Schiarirsi le idee
Buongiorno, sono un uomo di 29 anni, ho aperto questo consulto sperando che qualcuno possa aiutarmi a schiarirmi le idee sulla mia situazione e su come risolverla.
Da parecchi anni ho abbandonato tutta la vita sociale, ho abbandonato l'università, non ho mai lavorato e vivo ancora a casa dei miei genitori.
Io ho sofferto e soffro tutt'ora di molti problemi come ansia, depressione, insicurezza, ossessioni, sensi di colpa, paure ecc.
ecc.
che forse sarebbe troppo lungo spiegare singolarmente in questo consulto.
Fatto sta che anni fa avevo rinunciato a risolvere questi problemi e mi sono abbandonato a me stesso chiudendomi in casa.
Ora invece ho deciso di agire e fare qualcosa per riprendere in mano definitivamente la mia vita.
Solo che ho la mente un pò confusa e sono pieno di emozioni che ribollono e mi fanno stare male.
La prima cosa che ho fatto è stata, a fine ottobre, tornare dalla psicoterapeuta che mi aveva seguito già in passato (avevo poi all'epoca abbandonato la terapia arrendendomi).
Ho usato le prime 3-4 sedute raccontando genericamente di come mi sentissi, e cercando di buttar fuori un surplus di stress e rabbia/tristezza che avevo accumulato.
E devo dire che parlare con qualcuno che non giudica mi ha effettivamente alleggerito un pò.
Solo che mentre facevo questo è comparso un sintomo nuovo, molto fastidioso: io li chiamo attacchi di panico, non so se è il nome giusto.
Quando si avvicinano il pranzo e la cena mi viene ogni volta un ansia molto forte, con chiusura dello stomaco, nausea, conati e scariche di diarrea.
Ormai è due mesi che è sempre cosí.
Sono quasi sicuro che questi attacchi mi vengano per colpa delle emozioni sopite che ho trascurato per anni, che tornando dallo psicologo stanno venendo fuori.
Al momento sto tenendo a bada con successo questi accessi d'ansia forte con ansiolitici prescrittimi dal medico di base, ma il vero problema è un altro.
Nell'ultimo mese la terapia mi sembra stagnante, ogni volta che vado dallo psicologo non so mai di cosa parlare.
Inoltre quando sono a casa continuo a chiedermi cose del tipo "come si risolvono questi attacchi di panico?, Di cosa devo parlare in terapia per risolverli?
" Ho la sensazione di non riuscire a capire qual è la strada da percorrere per risolvere i problemi, e finisco ad arrovellarmi su questo pensiero.
Inoltre anche lo psicologo non mi dice chiaramente su cosa è meglio lavorare prima, quali tappe fare, e tutto questo acuisce ancora di piú il senso di smarrimento e confusione che già provo.
Inutile dire che tutta questa situazione mi fa stare molto male, ma non voglio mollare.
Spero di non essere stato troppo confusionario nello scrivere, ma non riesco a essere lucido al 100%.
Spero qualcuno possa aiutarmi a schiarire le idee, leggevo spesso in passato su questo sito consulti di altre persone, e mi aiutava molto.
Grazie a chi risponderà.
Da parecchi anni ho abbandonato tutta la vita sociale, ho abbandonato l'università, non ho mai lavorato e vivo ancora a casa dei miei genitori.
Io ho sofferto e soffro tutt'ora di molti problemi come ansia, depressione, insicurezza, ossessioni, sensi di colpa, paure ecc.
ecc.
che forse sarebbe troppo lungo spiegare singolarmente in questo consulto.
Fatto sta che anni fa avevo rinunciato a risolvere questi problemi e mi sono abbandonato a me stesso chiudendomi in casa.
Ora invece ho deciso di agire e fare qualcosa per riprendere in mano definitivamente la mia vita.
Solo che ho la mente un pò confusa e sono pieno di emozioni che ribollono e mi fanno stare male.
La prima cosa che ho fatto è stata, a fine ottobre, tornare dalla psicoterapeuta che mi aveva seguito già in passato (avevo poi all'epoca abbandonato la terapia arrendendomi).
Ho usato le prime 3-4 sedute raccontando genericamente di come mi sentissi, e cercando di buttar fuori un surplus di stress e rabbia/tristezza che avevo accumulato.
E devo dire che parlare con qualcuno che non giudica mi ha effettivamente alleggerito un pò.
Solo che mentre facevo questo è comparso un sintomo nuovo, molto fastidioso: io li chiamo attacchi di panico, non so se è il nome giusto.
