Attacchi d'ansia o stress ?
Buonasera,
sono un ragazzo di 25 anni. Da qualche mese ho perso mio padre a causa di una malattia. Già a partire da settembre scorso sono stato sottoposto a stress anche a causa di una vita troppo attiva sia in campo di studio che di lavoro.
Tuttavia ho sempre cercato di equilibrare impegni con relazioni ma dopo aver interrotto la relazione con la mia ragazza qualche mese fa (prima della morte di mio padre) e aver affrontato molti impegni (ho terminato tutti gli esami, mi aspetta la tesi, lavoro, sostengo vari stage e molte altre attività) negli ultimi mesi, ad oggi mi sento notevolmente stressato e stanco. Il fatto è che, pur comprendendo che la mia condizione è primariamente fisiologica a causa degli stress sostenuti (che forse non ho affrontato appieno), ultimamente (circa 3 settimane) mi sento molto strano: mi sento molto ansioso (talvolta soffocato), ho paura di uscire in certi momenti per il timore di rendere noto il mio disagio,mi sento incapace di gestire le emozioni, percepisco la realtà in modo diverso, mi sento distaccato da me stesso, irritabile e spesso triste seppure non ne capisca il motivo. A questo si aggiunge una forte tendenza a presentarmi agli altri in modo brillante come se non mi stesse accadendo nulla ma questo comportamento, che all'inizio mascherava bene la mia condizione interiore, sta cominciando a diventare insopportabile. Vi sono dei momenti in cui credo d'impazzire, aggravati dal fatto che ho paura di non riuscire a godermi appieno la mia vita proprio ora che ho raggiunto molti dei miei obbiettivi. A tutto questo si alternano momenti di rilassamento che, accompagnati da una parvenza di ripresa, si esauriscono nell'arco di pochi giorni. Ogni volta che un momento di relax finisce, queste forme di attacchi divengono sempre più forti e prolungati.
Ho letto di DAP, stress post traumatico e molte altri disturbi compatibili con queste mie emozioni, tuttavia vorrei un consulto da professionisti in grado di inquadrare (almeno a grandi linee) il problema.
Vi ringrazio moltissimo sin d'ora e spero in una Vostra prossima risposta.
A presto
sono un ragazzo di 25 anni. Da qualche mese ho perso mio padre a causa di una malattia. Già a partire da settembre scorso sono stato sottoposto a stress anche a causa di una vita troppo attiva sia in campo di studio che di lavoro.
Tuttavia ho sempre cercato di equilibrare impegni con relazioni ma dopo aver interrotto la relazione con la mia ragazza qualche mese fa (prima della morte di mio padre) e aver affrontato molti impegni (ho terminato tutti gli esami, mi aspetta la tesi, lavoro, sostengo vari stage e molte altre attività) negli ultimi mesi, ad oggi mi sento notevolmente stressato e stanco. Il fatto è che, pur comprendendo che la mia condizione è primariamente fisiologica a causa degli stress sostenuti (che forse non ho affrontato appieno), ultimamente (circa 3 settimane) mi sento molto strano: mi sento molto ansioso (talvolta soffocato), ho paura di uscire in certi momenti per il timore di rendere noto il mio disagio,mi sento incapace di gestire le emozioni, percepisco la realtà in modo diverso, mi sento distaccato da me stesso, irritabile e spesso triste seppure non ne capisca il motivo. A questo si aggiunge una forte tendenza a presentarmi agli altri in modo brillante come se non mi stesse accadendo nulla ma questo comportamento, che all'inizio mascherava bene la mia condizione interiore, sta cominciando a diventare insopportabile. Vi sono dei momenti in cui credo d'impazzire, aggravati dal fatto che ho paura di non riuscire a godermi appieno la mia vita proprio ora che ho raggiunto molti dei miei obbiettivi. A tutto questo si alternano momenti di rilassamento che, accompagnati da una parvenza di ripresa, si esauriscono nell'arco di pochi giorni. Ogni volta che un momento di relax finisce, queste forme di attacchi divengono sempre più forti e prolungati.
Ho letto di DAP, stress post traumatico e molte altri disturbi compatibili con queste mie emozioni, tuttavia vorrei un consulto da professionisti in grado di inquadrare (almeno a grandi linee) il problema.
