Sono molto frustrata, esausta perché vorrei risolvere questa mia situazione ma non ci riesco, nonostante tutti gli sforzi.
Oggi ho chiesto alla mia psicoterapeuta se secondo lei fossi omosessuale e dovessi accettarlo.
Lei ha detto che non può rispondermi e che sono io a 30anni a dovermi prendere la responsabilità di dirlo o no a me stessa e che non può prendersi lei questa responsabilità.
Secondo lei visto che in tutti questi anni con il lavoro con lei non si è smosso niente (le mie relazioni intime con gli uomini sono rimaste uguali e non soddisfacenti) dovrei iniziare a valutare di avere esperienze con le ragazze, che senza provare sul campo solo le parole non hanno senso.
Secondo lei ho un'omofobia interiorizzata che mi fa partire le ossessioni e le preoccupazioni sulla mia sessualità.
La mia psicoterapeuta riconosce che le mie spinte eccitatorie (che sono molto forti, ma anche molto gratificanti per me se attuate attraverso l'autoerotismo) sono dovute al fatto che sono stata cresciuta da madre molto dominante e controllante, dispotica e da un padre remissivo e sottomesso a mia madre che non mi ha mai difeso da lei.
Infatti nella mia vita gli uomini sono più una comparsa che altro, sono sola da tanti anni non a caso, nessuno mi ha mai preso abbastanza mentalmente e fisicamente.
Sono molto impaurita, e non so come risolvere il mio problema.
Mi sento bloccata.
Perché se sono omosessuale non lo accetto una volta per tutte e dò finalmente una direzione alla mia vita? Perché non riesco ad ammetterlo a me stessa? Sto veramente male. Tre anni fa sono andata da uno psichiatra di Roma (Gabriele Sani) che mi ha detto che secondo lui soffro di doc. Ma come fa ad esserne così sicuro? Mi ha visto solo due volte e non ha saputo neanche tutto di me, o almeno non tutto quello che sa la mia psicoterapeuta.
Grazie a tutti per l'attenzione.
[#1]
Gentile utente,
comprendo che il dubbio sulla sua presunta omosessualità sia per lei estremamente doloroso e angosciante. Nelle sue parole ci sono le tracce di questa preoccupazione che la tormenta, quindi posso immaginare il peso che la stessa le provoca.
Non è possibile dirle se è omosessuale o meno basandosi su quello che scrive.
Considero sia il parere della psicoterapeuta che la segue, che quello dello psichiatra che ha consultato, molto validi e condivisibili. Sono due punti di vista differenti, ma che non necessariamente si escludono a vicenda.
Le difficoltà che lei descrive con i ragazzi potrebbero essere causate o alimentate dalla paura di non provare attrazione nei loro confronti. E' difficile infatti provare attrazione o eccitazione in una situazione in cui si è terrorizzati di non provarla.
Inoltre, considerando l'intensità della paura che emerge di fronte all'eventualità di poter essere omosessuale, si potrebbe prendere in considerazione il Doc. Si tratta solo di un'ipotesi naturalmente, ma nel caso fosse così, purtroppo sarebbe meglio non darle delle rassicurazioni.
Mi rendo conto che chi ha un dubbio come questo sia alla ricerca disperata di rassicurazioni e che esse si rivelino sempre più irraggiungibili, sempre un po' più lontane di quanto ci si possa spingere per afferrarle. Tuttavia, probabilmente le rassicurazioni potrebbero attutire solo momentaneamente il suo tormento, che successivamente troverebbe probabilmente un altro modo per riaffiorare, troverebbe qualcos'altro a cui legarsi.
Infatti, pongo l'attenzione sulla sua domanda "perché se sono omosessuale non lo accetto una volta per tutte e do finalmente una direzione alla mia vita?". In questa domanda è già insita una risposta, anche se non è quella che la domanda pone. C'è già come risposta quella che lei non riuscirebbe ad accettare di essere omosessuale. Questa sembrerebbe una sua grandissima paura.
Queste sono solo ipotesi per lo più parziali. Ci sono tanti elementi da considerare e approfondire, tra cui anche l'eccitazione che prova per le ragazze. Non è possibile farlo in questa sede, ma sarebbe indicato un contesto terapeutico come quello in cui si trova con la sua psicoterapeuta.
Le consiglio di continuare la psicoterapia e affrontare anche in seduta questi suoi stati d'animo. Potrebbe anche prendere in considerazione di rivolgersi allo psichiatra a cui si è già rivolta per una valutazione più approfondita.
Spero riesca a trovare un po' di serenità.