Quando si avvicinano il pranzo e la cena mi viene ogni volta un ansia molto forte, con chiusura dello stomaco, nausea, conati e scariche di diarrea.
Ormai è due mesi che è sempre cosí.
Sono quasi sicuro che questi attacchi mi vengano per colpa delle emozioni sopite che ho trascurato per anni, che tornando dallo psicologo stanno venendo fuori.
Al momento sto tenendo a bada con successo questi accessi d'ansia forte con ansiolitici prescrittimi dal medico di base, ma il vero problema è un altro.
Nell'ultimo mese la terapia mi sembra stagnante, ogni volta che vado dallo psicologo non so mai di cosa parlare.
Inoltre quando sono a casa continuo a chiedermi cose del tipo "come si risolvono questi attacchi di panico?, Di cosa devo parlare in terapia per risolverli?
" Ho la sensazione di non riuscire a capire qual è la strada da percorrere per risolvere i problemi, e finisco ad arrovellarmi su questo pensiero.
Inoltre anche lo psicologo non mi dice chiaramente su cosa è meglio lavorare prima, quali tappe fare, e tutto questo acuisce ancora di piú il senso di smarrimento e confusione che già provo.
Inutile dire che tutta questa situazione mi fa stare molto male, ma non voglio mollare.
Spero di non essere stato troppo confusionario nello scrivere, ma non riesco a essere lucido al 100%.
Spero qualcuno possa aiutarmi a schiarire le idee, leggevo spesso in passato su questo sito consulti di altre persone, e mi aiutava molto.
Grazie a chi risponderà.
[#1]
Gentile Utente,
la prima domanda è questa:
lo Psicologo da cui si reca é anche psicoterapeuta? Solo così è autorizzato a curare e gliene viene riconosciuta la competenza.
Potrà verificare tale elemento cliccando qui: https://areariservata.psy.it/albonazionale/ricerca e inserendo cognome e nome.
Secondo:
ha parlato con il professionista della Sua sensazione di "stagnazione"? Magari il Collega non se ne è reso conto. Oppure segue un approccio teorico che non prevede steps ben identificabili dal paziente, seppure molto precisi per lui.
Ne parli apertamente con lui, come del resto degli attacchi d'ansia.
Se sentisse che il Terapeuta ha esaurito quanto poteva fare assieme a Lei, concordate insieme la chiusura di questa tranche e il passaggio ad altr* Professionista magari di fiofferente orientamento.
Non si tratta di uno sgarbo, quanto di una presa d'atto da entrambe le parti.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Saluti cordiali.
la prima domanda è questa:
lo Psicologo da cui si reca é anche psicoterapeuta? Solo così è autorizzato a curare e gliene viene riconosciuta la competenza.
Potrà verificare tale elemento cliccando qui: https://areariservata.psy.it/albonazionale/ricerca e inserendo cognome e nome.
Secondo:
ha parlato con il professionista della Sua sensazione di "stagnazione"? Magari il Collega non se ne è reso conto. Oppure segue un approccio teorico che non prevede steps ben identificabili dal paziente, seppure molto precisi per lui.
Ne parli apertamente con lui, come del resto degli attacchi d'ansia.
Se sentisse che il Terapeuta ha esaurito quanto poteva fare assieme a Lei, concordate insieme la chiusura di questa tranche e il passaggio ad altr* Professionista magari di fiofferente orientamento.
Non si tratta di uno sgarbo, quanto di una presa d'atto da entrambe le parti.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Saluti cordiali.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Gentile dottoressa,
Alla prima domanda rispondo: si, è anche psicoterapeuta, ho controllato, a indirizzo psicodinamico.
Durante l'ultima seduta le ho parlato della mia sensazione di stagnazione, e abbiamo concordato di provare ad avere un dialogo botta e risposta piú "serrato", anzichè fare come stiamo facendo adesso, cioè che quando vado parlo io liberamente di quello che mi sembra importante e lei mi fa solo qualche domanda. Comunque non sono sicuro che il mio terapeuta abbia in chiaro in mente degli step ben precisi... Già il fatto che mi abbia fatto pochissime domande quando abbiamo ripreso, dopo non esserci visti per oltre un anno, mi fa pensare. Degli attacchi d'ansia gliene ho parlato, e mi ha detto che anche secondo lei è problema su cui lavorare nel prossimo futuro. Sono proprio curioso di sapere se e cosa mi proporrà di fare in merito. Inoltre, volevo chiedere se è normale che il mio terapeuta dica frasi del tipo:"dall'ansia non si guarisce, ci sono degli studi che lo dimostrano. Puoi solo cercare di accettare il fatto di essere ansioso e trovare un modo per conviverci." Grazie per la risposta e cordiali saluti.