Vi ringrazio moltissimo sin d'ora e spero in una Vostra prossima risposta.
A presto
[#1]
Gentile Utente,
immagino quanto possa essere preoccupante per lei questa situazione, non è facile affatto affrontare con rapidità avvenimenti con una carica emotiva così rilevante, in successione soprattutto. Le rispondo dicendole che un "sintomo" anche il più leggero, ha un senso nella vita della persona che lo avverte,nulla è casuale. Questo sintomo andrebbe ascoltato più che "far finta".Una modalità potrebbe essere degli incontri con un professionista Psicologo-Psicoterapeuta che, potrebbe in un certo senso accompagnarla,in questo percorso in cui lei stesso è il conducente. Attraverso un lavoro sull'autoconsapevolezza,si può dare voce, a situazioni irrisolte o inconcluse, che necessitano di una forma, qualsiasi essa sia, ma che sia chiusa, da un senso che lei stesso attribuisce, attraverso il suo punto di vista,dunque ,scegliendo, dunque, assumendosi la propria responsabilità, in quanto adulto che si muove verso e si propone al mondo.
La saluto cordialmente
immagino quanto possa essere preoccupante per lei questa situazione, non è facile affatto affrontare con rapidità avvenimenti con una carica emotiva così rilevante, in successione soprattutto. Le rispondo dicendole che un "sintomo" anche il più leggero, ha un senso nella vita della persona che lo avverte,nulla è casuale. Questo sintomo andrebbe ascoltato più che "far finta".Una modalità potrebbe essere degli incontri con un professionista Psicologo-Psicoterapeuta che, potrebbe in un certo senso accompagnarla,in questo percorso in cui lei stesso è il conducente. Attraverso un lavoro sull'autoconsapevolezza,si può dare voce, a situazioni irrisolte o inconcluse, che necessitano di una forma, qualsiasi essa sia, ma che sia chiusa, da un senso che lei stesso attribuisce, attraverso il suo punto di vista,dunque ,scegliendo, dunque, assumendosi la propria responsabilità, in quanto adulto che si muove verso e si propone al mondo.
La saluto cordialmente
Dr.ssa Alessandra Campana
alessa.campana@tiscali.it
[#2]
Gentile ragazzo, dalla sua descrizione è difficile ipotizzare di che cosa potrebbe trattarsi. Sembrerebbero presenti componenti sia di ansia che disforiche (umore depresso) ma per una diagnosi esatta dovrebbe sottoporsi a dei colloqui valutativi di persona presso un professionista, ad esempio uno psicologo/psicoterapeuta.
Nel frattempo può leggere questi due articoli, dove potrà ritrovare alcuni degli elementi che ci ha raccontato:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_evitamento.htm
http://www.giuseppesantonocito.it/art_depress.htm
Cordiali saluti
Nel frattempo può leggere questi due articoli, dove potrà ritrovare alcuni degli elementi che ci ha raccontato:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_evitamento.htm
http://www.giuseppesantonocito.it/art_depress.htm
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#3]
Utente
Innanzitutto vi ringrazio per la Vostra tempestività e cura nelle risposte.
Il fatto è che ho già fatto sedute di psicoterapia per circa 3 anni (una volta a settimana). Molte dinamiche nella mia vita, sia rispetto a me stesso e agli altri erano positivamente cambiati. Tuttavia nel corso del tempo - per svariati motivi - ho cominciato a percepire un legame tra il mio malessere e le sedute. Mi ero reso conto che non mi stavano più aiutando e che anzi mi deprimevano. Inoltre la mia psicoterapeuta era veramente lontano da casa e anche raggiungerla diveniva uno stress non indifferente.
Così ho interrotto unilateralmente il rapporto (dopo le dovute comunicazioni) e fino ad oggi devo dire di aver saputo affrontare anche momenti molto brutti senza dover ricorrere necessariamente ad una terapia, cosa a cui anni fa mi appellavo maggiormente. Avevo - forse erroneamente - collegato i momenti di seduta a momenti di tristezza e di stasi mentre quando ho terminato questi incontri ho notato una maggiore reattività nel fare le cose e una maggiore propositività.