Cordiali saluti.
comprendo che il dubbio sulla sua presunta omosessualità sia per lei estremamente doloroso e angosciante. Nelle sue parole ci sono le tracce di questa preoccupazione che la tormenta, quindi posso immaginare il peso che la stessa le provoca.
Non è possibile dirle se è omosessuale o meno basandosi su quello che scrive.
Considero sia il parere della psicoterapeuta che la segue, che quello dello psichiatra che ha consultato, molto validi e condivisibili. Sono due punti di vista differenti, ma che non necessariamente si escludono a vicenda.
Le difficoltà che lei descrive con i ragazzi potrebbero essere causate o alimentate dalla paura di non provare attrazione nei loro confronti. E' difficile infatti provare attrazione o eccitazione in una situazione in cui si è terrorizzati di non provarla.
Inoltre, considerando l'intensità della paura che emerge di fronte all'eventualità di poter essere omosessuale, si potrebbe prendere in considerazione il Doc. Si tratta solo di un'ipotesi naturalmente, ma nel caso fosse così, purtroppo sarebbe meglio non darle delle rassicurazioni.
Mi rendo conto che chi ha un dubbio come questo sia alla ricerca disperata di rassicurazioni e che esse si rivelino sempre più irraggiungibili, sempre un po' più lontane di quanto ci si possa spingere per afferrarle. Tuttavia, probabilmente le rassicurazioni potrebbero attutire solo momentaneamente il suo tormento, che successivamente troverebbe probabilmente un altro modo per riaffiorare, troverebbe qualcos'altro a cui legarsi.
Infatti, pongo l'attenzione sulla sua domanda "perché se sono omosessuale non lo accetto una volta per tutte e do finalmente una direzione alla mia vita?". In questa domanda è già insita una risposta, anche se non è quella che la domanda pone. C'è già come risposta quella che lei non riuscirebbe ad accettare di essere omosessuale. Questa sembrerebbe una sua grandissima paura.
Queste sono solo ipotesi per lo più parziali. Ci sono tanti elementi da considerare e approfondire, tra cui anche l'eccitazione che prova per le ragazze. Non è possibile farlo in questa sede, ma sarebbe indicato un contesto terapeutico come quello in cui si trova con la sua psicoterapeuta.
Le consiglio di continuare la psicoterapia e affrontare anche in seduta questi suoi stati d'animo. Potrebbe anche prendere in considerazione di rivolgersi allo psichiatra a cui si è già rivolta per una valutazione più approfondita.
Spero riesca a trovare un po' di serenità.
Cordiali saluti.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
[#2]
Utente
Grazie mille dottoressa per la sua risposta.
Mi scusi che cosa intende esattamente quando dice che i pareri della mia psicoterapeuta e dello psichiatra "sono due punti di vista differenti, ma che non necessariamente si escludono a vicenda"? In cosa si differenziano i loro pareri?
Quando Lei dice che i loro pareri non si escludono necessariamente a vicenda intende dire che potrei essere omosessuale e contemporaneamente avere anche il doc? È possibile?
La ringrazio molto per la sua attenzione
Mi scusi che cosa intende esattamente quando dice che i pareri della mia psicoterapeuta e dello psichiatra "sono due punti di vista differenti, ma che non necessariamente si escludono a vicenda"? In cosa si differenziano i loro pareri?
Quando Lei dice che i loro pareri non si escludono necessariamente a vicenda intende dire che potrei essere omosessuale e contemporaneamente avere anche il doc? È possibile?
La ringrazio molto per la sua attenzione
[#3]
Intendo dire che le persone sono molto complesse. Ciò vale anche per i loro malesseri, i loro vissuti emotivi ed eventuali disturbi. Lo psichiatra avrebbe fatto una diagnosi di doc in base agli elementi raccolti, e potrebbe essere plausibile tale diagnosi. La psicoterapeuta invece ha probabilmente dato una lettura in un' ottica familiare, relazionale, che implica anche la sfera della sua sessualità. Cio' può essere dovuto alla formazione in parte differente e al tipo di percorso che ha fatto con ognuno dei due. Nello specifico potrebbe avere un doc e comunque una storia familiare come quella rilevata dalla sua psicoterapeuta. Ma si tratta di ipotesi, sono questioni molto complesse e delicate e sarebbe opportuno trattarle in un contesto terapeutico e non in questa sede.
Mi dispiace per questo dubbio assillante che le genera angoscia.
Le auguro davvero di trovare al più presto un po' di pace.
Mi dispiace per questo dubbio assillante che le genera angoscia.