Alla prima domanda rispondo: si, è anche psicoterapeuta, ho controllato, a indirizzo psicodinamico.
Durante l'ultima seduta le ho parlato della mia sensazione di stagnazione, e abbiamo concordato di provare ad avere un dialogo botta e risposta piú "serrato", anzichè fare come stiamo facendo adesso, cioè che quando vado parlo io liberamente di quello che mi sembra importante e lei mi fa solo qualche domanda. Comunque non sono sicuro che il mio terapeuta abbia in chiaro in mente degli step ben precisi... Già il fatto che mi abbia fatto pochissime domande quando abbiamo ripreso, dopo non esserci visti per oltre un anno, mi fa pensare. Degli attacchi d'ansia gliene ho parlato, e mi ha detto che anche secondo lei è problema su cui lavorare nel prossimo futuro. Sono proprio curioso di sapere se e cosa mi proporrà di fare in merito. Inoltre, volevo chiedere se è normale che il mio terapeuta dica frasi del tipo:"dall'ansia non si guarisce, ci sono degli studi che lo dimostrano. Puoi solo cercare di accettare il fatto di essere ansioso e trovare un modo per conviverci." Grazie per la risposta e cordiali saluti.
[#3]
In aggiunta alla risposta precedente, rispetto alla affermazione della Sua Psicoterapeuta: "dall'ansia non si guarisce, ci sono degli studi che lo dimostrano. Puoi solo cercare di accettare il fatto di essere ansioso e trovare un modo per conviverci...",
essa rimanda alle cause dell'ansia generalizzata.
La ricerca scientifica - ancora in corso peraltro - propende per il fatto che ci siano *anche* cause organiche e genetiche (v. la recentissima condotta dall'Università di Trento) e queste non si possono modificare. Ma trattamenti di psicoterapia ed eventualmente farmacologici sono in grado di migliorarne i sintomi e di favorire il controllo dell'ansia.
Raccomando di adempiere pedissequamente ad eventuali consegne e prescrizioni della Sua Terapeuta, anche dovessero sembrarLe strane.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
essa rimanda alle cause dell'ansia generalizzata.
La ricerca scientifica - ancora in corso peraltro - propende per il fatto che ci siano *anche* cause organiche e genetiche (v. la recentissima condotta dall'Università di Trento) e queste non si possono modificare. Ma trattamenti di psicoterapia ed eventualmente farmacologici sono in grado di migliorarne i sintomi e di favorire il controllo dell'ansia.
Raccomando di adempiere pedissequamente ad eventuali consegne e prescrizioni della Sua Terapeuta, anche dovessero sembrarLe strane.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#4]
Utente
Dottoressa, grazie per la risposta, vorrei porre un'ultima domanda prima di chiudere il consulto (non voglio avere due canali aperti contemporaneamente). Riguardo a : "il collega potrebbe seguire un approccio teorico che non prevede step ben identificabili dal paziente, seppure molto precisi per lui". Credo che, essendo a indirizzo psicodinamico, con analisi di sogni, interpretazioni, parlare del passato ecc. ecc., l'approccio teorico del mio terapeuta sia proprio uno di quelli che "non prevede step ben identificabili dal paziente". Potrebbe spiegarmi meglio cosa intende con l'ultima frase che ho virgolettato? Vuol dire che dopo essere andati in seduta le prime volte, spiegato i problemi, poi guida tutto il terapeuta su cosa parlare in futuro? Non capisco come si può collaborare in terapia se il paziente non può neanche identificare ciò che il terapeuta vuole fare. Forse ho capito male io. Grazie e cordiali saluti.
[#5]
Gentile utente,
Ritengo che tali spiegazioni vadano richieste al Suo Psicoterapeuta. Chi meglio di lui sa quel che sta facendo e con quale metodo?
I consulti qui servono ad indicare la corretta via da percorrere nel concreto, non nel fare ipotesi e supposizioni sul lavoro psicologico in corso in presenza.
La via è quella sopra indicata.
Concordo dunque con Lei sull'opportunità di chiudere il consulto.
Saluti cordiali.
dott. Brunialti
Ritengo che tali spiegazioni vadano richieste al Suo Psicoterapeuta. Chi meglio di lui sa quel che sta facendo e con quale metodo?
I consulti qui servono ad indicare la corretta via da percorrere nel concreto, non nel fare ipotesi e supposizioni sul lavoro psicologico in corso in presenza.
La via è quella sopra indicata.
Concordo dunque con Lei sull'opportunità di chiudere il consulto.
Saluti cordiali.
dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.4k visite dal 30/01/2023.
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