Il problema è che ad oggi, fors'anche in relazione agli ultimi eventi che ho vissuto e allo stress sostenuto, mi sento come anni fa, come se alcuni meccanismi della mia mente non siano stati affatto eliminati. Aspetti del mio modus cogitandi continuano a tornare terrorizzandomi. Sono disposto ad iniziare un'altra terapia ma quello che mi chiedo è: 1) se sia il caso di cambiare terapeuta 2) nel caso la cambiassi il processo di terapia risulterebbe più lento perchè la nuova/o terapeuta non mi conosce come la precedente? Mi dispiace non riuscire ad essere più chiaro sul malessere che provo ma è indotto da molti fattori ed è anche per me difficile descriverlo per la loro gravità e per la loro complessità.
Vorrei solo riuscire ad essere più sereno almeno per questo mese...
Grazie ancora per la vostra disponibilità.
A presto
Il fatto è che ho già fatto sedute di psicoterapia per circa 3 anni (una volta a settimana). Molte dinamiche nella mia vita, sia rispetto a me stesso e agli altri erano positivamente cambiati. Tuttavia nel corso del tempo - per svariati motivi - ho cominciato a percepire un legame tra il mio malessere e le sedute. Mi ero reso conto che non mi stavano più aiutando e che anzi mi deprimevano. Inoltre la mia psicoterapeuta era veramente lontano da casa e anche raggiungerla diveniva uno stress non indifferente.
Così ho interrotto unilateralmente il rapporto (dopo le dovute comunicazioni) e fino ad oggi devo dire di aver saputo affrontare anche momenti molto brutti senza dover ricorrere necessariamente ad una terapia, cosa a cui anni fa mi appellavo maggiormente. Avevo - forse erroneamente - collegato i momenti di seduta a momenti di tristezza e di stasi mentre quando ho terminato questi incontri ho notato una maggiore reattività nel fare le cose e una maggiore propositività.
Il problema è che ad oggi, fors'anche in relazione agli ultimi eventi che ho vissuto e allo stress sostenuto, mi sento come anni fa, come se alcuni meccanismi della mia mente non siano stati affatto eliminati. Aspetti del mio modus cogitandi continuano a tornare terrorizzandomi. Sono disposto ad iniziare un'altra terapia ma quello che mi chiedo è: 1) se sia il caso di cambiare terapeuta 2) nel caso la cambiassi il processo di terapia risulterebbe più lento perchè la nuova/o terapeuta non mi conosce come la precedente? Mi dispiace non riuscire ad essere più chiaro sul malessere che provo ma è indotto da molti fattori ed è anche per me difficile descriverlo per la loro gravità e per la loro complessità.
Vorrei solo riuscire ad essere più sereno almeno per questo mese...
Grazie ancora per la vostra disponibilità.
A presto
[#4]
Gentile utente, se dovessimo riassumere in poche parole la sua situazione, potremmo dire semplicemente che la sua precedente psicoterapia non è stata efficace. Ma ciò non significa che con lei la psicoterapia non debba funzionare.
Le suggerisco di reperire un nuovo terapeuta, che utilizzi un approccio breve e attivo, e di chiedere a lui una nuova valutazione. Può leggere quest'altro articolo per dei brevi cenni su uno di questi, l'approccio breve strategico:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_intervento.htm
e questi altri due dedicati alla psicoterapia:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm
http://www.giuseppesantonocito.it/news.htm?c=17&p=0
Tenga però presente che la competenza del particolare terapeuta è più importante dell'approccio.
Cordiali saluti
Le suggerisco di reperire un nuovo terapeuta, che utilizzi un approccio breve e attivo, e di chiedere a lui una nuova valutazione. Può leggere quest'altro articolo per dei brevi cenni su uno di questi, l'approccio breve strategico:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_intervento.htm
e questi altri due dedicati alla psicoterapia:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm
http://www.giuseppesantonocito.it/news.htm?c=17&p=0
Tenga però presente che la competenza del particolare terapeuta è più importante dell'approccio.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.2k visite dal 22/07/2009.
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Approfondimento su Ansia
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