Le auguro davvero di trovare al più presto un po' di pace.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
[#4]
Utente
La scorsa seduta con la mia psicoterapeuta devo dire mi ha messo in difficoltà e in ansia perché mi ha detto che se in tutti questi anni con tutto il nostro lavoro fatto non si è smosso niente e io continuo a portare in seduta in modo così forte la solita mia questione non crede aia giusto per me e per lei combattere e fare resistenza nei confronti di questa mia omosessualità. Però non la capisco perché le scorse sedute mi aveva detto che secondo lei non lo ero e ora invece doce così. Potrebbe essere la sua una sorta di tattica terapeutica per evitare di rassicurarmi e smuovere la situazione? Ma non credo che nel lavoro terapeutico delle tattiche del genere siano la norma. Sono confusa e triste
[#5]
Non credo infatti che tattica sia il termine più appropriato. Comunque non posso dirle perché la sua psicoterapeuta le ha detto questo. Credo abbia agito in modo terapeutico per lei.
Le faccio notare però che lei probabilmente sta cercando sempre più di ottenere delle rassicurazioni, ma che forse, proprio come le avevo anticipato, sembrano sempre irraggiungibili. Più lei si tende in direzione di tali rassicurazioni, più queste si allontanano, inesorabilmente. Il risultato è il medesimo: non riesce ad afferrarle. E comprendo che sia insopportabile ciò.
Cosa proverebbe all' idea di essere omosessuale? Se lei fosse omosessuale, questo come la farebbe sentire? Come la renderebbe la sua omosessualità? Dovrebbe provare forse dentro di lei, a rispondere a tali domande. Dovrebbe provare ad accettare internamente, anche se per lei è cosi' difficile e lo comprendo, questa sua presunta omosessualità, perché tale dubbio è sorretto, cioè tenuto in vita, proprio dalla sua impossibilità di accettarla.
Sembrerebbe che lei stia facendo una guerra col suo dubbio. Se così fosse, purtroppo è destinata a perderla, perché il dubbio conosce tutti i nostri pensieri, i nostri desideri e le nostre paure più tormentate. Può perseguitarci sempre, purtroppo. È una lotta impari.
Queste sono solo ipotesi, non certezze. Le consiglierei di parlarne con la sua psicoterapeuta di ciò e di tutto quello che prova. Purtroppo il mio aiuto in questa sede può essere molto limitato, anche se spero di averla in qualche modo orientata.
Ne parli in seduta di queste questioni e di questa sofferenza che la affligge. Tra l' altro ha scritto di riporre fiducia e stima verso la sua psicoterapeuta. Questo è importante.
Le faccio notare però che lei probabilmente sta cercando sempre più di ottenere delle rassicurazioni, ma che forse, proprio come le avevo anticipato, sembrano sempre irraggiungibili. Più lei si tende in direzione di tali rassicurazioni, più queste si allontanano, inesorabilmente. Il risultato è il medesimo: non riesce ad afferrarle. E comprendo che sia insopportabile ciò.
Cosa proverebbe all' idea di essere omosessuale? Se lei fosse omosessuale, questo come la farebbe sentire? Come la renderebbe la sua omosessualità? Dovrebbe provare forse dentro di lei, a rispondere a tali domande. Dovrebbe provare ad accettare internamente, anche se per lei è cosi' difficile e lo comprendo, questa sua presunta omosessualità, perché tale dubbio è sorretto, cioè tenuto in vita, proprio dalla sua impossibilità di accettarla.
Sembrerebbe che lei stia facendo una guerra col suo dubbio. Se così fosse, purtroppo è destinata a perderla, perché il dubbio conosce tutti i nostri pensieri, i nostri desideri e le nostre paure più tormentate. Può perseguitarci sempre, purtroppo. È una lotta impari.
Queste sono solo ipotesi, non certezze. Le consiglierei di parlarne con la sua psicoterapeuta di ciò e di tutto quello che prova. Purtroppo il mio aiuto in questa sede può essere molto limitato, anche se spero di averla in qualche modo orientata.
Ne parli in seduta di queste questioni e di questa sofferenza che la affligge. Tra l' altro ha scritto di riporre fiducia e stima verso la sua psicoterapeuta. Questo è importante.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
[#6]
Utente
Grazie mille dottoressa, ha ragione sul fatto che il mio sia un continuo tentativo di ottenere rassicurazioni che se mi vengono date non fanno altro che accrescere il mio bisogno di riceverne altre, direi all'infinito. È veramente estenuante tutto ciò.
La ringrazio molto per la sua pazienza nel rispondermi e nell'ascoltarmi. Sì, la mia psicoterapeuta è davvero fantastica, sono stata fortunata.
La ringrazio molto per la sua pazienza nel rispondermi e nell'ascoltarmi. Sì, la mia psicoterapeuta è davvero fantastica, sono stata fortunata.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 7k visite dal 02/02/2023.
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